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Schumacher rifà il colpo - Gruppo turbato dal caso Liberty

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Uno più uno uguale a due: l'aritmetica di Stefan Schumacher è di una semplicità disarmante. Il tedesco somma al successo di tappa conquistato al terzo giorno di gara, un'affermazione ottenuta nella quartultima frazione. E il totale che ne risulta è un bilancio iperlusinghiero per il giovane corridore della Gerolsteiner: in pratica è lui il più vincente corridore da fughe del Giro 2006, uno capace di assestare una botta da finisseur sull'erta di Namur, in Belgio, e poi (dopo il dovuto recupero fisico e mentale), bravissimo a indovinare una fuga buona e a piegare al suo volere i suoi compagni d'avventura.
E il primo fra tutti questi è Marzio Bruseghin, uno spettacolo di corridore che da dieci anni (da quando, nel 1997, passò professionista) si sbatte alle dipendenze di mille capitani, l'ultimo dei quali è il pallido Cunego di quest'epoca, e che ogni tanto prova l'azione personale, la fuga da lontano, l'attacco a lunga gittata, all'inseguimento di una vittoria che invece continua a sfuggirgli.
E se prima si poteva aspettare, tanto si era ancora giovani ed era tutta un'altra cosa, ora che gli anni galoppano (siamo a 32, quasi) e fugge questo reo tempo, la pesantezza di quello zero nella casella delle vittorie si fa sempre più schiacciante. Marzio aveva inanellato già due fughe, in questo Giro, sulla strada per Passo Lanciano e per La Thuile. Ma in quelle occasioni si era mosso (vanamente) nell'ottica di un auspicabile attacco di Cunego nel finale.
Stavolta, invece, Bruseghin agiva per conto proprio. Nessuna strategia di squadra a sottendere la sua azione, niente, solo la ricerca di una soddisfazione personale che per un giorno mettesse in ombra ciò di cui tutti parlano quando si parla di Marzio: i suoi asini, di cui va pazzo e che alleva, peculiarità tanto caratterizzante che i suoi tifosi esibiscono copricapi con orecchie d'asino, l'incubo di Lucignolo materializzatosi sulle strade del Giro.
Bruseghin è scattato oggi sulla prima delle molteplici asperità di giornata, una salitella austriaca (la tappa partiva oltreconfine, a Sillan) su cui gli si sono accodati gli spagnoli López García e Gutiérrez Palacios. Si correva da 55 km, e 155 ne mancavano a Gemona del Friuli, arrivo posto nell'epicentro del terremoto che esattamente 30 anni fa (il 6 maggio del 1976) sconvolse queste zone, e che la corsa rosa, meritoriamente, commemora.
Sulla successiva discesa, è arrivato sul terzetto l'uomo che ne sarebbe stato il giustiziere, Stefan Schumacher, troppo veloce per portarselo appresso, ma ci sono momenti in cui non si può traccheggiare, bisogna andare avanti e sarà quel che sarà. Bruseghin va avanti. Anima la fuga, tira, strappa, forza. Sulla salita di Monte Croce Carnico, al confine italo-austriaco, sui 4 si porta anche Wegelius. Il quintetto è bene assortito, si va d'accordo, si va all'arrivo.
Le côtes del Friuli, materiale da splendida classica (organizzatela!), non scompaginano più di tanto le carte in tavola: il gruppo controlla da lontano, tra gli attaccanti ci provano López, poi Gutiérrez con Schumacher, poi Wegelius. E Marzio, paziente, sempre lì a ricucire. Finisce che arrivano in volata, e in volata Bruseghin, che pure si lancia ai 350 metri, non può nulla contro il ritorno prepotente di Schumacher. Che lo supera, lo batte, fa il bis, festeggia. A Marzio, le briciole. Ci riproviamo, però.
Non domani, visto che da Pordenone al San Pellegrino sono 224 km con Forcella Staulanza, Marmolada, Pordoi e arrivo in quota. Tornano in pista i big, nel primo dei due tapponi dolomitici. Basso è a due passi dal trionfo.
Purtroppo, però, dalla Spagna rimbalzano notizie preoccupanti, relative all'arresto (e successivo rilascio) di Manolo Saiz, gran manager della Liberty Seguros, già in passato coinvolto a vario titolo in vicende di doping. Lo sponsor stavolta s'è stufato, e fa sapere che abbandona su due piedi il ciclismo. Già non era stato un gran colpo di marketing avere il proprio logo associato a Roberto Heras, vincitore dell'ultima Vuelta e successivamente squalificato per doping. Ora quest'altro colpo, e allora il management della compagnia assicurativa ha deciso di farsi da parte.
Le domande sono tante: la squadra farà il Tour? Di più, e nel breve: porterà a termine il Giro? Che fine faranno i suoi tesserati? Vinokourov, per non saper né leggere né scrivere, si è già messo sul mercato, proponendosi al miglior offerente. L'articolo è in effetti dei più interessanti.
Non solo Liberty, però: già, perché è coinvolto nell'inchiesta anche il dottor Eufemiano Fuentes, anch'egli chiacchieratissimo in passato, e legato ad un numero rilevantissimo di atleti, non solo ciclisti. Pare che avesse un paio di centinaia di sacche di sangue ossigenato destinate al mondo dello sport. Si dice che tra i nomi dei destinatari di tali materiali illeciti ci sia anche quello di Jan Ullrich, oltre che quelli di altri protagonisti del Giro. Restiamo on line, in attesa di sapere, di conoscere, di inorridire. Con la consapevolezza che notizie di questa natura, in questo dannato (e, forse, condannato) sport moderno, non smetteranno mai di arrivare.

Marco Grassi

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