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Rebellin, solo grazie - Davide ci rianima con la Freccia

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Cominciamo dalle boccate d'ossigeno? Sì. Quindi cominciamo da Davide Rebellin, strepitoso atleta di 35-quasi-36 anni, che dopo il secondo posto nella Amstel Gold Race di domenica scorsa, ha centrato l'ennesimo risultato di prestigio della sua già prestigiosa carriera, e si è imposto oggi nella Freccia Vallone (corsa che aveva già vinto nel 2004).
Gli sviluppi di gara in Olanda avevano favorito il suo compagno di squadra Schumacher, ma che Davide avesse un tigre nel motore lo si era capito, e poterglielo finalmente veder dispiegare senza reticenze è stata una gioia per gli occhi, che non ha compensato (come poteva, del resto?) la tristezza che viviamo per le recenti, solite, vicissitudini da ciclismo, ma che ci ha ricaricato le batterie.
Nelle Ardenne è anche normale ritrovare i corridori valloni, impegnati a farsi vedere tra le pareti domestiche: per esempio Philippe Gilbert, già in fuga quando tutta la storia della giornata doveva ancora essere scritta. Ma anche la storia della prima vittoria realmente shocking di Gilbert dev'essere scritta, e infatti anche stavolta al quasi-ex-giovane belga manca qualcosa, tanto che lui rimbalza indietro sulla Côte de Bohissau, a 30 km dalla fine.
La successiva Côte de Ahin, ai meno 15, rischia di segnare il momento della svolta: in quel momento ci sono all'attacco Serguei Ivanov e quel gran Cobo da tutti apprezzato al País Vasco; Di Luca improvvisa una progressione potente che lo riporta, insieme a Kirchen e Joaquín Rodríguez, sui due battistrada. Nel gruppo, nelle prime posizioni, c'erano anche (e ovviamente) Valverde e Rebellin, e c'era pure Riccò, che pur essendo alle prime esperienze da queste parti, ha capito subito chi curare e come.
C'è fermento, Di Luca e Kirchen non sono due pivellini cui lasciar spazio a cuor leggero; si muove un altro gruppetto, e a Moreni, Popovych e Dekker si accoda (senza collaborare, visto che ha davanti JRO) proprio Valverde. Rebel Rebel decide invece di giocare la carta dell'attendismo, in fondo il Mur d'Huy è sempre lì ad aspettare di fare quello per cui lo pagano, e cioè il giudice di gara, e tutto ciò che precede rischia di essere bello ma superfluo. Riccò si fida dell'esperienza di Davide e resta anche lui tranquillo, tranquillo come uno che - coerentemente - aveva detto che lo stesso Mur era adatto a lui, non certo i 10-15 chilometri di avvicinamento a Huy.
Agli 11 km i due gruppetti in avanscoperta si saldano, e subito Valverde lancia Joaquín all'attacco. Il gruppo è a 20", e con questa mossa Alejandro confida in un approccio morbido all'erta finale: in fondo al plotoncino, il murciano si appresta a non tirare un metro; il che non vuol dire che non segua attentamente le fasi della corsa, visto che poco dopo, quando Di Luca e Kirchen si isolano all'inseguimento del Caisse d'Epargne, anche Valverde è con loro, a fare proprio il guastatore.
Ai 2 km JRO sembra ancora imprendibile, idem il terzetto alle sue spalle, nel frattempo tornato a comprendere anche i Moreni Boys. Ma la AG2R, che nel finale ha capito che sarebbe uno spreco non fare veramente corsa per Nocentini, completa l'inseguimento e annulla ogni attacco a poco più di un chilometro e mezzo dal traguardo. Tutto da rifare, e allora tanto vale rifarlo bene, si dice Vinokourov, che si mette a fare l'andatura per Kessler. Alla ruota del duo Astana, un Riccò in formato "io mantengo le promesse". In effetti, fino ai 300 metri Richie Rich è perfetto, e tiene anche lo scatto di Kessler, subito seguito da quella volpe di Rebellin.
Il problema per il modenese è che forse Huy è ancora troppo duro per lui, o forse lui non è il Riccò della Tirreno (un calo di condizione è più che plausibile e legittimo), fatto sta che sul più bello, Riccardino vede allontanarsi Kessler e Rebellin, che inevitabilmente andranno a giocarsi la vittoria.
Rebel Rebel è perfetto: tiene la ruota di Kessler, e lo salta quando quello non ha più niente da dare all'umanità (per oggi). Un successo limpido, che conferma il vicentino in testa alla classifica di quella ciofeca di Pro Tour (ma è pur sempre una maglia) e che gli fa dire che gli piacerebbe continuare a correre per altri 3 o 4 anni, per la felicità dei tanti (e il numero è in crescita) che ne apprezzano l'umiltà, la serietà, la determinazione e la capacità di inventare dei veri e propri colpi di genio. Anche la Gerolsteiner sarà contenta (2 su 2 finora nelle Ardenne, e in attesa di Liegi un bel brindisi di acqua frizzantina ci può stare). E - tutto sommato - anche Di Luca, che, malgrado i precedenti sforzi, riemerge nel finale fino alla terza posizione, battuto solo da Valverde per la piazza d'onore, ma anticipando Kessler e Riccò (per quest'ultimo un quinto posto che comunque luccica).
Unica pecca della giornata, per un'Italia che piazza pure Nocentini al sesto posto, il malessere di Bettini, ritiratosi vomitando ed ora un po' preoccupato (e preoccupante) in vista della Liegi.

In chiave Liegi, tra l'altro, non si può non gioire per le prestazioni di Damiano Cunego, che oggi ha vinto anche la seconda tappa del Giro del Trentino, recuperando nel finale lo svantaggio dal fuggitivo Scarponi e battendolo sulla salita di Predaia, arrivo della frazione. Cunego non sembra (ancora) quel crack in montagna che fece capolino al Giro 2004, ma si conferma (oltre che leader della classifica nella corsa che ha già vinto due volte) in un momento di ottima forma: Damiano ha le lancette puntate sul Giro, ma domenica a Liegi sarà un fattore, e noi lo aspetteremo.
Un altro che ha in mente più che mai il Giro, è Alessandro Petacchi. Il quale, dopo praticamente un anno di guai (frattura al ginocchio alla corsa rosa 2006, frattura al polso alla Vuelta, e poi una serie interminabile di sconfitte brucianti, Sanremo compresa), sta forse ritrovando serenità: prova ne sia che oggi, nella prima frazione del Giro della Bassa Sassonia, è tornato al successo, naturalmente in volata. L'anno scorso in questa breve gara a tappe vinse tutte e 5 le frazioni, oltre ovviamente alla classifica finale; magari non si ripeterà a quei livelli, ma è confortante che il nostro velocista principe sia tornato ad alzare le braccia (ringraziando una volta di più Zabel che l'ha pilotato).
Resta una riga per dire di Basso: la sua situazione è purtroppo sempre più critica, le prove contro di lui si moltiplicano, a quanto pare. Ci dev'essere da qualche parte un mago che ne estrae di nuove dal cilindro. Resta fissato l'appuntamento del 2 maggio in procura antidoping al Coni. Ne riparleremo nei prossimi giorni.

Marco Grassi    



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