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La Nazionale più bella - Le pagelle di una giornata indimenticabile | Cicloweb

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La Nazionale più bella - Le pagelle di una giornata indimenticabile

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Erik Zabel - 9,5
Si merita tutto l'amore, il rispetto e gli applausi di chi segue il ciclismo con un minimo di senno, Herr Sanremo. E sì che l'avremmo bonariamente maledetto - per i primi 5 secondi almeno - qualora avesse tagliato quel traguardo davanti a Paolino, perché s'è visto pochissimo per tutto il tracciato ed ha messo il naso fuori soltanto negli ultimi 500 metri. Però, ragazzi... 36 anni, una tempestività ed una scaltrezza senza pari, ha fiutato il pericolo vedendo Valverde in seconda posizione ed avrà pensato che era troppo avanti, il murciano, affinché stesse preparando una "semplice" volata. Solo il funambolico Bettini gli proibisce di vestirsi d'arcobaleno. E allora, caro Erik, anche per ringraziarti di quel sorriso e di quell'abbraccio verso Paolo - quindi verso tutti noi - durante l'intervista celebrativa, il primo posto del pagellone lo destiniamo a te. Ammirazione.

Alexandre Vinokourov - 7
Non è veloce, Vino, e quindi questo tracciato poco aveva a che vedere con uno con le sue caratteristiche. Strappi troppo brevi, due soli compagni di squadra, un'infinita probabilità di trovarsi in fuga sempre con due o tre corridori più veloci di lui. Però ci ha provato, il kazako: la prima volta ha costretto Bettini a chiudere, dopo l'infernale allungo di Ballan all'ultimo giro sulla prima salita, la seconda provando ad inseguire lo stesso Bettini sull'ultimo strappo e dovendosi accontentare di vivacchiare tra il livornese ed il gruppone insieme ad altri contrattaccanti, e la terza - ed ultima - correndo dietro a Rebellin, a pochi km dal traguardo, portandosi però appresso tutto il gruppo. Aveva francamente poche soluzioni, e bene ha fatto a correre il Mondiale a cronometro di giovedì; almeno una medaglia a casa se l'è portata.

Uci - 0
Nei giorni in cui l'Unione Ciclistica Internazionale (per bocca di Adorni) minaccia apertamente i grandi giri, emerge una volta di più l'inadeguatezza dei percorsi mondiali che da troppi anni rischiano di annacquare la corsa forse più affascinante dell'anno. L'Italia ha dovuto correre al 110% per cercare di fare selezione, e non ci è nemmeno riuscita; e solo un colpo di genio in casa Spagna all'ultimo chilometro, una soluzione tecnica più unica che rara, ha evitato l'ennesimo volatone da 60 uomini. Che l'Uci sia da rifondare emerge chiaramente quasi ogni giorno. E oggi non fa eccezione.

Francia - 6
Squadra spuntata, ma coriacea. Si infila in ogni possibilità di fuga giocando le carte Voeckler, Sylvain Chavanel e Calzati. Anche Geslin si fa notare sulla salita della Croce al penultimo giro, ma a Salisburgo il colpaccio di Madrid non gli riesce. Il miglior piazzato risulterà Le Mevel, 23esimo, ma bravi per aver provato, bravi per non aver supinamente subìto il volere di un destino che li scriveva già perdenti in partenza.

Fabian Wegmann - 7,5
Che peperino questo tedesco. Altro che Schumacher, la vera seconda punta della Germania è lo scattante Fabian, altroché. Addosso ha l'argento vivo e si nota al penultimo giro: Rebellin spiana la strada per Bettini sulla salita della Croce, ma ad accelerare è proprio Wegmann. È il solo, poi, a tenere la progressione di Paolino, tant'è che anche Pozzato, appena dietro, si rialza per non andare fuori giri. Ed è ancora Wegmann, dopo l'allungo di Paolini, a scatenare la bagarre sull'ultima ascesa. Una volta ripreso il suo gruppetto, ai meno 5 km dall'arrivo, smette di dannarsi l'anima e porge le redini della Germania al capitano designato.

David Millar - 6,5
E dire che dalle sue prestazioni pare proprio che abbia imparato la lezione. 11esimo a cronometro, la sua specialità, senza essere mai della partita. Bravo, davvero bravo, nella prova in linea: chilometraggio importante, ma altimetria non proibitiva. E lui mette il naso fuori nell'ultimo giro, dimostrandosi sveglio e pronto a seguire i vari Boogerd, Kroon, Vinokourov e compagnia "inseguente" (di Bettini) e poi anche coraggioso, tentando l'allungo ai meno 1000 metri dallo striscione finale. Pozzato però è attento e non gli lascia neanche un metro. Prestazione di spessore.

Olanda - 5
Francamente il modo di correre degli "orange", oggi, l'abbiamo compreso poco. Certo, non è che per gli olandesi il percorso fosse diverso e più duro, quindi, da poter permettere una qualsivoglia selezione decisa ed importante, però neanche è possibile darsi la vangata sugli alluci da soli. Nella fuga del mattino c'è De Groot, un onesto faticatore che in carriera qualche bel piazzamento in sprint più o meno compatti l'ha ottenuto, ma evidentemente a Boogerd non piace la situazione, visto che mette la squadra a tirare con Austria e Svizzera. Poi, però, a parte l'allungo di Kroon appresso a Wegmann durante l'ultimo giro non è che si sia visto tutto 'sto arancione sulle strade di Salisburgo. E poi che il CT olandese ci perdoni: ma pur ammettendo che Kroon avesse riportato il gruppetto dei contrattaccanti su Bettini, si sarebbe per caso giocato il finale in volata con Boogerd (visto che Kroon sarebbe stato evidentemente stanco)? Ce lo faccia sapere, perché siamo disposti ad abbassare il voto.

Robbie McEwen - 7
La sua volata l'ha vinta, e col senno di poi scopriamo che il primo dei beffati dal capolavoro tattico/fantasioso degli spagnoli è proprio MagicEwen. E dire che s'è convocato il giorno della Parigi-Bruxelles, non più di quindici giorni fa, dopo aver vinto (per la terza volta in carriera) la classica franco-belga ed aver constatato che, sì insomma, la gamba c'era e rispondeva presente. L'Australia (voto 4,5 per l'interpretazione di gara, eccessivamente abbottonata) però non ha aiutato minimamente né Robbie, né O'Grady, che nel finale - un po' come lo stesso O'Grady ed Allan Davis a Verona - hanno fatto ognuno volata per se, scongiurando forse in questo modo, abbastanza scellerato, l'unica possibilità di ottenere una medaglia (a Verona) e di riacciuffare i quattro desaparecidos per giocarsi un alloro (a Salisburgo). Robbie, però, meritava davvero maggiore collaborazione.

Thor Hushovd - 4
Il vikingo i percorsi mondiali non li digerisce proprio, e non pensiamo dipenda dalla lunghezza, visto che è stato in grado, nel recente passato, di piazzarsi sul podio della Milano-Sanremo e nei 10 alla Parigi-Roubaix. Evidentemente soffre la scarsa presenza numerica dei compagni di squadra (l'anno scorso era addirittura da solo), e quindi spende molto soprattutto in energie mentali. Oppure, e la ridondanza con l'anno passato la rende una lettura probabile, soffre maledettamente le tossine che gli lascia nelle gambe la Vuelta a España. Fossimo in "Uragano" Thor, noi proveremmo a variare il programma: Mondiale e Parigi-Tours sono due obiettivi troppo grandi per accettare di barattarli con qualche tappa (e maglia) alla Vuelta. Oppure, come Boonen e Bettini insegnano, l'anno prossimo basterà non finire la corsa spagnola...!?

Uros Murn - 6,5
Ci vanno da soli, gli occhi, leggendo l'ordine d'arrivo, sul nome dello sloveno. Corridore che è passato anche in Italia, qualche anno fa (correva in Trentino con la Pinzolo Fiavè), e che abbina un discreto spunto veloce ad una buona resistenza sugli strappi brevi. Dà continuità ad un movimento che con Brajkovic (11esimo l'anno scorso a Madrid e due giorni in maglia amarillo alla recente Vuelta), Stangelj (in fuga a Madrid) e Valjavec (più volte nei 10 al Giro) sta crescendo sensibilmente e coltiva nuovi talenti (Spilak, tra gli under 23, è lì che scalpita). Si concede anche il lusso di arrivare davanti a Boonen, seppure conti poco.

Tom Boonen - 5
La maledizione della maglia iridata l'ha colpito da luglio in poi, il ragazzone di Mol, se è vero che dal Tour se ne è tornato a casa con 0 tappe vinte e che, dopo l'intermezzo con le 3 vittorie di tappa all'Eneco Tour, s'è visto uccellato sia da McEwen (Parigi-Bruxelles) che da Gilbert (Gp de Fourmies) nelle gare pre-Mondiali affrontate. Per carità, sappiamo che il 9° posto è da ascriversi al fatto che i quattro davanti erano irraggiungibili e che il Campione del mondo uscente, dunque, non si è impegnato alla morte nello sprint per il quinto posto. Durante la corsa è parso anche bello pimpante, sempre tra le prime posizioni del gruppo a controllare che non scappassero via gli uomini considerati più pericolosi, però quest'anno - a differenza di Madrid - ha lasciato poco, pochissimo spazio ai propri compagni di squadra. Probabilmente, oggi, ha peccato di troppa presunzione.

Belgio - 4
La tattica era perfetta, molto simile a quella italiana, se non che quest'anno, il Belgio, ha fatto proprio quello che fa(ceva) di solito la nazionale azzurra: ha rincorso i propri uomini in attacco. I novelli Moreni (Hamilton), Frigo e Mazzanti (Verona) sono Jurgen Van Goolen, Stjin Devolder e Philippe Gilbert, quest'ultimo il vicecapitano belga designato in partenza, in caso di soluzioni da (semi)lontano. Evidentemente la presenza nel gruppetto dei vari Kashechkin, Cancellara, Samuel Sánchez e degli italiani Di Luca e Pozzato non faceva dormire sonni tranquilli al CT belga, però sprecare in questo modo tre uomini è un errore grosso. Magari fosse andato via il drappello coi soli Pozzato, Popovych e Nuyens, oltre ad altri comprimari, qualche tornata prima, il Belgio sarebbe stato più tranquillo.

Fabian Cancellara, David Loosli - 6
Svizzera ed Austria sono state le nazionali più impegnate, nella prima parte di corsa, a cucire lo strappo (arrivato sino ad un quarto d'ora di vantaggio) tra il gruppone ed i fuggitivi del secondo giro. Una volta ricompattato il plotone e retto agli urti dei primi contrattacchi, subito il lesto neocampione del Mondo a cronometro s'è infilato nella fuga che poteva risultare veramente decisiva. Il Belgio però ha posto il proprio veto, e al penultimo giro ecco che l'altro passista Loosli ha cercato di fuoriuscire con Rebellin. E la stessa sorte, cioè quella di essere braccato da un italiano, tocca di nuovo a Cancellara quando mancano poco meno di 2 km all'arrivo: al ragazzo di origine lucane, però, spetta Paolini.

Austria - 6
Provarci gli era dovuto, anzi gli era quasi obbligatorio. Il pubblico austriaco (fenomenali tutti i tifosi a bordo strada, di tutte le nazionalità: che bella festa di un unico grande Paese che è il ciclismo!!) attendeva qualche squillo, ma purtroppo la qualità degli atleti è quella che è, e nessuno, purtroppo, riesce neanche ad infilarsi in una fuga degna di nota. Così è costretta a lavorare la selezione di casa, anche perché Eisel in volata non è affatto fermo, anche se ovviamente è piazzato 9 volte e tre quarti su 10 contro corridori come Boonen, McEwen e compagnia "sprintante". Si è presa anche qualche nostro accidenti, sulle prime, per il lavoro di avvicinamento effettuato ai danni del gruppetto di Nocentini e Tosatto. E l'11esimo posto di Eisel ci lascia anche un qualche rimorso: che gliene avessimo tirate troppe?

Paco Antequera, CT Spagna - 9
Fare di più, oggi, era tatticamente improbabile. Averci provato in quel modo sublime è stato da incoscienti, da pazzi, col senno di poi anche da perdenti, ma bello, tremendamente bello, e fantasioso, di una fantasia che ti lascia a bocca aperta quando la vedi compiuta fisicamente, poi, da qualche fenomeno tra i suoi ragazzi iberici. Luis Pérez in fuga dal mattino è un tranquillante che serve a star buoni per i primi chilometri, poi quando si inizia a danzare sul serio scendono in campo i vari Flecha, Samuel Sánchez e Sastre. L'unico "buio" s'è avuto sull'ultima ascesa alla salita della Croce, quando nessuno spagnolo era riuscito a seguire Bettini, né ad inseguirlo nel primo gruppetto. Poi quella curva ai 600 metri dall'arrivo, verso destra, presa con Sánchez davanti, Valverde in seconda ruota, Florencio in terza. Florencio rallenta, frena. Urla alla radiolina di andare, e i due davanti vanno. Purtroppo Valverde non ha la lucidità per piazzare l'ennesima perla spagnola e creare un altro buco, sulla curva a sinistra, ma evidentemente non s'è reso conto della presenza di Zabel e Bettini a ruota. Complimenti per il coraggio, Mister.

Alejandro Valverde - 8
Mezzo voto in più perché ha ottenuto la medaglia di bronzo, la terza medaglia ottenuta in quattro mondiali disputati (a Verona arrivò "solo" sesto, ma tirò la volata al vincitore Freire). Però in salita soffre il ritmo degli italiani, ed anche di Wegmann e Kroon. Il muso fuori non lo mette mai, neanche nell'attacco finale, trainato dall'entusiasmante Samuel Sánchez. La lotta fino all'ultimo giorno della Vuelta gli avrà tolto un po' di brillantezza, ma certamente l'avremmo applaudito come non mai se avesse avuto l'illuminazione della "volata al contrario", fungendo da secondo "bucatore" per Sánchez, dopo l'egregio lavoro svolto da Florencio. La volata non l'ha mai visto competitivo, ma è sempre nelle posizioni che contano.

Samuel Sánchez - 8+
Il bronzo lo meritava certamente più l'asturiano Samuel che non il murciano Alejandro, ed il leader Pro Tour non ce ne voglia se ci sbilanciamo in questo modo. Le tappe di Cuenca e di Granada, alla Vuelta, nonché l'ultima cronometro, ci avevano dato la dimostrazione delle grandi doti tecniche (discesa e curve) dell'unico non-basco in seno all'Euskaltel-Euskadi, ed anche oggi è stato meraviglioso nel finale, con quelle tre curve (destra-sinistra-sinistra) che per poco non mandavano lungo sulle transenne anche Valverde. Pimpante per tutta la corsa, coraggioso nel provare qualche allungo sulla prima salita, nell'ultimo giro, bravo anche - precedentemente - ad inserirsi nella fuga di Pozzato e Di Luca. Si è meritato sia i gradi di vicecapitano che il 4° posto finale.

Franco Ballerini, CT Italia - 10+
Benediciamo oggi le critiche che gli abbiamo fatto a Madrid (convocazioni e tattiche), ed anche quelle trascorse piovutegli addosso a Verona (soprattutto per l'impasse), preceduta da Hamilton (per la corsa resa troppo morbida) e prima ancora da Lisbona (ma lì Lanfranchi se lo sarebbe mangiato anche il Ballero); le benediciamo perché la corsa di oggi è stata tutto l'opposto di quelle tre sbiadite prove di un'Italia troppo insicura e molle per sembrare vera. Nocentini che ci prova sin dal primo giro, e poi trova il pertugio - addirittura con Tosatto - al secondo giro. Bruseghin che spiana la strada per Pozzato al settimo giro, e fuga del vicentino (timida, ma c'è stata); poi il capolavoro del nono giro, con Pozzato e Di Luca che si riportano sui battistrada (preceduti da un attacco di Paolini), tanto da avere quattro italiani al comando. Squadra sgravata, uomini importanti che rimangono freschi, e uomini importanti che si giocano la corsa. Ballan e Rebellin che "menano" durante il decimo giro. E poi l'allungo di Bettini (con Wegmann) all'11esimo giro, e poi ancora il contropiede di Rebellin. Ultimo giro che vede in testa prima Bruseghin, poi Ballan a dare una tirata di collo al gruppo che mette i brividi per quanta potenza contiene; poi Bettini che segue Vino e Sánchez. E poi Paolini sull'ultima salita della Croce a preparare il campo per Paolino, che stavolta parte solo; e poi Rebellin che parte ai meno 4 km dall'arrivo, anche lui tutto solo. E poi Paolini che s'incolla a Cancellara, Pozzato che s'incolla a Millar. Bettini che battezza la ruota di Boonen, ma ha la freschezza - dopo tanti scatti - di vedere la sagoma di Zabel che passa per andare a prendere i due spagnoli e riesce a vincere la corsa. Fate la conta dei cognomi degli italiani, ne leggerete nove. Tutti importanti, tutti e nove. Bravissimo Franco Ballerini nel creare il clima giusto, la rabbia agonistica giusta, nel dare le giuste motivazioni e nel metterci decisamente la faccia. E bravi anche Tonti e Ferrara, ai box azzurri a fremere, come dei tifosi azzurri. Come noi.

Rinaldo Nocentini, Matteo Tosatto - 9
Quanto è stata importante la loro presenza, lì, nel gruppetto dei primi battistrada, lo scopriamo forse soltanto dopo la vittoria. Certo, dell'importanza se ne poteva avere parvenza, ma del fatto che potesse essere una chiave tattica che avrebbe scombinato così tanto i piani degli avversari (del Belgio, sopra tutti) francamente era abbastanza arduo ipotizzarlo. Immaginiamo ci abbiano fatto anche un po' la bocca, a quella maglia, quando il vantaggio era arrivato a toccare minutaggi importanti che rasentavano il quarto d'ora. Entrambi sono anche molto veloci, quindi eravamo proprio in carrozza, altroché. I primi due mattoni del muro di oggi li hanno messi, e cementati, Rinaldo e Matteo.

Marzio Bruseghin - 9
L'immagine di Bruseghin? Gli austriaci riprendono Rebellin, Loosli e Chavanel, e parte Guido Trenti, veneto che veste la maglia degli Usa. Lo seguono Alex Efimkin (Russia) e Sylvain Calzati (Francia). Prendono qualche metro di vantaggio, poi l'Italia s'organizza e porta Ballan in seconda ruota e Marzio Bruseghin, campione italiano a cronometro, a tirare il gruppo. Risultato? Un paio di cento metri e i tre sono di nuovo nel plotone. Basterebbe questo per far capire la caratura del personaggio, ed invece Marzio si prodiga anche in una progressione "stile Fassa Bortolo" che lancia Pozzato in fuga. Se oggi Rebellin è stato il regista, Marzio è stato il capo-mastro.

Danilo Di Luca - 8,5
Non si è visto molto davanti, ma quando s'è visto ha fatto paura ad un sacco di gente. Belgi in primis. Presenza importante, soprattutto per carisma, all'interno della fuga di metà gara, quella dei 14 "ottimi". Per il resto, s'è limitato a controllare, anche se probabilmente avrebbe potuto dare una piccola mano in più a Bettini nei momenti in cui gli stavano scappando prima Vinokourov e dopo Sánchez, ma evidentemente anche l'abruzzese ha pagato, in quel frangente, l'infernale ritmo imposto da Ballan.

Filippo Pozzato - 9,5
Evidentemente gli appuntamenti importanti li sente nella maniera giusta, con quella carica e quella concentrazione che fanno sì che la sua classe sia sempre lì davanti, sempre pronta a fuoriuscire, sempre pronta a togliere qualche castagna dal fuoco. È il quarto azzurro (considerando il "pilotaggio" di Bruseghin) a muoversi, e ci prova da lontanissimo; poi ci riprova con Di Luca, in un gruppetto che lo vede come il più veloce insieme all'australiano O'Grady. Fa il buco a Bettini al penultimo giro, in cima alla seconda ascesa, e poi va a braccare Millar all'ultimo chilometro, piazzandosi in testa sotto la "flamme rouge", facendosi poi un po' sorprendere dalla fantasia della Spagna. Bello e bravo.

Alessandro Ballan - 9,5
Nessun tentativo di fuga, perché il Ballero decide di giocarsi il treno di Castelfranco da dentro il gruppo. Al nono giro inizia a tirare sulle salite, e subito selezione (parte Paolini con Kashechkin, azione da cui scaturirà la fuga di Pozzato, Cancellara, Sánchez, Di Luca, etc.). Decimo giro a riposo (con la fuga davanti) e all'11esimo riparte. Progressione costante sulla prima ascesa: il gruppone patisce il ritmo. Mai, però, come nell'ultimo giro: si piazza in testa ai piedi del primo strappo, ed accelera; prima poco, poi sempre un po' più forte. Non gli sta dietro nessuno. Ha fatto il vuoto dalla testa del gruppo, roba da matti, una potenza straripante. Uno statunitense prova anche un lancio con la mano protesa (ecco perché si chiama "americana"...) in favore di un belga, visto che non riesce a ricucire il divario. Per riprenderlo, si deve muovere Vinokourov, mica uno qualunque. Finito questo compito, si scansa, esausto, ma decisamente soddisfatto. Incredibile, enorme, preziosissimo Ballan.

Luca Paolini - 8,5
Lavora spesso nell'ombra, dietro le quinte, per coprire Bettini e per scortarlo nelle posizioni d'avanguardia. In qualche frangente è coraggioso, in altri sembra come se fosse consapevole di non avere una grossa gamba e quindi cerchi di fare di necessità virtù. In pratica, difatti, compie un solo vero allungo in maniera decisa, sull'ultima ascesa alla salita della Croce, prima della sparata di Bettini (il "lancio" è ormai un rituale del duo azzurro). Bravo a vigilare su Cancellara negli ultimi 2 km, ha rischiato anche di cadere per via del tocco (che pareva fortuito) di un altro atleta nel concitato finale di gara.

Davide Rebellin - 10
Sarà stato il ruolo di "regista" affibbiatogli da Ballerini a responsabilizzarlo ed esaltarlo, sarà stato l'aver ritrovato la maglia azzurra dopo la delusione del 2004 (fu escluso dal Mondiale di casa sua, praticamente), sarà semplicemente che una gara nervosa e così lunga premia le sue indubbie doti di fondista e di capacità nel tenere un passo sostenuto per parecchi chilometri, ma oggi Rebellin è stato entusiasmante. Sempre attento, sempre davanti, ha ispezionato ogni lembo di manto stradale della cittadina austriaca, e si è saputo muovere con assoluta sagacia tattica. In primis, tirando il collo al gruppo al penultimo giro sulla seconda ascesa; poi, riuscendo ad avvantaggiarsi con Loosli (e poi anche Chavanel), sgravando così l'Italia dall'inseguimento al suono della campanella dell'ultimo giro. E quel capolavoro di forza, coraggio e classe architettato ai 4000 metri dalla fine del Mondiale, con quel contropiede solitario, dopo che il gruppone s'era riportato sul gruppetto di Bettini, Vinokourov, Boogerd, etc., che non ha permesso minimamente alle squadre dei velocisti di organizzarsi in maniera degna. Dura 2 km (forse qualcosa in meno) l'azione di TRebellin, e termina sotto i colpi di Vinokourov, che si spompa per riacciuffarlo. Che spettacolo Davide, che spettacolo che sei stato.

Paolo Bettini - 10 con lode
Campione del Mondo. Chiudiamo con la lode del Campione del Mondo. Ce li abbiamo messi tutti gli azzurri, compreso il CT Ballerini, perché se lo meritavano tutti. Oggi come non mai è stata la vittoria di una squadra, è vero, ma pensate che beffa che sarebbe stata se quel folle del "Grillo", quel matto di Bettini, non avesse visto, o si fosse distratto un secondo di troppo, nell'attimo in cui Sánchez e Valverde stavano consumando quel capolavoro che s'era inventato Antequera nel finale. Sì, Paolino, sei stato formidabile non tanto nel battere Zabel e Valverde in volata (oh, non fraintenderci, ma se hai battuto Cipollini e Petacchi ci sarà un motivo, no?), ma quanto, per l'appunto, nell'accorgerti di quel momento, nello scorgere quella maglia rosso scura, nel rischiare di toglierti dalla ruota del belga Tom per andare ad acciuffare con i denti quella del tedesco Erik. Sai, Paolo, abbiamo rischiato di vanificare una stupenda azione corale, tutta di prima e con tocchi di raffinata fattura e prelibata ricercatezza, per via di un difensore che stava aiutando il proprio portiere a parare la palla sulla linea. E quindi ti dobbiamo dire "Grazie!" perché quella respinta, efficace ma non lucida, t'ha permesso di confezionare quella meravigliosa rovesciata che ricorderai, forse, non tanto come il gol più bello (Atene non si batte), ma quanto il gol più complicato. Grazie Paolo. Grazie Paolino. Grazie campione italiano. Grazie campione olimpico. Grazie, Campione del Mondo.

Mario Casaldi    

 

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