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Ale Ballan, un Campione! - Suo il Fiandre su un grande Hoste

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Questa è la cronaca di un delirio. Il sole fuori è ancora alto, molti pranzi pasquali non sono ancora terminati, il pianeta continua a riscaldarsi, non abbiamo ancora un vaccino contro la stupidità, la politica è sempre una schifezza, i mandarini non sanno più di mandarino, le primizie non sono più primizie ma di questo, di tutto questo, francamente oggi ce ne infischiamo. Nulla importa. E sì, perché oggi Alessandro Ballan ha vinto il Giro delle Fiandre.
E allora tutto il resto, tutte le umane miserie, ma anche tutte le gioie che avevano possibilmente accompagnato questo scorcio di vita recente, tutto scompare, viene messo in ombra, viene oscurato. Viene oscurato, sì, perché oggi Alessandro Ballan ha vinto il Giro delle Fiandre.
E le bollette, e le scadenze, l'Inps, l'Iva, l'Irpef, l'Inter, la Roma e la Champions League, i debiti e i dubbi, il gomito del tennista e il ginocchio della lavandaia, i mali di stagione e l'allergia, il raffreddore e la fortuna di essere donna, e peccato che sia una canaglia e la dolce vita, ma anche quella agra, quella vita agra di tante giornate grigie, di tanti di noi, di tanto del nostro percorso. Tutto scompare. Tutto si dissolve di fronte al sole di Meerbeke, quello che bacia in faccia il sorriso di un ragazzo veneto coi dentoni e gli occhi a palla, e la timidezza di un ragazzino in prima liceo, e la determinazione di un felino che insegue la sua preda. Tutto è meno importante, oggi, tutto il resto, tutto ciò che non è Alessandro Ballan che ha vinto il Giro delle Fiandre, oggi non conta niente. Sì, sì. Perché oggi Alessandro Ballan ha vinto il Giro delle Fiandre. E stenta a crederci, anche ora che il traguardo è - alle sue spalle - semplicemente il più bel ricordo della sua carriera. E glielo ricordiamo, allora, caro piccolo dolce Alessandro, oggi è successa una cosa straordinaria: oggi tu hai vinto il Giro delle Fiandre.
E l'hai vinto come l'hanno vinto i più forti di sempre, andando all'attacco e piegando le ragioni degli altri alla tua volontà, hai vinto con la voce grossa, quella che a fatica si crederebbe possa uscire dal tuo petto, e invece esce, eccome se esce, e son dolori, eccome se son dolori.
La Lampre l'ha messa subito giù dura. La Lampre forse oggi aveva messo le sottomaglie della Quick Step, chi lo sa, perché oggi nelle Fiandre c'è stata una sola squadra che ha dominato dall'inizio alla fine, e non era belga, e non aveva due Campioni del Mondo a guidarla, ma aveva la sostanza; la sostanza di un Enrico Franzoi in fuga dal mattino, per esempio. Un ragazzo che dai podi del cross ha l'umiltà di calarsi nella realtà della strada, di imparare, di sacrificarsi, perché, hai visto mai, un domani, una Roubaix... Franzoi in fuga dal km 32, con García Acosta, vecchia pellaccia, con Mangel e Verbist, con Boucher e Tjallingii, eccolo lì, Tjallingii, uno che è veloce e che ipoteticamente è l'uomo che potrebbe contendere il risultato al nostro Enrico. E poi con Kuschynski, o Kuchynski senza s, come diavolo si traslittererà?, viva la Bielorussia ma abbasso i suoi cognomi, epperò guarda un po', anche la Liquigas ha piazzato una sua figurina nell'album della fuga, bravi i nostri, vai che anche Pozzato e Paolini se ne staranno al caldo per un bel po'.
Franzoi è forte, gli lasciano - a lui e agli altri 6 - la bellezza di 12 minuti di margine, si capisce già da questo che qualcuno dietro non ha le idee del tutto chiare, perché stavolta è andata così, ma in un'altra occasione uno come il Franzo ve la fa sotto al naso, aprite gli occhi, questo è un tigrotto, e altro che Tjallingii, il Muur è uno stato della mente in cui Enrico il crossista se lo beve, un Tjallingii qualsiasi.
12 minuti, e poi 9, e poi iniziano i muri e la musica non è più il relax di prima, no no, qui il sound è proprio rock, di quello potente. Di quello che Bettini si scapicolla il Molenberg tutto in testa. Jawohl, Bettini, Molenberg, primo muro di giornata, il Grillo ha i suoi omologhi per la testa, oggi ci prova e si beve TurBoonen, vedrete. Vedremo.

Vedremo e vediamo un sacco di cadute, soprattutto. Si cade come niente, si cade e ci si fa male, Boonen è caduto a Courtrai, o Kortrijk, si è fatto male a un braccio, forse a un ginocchio... Ohibò. Giù in tanti. Giù O'Grady ai 95 km, Cancellara gli è a ruota e mette il piede a terra pure lui. Giù Kirchen ai 92. Giù Wegmann agli 80, e Mori, e Quinziato che ha i guai suoi alla clavicola, e Murilo Fischer che è tutto un dolore: la Liquigas è tre giorni in ritardo per la via crucis, ma non ci sono sconti, la decimazione è tremenda. Giù Erik Zabel, gli sanguinano le braccia, gli sanguina il cuore e gli sanguinano i pensieri, i pensieri di un Fiandre in cui lui sa di poter essere competitivo, e poi non c'è quella palla al piede di Petacchi in circolazione (forza Ale, ti aspettiamo a Wevelgem!), ci si può giocare le proprie carte. Ci si potrebbe. Poi invece si cade, e si torna a casa. Mestizia.
Paterberg: sono 77 i km al traguardo, e Bettini corre come se fossero 7, si mette in testa e tira, i Lampre sono lì, Freire è un piccolo spauracchio, Cancellara è rientrato dopo l'incidente; la T-Mobile insegue i fuggitivi, ha perso la fuga del mattino, e non ne troverà più una buona. Ripassare tra 12 mesi, magari andrà meglio.
Steenbeekdries (ma glielo diamo il Nobel all'inventore di questi fantastici nomi per i muri delle Fiandre?), eccoli i Quick Step, non più solo l'iride di Bettini, si muovono in massa, e Boonen è addirittura in seconda ruota. Tom si è ripreso, ora ri-carbura e gliela fa vedere a tutti. Su un infame binario di treno scivola Bernucci e resta lì, in posizione fetale, mentre il gruppo gli sfila accanto: the show must go on. The show è quello di Bettini, che forza sul Taaienberg, mentre Van Petegem, passato da vincente, presente da prepensionato (davvero si crede che faccia il gregario per Boonen?), arranca dietro, e il plotone si seleziona. I fuggitivi non cedono più di quello che è fisiologico cedere, e allora bisogna iniziare a inventarsi qualcosa di alternativo.

Meno 60, la Quick Step muove Hulsmans, che attacca con Van Summeren (compagno Predictor di Hoste). Paolini, mon dieu, anche tu per le terre, pure un problema meccanico, il bravo cronista si affretta a scrivere "ciao" accanto al suo nome, ma non ha fatto i conti con Petito, glorioso futuro barista e spettacolare presente gregario, riporta dentro il Luca, gli regala un'altra occasione per scrivere una pagina diversa del suo diario, grazie Peppino, caffè pagato.
Ma i fuggitivi, questi 7 coraggiosi, sono ancora davanti? Sì. Meno 48, Cancellara, metabolizzata definitivamente la quasi caduta, si mette a fare il pazzariello, su un tratto in pavè porta via un gruppetto: orpo, chiamalo gruppetto. Ci sono dentro O'Grady (dici che Fabian sta lavorando per Stuart?), Boonen, Freire, Van Petegem. Poi Oscarito molla un attimo la presa, si avvicina il Leberg, ma Ballan decide che non è il momento di lasciar spago a questi che fanno gli splendidi, e ricuce, tutti compatti, c'è pure Pozzato lì davanti, tutto da rifare.
E in attesa di rifare, ecco il contropiede di Steegmans, signor corridore che fa le veci di Boonen e se ne va con un altro drappellino niente male: il primo a rispondergli è O'Grady, ma in terza ruota c'è mister Daniele Bennati, e ora provate a portarmi al traguardo, vi brucio in un secondo! Ma non solo l'aretino: c'è Boogerd, e c'è Hoste, bell'accoppiata di eterni secondi, e qualcuno di loro non sa ancora quanto - di lì a poco - sarà eterno.
Hulsmans e Van Summeren sono ripresi, i 7 al comando hanno ancora 2' e mancano 45 chilometri, e arriva il Berendries, su cui Tjallingii davanti prova un allungo (presto rintuzzato), ma soprattutto su cui Boogerd guida gli inseguitori, e ancor più soprattutto, su cui parte il contrattacco di 4, e i 4 li traina un Bettini voglioso più che mai, e incurante di portarsi appresso Vansevenant, Kroon e un tipetto difficile come Philippe Gilbert. Troppi bei nomi, e la Discovery, per mano (e gamba) di Devolder e Vaitkus, faticosamente rimette insieme i pezzi, ripresi i contropiedisti, avvicinati gli arditi della prima ora, approcciato e superato di slancio il Valkenberg.

È il momento della Csc, O'Grady piazza un altro scattino, poi di nuovo con decisione si muove Cancellara, dice che prova la gamba, la sua Roubaix è lì a sette giorni, occorre testarsi a fondo; c'è ancora Steegmans alla ruota dello svizzero, e insieme vanno sui fuggitivi del mattino, e il gruppo è comunque lì, segno che si sta per arrivare al rimescolamento generale e decisivo. E ci si arriva, malgrado i 45" che faticosamente Fabian mette insieme, su tutta l'alta società del pavè; ci si arriva perché Hoste sta bene, benissimo, e mette i suoi alla frusta, i santi Roesems e Van Summeren, che sbuffano, tirano, sudano, si danno il cambio e ricuciono tutto il ricucibile; e siccome ancora non basta, ecco una statua di bronzo vecchia 39 anni, Fabio Baldato, uno che al Fiandre un secondo posto l'ha portato a casa, una vita fa, e che è ancora lì a sudare, a favore dei suoi capitani, e i suoi capitani sono proprio Ballan e Bennati, e siamo sempre lì, grande Lampre, grande squadra, grande tattica.
L'Eikenmolen, esordiente al Fiandre, passa senza sussulti, ma il gruppo si avvicina, e tutto si ricompatta ai 18 chilometri: i giochi sono aperti, tutto è possibile, e il Muur, o Grammont, chiamatelo come vi pare, è già davanti agli occhi dei battistrada. Odore di Muur, odore di Quick Step: e infatti i blu di casa prendono decisamente il comando delle operazioni, e a comandare più di tutti è proprio il capo dei capi, attenzione amici ascoltatori, quello che si muove in prima persona è proprio Boonen, del tutto intenzionato a riportare all'attualità quell'antica testata, il ciclista e la tripletta.
Ma di buone intenzioni è lastricata la strada per l'inferno, e l'inferno, in questo caso, è riscoprirsi sfiatato come un oboe tarlato quando si pensava di sparare a tutti decibel un assolo di sax tenore. No no, il tenore della prestazione di Tommy è piuttosto sbiadito, e al suo tentato forcing (con Bennati prontissimo in risposta, e Hoste, Nuyens, Ballan subito dietro) replica, lui sì con un acuto senza pari, Alessandro.
Il punto è forse il più duro del Grammont: Ballan forza, eccolo lì che forza, ma fa proprio il vuoto, scava dello spazio tra sé e gli altri, ma mica vorrà andarsene tutto solo fino a Meerbeke? Vorrebbe, forse. Spauracchio-man si è melanconicamente piantato, il suo ruggito è ora un belato, Boonen non fa più paura; ma c'è Hoste. Hoste è uno di ghisa, non si arrende mai, anni fa non si arrese a una bandiera che gli finì tra le ruote e lo scaraventò per terra, proprio lì sul Grammont; tiene Ballan a tiro, sa che in discesa potrà limare ancora qualche secondo, e infatti lima, pancia a terra e lima, vento contro e lima,e Ballan lo sente, ne avverte la presenza, e immagina che tutto sommato non sarà la fine del mondo aspettarlo e fare in due questo tratto di vita, in fondo noi siamo veloci, e le volatine non ci spaventano.

Dietro, il Muur lascia insieme un bel gruppetto, scordatevi la selezione degli anni scorsi, senza Koppenberg non si può, ma perché l'hanno tolto? Questa tendenza a peggiorare il ciclismo fa capire come mai solo gli organizzatori del Fiandre fossero sempre in totale sintonia coi draghi del Pro Tour. Fine della parentesi, avevamo lasciato Ballan e Hoste a scappare e Boogerd, Boonen, Bettini, Bennati, Pozzato, Paolini, Nuyens, Scheirlinckx, Vaitkus, Gusev (tra gli altri) ad inseguire. Ma l'accordo non si trova, e poi la stanchezza affiora ad annebbiare qualche idea: non ne trovi uno che si metta a lavorare seriamente per il compagno di squadra, e sì che dietro sono tutti a coppie, ma niente. Bennati è un mago a rompere i cambi, il gioco di squadre Lampre continua ad essere sublime. I due guadagnano, avevano 7" dopo il Grammont, arrivano a gestire un tesoro di 21".
Bosberg: l'ultima salita, Ballan e Hoste continuano a onorare un accordo tra signori, dietro fa la sua scenata Pozzato, si prende un bel margine in contropiede sugli inseguitori, resta solo per un paio di chilometri, poi sul muro si appassisce e viene risucchiato. Ci prova allora Scheirlinckx, poi ancora un Bettini che come sempre non si arrende. Ma la verità è che non c'è capo e non c'è coda in ciò che fa il gruppetto; Boonen è sparito dalla vista, proprio giornata destinata a tramontare malamente, la tripletta sarà per un'altra volta.
Si frazionano: i Disco sono iperattivi, Vaitkus se ne va via, e si porta Kroon a ruota. Bettini perde l'attimo, accidenti al Grillo, poteva succedere uno sconquasso se lui fosse stato nella partita, ci prova poi, ma San Bennati lo stoppa, allungano in quattro, c'è anche Gusev e c'è anche Paolini. Si gareggia a cronocoppie: Ballan e Hoste continuano a rullare davanti. Vaitkus e Kroon danno delle trenate spaventose, la strada è larga e digradante, quei due davanti li vediamo e ci ingolosiamo, forza Tomas, forza Karsten, un altro sforzo. Meno 20". Meno 19". Uno stillicidio. A 7 km da Meerbeke, meno 18". A 6 km, meno 17". Tengono, non si faranno certo riprendere da voi!

La terza coppia è Gusev-Paolini, sono lì a pochi metri da Vaitkus-Kroon, investiti dalle gocce di sudore di quelli, ma non c'è verso di ricucire. E gli altri sono ancora pochi metri indietro, stesso discorso. Meno 5 km, tra i primi e i secondi il margine scende a 13". Cribbio, non vorrete mollare proprio ora? Kroon è disperatamente attaccato a quella flebile speranza, si guarderanno, rallenteranno, nell'ultimo chilometro il tatticismo prevarrà e noi rientreremo, li uccelleremo, e non pensa che invece al limite sarebbe Vaitkus, velocissimo, ad uccellare lui, non ci pensa e dà tutto, dà l'anima e sono solo 11" ai 4 km, sono 10" ai 2 km, miseria, sì, magari si fermassero davvero!
Si fermano? Il triangolo rosso glielo segnala, che è il momento di pensare a come metterla, a come impostare questa volata che vale una carriera. Hoste la imposta come uno che questa corsa l'ha già persa due volte e non vuole passare per il pollo di Fiandra, lui che da queste parti ci è nato, ci vive, ci progetta il suo futuro. Un futuro da vincitore della Ronde, qui, ma che svolta sarebbe? Un futuro in cui la gente ti vede e bacia il terreno dove cammini, vai Ballan, vacci tu davanti, io me ne sto a ruota, so già come si perde questo maledetto Fiandre, al massimo lo perdo una volta di più.
E Alessandro, colui che fu il motore degli eventi, continua ad esserlo fino alla fine. Si mette in testa e pazienza che lì ci lasci qualcuna delle buone probabilità di vittoria (visto che sulla carta è il più veloce). Si mette e tira. Poi ogni tanto rallenta, si volta, vuoi passare dannato belga?, e quello niente, sempre lì accucciato, e allora via un'altra trenata, e ancora si volta, mi dai un cambio bastardo fiammingo?, e quello niente, lo guarda e non favella, e ancora e solo Ballan a tenere, col le sue gambe di marmo, a tenere a distanza quel Paolini che, caduto e poi rialzatosi, guida quello che ora è il terzetto al loro inseguimento.
No, non ce la farà Luca, non li riprenderà. Alessandro lo capisce, continua a pedalare ma ormai a 400 metri chi vuoi che ritorni sotto? C'è solo da affrontare questa partita a scacchi con quest'infido alla ruota, magnifico per 15 km, dal Muur alle prime case di Meerbeke, e poi velenoso come solo i ciclisti più scafati del Nord sanno essere, qui nel finale.

300 metri. Si guardano, si studiano. 200 metri, Hoste rompe gli indugi, è la stoccata definitiva. Va via mulinando fortissimo, agile come mai nella sua vita, e sì, vai che la pedalata è buona, quest'italiano sempliciotto mi ha portato fino a qui e ora ha perso 5 metri, 6, 7... Sì Hoste, vola ad accarezzare un sogno che non è mai stato così vicino, lo senti finalmente materializzarsi tra le mani, la prima volta eri troppo giovane e inesperto e poi eri pure stato tutto il giorno a svenarti in fuga, la seconda te la dovevi vedere con quella faina di Boonen, ma stavolta... stavolta avevi il compagno giusto, leale fino in fondo e senza la cattiveria necessaria per vincere su un simile traguardo, sì, l'hai messo nel sacco, l'hai fatto becco, sì Leif, pensa a casa, pensa agli amici, pensa alla squadra, sì Leif, stasera facciamo anche l'amore per festeggiare, sì Leif, 30 metri al paradiso, 25 metri, 20 metri...
No Leif, a volte si nasce anatroccoli e non si diventa più cigni. È la vita, e a volte fa schifo, bisogna riconoscerlo. Ballan la perde la pedalata buona, certo che la perde. Ma Ballan ha la testa dura. E 200 metri sono un soffio, un attimo, ma possono essere lunghissimi. E allora coraggio Ale, che in fondo non è poi così lontano quel satanasso, il rapporto è di quelli tosti, vai durissimo, ma quando la rullata buona entra, entra, e non c'è più niente da opporle: vai Ale che l'hai ritrovata quella ruota preziosa, vai che l'hai ripreso, vai che sei sullo slancio, vai che ti sente e ti teme, ora, vai che si pianta, vai che glielo freghi, 'sto traguardo che si sentiva già in tasca, vai che l'hai affiancato!
20 metri... l'ha affiancato... Hoste sente che il finale sta per volgere ancora una volta al tragico. 15 metri, sono appaiati, ma l'italiano ne ha di più, ne ha chiaramente di più, è più veloce, dannazione, è più veloce, spettacolo... 10 metri, l'ha superato! Ballan mette davanti la sua ruota proprio un attimo prima che fosse inutile per sempre, ma lui ce la fa, ci arriva nel tempo giusto, qualsiasi metro prima dell'ultimo è sempre giusto, e la distanza dalla striscetta finale sull'asfalto serve solo a quantificare la pesantezza del dramma: e 10 metri sono pesanti, una tonnellata, una delusione che stronca ogni sorriso, ogni ottimismo, ogni voglia di riprovarci... Hoste, povero tenero Hoste che piangi, beffato nella maniera peggiore, più atroce: Dio, Dio, Dio, ma non sbagli proprio mai mira? Ma sempre io? Ma che t'ho fatto? Povero Leif, lo ripuliscono dalla polvere quando quel sorridente giustiziere gli si avvicina e lo abbraccia, coraggio, andrà meglio un'altra volta... uomini non più uomini, ma giganti, eccola la superiorità morale di questo maltrattato meraviglioso sport, eccola in questo abbraccio, nella faccia funerea e disperata di Leif, e nell'abbraccio felice, sincero, virile e solidale di Ale.
Ale, che atleta magnifico. Che persona positiva, l'umiltà, il sorriso, lo spirito di abnegazione, tutto converge nel fare di Ballan il protagonista, il catalizzatore della nostra passione da qui a un decennio, certo, perché non ce ne vogliamo sbarazzare tanto facilmente, di questo ragazzone venuto dalla gavetta e capace, coi suoi sforzi, con i suoi costanti miglioramenti, con la sua sagacia in corsa, di regalarci una gioia quasi mistica. Che non sia l'ultima, Alessandro: che questo sia solo il primo blocchetto di questo fantastico, affascinante, impetuoso e travagliato romanzo di Ballan da Castelfranco che domava il pavè e vinceva le corse più belle del mondo.

Marco Grassi        

Le pagelle del Fiandre

Ballan - 10 con lode
Ha vinto la corsa che, ad 1 km dall'arrivo, 99 volte su 100 si perde. Attacco micidiale sul Kapelmuur, attesa tattica di Hoste, poi grande generosità, con un rapporto lunghissimo, lungo i 15 km che separavano la coppia di fuggitivi dal traguardo di Meerbeke. Poi a 1500 metri Hoste lo fa passare avanti, dietro Kroon e Vaitkus viaggiano e non si può pensare troppo. Alessandro tira, col cuore in gola. Hoste gli parte a sinistra, è agile, sembra involarsi verso la vittoria; Ballan è più duro, coi denti cerca di agganciarsi alla ruota del belga. Ce la fa, è lì, ma come fa a mettere il naso fuori? Non si sa come (probabilmente l'arrivo in leggerissima pendenza lo aiuta), ma ci riesce. Che bello vederti vincere Ale, che gioia. Da Grande Corridore (vedi Harelbeke 2006), celebriamo volentieri il tuo passaggio allo status di Campione.

Hoste - 9,5
Non ha sbagliato praticamente niente, e non è un caso che siano stati un Lampre e un Predictor a giocarsi la corsa, vista l'accortezza e la sagacia utilizzata in gara dagli uomini di Bontempi e di Frison. Era entrato anche nel tentativo di O'Grady, Boogerd e Bennati, e forse un pochino quello sforzo l'ha pagato, lì a 30 metri dal traguardo. Le sue lacrime di commozione e l'abbraccio con Ballan, nei box e sul podio, ce lo rendono simpatico all'ennesima potenza. Sarà un osso duro anche alla Roubaix.

Boonen - 3
Non è che sia mancato proprio totalmente, ma sicuramente il Boonen di due anni fa (soprattutto, ma anche dell'anno scorso) era un'altra cosa. Si pianta clamorosamente dopo la rasoiata di Ballan sul Muur, e poi rimane più che passivo, nel gruppo inseguitore, non degnando Bettini neanche di un piccolo aiuto. Probabilmente non ne aveva, altrimenti nei 10 ci sarebbe entrato, però il Bettini della Sanremo doveva fargli capire che i favori si ricambiano, sennò ci si fa dei nemici. Ed avere uno come Bettini contro non dev'essere così conveniente. Arrogante, e senza gambe (se uno arrogante riesce a vincere, si deve tacere).

Paolini - 9,5
Si va a conquistare un podio che a 60 km dal traguardo, lì sul ciglio della strada con Petito che provava a convincerlo a prendere la sua bici (che è di due o tre taglie più grandi), sembrava, anzi era, impossibile. Poi onore al gregarione di Civitavecchia che l'ha aiutato a riportarsi sotto, ma oggi il comasco ha fatto una corsa da applausi. Dopo Verona '99 e Sanremo '06, altro terzo posto. Ma oggi l'amaro in bocca non può e non deve esserci. In vista Ardenne, un grandissimo risultato.

Bennati - 9
Oggi Daniele stava a Ballan come Steegmans stava a Tom Boonen. Anche Steegmans ha fatto una corsa da applausi, restando incollato all'indiavolato Cancellara, ma la differenza l'han fatta i capitani. Però l'aretino ha consentito al veneto di starsene coperto fino a 17 km dal traguardo, se è vero che sul (timido, in verità) tentativo d'allungo di Boonen ai piedi del Muur era stato Bennati il più lesto a prendere la ruota dell'ex Campione del Mondo. Dapprima aveva seguito O'Grady, poi s'è messo ad inseguire ed a stoppare i vari tentativi dello stesso O'Grady, di Boogerd e di Pozzato quando i due davanti avevano già un buon margine. L'amicizia tra Bennati e Ballan è forte, e forse a questo punto Ale potrebbe anche correre la Gand (che non è, attualmente, nei programmi del "cigno di Castelfranco") per ricambiare l'enorme favore a Daniele.

Cancellara - 8
Lo svizzero è uno che quando decide di allungare, allunga. Non si volta, mai. Non si cura di chi è alla sua ruota, almeno per i primi 10 km d'azione. Poi, anche ovviamente, se si rende conto che uno Steegmans non gli dà un cambio neanche sotto le tortorate, magari si spazientisce. E viene ripreso. Però rimangono negli occhi quei due allunghi esercitati dal passistone di casa Riis: il primo, con O'Grady e due Discovery a ruota, che dopo un po' ha sfiancato anche un brillante (fino al Muur) Freire; il secondo, con Steegmans e Vansevenant alle spalle, che poi ha visto cedere il belga in maglia Predictor e resistere solo il luogotenente di Boonen.

Lampre-Fondital - 10
La corsa perfetta. La si attendeva forte, ma non così forte. Sulla carta la Quick Step, la Liquigas e la Predictor sembravano più attrezzate, soprattutto sulla quantità di uomini da giocare. E invece, come fece Samuele Marzoli nel Fiandre 2005, quello che ci "rivelò" Ballan (che concluse 6°), oggi Franzoi s'è infilato nella fuga del mattino e ci è rimasto anche quando Cancellara sembrava potesse fare un sol boccone degli stremati attaccanti di giornata. Poi il Bennati che v'abbiamo già raccontato e il grande lavoro di Fabio Baldato e Claudio Corioni tra il Tenbosse e l'Eikenmolen (in collaborazione con Roesems e Van Summeren, della serie: "Il lavoro paga"). Bravissimi.

Freire - 5
Alle spalle ha già due successi mica da ridere, in questi primi mesi del 2007: Milano-Sanremo e Freccia del Brabante, roba da poter stare in vacanza almeno fino al Tour in santa pace. Però Freire è un campione, ed i campioni provano sempre a fare qualcosa in più. L'assenza del Koppenberg, quest'anno, poteva avvantaggiarlo, e difatti a una quarantina di km dal traguardo Oscarito era lì davanti, alle ruote di Devolder e Vaitkus che, a loro volta, seguivano O'Grady e Cancellara. Poi avrà visto Boogerd alle spalle, oppure non ce la faceva proprio a seguire il passo dello svizzero, e da lì Oscar è sparito. S'è rivisto timidamente ai piedi del Muur, quando Flecha che s'era messo in testa al gruppo aveva fatto immaginare qualcosa di diverso da ciò che poi è stato.

Bettini - 7
Era scatenato, oggi stava davvero bene. Ci teneva a tramutare in "1" quello "0" che la casella "Vittorie al Fiandre" recita nel suo palmarés. Però è sembrato un isolato, nel senso dei vecchi corridori che correvano da soli anche le gare più importanti, e soprattutto uno isolato, nel senso che la squadra l'ha lasciato senza rifornimenti, seppur fino ad un certo punto Van Petegem, Steegmans (su tutti) ed Hulsmans avevano fatto capire che la Quick Step ci fosse, ed anche bene. Però, evidentemente, erano tutti per Boonen. Ed è brutto capirlo in corsa; per noi, ma anche per Paolo, immaginiamo. Non si può lasciare un Campione del Mondo in carica come "semplice" battitore libero; bisogna anche capire che a volte i Boonen possono piantarsi, e Lefévère, che ha fatto delle "pluri-punte" quasi un marchio di fabbrica, oggi dovrà ripensare molto a questo Giro delle Fiandre. E a Paolino possiamo solo dire che forse, qualche mese fa, la scelta di rimanere alla Quick Step (ingaggio a parte) non è stata poi così felice.

Kuchynski - 6,5
Prendiamo come "faro" il bielorusso della Liquigas per parlare dei fuggitivi di giornata (di Franzoi abbiamo parlato in precedenza); Pozzato lo aveva indicato come "in formissima", e l'ex Ceramica Flaminia non s'è fatto attendere. Alla prima partecipazione al Fiandre estrae dal cilindro una prova più che egregia, venendo a tappare la falla in casa verde-blu capitata con l'infortunio di Quinziato (ma perché, però, non schierare Gasparotto?). Applausi anche agli altri fuggitivi, per la cronaca: García Acosta, Mangel, Boucher, Verbist e Tjallingii.

Vaitkus - 8
In realtà ci aspettavamo Gusev, al massimo Devolder (che pure s'è visto), ma il lituano che l'anno scorso vinse in volata a Termoli al Giro d'Italia ce lo potevamo attendere alla Gand, o anche alla Roubaix, ma evidentemente i trascorsi in maglia Landbouwkrediet alla corte di Saligari gli hanno dato un pédigrée niente male. Con Kroon (6,5 per un altro piazzamento dell'olandese) s'è lanciato, una volta ripreso il tentativo di Pozzato prima e di Scheirlinckx e Leukemans (che stoppava in favore di Hoste), al pazzo e, ahiloro, vano inseguimento dei due battistrada, cogliendo infine un 6° posto (alla fine Gusev, in coppia con Paolini, ha ripreso e superato Vaitkus) che è un bellissimo piazzamento per un giovanotto come lui.

Muravyev - 6,5
Tra i tanti visi noti davanti, la sorpresa viene senz'altro da questo corridore d'esperienza, che la nazionalità kazaka ha spedito dritto dritto nelle fila dell'Astana. Pensavamo francamente fosse Serguei Ivanov, che è sempre andato bene su queste strade, ed invece l'8° posto di questo passista è la vera sopresa (col su citato Vaitkus) di questa edizione del Fiandre.

Pozzato - 5,5
Sembrava pedalare più che bene, anche perché s'è iniziato a far notare a una trentina di km dall'arrivo, non prima. Non ha mai tentato attacchi da lontano, né con O'Grady, né con Cancellara, e sul Muur era un po' indietro (era a ruota di Bettini) quando Ballan ha dato il la all'azione che ha deciso la corsa. Poi, ai piedi del Bosberg, tutto solo era arrivato a un centinaio di metri dal duo di testa, però quando la strada è tornata a salire la pedalata s'è fatta legnosa e, fino al traguardo, s'è immalinconito in gruppo accontentandosi della 14a posizione. Può far meglio.

Team CSC - 7,5
Karsten Kroon si ferma ai piedi del podio, ed è una mezza beffa per una squadra che ha lavorato tutto il giorno, o quasi, per animare la corsa. Allan Johansen e Michaelsen sono stati i due corridori spesi per ricucire il gap coi fuggitivi di giornata, poi Cancellara ed O'Grady han provato a sorprendere il gruppo non una, bensì due volte ognuno. Poi è toccato a Kroon, con Bettini e Gilbert. Anche per loro, niente da fare. E poi infine lo stesso Kroon ha provato ad andarsi a prendere il podio, che gli è sfuggito per mano di Paolini. Comunque bravi a provarci.

Kirchen, Eisel - 4,5
Avevano promesso grandi cose, soprattutto il primo, però non sono mai stati nel vivo della gara; forse l'austriaco mal digerisce i muri, ma il lussemburghese visto alla Tirreno era assolutamente in grado di far meglio del 57esimo posto. In mancanza di Klier (che ha corso, ma non era al meglio), il T-Mobile meglio piazzato è Burghardt, 13esimo, che dopo il 3° posto di Harelbeke ha offerto anche al Fiandre una buona prestazione.

Nuyens - 6,5
È in assoluto meno reclamizzato e meno indicato del "parallelo" (in quanto ad anagrafe e percorso ciclistico) Pozzato, ma al primo tentativo da capitano, qui al Fiandre, si va a prendere un 7° posto che è assolutamente dignitoso. Bravi anche il già citato Scheirlinkx e il "solito" Moreni a restargli vicino, ma il giovanotto belga ha dimostrato di essere fatto di pasta buona.

Gilbert - 5,5
S'è visto una volta sola, quando insieme a Bettini, Kroon e Vansevenant ha provato a riacciuffare il duo Cancellara-Steegmans che nel frattempo aveva ripreso i battistrada del mattino. Un po' poco per il belga che riesce ad esprimersi molto bene tra Het Volk, Kuurne, Harelbeke e Brabante, ma evidentemente mal digerisce il lungo chilometraggio del Fiandre.

Organizzazione - 4
Bulbarelli, in diretta Rai, ci ha fatto sapere che il direttore di Giuria in macchina era un italiano. Quindi possiamo anche capire che il finale gli sia sfuggito di controllo, perché evidentemente la prestazione di Ballan ha fatto girare la testa anche a lui. Però, insomma: la macchina che quasi impalla la moto della tv sul gruppo di testa, le macchine e le moto tra Ballan-Hoste e gli inseguitori. Le immagini che non si sono potute vedere, con le telecamere fisse, della volata per il 3° posto, proprio per via di tutto quel "seguito" che abbiamo già descritto. Un po' più di attenzione e di rigore non guasterebbe.

 

 

Mario Casaldi        

La chiave tattica

C'è stata più di un'interpretazione di corsa, quest'oggi, e questo è sicuramente avvenuto perché quattro squadre (Lampre, CSC, Quick Step, Predictor) sono state particolarmente attive. Però oggi la "chiave tattica" ha un nome e un cognome ben precisi, che rispondono a Daniele Bennati. Il passista veloce aretino ha corso alla perfezione, permettendo a Ballan di restare coperto fino a pochissimi km dal traguardo e, avendo fatto capire di stare più che bene ai piedi del Muur, seguendo Boonen in prima persona, consentendo al veneto, una volta scattato, di dare tutto quello che aveva nelle gambe, con la consapevolezza che, qualora fosse stato ripreso, avrebbe avuto un validissimo compagno alle spalle da aiutare nel finale.
L'errore
Quando vince il più forte è complicato trovare degli errori, ma col senno di poi un paio possiamo trovarne: il primo è di Steegmans (ovviamente insieme ai ds Quick Step) che una mano a Cancellara, essendo veloce in un eventuale sprint a due, poteva dargliela; di certo lo svizzero non poteva portarlo in carrozza fino al traguardo. L'altro è degli inseguitori di Ballan ed Hoste, perché la presenza di alcune coppie di compagni, come Pozzato-Paolini, Bettini-Boonen, Kroon-O'Grady, Rast-Murayev, Vaitkus-Gusev, ed addirittura un terzetto, quello della Cofidis, formato da Nuyens-Scheirlinkx-Moreni, poteva consentire ad un rappresentante di ognuna di queste coppie, sacrificando l'altro, di giocarsi la corsa e non solo il podio.

M.C.

 

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