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Lo scherzetto di Gasparotto - Liquigas stellare, Astana a 13"

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È iniziato il Giro d'Italia. E questa, di per sé, è già un'ottima notizia.
Se il Giro cercava emozioni, ha iniziato nel modo giusto. E nel modo giusto ha iniziato la Liquigas di Danilo Di Luca, che ferma il cronometro sui 33'38" e vince la cronosquadre de La Maddalena. Una squadra italiana che vince una cronosquadre, certamente non un evento così frequente.
Inevitabile che, con un'apertura contro il tempo, si facciano paralleli e confronti tra i big, tra i favoriti, tra i corridori che possono e potranno giocarsi questo 90esimo Giro d'Italia.
Iniziando da Di Luca (e Nibali, e Pellizotti), e chi sennò?, che distanzia(no) di 13" Savoldelli, di 42" Cunego, di 49" Popovych, di 1'02" Garzelli, di 1'13" Caucchioli e di 1'25" Simoni (e Riccò). Assolutamente non male, per essere i primi 25,650 km di una corsa lunga tre settimane.
Ottima la prova corale della Liquigas di Stefano Zanatta e Mario Scirea, che è arrivata al traguardo con sette uomini (i soli Miholjevic e Spezialetti si sono "sacrificati") e che ha dimostrato una compattezza - almeno fino a 150 metri dall'arrivo, vedremo poi perché - invidiabile. Pimpante Di Luca in salita, bravissimo Noè a fare da regista in corsa, superlativi Pellizotti e Nibali. Corridori che iniziano a far paura davvero.
Al secondo posto, tra i big, troviamo un habitué dei piani alti della classifica del Giro d'Italia: il bergamasco Savoldelli ha trascinato per mano i compagni dell'Astana fino al traguardo, riuscendo comunque ad anticipare sulla linea d'arrivo una squadra come la Csc, che aveva in questo tipo di prova un serio obiettivo lungo tutto il Giro. Invece la corsa dell'Astana sarà lunga, specialmente quella della coppia orobica Savoldelli-Mazzoleni, visto che il buon Eddy, dopo aver scortato Garzelli (2° nel 2003) e Cunego (1° nel 2004), avrà l'onore e l'ónere di essere forse l'unico, della compagine guidata da Adriano Baffi, a poter sopportare le pendenze delle salite italiane.
E se la Csc che non ha particolari ambizioni di classifica (Andy Schleck è bravino, ma è acerbo), ne ha invece - di queste ambizioni - la Lampre-Fondital di Damiano Cunego; una prestazione, quella del team di Saronni e Martinelli, che lascia ottime prospettive per il prosieguo della Corsa rosa. Un 4° posto che sa di vittoria, perché in pratica il veronese ha guadagnato su tutti coloro su cui doveva guadagnare; anzi, visto che la Discovery di Popovych (che ha iniziato col botto, nel senso che l'ha proprio fatto, il botto, ad 1 km circa dall'arrivo; accaduto che ha fatto perdere al team statunitense una trentina di secondi) gli è finita addirittura alle spalle, ha addirittura guadagnato su qualche uomo dal quale aveva messo in preventivo un certo gap. Damiano ha 43" di vantaggio da gestire su Simoni, tanto per dirne uno non a caso.





Ottima l'Acqua&Sapone di Garzelli e Masciarelli che, nonostante l'assenza di Michele Scarponi, è riuscita a limitare i danni in maniera molto onorevole, risultando praticamente la sorpresa di giornata. Sorpresa in positivo, ovviamente, mentre la sorpresa negativa spetta all'Ag2r Prevoyance di Rinaldo Nocentini, che chiude mestamente in 35'55", col toscano che si trova già a 2'17" da Di Luca. Percorso tutto in salita per l'aretino.
Così, con il "campo scuola" della T-Mobile che finisce a 1'49" dalla Liquigas e una Milram che dovrà faticare per riportare Petacchi nei pressi della Maglia rosa (per via degli abbuoni), ci ritroviamo sul podio una faccia conosciuta, una faccia che già sorprese un paio d'anni fa, in Abruzzo, vincendo un Campionato Italiano su Filippo Pozzato; una faccia friulana, una faccia di Sacile, il paese del compianto Denis Zanette, una faccia da birichino, da guascone, da intimorito e anche un po' da preoccupato. La faccia di Enrico Gasparotto, prima Maglia rosa di questo Giro 2007, è sorridente, sul podio, ma non potrebbe essere altrimenti.





È stato lui, e non Di Luca (o Pellizotti, o Nibali), a tagliare per primo il traguardo, nonostante le urla disperate, arrabbiate e profane di Danilo, che gli "consigliavano" di rallentare. Una debolezza comprensibile per il giovane Enrico, che domani avrà anche l'occasione di sprintare su qualche traguardo volante, o magari all'arrivo, per cercare di tenere il vessillo del primato Rosa.
Perché è vero, verissimo, che quando un capitano richiama all'ordine, all'ordine si deve stare. Che s'è pagati, e quindi professionisti, anche per questo: per accettare di accantonare eventuali slanci personali per delle politiche sportive della società.
Però è terribilmente umana la "distrazione" di Gasparotto, che fa da meraviglioso contraltare al "biscottino" che Nibali e Pellizotti, proprio due tra i compagni del neo-leader, confezionarono una settimana fa sotto lo striscione d'arrivo del Gp Industria & Artigianato di Larciano. Sempre di Liquigas si tratta, difatti, ma quelli che in Toscana furono abbracci, sorrisi, favori ed abbracci, in Sardegna sono urla, grida, richiami e bestemmie.
Ma vogliamo forse privarci della bellezza di uno dei due lati di questo sport?
Bentornato Giro, ci sei mancato.

Mario Casaldi    



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