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Cronosvolta: ecco Honchar - Doping, ora spuntano gli innocenti | Cicloweb

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Cronosvolta: ecco Honchar - Doping, ora spuntano gli innocenti

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Prima di dedicarci alla corsa e alla grande giornata di Serhiy Honchar, c'è una cosa che ha precedenza assoluta. Dall'immondo calderone dell'Operación Puerto, per giorni sono stati vomitati i nomi dei nuovi reietti del ciclismo mondiale, subito additati all'opinione pubblica come una massa di dopati e di conseguenza scacciati (per vie oblique, ma scacciati) dal Tour, anche se in assenza di atti ufficiali.
Ora, a distanza di giorni, iniziano ad emergere i nomi dei possibili innocenti. Cioè corridori che, coinvolti loro malgrado nel gran marasma che ha sconvolto il ciclismo, rischiano ora di essere scagionati. Due su tutti, spagnoli: Vicente Ballester e Alberto Contador, quest'ultimo giovane valentissimo. Di loro il dottor Fuentes, ovvero il fulcro dell'inchiesta, il «dopador maximo», ha detto: «Non capisco perché siano stati messi in mezzo, io non li conosco proprio». Oltre ai due, ce ne sarebbero degli altri: Luis León Sánchez e Sergio Paulinho, giovani compagni di Contador; e David Plaza, che si è ritirato a inizio anno.
Chi risarcisce ora questi ragazzi del danno d'immagine subito? C'è di più: Contador, Sánchez e Paulinho sono compagni di squadra di Vinokourov, e la loro esclusione dal Tour ha contribuito a lasciare la squadra (la Astana, ex Liberty Seguros), in 4, ovvero un uomo in meno di quelli richiesti dal regolamento per prendere il via in un grande giro. Quindi, Vino, che era attesissimo e risultava tra i favoriti, è stato escluso per colpe non sue e - lo scopriamo ora - per colpe anche non dei suoi compagni. Intanto Basso aspetta di sapere qualcosa sul suo futuro. Di certo c'è solo una cosa: non può esserci giustizia se non vengono rispettati i diritti più elementari; e se gli «imputati» vengono condannati e scontano la pena prima che venga istruito un processo. Chi ridarà il Tour 2006 a Contador? Chi lo ridarà a Vinokourov (che ha 33 anni e non troppe altre chance di vittoria)? Chi a Basso?
Di sicuro sono problemi che non turbano più di tanto la felicità di Serhiy Honchar, che a Rennes ha dominato la prima vera cronometro del Tour: 52 km per metà mossi e per metà piatti. Per non sbagliare, l'ucraino è partito fortissimo ed ha tenuto un ritmo alto fino al traguardo: una media di oltre 50 e mezzo, per una prestazione che vale al fresco 36enne di Rovno (ma residente da anni in Italia) la prima vittoria al Tour, e non solo: anche la sua prima maglia gialla, che fa il paio con la rosa indossata all'ultimo Giro per quella che prende i connotati di una stagione per lui strepitosa.
Honchar, che vanta in carriera un titolo mondiale a cronometro nel 2000 e un secondo posto come miglior piazzamento in una grande gara a tappe (al Giro 2004), è al suo terzo Tour, e ha messo in fila tutti i favoriti. A partire da Landis, che ha pagato 1'01" nella tappa ed è secondo anche in classifica, a 1'00". Buona prestazione in generale dei T-Mobile (oltre a Serhiy, c'è Rogers quarto, Sinkewitz sesto, Klöden ottavo, e pure Mazzoleni sedicesimo), cui fa da contraltare la giornata ampiamente negativa dei Discovery: il migliore della squadra americana è nientemeno che Savoldelli, diciannovesimo, mentre deludentissimo Hincapie, che pure era atteso a una prestazione da top 3, e invece è rotolato al 24esimo posto. Non bene anche Popovych, che oltre il 32esimo posto non è andato, anche se su Yaro c'erano aspettative decisamente più modeste, almeno relativamente a oggi.
Bella la sorpresa di Marcus Fothen, al suo esordio al Tour e già capace di sfornare un settimo posto in una crono di 52 km: tra lui e Lang, ottimo terzo d'esperienza, hanno in parte salvato il bilancio di una Gerolsteiner affossata dal crollo di Levi Leipheimer, autore della più inattesa controprestazione della giornata. L'americano, per molti favorito principale del Tour, ha perso la bellezza di 6'06", e se non deve dire addio ai sogni di gloria, poco ci manca.
In linea con i presupposti di una cronometro che - Honchar a parte - è risultata poi molto equilibrata (da Landis secondo a Savoldelli 19esimo ci sono solo 1'11", arco all'interno del quale possiamo trovare tutti i favoriti, a parte - appunto - Leipheimer): e hanno corso in maniera simile uomini pericolosi come Menchov (43" da Landis), Evans (48"), Karpets (51"), Sastre (1'10").
Discorso a parte per Zabriskie, che è sì in zona, ma partiva come favorito della crono, e il 13esimo posto non lo appaga certamente. Mentre un altro cronoman puro, David Millar, alla sua prima vera prova contro il tempo dopo il ritorno dalla squalifica, raccoglie un 37esimo posto che non è molto, ma non è nemmeno la peggiore delle rentrée possibili.
Capitolo Italia: a parte i bravi Mazzoleni e Savoldelli, buona la prestazione di Guerini (34esimo a 3'20" da Honchar, ha sfruttato anche lui la gran giornata T-Mobile), non eccezionale quella del campione italiano Bruseghin (39esimo), discreta quella di Ballan (40esimo, e per lui si trattava della prima crono in un grande giro). Le dolenti note riguardano Garzelli (74esimo a 5'18"), Simoni (75esimo a 5'19"), Cunego (106esimo a 6'23") e Caucchioli (addirittura 119esimo a 6'38"). Ma con molta onestà non potevamo aspettarci troppo di meglio, si tratta di uomini che si esprimeranno (si spera) in salita, ed era abbastanza scontato che pagassero un conto salato.
La questione principale, a questo punto, riguarda proprio Honchar: terrà sulle montagne? Non è il suo terreno, lo sanno tutti, ma questo vecchiaccio può partire da tre considerazioni che potrebbero dargli coraggio: la prima riguarda il vantaggio che ha su tutti: quello c'è e non si può nascondere. La seconda è che ha a sua disposizione un'altra cronometro, a fine Tour, a fronte di una serie di tappe di montagna non propriamente tremende (Pirenei ridicoli, Alpi più insidiose ma senza il moloch definitivo e soprattutto senza un Pantani); la terza è che dispone di uno squadrone, rimasto però acefalo in seguito al forfait di Ullrich. E se ora la T-Mobile si votasse a difendere il primato di Serhiy, ma credendoci veramente? A lui spetterebbe il compito di non gettare la spugna, di resistere in tutti i modi e soprattutto di usare la testa: nell'incertezza di un Tour rimasto senza primedonne, non dovrà certo correre dietro a tutti quelli che lo attaccheranno, ma dovrà curare al massimo tre o quattro uomini. E se quegli uomini sono Landis, Menchov, Karpets ed Evans, con tutto il rispetto, il nostro Honchar non parte affatto battuto.

Marco Grassi



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