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La risposta di Basso - Ivan dominatore nel Critérium

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E non occorre dire a chi è che risponde, Ivan. Queste cose non si dicono, prima per scaramanzia, e dopo per evitare di fare la figura del saputello; ma non ci tratteniamo: eravamo straconvinti che, dopo le belle prestazioni di Cunego alla Settimana Coppi e Bartali, Basso avrebbe voluto con tutto se stesso lanciare un segnale e lasciare un segno al Critérium International. Missione compiuta.
Basso non ha vinto la brevissima corsa a tappe francese. L'ha stravinta. L'ha dominata esattamente come fece qualche mese fa al Giro di Danimarca: non era un caso, allora, è che Ivan quando ci si mette fa le cose per bene, non si accontenta, vuole prendere tutto quello che può. E questo alla faccia non di chi credeva il contrario, ma alla faccia di se stesso, che nei primi anni da professionista è stato troppo timido per essere vero, e cose di questo tipo non le lasciava nemmeno presagire. Tutti sapevamo che fosse forte, ma tutti gli rimproveravamo una scarsità di coraggio e di spirito di iniziativa che gli impediva di entrarci nei cuori.
Poi, negli ultimi due anni (precisamente: dal Giro dell'Emilia 2004) Basso ha vissuto una metamorfosi impressionante. Via via il corridore di Cassano Magnago si è lasciato alle spalle remore e freni inibitori, ha iniziato a correre di più e meglio, dimostra una sicurezza che non aveva, e quindi l'ha acquisita, e in ciò non può non contare il lavoro svolto nell'ombra da Bjarne Riis, un direttore sportivo che ha tirato fuori il meglio da Ivan. E ciò è tanto vero che ormai di quel Basso spaurito sta per perdersi il ricordo, e quindi non tireremo più in ballo quell'immagine che è diventata anacronistica.
Ci concentreremo sullo scintillante presente di Ivan, che ha vissuto un fine settimana da leone, dimostrandosi già molto competitivo, e il bello è che la competizione si teneva su terreni diversi e variegati, una tappa in linea da passisti, una da (anche) scalatori, o comunque corridori che vanno bene in salita, e infine una cronometro. Ebbene, Basso ha fatto il bello e il cattivo tempo su tutti i percorsi. Ieri ha fatto un numero stratosferico, rientrando da solo su un gruppo di fuggitivi (tutta gente con garretti d'acciaio, da Dekker - che poi ha vinto - a Gutiérrez Palacios, a Zaballa, a McGee, a Weening, a Grivko, a Scholz e allo sfortunato Astarloa, che, favoritissimo nel finale, è caduto a 500 metri dal traguardo) che aveva alcune decine di secondi di vantaggio sul gruppo.
Su quell'inaspettata rimonta Basso ha costruito il successo finale nel Critérium International. Sapeva che le due tappe di oggi, nel complesso, lo favorivano: chi meglio di lui, nella somma di salita e cronometro? E allora, immaginando di poter vincere la classifica generale, si è messo in testa di voler comunque primeggiare anche sotto lo striscione. E stamattina ha letteralmente dominato, attaccando a più riprese, scremando e stremando i plotoncini via via più esigui che non potevano nemmeno pensare di uscire dalla sua ruota sulle tante côte che punteggiavano la tappa.
Alla fine solo Botcharov e Juan Carlos Domínguez hanno resistito con lui, ma in cima allo strappetto di Monthermé il treno lombardo non ha fatto fermate e non ha permesso a nessun vagone di passargli davanti.
Nel pomeriggio, infine, la breve cronometro, forse troppo breve perché Ivan avesse la meglio su specialisti più adatti a questo cronoprologo malcresciuto. E invece Basso ha fatto ancora una volta una prestazione eccellente, non ha vinto ma soltanto Alberto Martínez è stato capace di far meglio di lui, in una prova corsa a poco più di 49 di media.
Totale: due secondi posti e due primi in due giorni. Una maglia gialla indossata che sa tanto di presagio. Un bottino che Ivan mette sul tavolo rosa su cui si gioca il poker del Giro: Cunego ha già svelato il suo gioco, puntando una Coppi e Bartali; Basso vede e rilancia, col Critérium International. "La mia corsa era più lunga", "Ma la mia più importante". Pare di vederli, impegnati in questa partita immaginaria, che ci accompagnerà idealmente da qui al 6 maggio, quando le carte lasceranno il posto alle gambe. E anche se lo negherebbero persino sotto tortura, c'è da scommettere che la voglia di far meglio l'uno dell'altro è un grande stimolo che li muove, e li muoverà nelle prossime settimane: non può non essere così.

Marco Grassi



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