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Schumacher Amstellare - Rebellin fondamentale, Di Luca su | Cicloweb

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Schumacher Amstellare - Rebellin fondamentale, Di Luca su

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Per l'ennesima volta possiamo dire, da italiani, di aver battezzato, col Giro d'Italia, un corridore vero. Anche se, molto probabilmente, alla luce degli altri risultati del 2006 e di questa prima parte del 2007, anche senza Ardenne, difficilmente lo rivedremo sulle strade Rosa, anche perché la Gerolsteiner lo dirotterà verso il più vasto pubblico del Tour de France.
Stefan Schumacher, tedesco classe '81, ha vinto in Olanda l'Amstel Gold Race 2007, la classica che più di tutte l'aveva già visto protagonista: 9° lo scorso anno, 15esimo nel 2005 in maglia Shimano. Azione di potenza e di volontà da parte del nuovo pupillo di Holczer ed Henn, che però – innegabilmente – questa sera dovrà offrire almeno mezza bottiglia dello champagne ottenuto per la vittoria al proprio compagno Rebellin che, dall'alto della sua esperienza e della sua classe, ha corso in maniera tale da favorire in tutto e per tutto il giovane compagno di squadra.
Dicevamo della potenza: sul Cauberg Stefan ha provato a scendere dal 53 al 39, anche perché ormai l'assolo si protraeva da un km e lo sforzo si faceva sentire sulle gambe, ma il cambio, o la catena, o entrambe le cose, han fatto le bizze e non ne han voluto sapere di assecondare quello che di lì a poco sarebbe stato il trionfatore della 42esima edizione della corsa olandese. E allora Stefan s'è dovuto adattare, accontentare, ha stretto i denti, ha alleggerito il rapporto dietro ed ha proseguito col 53 davanti. Rallentando, inesorabilmente, ma neanche poi tanto, se è vero che da dietro gli inseguitori non hanno tratto troppo giovamento dai problemi meccanici dello stanco Schumacher; reso stanco anche dai punti di sutura al ginocchio e gomito sinistri, eredità non troppo benevola lasciatogli in dote dal recente Giro dei Paesi Baschi e da una caduta insieme a Frank Schleck.
Proprio la Csc era la squadra più attesa alla vigilia, e non solo perché lo stesso lussemburghese era il vincitore uscente della corsa che si disputa tra Maastricht e Valkenburg; il tedesco Voigt e l'olandese Kroon erano parecchio focalizzati sul risultato pieno, ma un'altra caduta del capitano designato Frank ha un po' scompaginato i piani del team di Riis. Che pure si era mosso bene, prima con Kolobnev (seguito da Serguei Ivanov) e poi, una volta ripresa la coppia russa, con lo scatto in contropiede di Jens Voigt a cui hanno saputo rispondere lo svizzero Wesemann, già in evidenza una settimana fa alla Roubaix, ed il nostro Daniele Righi, oggi in "libera uscita" per via dell'assenza dei capitani designati Ballan, su tutti, e Stangelj. Proprio in quel momento, in una curva verso destra, Frank Schleck andava a cozzare presumibilmente contro un cancello perché è stato il suo lato sinistro quello più danneggiato dall'urto.
I tre davanti, più il "reduce" Rooijakkers (trapiantato nella fuga dal gruppo di battistrada del mattino che comprendeva anche Ingels, Bonnaire, Stubbe e Musiol), hanno un passo buono, ed anche se Righi riesce a dare un aiuto minimo agli scatenati Voigt e Wesemann, l'Astana e la T-Mobile su tutte devono lavorare duramente per riportare il gruppo dei "big" davanti.
Rooijakkers salta, e viene raggiunto, gli altri tre continuano ancora per un po', ma anche la Gerolsteiner e la Rabobank aiutano il gruppo a ricompattarsi.
Poi le situazioni di corsa impazzano; ci provano Flecha, Sinkewitz, ed addirittura Boogerd e Bettini, anche se il loro è soltanto un allungo in testa al gruppo, con tanto di fidati gregari al fianco, prima della decisiva côte dell'Eyserbosweg, la cosiddetta "salita delle antenne", quella che – a 20 km dalla fine – è lo snodo cruciale della corsa.
E se l'anno scorso fu Bettini, con Kroon subito dietro, ad animare gara e risultato finale, quest'anno è toccato a Schumacher; sì, proprio lui, il tedesco che può contare anche su un discreto sprint, a maggior ragione se in ascesa, a muoversi a 20 km dalla fine. Lo fa con un secco scarto sulla destra del gruppo, mentre sulla sinistra era l'esordiente Riccò a lasciar presagire un suo scatto, che invece non c'è stato.
Dietro Schumacher si muove il solito Boogerd, con Bettini – finalmente libero da compagni "scomodi" (ogni riferimento a Tom Boonen non è puramente casuale) – lesto a seguire la coppia al comando. Poi arriva anche il tedesco Kessler, mentre quasi in sordina – come suo solito – arriva anche Rebellin; mossa che risulterà poi decisiva per il trionfo Gerolsteiner.
Il gruppo dietro ai nuovi battistrada è sfilato, anche perché tanti provano a formare dei gruppetti per portarsi sui cinque davanti. Bravissimo Di Luca a riportarsi, con l'aiuto non molto sensato di Wegmann (compagno di squadra di Rebellin e Schumacher che erano già avanti) in un tratto in discesa pieno di curve. In pratica, manca soltanto la Csc e la Caisse di Valverde; gli altri son tutti lì.
Wegmann, forse pungolato dai ds, prova l'anticipo, ma è il classico "scatto del morto": un tentativo anche troppo velleitario di farsi perdonare la leggerezza di aver aiutato un corridore forte e scaltro come Di Luca a riportarsi nel gruppo dei battistrada. Il tedeschino, fortissimo nello scorso Lombardia, finisce subito la benzina; viene ripreso e staccato. La sua corsa rimarrà un mistero.





Ad un certo punto una sagoma della Caisse si lancia all'inseguimento solitario: è Valverde! Riesce, seppur con qualche difficoltà, a riportarsi sotto ai sei di testa, anche se lo sforzo supplementare, perché solitario, lo pagherà nel finale. Kessler si mantiene piuttosto passivo, mentre la coppia Gerolsteiner, Boogerd e Bettini sono i più attivi tra i fuggitivi. Di Luca è invece indeciso; a volte picchia duro davanti, a volte studia gli avversari: magari sa di non avere la gamba dei giorni migliori, e prova la carta del bluff.
E difatti sul Keutenberg Danilo prova ad allungare, ma Bettini e Rebellin non lasciano né spazio né strada. L'impressione è che i Gerolsteiner, a parte Wegmann, sappiano benissimo quel che stanno facendo e quel che faranno: sono due davanti, sono forti, e chiunque dei due può partire con il consenso della copertura dell'altro. Sarà, insomma, questione di possibilità.
Rebellin conosce questo finale, ha già vinto su queste strade tre anni fa e ancora più spesso s'è piazzato, ha corso bene, ha corso davanti l'Amstel Gold Race; Schumacher è veloce, allo sprint, su un'erta come il Cauberg, può giocarsela con tutti, anche con "quasi velocisti" come Bettini e Valverde. Lo scenario pare plausibile; il primo a provare sarà Rebellin.
Invece parte, seppur in maniera piuttosto timida, Schumacher, e pare quasi preparare lo spazio per l'attacco del compagno, che invece si piazza alle spalle di Di Luca, in quinta ruota, e non si smuove più. Kessler è passivo, Valverde non pare così tonico, mentre da dietro Kroon, Kirchen e Frank Schleck, una volta per uno, provano ad avvantaggiarsi sul gruppo inseguitore (che nel frattempo ha inglobato anche il su citato Wegmann ed un coriaceo Manuele Mori), senza fortuna.
Boogerd si dimostra ancora una volta generoso e testardo, e a 2 km dalla fine è proprio il Campione Nazionale dei Paesi Bassi a guidare il gruppo. In una rotonda, circa ad 1,5 km da Valkenburg e, quindi, dal Cauberg, Schumacher allunga; prima timidamente, poi s'accorge che Boogerd – per una volta "tattico" – si scansa. Giustamente, anche, perché corridori più veloci di lui (Bettini, Valverde, Di Luca, lo stesso Kessler) dovrebbero avere più premura di andare a riprendere il tedesco. Di Luca sembra voler prendere le redini in mano, ma poi desiste. Schumacher s'invola, anche se il passo non è proprio irresistibile, Rebellin funge ottimamente da "palo"; tutti sanno che chi si svenerà per riprendere Schumacher poi non potrà – al 99% - rispondere con la stessa tonicità al conseguente attacco di Rebellin.
E cosi Schumacher, dicevamo delle possibilità, si ritrova tutto solo, a 1 km dall'arrivo, con 10" sul gruppo dei primi inseguitori. Poi il "dramma" di cambio e/o catena, superato grazie alla potenza ed una notevole serenità interiore. Kessler, a 700 metri dall'arrivo, prova ad andarsi a prendere la seconda posizione, ma Di Luca non ci sta e gli corre dietro. Rebellin, sempre fortissimo, va invece a superare l'abruzzese a 20 metri dall'arrivo e completa così la stupenda giornata in casa della "tedesca delle acque minerali".
Un duopolio che lascia anche pochi rimpianti per i battuti, con Boogerd 5° alla sua ultima partecipazione nella corsa che ama di più e Bettini 7°, anche dietro a Valverde. Nei 10, dopo Freire – a cui Wegmann (ma che aveva oggi il simpatico biondino?) ha praticamente tirato la volata – un bravissimo Frank Schleck e Riccardo Riccò.
Ora si passerà al Belgio, Freccia e Liegi già attendono; e saranno questi i corridori più pericolosi, a cui magari si aggiungerà uno dei più attesi oggi, quel Samuel Sánchez che non si è praticamente mai visto in corsa. Ma questo potrebbe esser dipeso anche dalla durezza del Giro dei Paesi Baschi, che il capitano dell'Euskaltel ha corso a tutta birra.
L'Italia chiude con due corridori sul podio e quattro uomini nei primi dieci. Non male, ma se Schumacher avrà riconoscenza, alla Liegi – soprattutto – Rebellin avrà un grande avversario in meno e un fortissimo alleato in più.

Mario Casaldi    




Le pagelle della Amstel


Schumacher - 10
O 13? Come i punti di sutura al ginocchio dopo la rovinosa caduta al Giro dei Paesi Baschi. Dopo Wegmann era la seconda freccia nella faretra della Gerolsteiner ed è andata a segno con precisione scientifica. Scatta a 1800 m dall'arrivo in cima al Cauberg e, nonostante i malanni fisici e l'impossibilità di mettere la catena sul 39, riesce a mantenere il vantaggio conquistato. Arrivo a braccia alzate e prima classica che finisce nel palmarés del giovane tedesco che abbiamo imparato a conoscere durante lo scorso Giro. Quando si parla dei fenomeni classe '81 viene spesso dimenticato in favore di nomi più blasonati di lui. Forse da oggi qualcuno in più si ricorderà di un altro Schumacher molto veloce.

Rebellin - 9
Perfetto stopper a vantaggio del compagno di squadra. Il vecchio che si sacrifica generosamente per il giovane. E non contento corre pure dietro a Di Luca a rubargli la seconda piazza. Doppietta per la formazione tedesca e maglia bianca di leader del(l'inesistente) Pro Tour per il veneto. Una miriade di stagioni da professionista e ancora lo spirito di un ragazzino che al podio non ci vuole proprio rinunciare.

Di Luca - 7
Perde l'attimo sulla "salita delle antenne" e deve fare un gran numero per rientrare sulla testa della corsa, con la collaborazione di un Wegmann che probabilmente si tira dietro più d'una maledizione da parte dei suoi. Agganciati i primi, mai domo, prova l'allungo sul Keutenberg. Non fa il vuoto, sembra un po' indeciso. Nel finale quando scatta Schumacher è il più attivo all'inseguimento, poi pare ripensarci, poi ci pensa meglio e riprova, ma ormai non c'è nulla da fare. Si lascia scappare Kessler, parte all'attacco per soffiargli la piazza d'onore, ma Rebellin lo brucia nel finale e per Danilo resta il gradino più basso del podio. Noi invece abbiamo una domanda: "Danì, forse forse sei stato un po' indeciso?".

Boogerd - 7
Alla carriera, alla sua personalissima storia di amore e odio con questa corsa, proprio la corsa di casa sua. Amore perché l'olandese non ha mai rinnegato di provare qualcosa di speciale per questa gara, odio perché la suddetta corsa non pare ricambiare più di tanto il sentimento del buon Miky. Una sfilza di piazzamenti interminabile, ma di vittorie solo una. Era l'ultima Amstel della carriera, voleva vincere, non lo ha nascosto, ma purtroppo per lui non ci saranno prove d'appello. Adieu Michael!

Kessler - 6,5
Su queste strade ha vinto una bellissima tappa all'ultimo Tour, ma oggi non è proprio stato il suo giorno. Si è inserito con abilità nell'attacco buono, è rimasto passivo e ha speso pochissimo negli ultimi 20 km, è scattato (anche se ormai era chiaro che Schumacher era irraggiungibile) sul Cauberg per anticipare i più rapidi compagni di fuga e piazzarsi sul podio, ma nonostante tutto ciò quando taglia la linea... si ritrova con un pugno di mosche in mano. Beffato negli ultimissimi metri dalla truppa azzurra Di Luca-Rebellin. Riprovaci Matthias, andrà meglio la prossima volta.

Bettini - 5,5
C'è, si violenta, si snatura, sta fermo, non scatta. Non sembra lui, sembra quasi un corridore tattico. Libero da convivenze scomode, quale migliore occasione per cogliere una classica che ancora manca al palmarés dell'iridato? Gioca bene fino al Cauberg, poi qualcosa non va per il verso giusto. Tentenna quando Di Luca prova a organizzare un inseguimento, si capisce che le gambe non sono quelle di tante altre volte. La sua generosità a poco gli vale. Non disputa nemmeno lo sprint per un piazzamento, e questo atteggiamento rinunciatario da parte del Grillo non ci piace. Vogliamo il Bettini pimpante e mai sazio di scatti e controscatti. Appuntamento a Liegi, in maglia iridata, come pochi nella storia.

Valverde - 5,5
Quanta fatica sprecata per rientrare sul gruppo di testa dopo aver perso l'occasione buona sull'Eyserbosweg. Il suo rientro è un fulmine a ciel sereno. Non lo si era visto scattare dal gruppo che inseguiva e quando piomba sui primi completa un drappello di primissima qualità. L'Amstel gli manca, l'occasione è più che ghiotta, ma da qui in poi vale lo stesso discorso fatto per Bettini. Gli sono mancate le gambe. Il più inappellabile dei verdetti. Ora però avrà anche lui il dente avvelenato in vista di Freccia e Liegi. Attendiamolo, lo giuriamo, ci sarà a combattere a Huy e Ans.

Rooijakkers - 6,5
Scegliamo l'olandese come più fuggitivo tra i fuggitivi, in rappresentanza anche dei vari compagni d'avventura (Voigt, Righi e Wesemann nel finale e Ingels, Bonnaire, Stubbe e Musiol al mattino), che hanno animato la corsa, pur senza mai dare l'impressione di poter beffare il gruppone. Qualche fuggitivo ci dev'essere, lo sappiamo e oggi è toccato a lui. Applausi per il coraggio e i tanti km al vento.

Schleck - 5
Giornata nera per il lussemburghese. Cade e si sospetta la frattura della clavicola. Si rialza invece dopo un paio di minuti e risale in bici. Rientrare in gruppo è un dispendio di energie non da poco, nonostante le scie delle ammiraglie e le lunghissime borracce passategli da Riis. Nel finale tira fuori l'orgoglio e conquista un piazzamento nei 10. Magro bottino per il vincitore uscente, speravano in qualcosa di meglio, Frank e la Csc, ma la giornata di oggi è meglio dimenticarla.

Mori - 6
Ci prova, ravviva l'andatura in un momento di stanca del gruppo inseguitore, ma il suo è un fuoco di paglia. Viene prontamente raggiunto da un drappello di altri corridori, ma nessuno evade. Astana e T-Mobile non lasciano scappare nessuno.

Riccò - 7
Voto d'incoraggiamento. Per i liceali solitamente è un 5+ che dovrebbe incoraggiarli, ma noi oggi con Richie Rich vogliamo essere generosi. E se lo merita tutto il modenese. Prima apparizione nella corsa olandese ed è subito in prima linea. Ci fa sperare in uno scatto, disattende le nostre aspettative, però è lì davanti. Corre quasi da protagonista. Perde l'attimo quando scatta Schumacher, ma si rifà nella volata del secondo gruppo, battuto solo dal sempre presente Freire (6,5 per lo spagnolo). Chiude al nono posto e, lapidario come al suo solito, dà appuntamento: mercoledì a Huy vuole lasciare il segno. Forse è ancora presto per Riccardo per puntare al colpo grosso, però ne siamo certi: ci proverà.

Team CSC - 4
Voigt in fuga e Schleck al decimo posto sono un bottino magro per la corazzata danese. Kroon (3) inesistente dopo la bella prova dello scorso anno e una tattica di squadra troppo statica nel puntare sul vincitore uscente anche dopo la caduta di questi. Forse era il caso di provare a giocare diversamente le carte dopo che Voigt e compagnia sono stati ripresi. Invece queste carte sono rimaste in mano. Bjarne, Bjarne, non è necessaria una briscola vestita, a volte l'avversario lo imbrigli pure con un 4 (guarda caso il numero di Kroon) giocato a sorpresa al momento giusto.

Gerolsteiner - 10+
Dieci più, ma di pollo oggi gli azzurri tedeschi non hanno avuto proprio nulla. Tattica perfetta, un solo piccolissimo neo quando Wegmann dà quel cambio al veloce Danilo per rientrare sulla testa, tre frecce da lanciare nel finale quando il gruppo è composto da appena 8 corridori. Una superiorità numerica che è stata gestita nel migliore dei modi: due uomini sul podio e pomeriggio da incorniciare.


Eugenio Vittone



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