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McEwen festa continua - Altra volata buona dell'australiano

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Robbie McEwen deve sentirsi un po' come nel Paese dei Balocchi. Ha scoperto di avere una gamba eccezionale, e che gli basta lasciarla andare per mettersi alle spalle il gruppo dei velocisti del Tour. Un gruppo da cui, tra l'altro, manca il migliore della categoria, l'infortunato Petacchi; e oltre a ciò, Robbie ha a disposizione un percorso che gli organizzatori hanno disegnato probabilmente sotto l'effetto di barbiturici: piatto piatto, con una serie infinita di arrivi che, seppur nervosetti, non presuppongono esiti diversi dal volatone. Prepariamoci a viverne 4 da qui ai Pirenei (la sequenza è: due volate-cronometro-volata-riposo-volata), quindi di chance per Robbie e i suoi fratelli ce ne saranno a iosa.
Oggi a Saint-Quentin, nella tappa iniziata da Huy (Belgio) e che ha segnato il rientro della carovana in territorio francese dopo tre giorni di Benelux, la solita fuga ha visto impegnati Egoi Martínez, Wiggins, Lefèvre, Mengin e Coutouly. Uno spagnolo, un britannico e tre francesi: quando vedremo anche un italiano all'attacco, faremo festa.
Il gruppo non ha comunque lasciato soverchia libertà ai fuggitivi; il tempo di vivere anche oggi il momento del brivido (Iban Mayo coinvolto in una caduta a pochi chilometri dal traguardo, ma per fortuna non ci sono state conseguenze gravi: e meno male, perdere pure il basco avrebbe significato un crollo glicemico per noi), e il gruppo, che aveva sempre tenuto nel mirino gli attaccanti, li ha ripresi in vista del traguardo. Sul rettilineo finale in leggera ascesa, dove si aspettavano Bennati, o Freire, o Hushovd, è stato ancora McEwen, già primo a Esch, a battere tutti. Un Boonen ancora sottotono, quinto al traguardo, conserva la maglia gialla, e spera di rifarsi già oggi nella Beauvais-Caen, 225 km ancora per velocisti.
In conclusione, il consueto bollettino-Puerto, ovvero la quotidiana rubrica sugli aggiornamenti che vengono dall'indagine antidoping spagnola che ha terremotato il Tour e, più in generale, il ciclismo. La radio Cadena Ser, che ha offerto tutta una serie di indiscrezioni e anticipazioni sull'inchiesta (quelle anticipazioni - lo ricordiamo - che, in assenza di procedimenti ufficiali, ha portato all'esclusione dalla Grande Boucle di Basso, Ullrich, Mancebo e compagnia danzante: perfetto esempio di totale mancanza delle più elementari garanzie dello stato di diritto), la radio Cadena Ser, dicevamo, sta ospitando a puntate un'intervista al dottor Eufemiano Fuentes, il ginecologo intorno a cui ruota tutta la vicenda: è lui, in collaborazione con l'ematologo professor Merino, che conservava le sacche di sangue congelato in attesa delle autoemotrasfusioni.
Fuentes, non potendo negare gli addebiti sul suo conto, ha rivelato l'altra notte alcune cose interessanti: si è detto deluso dal fatto che solo i nomi dei ciclisti siano venuti a galla nell'ambito dell'inchiesta: infatti dei circa 200 atleti coinvolti, si sa solo di una cinquantina di corridori, ma l'identità degli altri 150 resta per ora misteriosa. Fuentes non può fare nomi, ma ha confessato nell'intervista quello che i rumors anticipavano da giorni: oltre ai ciclisti (ce ne sarebbero degli altri coinvolti), tra i suoi assistiti c'erano dei calciatori, dei tennisti, dei pugili.
Forse i Mondiali di calcio e Wimbledon sono manifestazioni intoccabili; o forse è proprio il ciclismo ad avere un potere ridicolo nel consesso sportivo internazionale: fatto sta che, ancora una volta e come sempre, i primi (se non gli unici) ad essere mandati in pasto all'opinione pubblica e a passare per drogati sono i ciclisti. E non è proprio un bell'andazzo.

Marco Grassi



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