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Förster fortissimo - Petacchi chiuso, Frascati tedesca

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Qualcuno all'arrivo storce il naso: «Chi ha vinto?», «Förster», «Ah, ok».
Effettivamente il nome di Robert Förster non sembra in grado di smuovere le masse, soprattutto quelle italiche, ma al Giro stiamo sempre più imparando a fare i conti con questo tedesco tozzo e potente che già l'anno scorso si concesse il lusso di festeggiare in Corso Venezia, a Milano, passerella conclusiva di tante edizione di Giro, e poi fare il bis in una tappa della Vuelta.
Non è più un giovanotto, è del '78 ed ha già compiuto 29 anni. Non va annoverato tra "gli emergenti", dunque, ma sicuramente andrà sempre citato tra gli outsider, a questo punto. Ed è anche vero che i velocisti, rispetto agli scalatori, hanno più tempo a disposizione per dire la loro, anche perché l'esperienza la si acquisisce solo col passare degli anni e "limare" è sempre meno difficile (e meno pericoloso) quando alle spalle si hanno tanti sprint.
Così, mentre Petacchi s'arrabbia prima con Richeze (giustamente) e poi con i "cattivoni" dell'organizzazione (esagerando), il tedesco di Lipsia festeggia sul podio il suo secondo successo sulle strade Rosa, ottenuto battendo in uno sprint davvero strano il ritrovato Hushovd e lo spezzino di cui sopra.
Horrach, a poco meno di 24 ore di distanza, è la seconda vittima del maxiscivolone di ieri, e non parte; partono, invece, ed anche forte, Buffaz e Mikhail Ignatiev che già verso Cagliari (con Visconti, Labbe ed Aggiano, in quel caso) avevano provato a sfaldare le certezze del gruppo, delle ruote veloci e dei loro gregari.
Siamo al km 15, e al km 34 il vantaggio è già salito a 5'25" (sarà il picco di questa fuga). Chiaro che il gruppo non abbia interesse a non lasciarli andare; il traguardo è lontano, e la loro posizione in classifica non preoccupa certo Di Luca.
Però il giovane russo che s'è fatto conoscere tra Giro del Mediterraneo e Trofeo Laiguelia, vincendo praticamente in fotocopia (anticipo da finisseur sul gruppo lanciato), è un ragazzo da non sottovalutare, e infatti da quel momento in poi il distacco cala, sempre di più, finché in gruppo non si rendono conto che il gap sarà colmabile, e allora può andar anche bene avere due uomini in fuga davanti.
Due uomini che diventano uno, visto che sotto le possenti pedalate scolpite sull'asfalto dallo stilisticamente perfetto Ignatiev, il francese Buffaz si deve arrendere a quel ritmo infernale, e decide di farsi riassorbire dal gruppo.
A 20 km dall'arrivo, però, anche Ignatiev è costretto ad arrendersi al ritorno veemente della Milram, della Predictor, ed anche della Saunier, tant'è che ad un certo punto abbiamo pensato che Riche Rich potesse provare a disputare la volata anche quest'oggi, visto che l'arrivo non era certo proibitivo, lo si sapeva, ma si sapeva anche che la morfologia del territorio non avrebbe consentito treni con lunghi vagoni, né velocità sostenutissime.
Ci prova allora il ceco Rabon, ma troppo timidamente. Più corposo l'attacco sferrato da Ricardo Serrano (altro Tinkoff) ed Emanuele Sella, seguiti dopo qualche centinaio di metri da Voeckler. Fa bene al cuore vedere un Sella così attivo, così pimpante e così voglioso. Non gli faranno certo bene per la classifica, questi scatti, ma sicuramente sono importanti per il morale. Essere di nuovo lì a lottare per un successo di tappa può essere una grande motivazione per il vicentino, che - strada facendo - potrebbe addirittura trovare nella Maglia verde un suo obiettivo, assolutamente perseguibile, di questo Giro d'Italia 2007.
Sella lascia gli altri due battistrada, e su di lui si porta Bernucci; si susseguono gli scatti, tocca anche a Commesso (altro Tinkoff), White e Crosbie, sgraziato ma efficace; attacchi che però vengono vanificati dalla Liquigas, in testa al gruppo per evitare possibili rischi per Di Luca e gli altri uomini importanti.
Poi a 2 km dall'arrivo parte quel matto di Aggiano. Ma possibile - sarà passato questo nella mente degli uomini Milram - benedetti Tinkoff, che voi dobbiate per forza provare a vincere una tappa? Non potete accontentarvi di quello fatto finora? No, vivaddio no.
Aggiano fa impegnare molto la squadra di Petacchi, e l'ulteriore sforzo fa perdere un po' di energie agli ultimi vagoni. Ongarato entra in scena a 500 metri dall'arrivo, quando la strada s'è già fatta impervia e più stretta. Non sono gli arrivi abituali allo sprint, ma sono arrivi in volata che ci possono stare. In tempo di assenza di treni, quest'arrivo avrebbe fatto storcere la bocca a nessuno, ora invece si dirà che è stato pericoloso un finale simile.
Tornando alla fredda cronaca, Richeze, ragazzo argentino della Panaria, ha il lampo di genio di mettersi a ruota di Ongarato, anticipando prima, e chiudendo (in maniera giudicata non decisiva dalla Giuria, che non l'ha declassato) poi Petacchi, tant'è che Ongarato, quando se n'è reso conto, è riuscito a farsi da parte e lasciare allo scoperto anche l'uomo di Reverberi che, con l'aria sul volto, è stato respinto all'indietro.
E così, in una volata atipica perché ripartita da fermo, il più lesto a trovare il colpo di pedale adatto a far la differenza è Robert Förster. Un nome che non farà smuovere le folle, ma che riesce a mettere tutti in fila.
D'altronde, non si possono pretendere "vialoni lunghi almeno 500 metri in rettilineo e sedi stradali larghe" (cit. Petacchi nel dopo-tappa) ogni volta.
Non è un dramma, infatti, perdere. Così come non è un dramma che vinca Förster, a cui sicuramente il traguardo di oggi di Frascati sarà sembrato, e sembrerà per sempre, assolutamente splendido.

Mario Casaldi    

 

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