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Il Finale è di Danilo - Emilia, altra vittoria di Napolitano | Cicloweb

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Il Finale è di Danilo - Emilia, altra vittoria di Napolitano

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Napul'è mille culure, cantava Pino Daniele quando era bravo, e per assonanza questo verso immortale lo regaliamo al cinghialotto dei nostri sogni. Danilo Napolitano è mille colori, è un corridore rognoso, uno di quelli che non mollano un metro, è uno che si è costruito campioncino alla faccia di un fisico che rema contro, che gli metterebbe i bastoni tra le ruote, se lui non tenesse sempre alta la guardia.
Danilo assomiglia pure a un attore degli anni andati, ancora non l'abbiamo ben identificato ma c'è. Uno di quegli attori dei film in bianco e nero... perché Napolitano è un personaggio tutto d'un pezzo, come quelli di quei film; un fuoriclasse nell'abito di un tizio così tracagnotto, ma è mai possibile? Sì, perché lui è mille colori in un film in bianco e nero, è l'uomo delle contraddizioni (tecnicamente parlando).
Ha le ciglia incredibilmente lunghe ed evidenti, un battito di ciglia del velocista siciliano equivale a un terremoto nel resto del gruppo, e lui, quando vede il rettilineo d'arrivo, come una "strega per amore", batte le ciglia e fa la magia, mette sempre la sua ruota davanti alle altre, e così ha fatto oggi a Finale Emilia, nella tappa altimetricamente più facile della Coppi e Bartali: ha terremotato tutti i rivali.
La Lampre, che ormai si fida ciecamente dell'uomo di Vittoria (quando dici il destino), ha lavorato pancia a terra per lui nel finale di tappa, e anche prima, quando c'era da annullare la fuga di Kaisen e O'Loughlin. E lui ha ricambiato, con estrema naturalezza, si è voltato prima a destra, poi a sinistra, ha controllato che nessuno gli andasse a dare fastidio, e ha alzato le braccia per questa sua seconda affermazione nella bella corsa emiliana.
Emiliana per modo di dire, visto che tra Danilo e Nibali, altro grande protagonista della Settimana (il terzo è Cunego, che proprio in Sicilia ha posto le basi della sua stagione), la gente di Trinacria ha banchettato a piacimento su queste strade. Sicilia e Lampre, non si scappa: la squadra di Saronni e Martinelli, con tre vittorie parziali e il capitano in testa alla classifica, è il team di riferimento, e in quest'avvio di stagione ha dimostrato di poter battagliare con onore su tutti i terreni, anche (con Ballan soprattutto) nelle corse in linea.

Ma torniamo al cinghialotto: in realtà la vittoria di oggi poggia sull'enorme abnegazione che Napolitano ha messo in campo ieri, quando ha resistito coi denti sui tanti strappetti di giornata, e ha preferito chiudere ultimo, a oltre un quarto d'ora dal suo capitano vittorioso, piuttosto che ritirarsi, della serie mi piego ma non mi spezzo, e chi lo spezza questo qui, con quella faccia di pietra, quella volontà di ferro, quello sguardo di lama.
E, anche, con quell'umiltà ammirevole, quell'umiltà che lo porta a dire che ancora tra lui e Petacchi e Boonen (e McEwen, aggiungiamo noi) ce ne vuole, che al momento lui può accontentarsi di battere tutti gli altri, ma non ha ancora compiuto il salto di qualità, non si sente ancora in grado di lottare ad armi pari con quei mostri sacri. È vero, non vero in assoluto (perché qualche volta ci ha vinto), ma è vero, e ammetterlo è sintomo di una grande onestà intellettuale, in un giovane che non si è montato la testa con le vittorie, un giovane che poco tempo dopo aver battuto Petacchi alla Bernocchi diceva che sognava di poter battere Petacchi un giorno... come se le cose fatte non contassero più già un secondo dopo averle fatte, come se solo il futuro contasse, e il resto via, dietro le spalle, domani è un altro giorno, e dev'essere migliore di oggi, per forza.
Napolitano non è il Sud che pedala, non carichiamo la sua figura di istanze fasulle, tra l'altro lui ha pure dimenticato il suo accento originario, parla un'altra lingua, un altro dialetto. Però un individuo che pedala, e bene, quello lo è: uno che si è tirato su dal nulla, con le gambe e il sacrificio, e la testa, certo; venendo dal Sud, il che rendeva le cose più difficili. Napolitano non è un simbolo, Napolitano è una realtà. Merita tutta la nostra ammirazione.

Marco Grassi



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