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C&B, Di Luca spegne Riccò - Spagna: Contador non si ferma più

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E parliamo finalmente di questa Coppi&Bartali, corsa a tappe bella e ben frequentata, che oggi ha segnato un nuovo sorriso sul volto di Danilo Di Luca: il secondo della stagione, dopo quello non del tutto atteso della Milano-Torino, e dopo un'inopinata pausa forzata che gli è costata (causa influenza) la partecipazione a Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo.
A dire il vero, quando sapemmo dell'intoppo, che fatti i conti ha fatto perdere a Danilo una decina di giorni, non ci dispiacque più di tanto. Perché se l'abruzzese - nei suoi programmi - contava di ripetere il cammino del suo 2005 dei miracoli, un differimento in avanti di 10 giorni significherà forse non ripetere un País Vasco al top, ma riuscire magari ad essere più competitivo al Giro. Perché è inutile girarci intorno, gli occhi sono puntati lì, e pensare che la corsa rosa possa riacquisire un personaggio come Di Luca, ci fa molto piacere.
Ovviamente prima ci sarà un mese fantastico, con le Fiandre e poi le Ardenne, e con grandi prospettive per i nostri uomini. E ora, come dicevamo, la Coppi&Bartali: Di Luca ha vinto oggi la tappa di Serramazzoni, arrivo in salita (più o meno) su cui si è presentato un gruppo di 45 uomini, ma su cui fatalmente solo i più brillanti hanno trovato la forza di sprintare per aggiudicarsi il successo parziele. Danilo ci aveva in realtà già provato ai 2 km, dopo che il plotone dei migliori si era ricompattato annullando le varie fughe di giornata (Ferrari e Illiano prima, Grivko e Spadi poi) e gli allunghi succedutisi sulla salita finale (tra gli altri, Siutsou e Arekeev): la sparata di Failli, con Di Luca a ruota, pur molto bella, non ha permesso al duo Liquigas di fare il vuoto, ma ha comunque strapazzato il drappellone, restando nelle gambe di molti, Simoni (che s'è staccato) su tutti.


 

Ma lo scatto a due (a cui si è anche accodato Cadel Evans, prima che il gruppo tornasse sotto) non è costato praticamente niente a Di Luca, che è rimasto ben accucciato alla ruota del compagno, preservando le energie giuste per fare poi la sua parte più avanti.
La rampetta finale però era troppo invitante perché qualcuno non provasse ad anticipare tutti (ultimamente tali spunti sono stati spesso premiati), e quel qualcuno è stato Cédric Vasseur, navigato francese che è uscito bene dai blocchi, ha dato l'impressione di potercela fare quando mancavano 300 metri al traguardo, ma poi non ha più potuto opporre alcunché al rabbioso ritorno del gruppo lanciato nello sprint.
E tra tutti, chi era il più rabbioso, tanto da aver anticipato la volata? Ipse, Danilo. Il quale, preoccupato di non chiudere in tempo su Vasseur, si è fiondato in testa, partendo lunghissimo, e probabilmente sorprendendo in questo modo tutti gli altri pretendenti. Vasseur si è spento da sé, a dire il vero, ma Di Luca ha scoperto di avere la forza sufficiente per tenere fino allo striscione, e non è che alle spalle avesse un colleghino qualsiasi, visto che a contendergli il successo è stato proprio quel Riccò che ieri è arrivato secondo e oggi voleva a tutti i costi vincere a due passi da casa sua.
Invece non ce l'ha fatta, e dovrà rimandare ogni velleità a sabato, quando l'ultima tappa concederà ancora qualcosa a chi vorrà attaccare (domani invece sarà roba da velocisti). Poco male, visto che comunque il modenese conferma il suo momento eccellente, e ormai anche in gruppo lo guardano con un certo rispetto.
In classifica Richie Rich è quarto, e davanti a lui ci sono Rogers, Scarponi e, primo tra tutti, Luca Pierfelici, giovanotto che si è presentato al mondo con la fuga del primo giorno (quella finalizzata al meglio da Bertolini), e con una bella e sorprendente tenuta ha prima conquistato la leadership, ieri, e poi l'ha difesa brillantemente oggi, conservando quella miseria di 2" su Scarponi, e guadagnandosi il diritto a salire ancora una volta sul podio, accanto a un campione fatto come Di Luca e a uno in fieri come Riccò, e a vestire la maglia azzurra del primo in classifica, quella maglia che per lui equivale a un sogno che rischia di materializzarsi, e per la sua squadra (Aurum Hotels, leggasi Vincenzino Santoni) rappresenta il grido di rivalsa delle squadre Continental, che urlano il loro diritto a esistere, lottare, e magari ottenere qualche risultato di prestigio. (Marco Grassi
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In Spagna invece...
Arrivo con la strada all'insù anche in Spagna, con la Vuelta a Castilla y León che ha offerto oggi la tappa regina: 154 chilometri da Valladolid a San Ildefonso e arrivo posto a quota 1860 metri, tra la neve (per terra) e la nebbia (per aria) dell'Alto de Navacerrada.
In barba a tattiche e tatticismi, sull'ascesa finale (dodici chilometri, gli ultimi otto con pendenza media del 7,1%) è semplicemente valsa la legge del più forte, che oggi era Alberto Contador. Il giovane madrileno era del resto il favorito logico, dopo la buona prestazione alla Vuelta Valenciana e soprattutto la vittoria di prepotenza alla Parigi-Nizza: non ha certo deluso le aspettative, conquistando anche una solida leadership in classifica generale (36" su Koldo Gil e 46" sull'altro Saunier Cobo), complice l'ottima prestazione nella cronometro di lunedì.
Da rimarcare anche il supporto dato a Contador da due gregari a cinque stelle come Leipheimer (soprattutto) e Ivan Basso, quest'ultimo apparso tuttavia non particolarmente brillante: sono i due Discovery (cui inizialmente si è aggiunto Danielson) a scandire il ritmo per due terzi della salita, andando a riprendere Oroz (Orbea), rimasto in testa dopo una fuga di corridori di secondo piano, e soprattutto sgranando il gruppo, nel tentativo – riuscito - di isolare il leader Karpets. Strategia perfetta, perchè il ritmo imposto da Leipheimer e Basso è risultato insostenibile per il russo della Caisse d'Epargne, vincitore della crono d'apertura, giunto poi all'arrivo con oltre due minuti e mezzo di distacco.
All'imbocco del tratto più duro (gli ultimi tre chilometri, su pendenza costante del 7,6%) è un accelerazione di Cobo (Saunier) ad assestare il colpo decisivo, tanto che si crea un gruppetto di dieci corridori, con Contador, Sevilla, un ottimo Beltrán, alla prima corsa stagionale, Igor Antón e Koldo Gil. È proprio il navarro della Saunier (vincitore della corsa nel 2004) a sferrare l'attacco decisivo, quando mancano poco meno di tre chilometri alla conclusione: stacca tutti meno Contador, che non gli lascia neppure un metro. I due proseguono su ritmi insostenibili per gli altri, con Koldo Gil che, già abbastanza staccato in classifica, a un certo punto sembra suggerire al compagno di fuga: "Se ti porto all'arrivo senza attaccarti, che ne dici di lasciarmi la tappa?".
Ma che bisogno c'è di un accordo quando senti di averne più di tutti? Nessuno, e infatti la frazione si decide in una serratissima volata a due, che vede prevalere di non più di mezza ruota un Contador aspirante cannibale. Si aggiudica invece lo sprint per la terza piazza Cobo, che regola Beltrán e il giovane Antón e conquista anche la terza posizione in una classifica generale che vede ben tre Saunier tra i primi dieci, visto che proprio in decima posizione troviamo un eccellente Ventoso, quarto nella crono di Zamora, vincitore della seconda e della terza tappa e oggi, su un terreno certamente non suo, giunto al traguardo tredicesimo, a quindici secondi da Ivan Basso (undicesimo).
Domani altra tappa piuttosto impegnativa: nei 162 chilometri che concluderanno questa Vuelta a Castilla y León, il programma prevede un'ascesa di prima e una di seconda categoria, ma anche tanti chilometri tra il secondo e ultimo gpm e il traguardo; per Contador e la Discovery non sarà una formalità, ma quasi, visto che si tratterà solo di controllare eventuali sortite da lontano.

Stefano Rizzato    

 

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