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Paolo, il rosa non stinge - Savoldelli domina la prima crono

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Paolo Savoldelli, ti abbiamo scoperto. Ti abbiamo capito, ti abbiamo smascherato: chissà quanto gli piace, al nostro Falco preferito, interpretare la parte di quello che tutti mi sottovalutano, che nessuno ci crede mai fino in fondo, che gli altri hanno sempre più appeal di me, i Cunego, i Basso, i Simoni, i Di Luca. Gli piace, ci gioca, ci si diverte (ci canta pure le canzoni), e poi alla fine mette il carico da 11 e si porta a casa quello che c'è da portarsi a casa.
Nell'occasione, il cronoprologo del Giro d'Italia 2006. Una distanza irrisoria, poco più di 6 chilometri, per questo primo impegno in terra belga (a Seraing) dell'89esima corsa rosa. Un terreno misto, non da specialisti, un terreno su cui non avresti detto che qualcuno avrebbe scavato chissà quali solchi. E in effetti gli altri, quelli rispetto a cui Paolo si sente (dice di sentirsi) sottovalutato, sono stati coerenti con lo spartito: tutti in un fazzoletto, nello spazio di 7", Di Luca ottimo a fare il prologo in 8'09", davvero bravo (non è un cronoman, si sa), Basso un po' sotto le attese, ma lì a 4" da Danilo, e Cunego meglio del previsto a 2" da Ivan, e Simoni in Gentile-su-Zico-España-82-style, tignoso come sempre, incollato alla maglia e alle caviglie, a un solo secondo da Damiano. Tutti lì, in fondo si trattava solo di una sgambata di assaggio, i valori sono ancora livellati, il gruppo dei forti procede più o meno compatto.
E invece Savoldelli pretende di cantare fuori dal coro. Ha un pezzo tutto suo da eseguire, un assolo che lo rimette al suo posto, ovvero il centro delle attenzioni, la maglia rosa, quella che lui per ultimo aveva indossato un anno fa e che per primo vuole indossare a Seraing. Siccome non c'è solo la lotta per la classifica, e di conseguenza non ci sono solo i pochi pretendenti alla vittoria del Giro, bisogna ricordare che nella competizione sono impegnati anche fior di cronoman, che nel prologo contro il tempo contavano di dire la loro, e di dirla in maniera chiara.
Bruseghin, 8'10", è il primo a esibire una bella prestazione, si pone al comando finché Fran Pérez (8'06") non lo scavalca. Ullrich parte alle 16.24, ma si sa, lui è qui per allenarsi, mette giù il rapportone e ci dà dentro, cerca la potenza e non l'agilità, non i cambi di ritmo: il tempo è alto, 8'39", alla fine sarà 80esimo. Partono i compari di Basso in Csc, Julich e Voigt, ma deludono, specie il primo. Parte l'uomo di casa, Verbrugghe, già vincitore di prologhi in passato e autore di dichiarazioni bellicose alla vigilia. Naufraga. Parlare di meno, pedalare di più.
Deve metterci tutto il suo impegno Honchar per scalzare Pérez dal primo posto. Ed è un impegno che porta l'ucraino a fare 1" meglio dello spagnolo. Molto più sciolto, poco dopo, il giovane tedesco Schumacher, che pur non avendo mai praticato a livelli di eccellenza le cronometro, arriva al traguardo in 8'03", 2" meglio dell'esperto Serhiy.
La tappa entra nel vivo, si susseguono partenze e arrivi dei big. Danielson, gregario di Savoldelli, fa una buona prova; Rogers, tricampione del mondo a cronometro, idem; ma Schumacher resta sempre in testa, finché José Enrique Gutiérrez Cataluña non lo appaia (anzi lo precede, questione di centesimi); ma il colpo vero lo assesta Brad McGee, che parte alle 17.36 e alle 17.44 e 01" è già sotto lo striscione: 8'01", lo specialista ha servito la sua portata, chi lo butta giù dalla torre, chi gli sfila la maglia rosa?
Non Di Luca, non Simoni, non Cunego, non Basso: si piazzano tra gli 8" e i 15" di ritardo dall'australiano. Il prologo è troppo equilibrato, non ci saranno abissi tra gli uomini di classifica. Anzi no. C'è ancora Savoldelli. Parte come un treno, la bua al pancino di una settimana fa è un ricordo sbiadito, in cima alla salitella di Place des Houilleurs ha già 10" di vantaggio su McGee, proprio così Paolo, hai sentito bene, 10", e lui non ci può credere ma visto che le cose stanno così si butta a capofitto nella discesa, rosicchia un altro secondo a Bradley, certamente ne guadagna di più sui rivali di classifica (tutti più cauti di lui in picchiata), e va a completare il suo prologo perfetto. Primo, maglia rosa, avversari spazzati chi a 19", chi a quasi 30", chi (Rujano) a 39". Lo volete proprio, questo Giro? Dovrete passare sul mio cadavere.
Eccolo qui, il tema forte, è già sui nostri schermi al primo giorno di gara. Sarebbe stato meglio che non fosse emerso nettamente nessuno dei favoriti, o va bene così? Va bene così.
Savoldelli, dei 6 pretendenti al Giro (con lui Basso, Cunego, Di Luca, Rujano e Simoni), sa bene di essere quello che patirà di più in salita; e di salite ce ne saranno a bizzeffe. Quindi, meglio per lui incamerare prima possibile tutto il margine che sarà capace di conquistare. Nella cronosquadre di giovedì, avendo lui un team veramente coi controfiocchi, potrebbe addirittura aumentare il suo vantaggio in classifica.
E questo che cosa comporta? Che il "nemico" è già all'orizzonte, ben visibile, bersaglio mobile: "abba-ttere Savo-ldelli", direbbe Terminator con voce metallica, questo qui bisogna attaccarlo subito prima che riprenda confidenza col ruolo di leader del Giro, prima che - magari - nella crono di Pontedera Paolino allunghi ulteriormente: un mantra che risuonerà martellante nelle menti dei suoi avversari. I quali quindi eviteranno probabilmente di cincischiare e andranno all'assalto già sulle prime salite, nelle tappe di sabato e domenica prossimi.
Noi ovviamente non ce l'abbiamo col Falco, anzi. Ma l'idea che possa esserci battaglia reale subito, e che non si debba attendere l'ultima settimana per la vera discesa in campo dei big, è troppo succulenta per non farci venire l'acquolina in bocca.


Marco Grassi

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