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Un biscotto indigesto - Ballan preso tra Popovych e Freire

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Alessandro Ballan è giovane, è bravo, è simpatico. Quest'anno sta vivendo il suo battesimo al Tour; e oggi ha avuto modo di scoprire quanto può essere cinico e baro e destino di un corridore preso nella morsa di interessi che passano al di sopra della sua capoccia.
La tappa di uscita dai Pirenei, 211 km nervosi (ma c'è un solo chilometro che non lo sia, nell'Esagono?) con arrivo a Carcassonne, ha proposto sulle prime una fuga clamorosa, 15 uomini all'attacco su una salitella chiamata Col des Ares, gente chiamata Hincapie, Cunego, Rasmussen, Pereiro, Guerini, oltre ai Bennati e agli Hushovd allo scoperto per cercare punti sui traguardi volanti. Era chiaro che un attacco del genere, con tutta quella nobiltà nelle sue file, non poteva trovare spazio. E così il gruppo guidato dalla Phonak della maglia gialla Landis, ha controllato senza mai lasciare più di 1' di spago ai fuggitivi, che pure hanno resistito in avanscoperta per una sessantina di km.
Ripresi costoro, al km 95 è partito un quartetto altrettanto interessante, anche se meno pericoloso per i giochi di classifica: il nostro Ballan con Freire, Le Mevel e Popovych. Con quest'ultimo a 9' in graduatoria, la Phonak si è curata giusto di non far prendere troppo margine alla fuga, ma non ha inseguito alla morte per annullarla. E la fuga è andata, prendendo oltre 4' (e permettendo a Popo di rientrare al decimo posto in classifica, una posizione senz'altro più consona alle sue potenzialità).
Restava da giocarsi il successo di giornata. E lì il povero Ballan s'è trovato preso in mezzo: agli 8 km è scattato Popovych, e Ale l'ha inseguito. Ripreso Yaroslav, subito è partito in contropiede Freire (Le Mevel s'era staccato), e ancora Ale a inseguire. Poi di nuovo Popo, e sempre Ale a lavorare, e Freire nemmeno un cambio: morale della favola, si scopre che la Discovery dell'ucraino ha fatto strada facendo un accordo con la Rabobank dello spagnolo: voi ci fate vincere oggi, e noi daremo poi una mano al vostro Menchov, che è secondo in classifica e punta a conquistare il Tour.
Semplice come l'acqua, liscio come l'olio, aspro come l'aceto: il condimento è servito, sul biscotto più indigesto della stagione. Una commistione agrodolce che è proprio il sapore che resta in bocca ad Alessandro, sicuramente soddisfatto per la sua prestazione, ma molto meno per il risultato.
Ma a conti fatti, che poteva fare il nostro Ale? Qualunque atleta con un briciolo di conoscenza del ciclismo, non avrebbe mai pensato che potesse essere consigliabile muoversi quando si è mosso Popovych, agli 8 km. Ballan non avrebbe proprio potuto anticipare l'ucraino, semplicemente perché era follia partire prima degli 8 km, ma era follia anche partire agli 8, bisognava aspettare almeno i 5 km. A meno che.
A meno che non si avessero le spalle coperte dall'accordo sottobanco. Avendole, Yaro ha potuto fare lo splendido, scattando ai meno 8; e lì, automaticamente, si è innescato il meccanismo perverso: Ballan condannato a inseguire, visto che Freire non si muoveva (tantopiù che quello sventurato di Le Mevel si è staccato subito), gli altri messi nelle condizioni di poter scattare a turno. È andata esattamente così. Popovych e Freire si sono cotti a piacimento il polletto italiano. E aveva voglia, il povero Ballan, di urlare nelle orecchie a Freire: l'unica cosa che Oscarito, in un sussulto di dignità, ha potuto fare, è stata lasciare la seconda piazza all'italiano, dopo che all'ennesimo scatto (ai 3 km) Popovych aveva fatto definitivamente il vuoto senza che lo spagnolo battesse ciglio.
Sconsolato, Ballan, ma conscio di poterci provare ancora. Se avesse gambe, magari già domani, a Montélimar, in capo a 230 km - ovviamente - molto nervosi. Ma più presumibilmente, più avanti nel Tour: le tappe buone non mancano, c'è domenica, e c'è venerdì prossimo: in alto i cuori.

Marco Grassi



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