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Laverde, fuga per la gloria - Attacco a 11, vince il colombiano

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E anche al Giro 2006 la Panaria vive il suo giorno perfetto. In rosa l'anno scorso con Lancaster al prologo, protagonista due anni fa con la bellissima cavalcata solitaria di Sella sugli Appennini, la squadra di Reverberi trova oggi un successo di tappa ampiamente meritato (viste le sue tante fughe, visti i suoi tanti piazzamenti), e fa sua anche la maglia verde di miglior scalatore. Cosa chiedere di più alla vita?
Per il resto, Ivan Basso continua la sua cavalcata imperiale sulle strade del Giro d'Italia: anche oggi il varesino, forte anche di una squadra impeccabile, ha controllato senza patemi e senza rischi la corsa, ribadendo che la sua maglia rosa è più salda che mai.
E sì che la Aosta-Domodossola, 223 km, prevedeva le scalate al Gran San Bernardo e al Passo del Sempione (nel centenario dell'apertura del traforo). Una tappa di montagna, in teoria. In pratica, col primo colle posto subito in apertura, e il secondo (che peraltro non presenta difficoltà insormontabili) che scollinava a 46 km dal traguardo, nessuno tra gli uomini di classifica ha tentato qualcosa di serio.
Solo sulla prima asperità di giornata si è visto qualche scatto di uomini di seconda fascia: Sella e soprattutto Danielson (che era settimo in classifica e che è compagno di squadra di Savoldelli) si sono mossi, ma la Csc ha fatto subito capire che non avrebbe dato spazio ad una loro azione, e quindi tutti si sono ridotti a più miti consigli.
Lo spazio l'hanno trovato invece 11 uomini ben più distanti in graduatoria: al km 27 sono partiti gli svizzeri Tschopp e Zampieri (del team elvetico Phonak: evidente la volontà di mettersi in luce nella frazione che, tra il Gran San Bernardo e il Sempione, si è sviluppata per 147 km in Svizzera), e si sono portati appresso Illiano, Baliani, Tiralongo (a cui Cunego ha concesso una giornata di libera uscita), i colombiani Laverde e Parra, gli spagnoli Flores e Pérez Sánchez, il tedesco Schumacher e il francese Casar, che tra tutti era quello meglio piazzato in classifica (era 21esimo a 15'38" da Basso, ora è sesto).
Gli 11 hanno guadagnato fino a 9' su un gruppo che, tirato a ritmo blando dalla Csc, ha lasciato fare. Sul Sempione Parra ha sofferto, ma alla fine è riuscito a reggere il ritmo dei compagni di fuga, che hanno scollinato tutti insieme (per primo Baliani, che ha così strappato a Basso la maglia verde).
A 5 km dal traguardo di Domodossola, Pérez è partito deciso, e Laverde è riuscito in qualche modo a prenderne la ruota. Lo spagnolo ha dato tutto nel tentativo di tenere a distanza gli altri attaccanti (tra i quali il solito impagabile Baliani rompeva i cambi, come già fatto sulla strada per Sestri Levante quando in avanscoperta c'era Sella) e il colombiano (che comunque qualche cambiuccio gliel'ha dato) l'ha beffato nella volata a due, mentre Tiralongo ha vinto smadonnando lo sprint del gruppetto (la tappa sarebbe stata sua se i due fossero stati ripresi).
Domani la 15esima tappa porterà il plotone da Mergozzo a Brescia, attraverso 189 km completamente piatti. Anche se in gara non sono rimasti velocisti di grido (McEwen e Vaitkus, vincitori di 4 volate, si sono ritirati ieri), ci penseranno la Quick Step (per Bettini, che insegue sempre un successo e che vuole consolidare il primo posto nella classifica a punti lasciatogli in eredità proprio da McEwen) e la Milram (con Ongarato, Rigotto e Lorenzetto) a tenere cucita la corsa e a impedire che qualche fuga vada in porto. Sul rettilineo finale, poi, occhio anche a Loddo e a Richeze, autori di buone volate a inizio Giro.
Sarà un'altra giornata interlocutoria, in attesa di quel Bondone che darà la stura alla quattro giorni di salite che tutti attendono. E sarà forse l'occasione per le squadre dei rivali di Basso di riflettere un attimo sul loro operato: se Savoldelli, Simoni, Cunego, Di Luca (in rigoroso ordine di classifica) hanno ancora qualche vaga velleità di scalfire Ivan, servirà un utilizzo migliore dei loro team. La Lampre ha la palma di squadra che finora ha corso peggio: sprecate le fatiche dei gregari (Bruseghin due volte in fuga), anche perché Cunego non è stato troppo all'altezza. Ma la Saunier Duval e la Liquigas non hanno sempre brillato, in particolare nel tirare alla morte subito prima della Maielletta e del San Carlo: in quel modo hanno fatto il gioco di Basso, sia perché la Csc si è risparmiata, sia (e soprattutto) perché con alte andature gli scalatori puri si imballano e perdono brillantezza: quel che è venuto non è stata perciò una corsa dura per Basso, ma per Cunego, Simoni e Di Luca. Morale della favola: che sia giunto il momento di smettere di darsi la zappa sui piedi?

Marco Grassi

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