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AleJet trova l'intonazione - E Bocelli lo applaude a Donoratico | Cicloweb

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AleJet trova l'intonazione - E Bocelli lo applaude a Donoratico

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Dodici mesi fa era un'altra storia: si era lo stesso 4 a 1 per Boonen, ma AleJet non aveva dovuto subire tre batoste, in Qatar, dal poderoso belga. Anzi, da un certo punto di vista AleJet era anche in vantaggio, visto che il 100% dell'esordio livornese era davanti – in una ipotetica classifica - alla più bassa percentuale dell'allora campione del mondo, sconfitto in una volata dall'austriaco Eisel.
Petacchi aveva bisogno di questa vittoria, inutile nascondersi (e difatti Alessandro non lo fa). Scontato, dunque, che i quattro fuggitivi di giornata, Bertogliati, Salerno, Sobal e Palumbo, non avessero scampo, così come altrettanto ovvio è stato il ricongiungimento dopo le sparate di Leonardo Giordani prima e Manuele Spadi poi, a pochi chilometri dall'arrivo.
Troppi i corridori con il conto da presentare ai propri team manager, in volata: Petacchi su tutti, certamente, ma non solo. L'indigeno Chicchi aveva la Liquigas a disposizione, Bennati ha avuto un segnale importante dalla Lampre-Fondital che ha lasciato Napolitano a riposo, nonostante la doppietta sul podio dello scorso anno; e poi Bettini che esordiva nel 2007, in Italia, in provincia della sua Livorno, con la maglia di campione del mondo (ma Paolino ha lavorato invece per De Jongh, sfortunato nella caduta a poche centinaia di metri dall'arrivo) ed infine Grillo della Panaria-Navigare, atteso costantemente al salto definitivo di qualità.
Volata doveva essere, e volata è stata, dunque. Soltanto il meteo poteva intaccare i piani dei velocisti, ma l'assenza di pioggia sul litorale livornese di quest'oggi (popolato da un fiume di appassionati), quando mezza Italia è stata bagnata da rovesci più o meno intensi, la prendiamo volentieri come un segnale benevolo del dio del ciclismo, che ha voluto preservare l'incolumità dei corridori, almeno all'esordio.
Incolumità che è venuta meno per qualche – inevitabile – sfortunato: Riccardo Riccò su tutti, caduto e ritiratosi senza conseguenze, Marco Marcato della nuova Lpr-Androni, costretto al trasporto in ospedale (sperando non ci siano conseguenze serie), così come Sven Teutenberg del Team Volskbank. Quando la velocità sale, il rischio è sempre dietro l'angolo, o a ridosso di una curva.
L'ultimo km è lanciato da Ongarato in prima posizione, appena scansatasi la coppia Baldato-Ballan tra le fila blu-fucsia di Fabrizio Bontempi. Petacchi a fine gara dirà che qualche frazionamento di troppo non ha permesso a Lancaster, nuovo acquisto di Stanga, di essere al suo posto (tra Ongarato e Velo), e difatti la Milram ha vacillato un pochino sulla velocità. Non si poteva bruciare un uomo da così lontano.
Una mano gli è arrivata da Enrico Degano della Barloworld, che per pilotare davanti Robert Hunter (e, lo vedremo sull'arrivo, anche Giosuè Bonomi), ha dato una bella accelerata al plotone, ma poi Velo è stato sopravanzato da Steven De Jongh, olandese della Quick Step che già in Qatar aveva scombinato i vagoni del trenino di AleJet: anche stavolta l'ultimo uomo (è così rischioso, caro Stanga, provare un altro atleta al posto del bresciano?) si fa anticipare, ma probabilmente stavolta De Jongh, senza un velocista da lanciare, parte un po' lungo.
Petacchi è sulla ruota dell'olandese, lo scarta sulla destra, a centro strada, ad una 80ina di metri dal traguardo, proprio nel momento in cui De Jongh, che forse è rallentato da un po' di fatica, intruppa col polso al manubrio di Balducci e casca, per fortuna (con tutto il cinismo del caso) senza trascinarsi appresso nessun altro.
Petacchi, raggiante, batte lo stesso Balducci e Daniele Bennati (l'anno scorso secondo) e si concede ai microfoni: «Sono contento per aver raggiunto la terza vittoria al Costa degli Etruschi. Non è mai facile vincere per tre anni consecutivi. In Qatar mi ero reso conto che mi mancava ancora qualcosa negli sprint, per questo ci tenevo a far bene qui. La volata è stata complicata, visto che ci è mancato un uomo nel finale e De Jongh è stato bravo ad anticiparci. Ho fatto uno sforzo immenso per passarlo, d'altronde con l'età che avanza mi accorgo di aver sempre più bisogno di far volate per raggiungere una buona forma. Più corro e più sto meglio, e la stagione è ancora lunga».
Non è mai stato mai un pozzo di entusiasmo AleJet, ma mai come oggi forse lo "sforzo immenso" è più che veritiero. C'era da lasciarsi alle spalle un anno disgraziato (condito comunque da tante vittorie), con la caduta al Giro e la stupidata della Vuelta. C'era da dimostrare – e dimostrarsi, soprattutto – di saper ancora alzare le braccia al cielo. Mica per sfiducia, per carità, ma per un po' di disabitudine, e per un po' di batoste rimediate da un giovanotto belga in un Paese lontano, qualche giorno fa.
All'arrivo, per AleJet, anche i complimenti di un ospite d'eccezione per il ciclismo, il tenore Andrea Bocelli: «È la mia prima esperienza in una corsa dal vivo, e devo dire che c'è un entusiasmo straordinario. Sono contento il doppio, poi, perché ha vinto un amico come Alessandro Petacchi, ed il triplo perché il pubblico così numeroso su queste strade dà una grande dimostrazione di attaccamento allo sport in un momento non certo facile per questo settore, in Italia. La dedica di Alessandro non la merito, è giusto che si prenda i propri meriti per essersi buttato alle spalle una lotta col destino che ultimamente, tra incidenti e fatalità, lo aveva spesso appiedato».
Dodici mesi fa era un'altra storia: si era lo stesso 4 a 1 per Boonen, ma Petacchi non aveva bisogno di quell'«uno» per svoltare. Oggi AleJet ha svoltato con grinta, domani Boonen sarà in Spagna. Forse si rivedranno soltanto a Milano, a metà marzo, al foglio firma o poco più in là, alla partenza verso via Roma, verso Sanremo.
Dodici mesi fa sul lungomare ligure finì zero a zero, con due figure a favore del belga (vinse Pozzato, compagno di squadra di Tom). Due anni fa, però, Petacchi non lasciò scampo al giovane rampollo di Lefévère (primo contro ottavo). Per quest'anno, bisognerà solo attendere quel giorno, quei Capi e quel rettilineo leggermente all'insù: i protagonisti di certo non mancheranno.


Mario Casaldi

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