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Outsider da Ardenne - Interviste a Bertagnolli e Marzoli | Cicloweb

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Outsider da Ardenne - Interviste a Bertagnolli e Marzoli

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Trentino uno, abruzzese l'altro: in comune hanno la novità di trovarsi tra gli outsider più accreditati, in terra italica, per fare bene nella settimana delle Ardenne. Non una vera e propria "settimana santa" (come i belgi chiamano la settimana con Fiandre-Gand-Roubaix), ma qualcosa che ci si avvicina parecchio. L'Amstel Gold Race, la classica della birra in terra olandese, è la più giovane, ma ha già un palmares di tutto rispetto ed un percorso niente male che termina in vetta al Cauberg; la Freccia Vallone è una delle classiche più antiche della parte vallone (appunto) del Belgio, e negli anni recenti è stata un po' penalizzata dall'esclusione dalla ex-Coppa del Mondo che l'ha "costretta" a moderare il proprio chilometraggio al limite dei 200 km, ma una corsa che si conclude su un muro di 1,5 km con le pendenze di Huy mantiene intatto il proprio fascino qualunque sia la sua lunghezza; e poi la "Doyenne", la Liegi-Bastogne-Liegi, la classica - insieme al Giro di Lombardia - che premia i corridori più forti davvero e che raramente ha visto primeggiare un comprimario o un corridore con scarse doti tecniche e psicofisiche: il "Mondiale per scalatori", la definisce qualcuno.
Ebbene, il ventottenne di Fondo e il neotrentenne di Pescara (li ha compiuti il 2 aprile: auguri!) non sono giovani di primissimo pelo, né due tra i dieci maggiori favoriti per ognuna delle tre corse. Ma sono corridori usciti con un'ottima gamba dalla Vuelta al Pais Vasco, sono corridori che tengono la distanza, le salite ed hanno un ottimo spunto nei gruppi ristretti. Ruggero Marzoli è forse più adatto all'Amstel, Leonardo Bertagnolli è probabilmente più incline alla Freccia, mentre la Liegi potrebbe essere indigesta ad entrambi. Ce lo facciamo dire direttamente da loro.

Leonardo Bertagnolli
Durante il Giro dei Paesi Baschi Leonardo Bertagnolli è parso sempre molto pimpante, soprattutto nelle tappe in linea.
«I primi giorni di corsa sono stati ottimi, è vero, ed ho avvertito delle buonissime sensazioni. In realtà nella cronometro, anche se non è la mia specialità, puntavo a riprendere il 4° e il 5° della classifica generale e invece sono rimbalzato all'indietro. Ma va anche detto che contro gli indiavolati spagnoli forse è stato meglio tirare un po' i freni nelle ultime due tappe e risparmiare qualcosa, così come hanno fatto corridori come Boogerd e Rebellin».
Qual è la tua condizione in vista delle Ardenne?
«Domenica e lunedì mi sono sentito abbastanza stanco, lo ammetto, anche perché il Pais Vasco è una corsa dura che gli spagnoli e il loro modo di correre rendono ancora più difficoltosa. Ma già oggi mi sento più riposato e da domani inizierò il programma di avvicinamento alle classiche nella maniera più opportuna, con allenamenti molto mirati».
La distanza di una settimana tra la fine dei Paesi Baschi e l'Amstel Gold Race quindi ti avvantaggia?
«Sicuramente sì, e non solo me, perché i già citati Rebellin e Boogerd hanno finito un po' in debito per la stanchezza e la cronometro finale l'hanno fatta piano oppure non sono neanche partiti. Quindi chi corre da più tempo ha sicuramente più spazio per recuperare le energie con questi 8 giorni di distanza tra un appuntamento e l'altro».
Dopo lo scorso Giro d'Italia hai dichiarato con molta umiltà e con molta coscienza che una grande corsa a tappe, attualmente, non fa per te e ti sei dedicato alle brevi corse a tappe e, soprattutto, alle corse in linea. Non è da tutti.
«Nelle brevi corse a tappe e nelle corse in linea mi sono reso di essere competitivo già dalle esperienze con la Saeco. In un grande giro non ho dimostrato ancora niente, e quindi non posso pensare di competere ad altissimi livelli. Ho pensato dunque che sia meglio vincere una grande corsa di un giorno, magari, che non intestardirsi su un piazzamento in un grande giro. È più nelle mie corde la prima ipotesi, ora».
L'anno scorso hai già colto un 9° posto alla Clasica di San Sebastian. E poi le belle prove di inizio stagione in Francia. Insomma, occhio a Bertagnolli.
«L'anno scorso è stato un anno abbastanza sfortunato, ho avuto diversi problemi già ad iniziare dalla Tirreno-Adriatico. Ho iniziato soltanto dall'estate in poi a fare qualcosina, e certamente il successo di tappa alla Vuelta a España mi ha salvato totalmente la stagione. Quest'anno poi son partito forte, è dal Giro del Mediterraneo che non sbaglio una corsa e che sono sempre davanti a lottare coi migliori. So che un conto è essere competitivo ed un altro paio di maniche è il puntare alla vittoria. Ci proviamo».
Quale, tra le tre classiche, pensi sia più adatta a te?
«La Amstel non l'ho mai corsa e quindi non posso pronunciarmi, mentre sia la Freccia Vallone che la Liegi-Bastogne-Liegi sono due corse molto affascinanti, molto tirate e che penso possano vedermi tra i contendenti. Tra l'altro c'è stato un arrivo di tappa al Giro dei Paesi Baschi, quello di Lerín, molto simile all'arrivo della Freccia Vallone e lì sono stato 4°. Penso di poter fare bene a tutte e tre le corse, soprattutto se avrò qualche compagno in grado di tenermi coperto per i primi chilometri e che possa portarmi nelle posizioni migliori nelle fasi finali».
Hai notato qualche ruota particolarmente brillante da curare con un occhio di riguardo?
«Se dovessi guardare soltanto i Paesi Baschi direi senz'altro tutti gli spagnoli, ma storicamente sappiamo che i corridori iberici si impegnano un po' troppo nella loro corsa ed arrivano un po' vuoti sulle Ardenne, mollando anche un po' di testa. Rebellin, Boogerd ed Evans li ho visti pedalare bene e crescere tappa dopo tappa, ed ho la quasi certezza che i tre vincitori delle tre prove usciranno dal Giro dei Paesi Baschi. Altri due corridori che possono far bene sono senz'altro Danilo Di Luca e Stefano Garzelli, soprattutto il varesino l'ho visto pedalare cercando il ritmo e la cadenza giusta».
Dovessi scegliere la classica in cui conseguire il risultato migliore?
«La Liegi-Bastogne-Liegi, sicuramente».

Ruggero Marzoli
Pimpante al Giro dei Paesi Baschi, prezioso per Cunego - e per te stesso - nella Klasika Primavera. Come sta Ruggero Marzoli?
«Sto davvero bene, e alla Klasika Primavera ne ho avuto la controprova. Sono riuscito a rientrare in salita dopo gli scatti di Damiano con altri due corridori, poi mi sono messo a disposizione di Cunego e al suo ennesimo scatto mi sono lasciato sfilare con David Etxebarria e Gómez Marchante. Per vincere la volata del gruppetto m'è bastato un colpettino».
L'inizio di stagione travagliato ti ha fatto ritardare la preparazione. Pensi di essere competitivo per le Ardenne o credi che aver iniziato così tardi possa darti alcune noie?
«L'inizio di stagione difficile ci stava, visto che a dicembre ero ancora senza contratto e mi sono dovuto anche fermare per un'operazione di pulizia al soprasella. Un corridore che vuol vincere la Tirreno-Adriatico a dicembre deve già lavorare con decisione, mentre io a dicembre non avevo neanche iniziato, si può dire. Poi ho avuto la rottura dello scafoide alla Milano-Torino, e poi l'influenza, e poi la cistite e la preparazione è stata spostata di 20 giorni. Non tutti i mali vengono per nuocere, però. Perché ritardando la preparazione ho affrontato al 90% della forma il Giro dei Paesi Baschi, ne sono uscito bene, bene perché il giorno della Klasika Primavera erano tutti un po' stanchi, soprattutto quelli che sono andati bene in classifica, mentre io ero bello pimpante ed andavo forte lo stesso. Tutto questo significa che ne sono uscito con un'ottima condizione che mi permetterà di affrontare queste tre gare con il picco più alto di condizione. Cosa che non mi è mai successa, per le Ardenne, in otto anni di professionismo».
Pensi che la settimana che distanzia il Giro dei Paesi Baschi dalla Amstel Gold Race possa giovarti o penalizzarti?
«Per me che sono in crescendo va benone. Un corridore che possiede una condizione stazionaria ha più bisogno di tenere il ritmo delle corse ed allora potrebbe patire un po' la settimana senza gare, mentre un corridore che ha la condizione in crescendo è perfetto, essendo fresco di forze. Logicamente bisognerà vedere come andranno poi i risultati delle corse, per carità, ma dal mio canto sono già orgoglioso di essermi riuscito a ritagliare uno spazio importante in una squadra di primissima fascia come la Lampre-Fondital».
Questo ritaglio di spazio è anche dovuto a delle determinate caratteristiche che ti differenziano un po' da tutto il resto del gruppo Lampre. A parte il solo Figueras che, purtroppo, sembra non avere però lo smalto necessario.
«Giuliano adesso non è pimpante, no. Mi spiace perché lui ha sempre apprezzato queste corse, ama la primavera ed abitualmente è sempre andato forte in questo periodo. Un altro corridore con le caratteristiche simili alle nostre è Totò Commesso, ma lui ha sempre preferito il caldo e dunque il suo ritardo di condizione è preventivabile. Però mi spiace davvero per Figueras».
Quale tra le tre classiche delle Ardenne vedi più vicina alle tue caratteristiche?
«Ho già fatto almeno una volta tutte e tre le classiche e per me l'Amstel Gold Race è quella in cui posso far meglio, anche se dipende sempre poi da come si sviluppa la gara, da eventuali incidenti meccanici e, non ultimo, il clima che si trova. È dura, ma è un duro "giusto": alcuni anni c'è stata un po' troppa ressa nella volata sull'ultimo strappo, ma col bel tempo dovrebbe esserci un po' più di selezione. La Freccia ha un arrivo più duro che mi fa storcere un po' il naso, mentre la Liegi è un vero e proprio terno al lotto: anche perché se verrà Cunego bisognerà lavorare per lui e quindi ci penseremo tra qualche giorno».
Ruggero Marzoli si candida insomma come uno tra gli outsider soprattutto per la Amstel Gold Race. Con chi dovrai fare i conti?
«L'Amstel è una corsa molto aperta dove può davvero succedere di tutto, mentre alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi, più dure, vedo ancora davanti Danilo Di Luca. Poi c'è la coppia della Caisse d'Epargne formata da Valverde e Colom che ha corso davvero bene, così come vedo benissimo Garzelli: questi ultimi tre corridori hanno fatto un grande intermedio nella crono dei Paesi Baschi, e la prima parte era molto dura con salite vere; non avessero avuto la gamba, non sarebbero stati tra i primissimi all'intertempo».
E Bettini, che è l'unico - o quasi - tra i principali contendenti a non aver preso parte al Giro dei Paesi Baschi, come lo vedi?
«Bettini ha una classe innata, sarà lì davanti a lottare coi migliori senza dubbio. Secondo me non ha più raggiunto la condizione che aveva prima della caduta alla Tirreno-Adriatico, anche perché se avesse ripreso quel colpo di pedale poteva veramente fare filotto. La condizione che ha, comunque, gli basterà per lottare, e poi la classe che ha potrà fare il resto».
Come proseguirà la stagione di Marzoli dopo le Ardenne?
«A me piacerebbe correre il Giro d'Italia, ma fino ad ora non è nel mio programma. Non lo dovessi correre non mi fascerei comunque la testa, visto che 6/7 uomini saranno fissi per Damiano Cunego e che ci sono anche altre corse quali il Tour de France o la Vuelta a España e tutte le altre classiche della ex-Coppa del Mondo. Un corridore con le mie caratteristiche non è che serva chissà quanto alla squadra in vista della vittoria finale con Cunego, ma è certo che in queste due settimane - tra Ardenne e Romandia - mi gioco la partecipazione alla corsa rosa. Da italiano mi piacerebbe da matti correre il Giro».

Mario Casaldi



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