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Girofocus - di Filippo Simeoni | Cicloweb

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Girofocus - di Filippo Simeoni

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Domenica 28 maggio - 21a tappa: Simoni è credibile
È finito un bellissimo Giro, con tanto di scoppiettante epilogo. Potenza della tv, forse, ma il siparietto tra Basso e Simoni nel villaggio di partenza, al Museo del Ghisallo, è stato tanto spettacolare quanto disdicevole. A voler dare un parere - ovviamente da esterno - alla questione, io posso semplicemente dire che conosco entrambi molto bene e Gibo Simoni è uno diretto, esplicito, ma che difficilmente si inventa le cose.
Anche a guardare lo svolgimento della tappa dell'Aprica, i fatti raccontati da Simoni combacerebbero alla perfezione con l'andamento successivo di Basso sino all'arrivo. Però non si può andare avanti a sensazione, e Simoni - certamente - ha sbagliato nel rivelare cose così alla tv, soprattutto perché non potrà mai dimostrare la fondatezza delle sue rivelazioni. Sapete, dopo una cocente sconfitta ci può stare la delusione, ci può stare l'amarezza dettata dall'aver subìto un comportamento apparentemente immotivato, ma il ciclismo è anche questo, è sempre successo e sempre succederà.
Di ipotesi, a riguardo, ne sono state fatte tante: accordi, pagamenti, favori, ricompense, ma alla fine sono tutti accordi verbali indimostrabili ed ovviamente non rivendicabili. Ci si fida, semmai, e credo che a Gibo sia dispiaciuto veramente essersi fidato di qualcuno che poi non ha - secondo il trentino - meritato la fiducia.
Tutto questo non intacca comunque il risultato sportivo di Ivan Basso, il quale ha corso e dominato un Giro da padrone assoluto e da leader incontrastato, col sorprendente Gutiérrez Cataluña ed il tenacissimo Simoni ai lati del podio.
La tappa di Milano ha visto la vittoria di Förster, un tedesco molto bravo allo sprint; una volata che ha visto l'errore di Bettini nel partire alla sinistra del corridore della Gerolsteiner invece che dall'altra parte. Era un pertugio troppo piccolo per passarvici, e forse lì neanche McEwen avrebbe osato - a fine Giro - tanto.
Cresce bene anche Richeze, l'ennesimo corridore della Panaria che si mette in luce: ecco, se l'anno scorso la Selle Italia aveva disputato un Giro assolutamente maiuscolo, sia come bottino definitivo che come vittorie parziali, quest'anno il team dei Reverberi si è distinto in maniera ottima all'interno della corsa rosa: il già citato Richeze, Mazzanti, la vittoria di Laverde, il coraggioso Sella, e poi Baliani. Tutti bravi, davvero.
È così finita un'avventura di tre settimane, e finisce anche il mio focus su Cicloweb. Mi ha fatto piacere collaborare con voi e darvi - per quanto mi è stato possibile - una mano a capire, semmai, qualche risvolto della kermesse italiana. Ci si vedrà alle corse, quando il mio infortunio sarà riassorbito. Ciao!!! 


Sabato 27 maggio - 20a tappa: Ivan, caduta di stile

Padrone assoluto, ma con caduta di stile. Lo scenario del Mortirolo è stato, come al solito, spettacolare e decisamente, come si sapeva, durissimo. Basso è stato maiuscolo, decisamente il più forte e quasi inarrestabile, ma giunto in fondo all'ultima discesa insieme a Simoni doveva, o quantomeno sarebbe stato preferibile che lo facesse, lasciare la vittoria parziale al trentino. Non dico che sia una regola, magari non scritta, ma per l'immagine che Basso si era costruito, davanti al microfoni del giornalisti, ed anche nelle sue solite dichiarazioni pacate e signorili, questo gesto, così impulsivo, stona un pochino.
Sapete, come avevo già detto, chi vince troppo e si comporta in corsa da cannibale non risulta, e non risulterà mai, simpatico, ma almeno può mantenere un comportamento costante che aiuta a far capire il carattere del corridore: ecco, oggi il varesino ha lasciato un po' l'amaro in bocca, guardando il pur bellissimo gesto atletico, per la modalità con cui è avvenuto ed anche un poco pensando a chi ha subìto questa sorta di sgarbo: Simoni meritava una vittoria di tappa, ha lottato come un leone ed è stato l'unico di classifica a non arrendersi, senza prima aver lottato, all'egemonia di Basso.
Oggi poi è proprio il caso di fare un applauso a Gutiérrez Cataluña, che si diceva, e pareva, che dovesse sempre scoppiare da un momento all'altro ed invece si è dimostrato un corridore in grande condizione innanzitutto, ma poi è riuscito ogni volta a salvare la baracca - ed il secondo posto - con una grande dedizione mentale e voglia di resistere: bravo davvero.
La "lite" tra il lombardo ed il trentino, poi, sarà l'argomento di discussione principale della tappa di domani, anche perché di velocisti ne son rimasti pochi e penso che tutti saranno veramente stanchi dalle fatiche di tre settimane dure, con lunghi trasferimenti, e affrontate comunque con ritmi molto serrati. Certo, sarà bello vedere quale sarà lo sguardo che, se avverrà, si scambieranno il leader ed il suo, da oggi, antagonista principale... 


Venerdì 26 maggio - 19a tappa: Di Luca forse appagato

Bellissimo tappone dolomitico, vinto da un ottimo corridore!! Sono andati via abbastanza regolari, visto che la Csc non aveva assolutamente bisogno e necessità di tirare il collo al gruppo. Bravissimo Gárate, impressionante Voigt, mentre son stati molto bravi i Lampre Vila e Valjavec, molto coraggioso Sella, e purtroppo ancora molto deludente Di Luca, che avrà subìto un appagamento dalla grande annata del 2005 e non riesce più ad essere cattivo quanto dovrebbe quando si tratta di fare la corsa.
Molto più bravo, in netta ripresa, Damiano Cunego, anche se - per lo stesso discorso di Di Luca - qualora non vincesse neanche una tappa, il suo Giro sarebbe molto deludente. Domani mi aspetto una grande tappa da parte della Saunier Duval, con un Simoni sempre più pimpante ed un Piepoli molto importante per l'economia del Giro del proprio capitano. Anche se con un Basso così forte il risultato finale pare scontato.
Sono sicuro che il Mortirolo, domani, sarà il giusto palcoscenico per un finale di una corsa così bella, anche se il problema che in Spagna ha coinvolto la Liberty - e non solo - ha inevitabilmente intaccato anche gli umori della carovana rosa... 


Giovedì 25 maggio - 18a tappa: Un'indagine scioccante

Che peccato, il vincitore di oggi passerà inevitabilmente in secondo piano. È davvero un grande dramma, un fatto che peserà molto su tutta la corsa rosa, ed anche sul ciclismo: e pensare che Saiz è un po' il Galliani del ciclismo, uno dei principali fautori del Pro Tour e del Codice Etico, pensate un po'. Anche sui protagonisti del Giro le notizie che rimbalzano dalla stampa, soprattutto spagnola, peseranno e non poco.
La tappa, già, vero, ha dimostrato la grossa caratura di corridore del tedesco Schumacher, un giovane che sarà destinato ad un futuro lucente, soprattutto nelle classiche. E poi si è rivisto, con un'azione nel finale, Jan Ullrich, anche se ha fatto fatica e, soprattutto, avrà delle giornate molto particolari, da qui fino al Tour, per via del coinvolgimento - presunto - nell'affaire Saiz-Fuentes; ma non solo il Kaiser, pare che siano coinvolti tanti altri sportivi, veramente uno scandalo grossissimo che sciocca e lascia l'amaro in bocca. Si parla di 4-5 corridori, tra i primi 20 del Giro, che potrebbero essere inclusi nelle inchieste. Speriamo ne escano tutti il più possibile puliti.
Domani, comunque, si corre: e che tappa! Tappone dolomitico, montagne che taglieranno le gambe a chi ha, o avrà, poche energie, mentre in compenso saranno trampolini perfetti per chi vorrà provare a vincere la tappa, e la maglia verde: Pérez Cuapio per il primo obiettivo e Piepoli per il secondo mi paiono i corridori più in palla. I big, invece, aspetteranno il Mortirolo... 


Mercoledì 24 maggio - 17a tappa: Kronplatz, taglio giusto

Ennesima dimostrazione di superiorità di Basso!
Ottimo Piepoli, non era neanche facile stare a ruota ad una maglia rosa così, ma il pugliese è stato molto tenace e caparbio a resistere, attaccare addirittura, e poi trainare Basso fino in vetta, fino alla vittoria di tappa, la seconda in questo Giro.
La tappa corta non ha permesso certamente a Simoni di esprimere tutto il suo fondo, mentre tanti altri corridori, già staccati, si sono salvati - e tanto - per via della cancellazione della parte sterrata che veniva dopo il Furcia; insomma, la parte del Plan de Corones avrebbe fatto molte più vittime di quante il Giro non ne abbia fatte finora.
Continua il trend negativo per Di Luca, mentre la tappa breve e la salita non eccessivamente arcigna hanno permesso a Cunego di fornire una prestazione un po' più dignitosa: le vere sorprese sono due, e tutte straniere: uno è Gutiérrez Cataluña, che sembra sempre lì lì per scoppiare ed invece si salva sempre, ed anche limitando molto i danni, segno di una grossa condizione, mentre l'altro - in penombra fino a ieri - è il francese Gadret, che ha dato dimostrazione, anche fisicamente, di essere un corridore in grado di fare buone cose in salita da qui ad un futuro prossimo. Per entrambi, però, il vero banco di prova sarà il Mortirolo: se non ne hai, quella salita non ti perdona.
Ho sentito Scarponi ieri e mi ha detto che si sarebbe ritirato per via della febbre: molto sfortunato il corridore marchigiano, ma è anche vero che con queste temperature, e questi sbalzi climatici, le influenze son continuamente dietro l'angolo.
Il buon senso degli organizzatori ha pagato, anche se l'eliminazione del Passo delle Erbe e del Plan de Corones ha fatto storcere il naso a molti, tifosi in primis; però è giusto salvaguardare il risultato sportivo senza comprometterlo con un rischio incalcolabile ed assolutamente evitabile. La decisione è stata sacrosanta: salite impercorribili, salite eliminate.
Ho sentito anche la notizia dell'arresto di Saiz, e mi spiace che tutto questo venga fuori durante un Giro stupendo. Anche perché - oltre a Saiz - hanno arrestato anche il dottor Eufemiano Fuentes, che si dice possa essere in rapporti con Cecchini e, di conseguenza, con la Csc, visto che il dottore lucchese seguiva fino a qualche tempo fa in maniera costante gli allenamenti degli uomini di Riis.
Che dire, speriamo che non venga fuori niente, lo spero davvero tanto... 


Martedì 23 maggio - 16a tappa: Occhio alle antipatie

Ragazzi, Basso è veramente il più forte di questo Giro.
Non è stato possibile, per gli altri, tenere il suo ritmo, anche perché la salita di oggi era una delle ultime dove Basso poteva esser certo di guadagnare ulteriori secondi su tutti i suoi, probabili, contendenti.
Il migliore, come preventivabile, è stato quel leone di Gibo Simoni, ma d'altronde non avevo molti dubbi al riguardo: forse ha sbagliato a tentare l'attacco, ma ovviamente questo lo dico io a fine tappa, perché un successo parziel in casa credo che avrebbe fatto piacere a Simoni, ma il trentino ha l'indole dell'attaccante, ed a ruota - senza provarci - non poteva e non sapeva starci; ha provato ad andarsene, ma Basso è stato talmente forte da andare a riprenderlo e poi lasciarlo lì.
Le dichiarazioni della maglia rosa dopo Domodossola, tra l'altro, mi fanno pensare che anche domani sul Plan de Corones vorrà cercare l'impresa: ecco, se facesse così, rischierebbe di lasciarsi alle spalle parecchie antipatie che credo non gli convenga avere. Ma d'altronde va così forte che neanche può permettersi di correre sotto giri.
Molto deludente, ancora una volta, Damiano Cunego, che ha rischiato di prendere lo stesso distacco patito a cronometro: e questo la dice lunga.
Domani, se non sarà Basso, vedo ancora la coppia Saunier Duval, o Pérez Cuapio, in grado di poter vincere la tappa. Senza staccare, o non in maniera importante, la maglia rosa... 

Lunedì 22 maggio - 15a tappa: Bondone, dico Basso

Finalmente Bettini ha festeggiato con ragione!
La tappa si è svolta in maniera molto tranquilla, infatti pensavo che una fuga potesse andare in porto ed invece la Milram, la T-Mobile e la Quick Step si sono adoperate per tenere cucita la corsa, pilotare i propri uomini veloci nelle prime posizioni del gruppo prima della rotonda posta ai 900 metri dall'arrivo e, da lì, affidarsi alle capacità di sprinter degli uomini incaricati a lanciarsi in volata.
Intanto, durante questo Giro, Bettini sta dimostrando di aver appreso anche quegli ultimi accorgimenti, che gli mancavano, al fine di disputare quasi tutti i tipi di sprint compatti con l'astuzia e la malizia dei velocisti di professione più navigati. È stato davvero bravissimo nel trovare il pertugio giusto e l'attimo decisivo nel momento in cui è partito Förster che, memore delle partenze anticipate del suo connazionale Pollack, si è lanciato nello sprint qualche metro prima dei 200 metri e si è portato appresso Pollack, appunto, mentre nella sede stradale opposta la Milram, che comunque prova a dare ogni giorno un senso a questo suo Giro d'Italia, lanciava a velocità un tantino ridotta lo sprinter di oggi, Ongarato. Come già detto, bravissimo Bettini nell'esplosività e nella durata portata nello sforzo.
Da domani, inoltre, si risale sulle montagne con l'arrivo sul Monte Bondone; credo che l'andatura blanda di oggi sia dipesa innanzitutto dal voler preservare le energie rimaste per le tante tappe dure di questa ultima settimana.
Basso, ancora Basso per domani: la salita è adatta a lui e con la condizione che ha in questo momento credo che vorrà dare un'ulteriore scossa, soprattutto psicologica, a tutti i propri avversari. Simoni è uno dei miei principali indiziati nel restare con Basso fino in cima e poi batterlo in volata; sarebbe lo stesso discorso applicabile a Cunego, ma la condizione del veronese non mi permette di sbilanciarmi troppo sulla sua prestazione di domani. Mi sbilancio di più su Gutiérrez Cataluña, e dico che anche domani terrà molto bene nella prima tappa trentina. Certo, se davvero Basso e Simoni dovessero arrivare insieme, domani, e dividersi tappa e maglia di leader consolidata, potremmo quasi dare la prima mandata al lucchetto della corsa.
Sappiamo tutti, comunque, che il bello del ciclismo è proprio la grande capacità di sovvertire i pronostici... 


Sabato 20 maggio - 13a tappa: Simoni uomo-squadra

Fuoco e fiamme, si son visti veramente i fuochi d'artificio. Al contrario, però.
Basso si è dimostrato ancora una volta il più forte del gruppo, nessuno è riuscito a scalfirlo, il solo Rujano ci ha provato all'inizio del Colle San Carlo, ma il venezuelano era troppo lontano in classifica generale per pensare di far muovere in prima persona Basso.
Saltati completamente Di Luca e Cunego, vuoi per le gambe, vuoi per la testa, penso che a questo punto il Giro, Ivan Basso, possa soltanto perderlo. E non perché non ci sia la strada per attaccarlo, ma proprio perché quando dovrebbero provare gli altri a farlo fuori è invece lui che prende in mano la situazione, una volta con Sastre, l'altra con Cuesta, e poi sferra la progressione che sfalda tutte le tenui resistenze degli avversari.
Oggi è stato bravissimo Leonardo Piepoli a tenergli il passo, ed un applauso anche a Gibo Simoni per la grande sapienza tattica e per l'importantissimo ruolo di uomo-squadra: lasciando spazio a Mori, nelle fughe, ed a Pinotti, nella crono, si è guadagnato la stima incondizionata di due gregari importantissimi; a Passo Lanciano, arrivo in salita, aveva sacrificato Piepoli al suo servizio, e il pugliese gli ha permesso di perdere in maniera contenuta dal solito Basso. Oggi, siccome l'arrivo non era in salita, e notoriamente Basso in discesa non è un fulmine, la tattica Saunier Duval è stata chiara: Piepoli, che è pimpante, insieme alla maglia rosa, e Simoni su del suo passo; in discesa, poi, Piepoli ha staccato Basso ed è andato a vincere una grande tappa, mentre Simoni - anche con l'aiuto di un bel paravento, in discesa, come Gutiérrez Cataluña, sempre più sorprendente - ha contenuto in maniera ragionevole i danni, considerando l'andazzo degli altri pretendenti.
Ottimi segnali si sono avuti dai vari Scarponi, Belli e Pérez Cuapio, tre corridori che potranno fare della regolarità in salita il loro punto di forza, anche se il marchigiano ed il messicano dovranno beccare una fuga per rientrare con forza in classifica.
A proposito di fughe, anche oggi, come a Passo Lanciano, Martinelli ha lanciato in avanscoperta Bruseghin: è una tattica che il ds bresciano utilizza molto spesso, ed alcune volte - vedi Falzes 2004 - diventa anche molto fruttuosa. Era un rischio calcolato, che si doveva fare. Però la Saunier e la Liquigas, tirando in pianura, gli hanno scombinato un po' i piani, e poi ci ha messo del suo anche Cunego che dimostra di avere qualche problemino nella condizione. Peccato, così come un peccato è per Di Luca, che ora si ritrova un Pellizotti in squadra meglio messo in classifica generale e con una tappa in più vinta.
Domani potrebbe andar via la fuga, grazie a quei corridori come i Panaria, o i Liberty, che navigano ad un quarto d'ora da Basso. Domani sarebbe stata anche l'occasione per vedere se la strana coppia Parra-Rujano avrebbe riprovato la fuga a due brevettata sulle Dolomiti un annetto fa: ma Rujano s'è ritirato, che tipo il venezuelano... 


Venerdì 19 maggio - 12a tappa: Un'ottima Panaria

Fuga doveva essere e fuga è stata.
Il drappello dei corridori che si sgancia poco dopo il via, i minuti di vantaggio accumulati, la reazione blanda del gruppo e della maglia rosa, e poi la caparbietà nel credere nell'azione di attacco, collaborare anche tra avversari.
Brava la Ceramica Panaria ad inserire, oltre all'ottimo Sella, il bravissimo Baliani, il quale s'è sobbarcato per tutto il giorno un lavoro molto prezioso per il proprio giovane capitano. Il passo in salita per stancare le gambe degli altri, la posizione strategica nel gruppetto degli inseguitori quando Sella, con Mori, ha provato ad andarsene per giocarsi la tappa. E ancora l'azione per riprendere Belli a pochi chilometri dall'arrivo, quando Sella e Mori, eroici, si stavano avventando su quello che era diventato il nuovo gruppo di battistrada. Purtroppo poi gli è scappato Horrach, anche perché il ricongiungimento di Sella è stato un po' difficoltoso, perché in pianura, e lo spagnolo della Caisse d'Epargne si è trovato a vincere una tappa bellissima e combattuta.
Rinnovo i complimenti alle squadre straniere, che stanno veramente correndo questo Giro d'Italia da grandi protagoniste, e la Caisse d'Epargne ha trovato una vittoria meritatissima, dopo la beffa di Peschici, quando Pellizotti sconfisse Efimkin che poteva contare su ben tre compagni di squadra nella stessa fuga (tra cui lo stesso Horrach).
I big si sono controllati, e questo ha permesso a Belli, Beltrán e lo stesso Sella di entrare prepotentemente nei primi 10 posti della classifica generale: se l'azione di oggi sarà importante per Milano lo potremo scoprire già domani, ma è anche sensato pensare che le tossine accumulate oggi per la fatica si faranno sentire sulle pendenze più aspre del San Carlo.
In vista di domani, infatti, il solo Di Luca ha messo un pochino il naso fuori, quasi come a voler testare la gamba per un eventuale attacco da promuovere nella prossima tappa, anche perché nei primi chilometri di oggi è caduto (con Laiseka, Honchar e company). Oggi però è uscito dai primi 10, così come Simoni, ma se per Simoni continuo ad avere molta fiducia, un po' meno ce l'ho nei confronti di Danilo: il suo Giro finora è molto sottotono, e dovrà dare una sterzata importante.
Domani, eh già, gli scalatori dovranno provare ad impensierire Basso, e credo che in questo Simoni e Cunego saranno in prima linea. Sarebbe anche interessante vedere, in un eventuale attacco a due, come si comporterebbero.
Chiudo oggi facendo i miei più vivi complimenti ad Emanuele Sella e Manuele Mori. Bravissimi a risalire prima in bici e poi a leccarsi le ferite. Il 3° e il 4° posto finale stanno lì a ricordare al veneto ed al toscano che il ciclismo offre sempre altre possibilità. Quando si ha la gamba, basta provarci... 


Giovedì 18 maggio - 11a tappa: Ha vinto anche Pinotti

Mamma mia che clamorosa cantonata che ho preso!!!
Altro che distacchi da 1'30" a 2'30", oggi servono quasi le meridiane per calcolare i minuti che intercorrono da un corridore all'altro.
C'è da dire che il vento l'ha fatta da padrone, avvantaggiando molto chi partiva presto e sfavorendo parecchio chi partiva a ridosso della fine nel primo tratto. È quindi normale che i distacchi siano diventati più grandi, perché chi ha un peso minore fa ovviamente più fatica a combattere la forza del vento contrario e poi, quando il vento cambia - come è successo per i "big" nell'ultima parte - non si ha la brillantezza e la forza necessaria per sfruttare i soffi di Eolo.
A parte tutto, trovo senz'altro ottima la prestazione di Ivan Basso: ha scavato dei solchi tra sé e gli altri pretendenti che ci faranno passare delle ore scoppiettanti davanti alla tv, in salita, già tra due giorni.
Eh sì, in salita, perché finora questo Giro ci ha detto che Di Luca e Cunego non sono assolutamente in forma, che Savoldelli è ancora pienamente in corsa e che Simoni è un duraccio, ma questa forse era l'unica cosa certa sin dall'inizio che è stata rispettata. E ancora attenzione a Rujano, perché oggi ha fatto meglio di tanti suoi rivali, di quasi tutti in realtà, tranne di Basso e Savoldelli, appunto.
E allora diventerà importante muoversi bene, in salita, e magari mandare in avanscoperta uomini per decisivi punti di appoggio durante la tappa. Ci dovranno provare, però, anche se è altrettanto certo che se sul San Carlo il leader non mostrerà segni di cedimento (ma è salita davvero tosta) e sul Monte Bondone - salita abbastanza adatta alle sue caratteristiche - piazzerà un altro colpettino ai suoi rivali, tutti gli eventuali attacchi saranno più affrontati verso la ricerca del successo parziale che del successo totale.
C'è anche un vincitore oggi, però, anzi ce ne sono ben tre: di uno, Basso, ne abbiamo già parlato. Di un altro, Ullrich, ne parlo ora: il tedesco oggi ha vinto con una gamba, non c'è che dire; ha vinto nonostante la sua forma non si avvicini neanche al 70%, ha vinto andando a tutta dopo il primo rilevamento, come ha dichiarato lui stesso a fine tappa. Insomma, vittoria netta ed importante, che accresce inoltre lo status di Ullrich e lo mette seriamente in lizza, da favorito principe, per il Tour de France. Col senno di poi, bravo Basso a bissare il Giro quest'anno, perché ora in Italia è quasi a metà dell'opera, mentre in Francia ci sarà da fare i conti con un diesel spaventoso.
C'è un altro vincitore, però, che è passato un po' in sordina, anche giustamente per la cronaca, non tanto giustamente dal piano sportivo: ragazzi, Marco Pinotti, campione italiano a cronometro, ha fatto un tempone!! Meglio di Honchar, di Savoldelli, di Gutiérrez, di Voigt... incredibile… sarà stato anche avvantaggiato dal tempo, dal vento, dall'orario di partenza, ma resta il fatto che - poveretto - si è ritrovato a vivere la propria giornata di gloria al Giro nel giorno meno adatto. E dire che anche a Peschici, ed altrove, era in fuga.
Fuga che vivremo sicuramente domani, nella tappa ligure, una fuga fiume rimpolpata da uomini fuori classifica e che la Csc controllerà a distanza (molta). Dovranno essere brave le squadre di Cunego, Simoni, Di Luca e Savoldelli a far inserire un uomo che potrebbe rientrare in classifica: se la fuga andasse in porto, si ritroverebbero un alleato - a testa - in più. Qualora andasse male, vorrebbe dire che la Csc avrà lavorato parecchio per tenere il distacco a proporzioni debite o addirittura per riprendere la fuga.
Dài Pinotti, provaci ancora... 


Mercoledì 17 maggio - Riposo: Due corse in una

Questo sì che è un giorno di riposo che i corridori attendevano!
Ovviamente è strano parlare del secondo giorno di riposo, in una grande corsa a tappe, che avviene dopo appena 10 tappe. È un ulteriore elemento di difficoltà di questo Giro d'Italia, una corsa che da domani non vedrà più soste e che, soprattutto, vedrà crescere in maniera esponenziale, giorno dopo giorno, le difficoltà, gli imprevisti e le "imboscate" in cui tutti potranno incappare.
Domani c'è la cronometro di Pontedera, una cronometro per specialisti, 50 km tutti piatti che daranno un altro scossone alla classifica generale. Penso che vedremo due corse: una per la vittoria di tappa, tra gli specialisti puri, ed una per le posizioni importanti di classifica.
Per la vittoria di tappa sono assolutamente avvantaggiati gli specialisti da rapportoni, corridori come i tre T-Mobile, Rogers, Honchar ed anche Ullrich (se non prenderà anche la crono come un allenamento) e Gutiérrez Palacios della Caisse d'Epargne, un vero e proprio cronoman.
Per la classifica, invece, vedo Basso, Gutierrez Cataluña e Savoldelli un gradino sopra a tutti gli altri: non credo che uno di questi tre possa addirittura vincere la cronometro, ma è certo che i tre su citati sono molto forti sul passo e sicuramente scaveranno dei bei distacchi dai corridori più leggeri, dagli scalatori.
Secondo giorno di riposo, e secondo giorno di riposo prima di una cronometro: il primo, dal Belgio, prima di Piacenza ed il secondo, dalla Puglia, prima di Pontedera. Sicuramente oggi i corridori che domani s'impegneranno hanno lavorato molto sulla bici da crono, avranno testato di nuovo la posizione da mantenere, avranno ripreso confidenza con il mezzo e, quindi, sono stati molto avvantaggiati da questo giorno di relax, seppure apparente.
I distacchi degli uomini di classifica saranno abbastanza contenuti, ovviamente a seconda di quelle che sono le capacità di andare contro il tempo: credo che Cunego perderà sui 2'30", ma andare vicino ai due minuti sarebbe già un ottimo risultato, mentre per Simoni vedo un gap - per entrambi prendo come punto di riferimento Basso - di 2', ma se il lavoro effettuato in California alla galleria del vento darà i suoi frutti ecco che potrebbe anche contenere ad 1'30". Anche Di Luca lo vedo sul minuto e mezzo, mentre un po' di più - sul tempo di Cunego - accuserà Rujano, che sta man mano crescendo di condizione. La vera lotta sarà vedere quanto riuscirà a contenere Savoldelli che, volendo, potrebbe addirittura pensare di far meglio del varesino: per entrambi conteranno molto le sensazioni che proveranno oggi in sella alla bici da cronometro.
E, ovviamente, sarebbe bella una battaglia sul filo dei secondi tra Honchar ed Ullrich per la vittoria parziale... 


Martedì 16 maggio - 10a tappa: Martinelli soffre Riis

E così è arrivato anche il momento della fuga cospicua.
Dopo il risicato vantaggio riuscito ad amministrare da Verbrugghe a Saltara, oggi è toccato ad un nutrito gruppo di corridori giocarsi la vittoria finale con uno scarto abbastanza ampio sul gruppo.
Già ieri si era visto un Pellizotti assolutamente in palla, molto diverso da quello abulico che avevamo visto su Passo Lanciano, alla prima salita del Giro: importantissimo il lavoro svolto per il friulano da Wegelius, e così anche in Liquigas i climi si stempereranno un pochino e si potrà guardare a quel che resta del Giro con maggiore tranquillità.
È molto strano come due corridori fuori classifica come Bettini e Rebellin, ma anche lo stesso Sella, non siano riusciti o non abbiano provato ad inserirsi in una fuga così corposa e così ben organizzata, composta da parecchie coppie di compagni di squadra e da molti gregari dei capitani che faranno classifica nell'ultima settimana. Evidentemente Bettini ha desiderato tirare un po' il fiato, anche se la scelta mi risulta ancora abbastanza incomprensibile, visto che l'arrivo era veramente tagliato su misura per le sue qualità e le sue caratteristiche.
Detto questo, non dimentichiamoci dei dovuti complimenti a Pellizotti, terzo italiano a vincere quest'anno sulle strade rosa, e come posso dimenticarmi di Axel Merckx? È stato coraggioso e molto, molto bravo. Non era neanche facile avvantaggiarsi sul gruppo in fuga e resistere così tanto sugli ultimi 1200 metri in salita: ripreso ai 150 metri dall'arrivo. Sembravo io al Tour de France.
Molto belle anche le sue parole, dispiaciute ma umane, dopo l'arrivo, così come mi preme sottolineare la stupenda reazione avuta ieri da Vaitkus alle domande di Fabretti: si vedeva e si è capito da lontano un miglio che era scioccato dalla vittoria più importante della sua carriera: ripeto, le squadre ed i corridori stranieri, una volta saggiato il Giro l'anno scorso, hanno capito il calore che sa dare e le emozioni che sa donare.
Nel gruppo, invece, ho visto ancora la Lampre davanti, ed inizio seriamente a pensare che Martinelli soffra molto la tranquillità di Riis. Così, mettendo la squadra a tirare, cerca di far capire al ds di Basso che non deve mai sentirsi tranquillo, che - insomma - dovrà fare i conti con loro prima di gioire. Mi sembra però che stia facendo il gioco della Csc, in questo modo, anche se è vero che la cronometro vedrà impegnati solo tre-quattro corridori (Cunego, Vila, Petrov e Bruseghin) e gli altri potranno tirare un po' il fiato.
Di Luca sembra ristabilito, ed oggi ha trovato anche una valida spalla per il futuro. Basso è sempre tranquillissimo e corre da padrone, e giovedì potrà aumentare il vantaggio. Anche Simoni è sereno.
Così, con queste sensazioni, ci accingiamo al secondo giorno di riposo, l'ultimo... 


Lunedì 15 maggio - 9a tappa: Bravi i team minori

Finalmente una volata che premia un nome nuovo, anche se mi spiace per Bettini.
La tappa è stata molto bella, affrontata con un gran ritmo e questo ha lasciato delle tossine delle gambe dei velocisti puri, infatti Pollack e soprattutto McEwen si sono fatti sorprendere dalla maggiore freschezza all'arrivo di due corridori veloci, ma non velocisti, come Vaitkus e Bettini.
Molto bravo Pellizotti, anche se la sua azione è durata relativamente poco, ed ottima inversione di tendenza per quelle che sono le squadre straniere che l'anno scorso si sono completamente nascoste durante il Giro d'Italia: prima l'Euskaltel con le volate di Koldo Fernández e le fughe, la vivacità della Française Des Jeux, la tappa di Verbrugghe della Cofidis e le fughe di Scheirlinckx, e poi oggi i tentativi di Lefèvre e Clement della Bouygues Telecom, e quello di Krivtsov, compagno di squadra del vincitore di tappa, il lituano Vaitkus dell'AG2R Prevoyance.
Ecco, credo proprio che gli organizzatori abbiano fatto pressioni e si siano raccomandati con le dirigenze delle squadre straniere meno volenterose e propense al Giro d'Italia, al fine di garantire almeno combattività o un livello di competizione soddisfacente: ebbene, credo che queste raccomandazioni siano state assolutamente recepite e trasformate in fatti.
Il vero peccato è che, oltre a Savoldelli e Basso, due dei favoriti finali, nessun altro italiano è riuscito a brindare al successo di tappa, e questo è senz'altro figlio del fatto che pochissimi italiani siano presenti al Giro: il Pro Tour va migliorato, ma non messo da parte. Il problema non è nel mancato invito di alcune squadre al Giro d'Italia, ma la mancanza di un importante numero di team italiani all'interno del circuito nato l'anno scorso.
Ho visto la Lampre tirare in testa al gruppo nei chilometri finali, ma sinceramente non so il motivo e ogni ipotesi potrebbe essere plausibile. Sarà stata una tattica di squadra per tenere Cunego davanti, o forse è stato un errore, ma davvero si tratta di una questione interna inerente al team che nessuno - se non i diretti interessati - può sapere, adesso, con un briciolo di certezza.
Oggi Scarponi è uscito completamente di classifica. Ha rotto una ruota, è rimasto senza compagni di squadra, ed è arrivato al traguardo con più di 5' di ritardo. L'ho sentito telefonicamente, ed era molto giù: ovviamente l'ho rincuorato e gli ho raccomandato di non abbattersi. Non tutti i mali vengono per nuocere, e il distacco in classifica che ha ora potrebbe significare maggiore libertà per un successo di tappa o per inserirsi in una fuga da lontano nelle tante tappe mosse.
Domani è un'altra frazione tosta, un percorso mosso che potrà favorire una fuga, al cui interno vedo ancora i corridori "da classica": Bettini, Rebellin e Sella, un attaccante nato, potrebbero avere libertà... 


Domenica 14 maggio - 8a tappa: Una selezione inattesa

Incredibile, sono arrivati uno per angolo e, visto che conosco la salita, non me l'aspettavo.
La tappa è stata molto veloce e questo ha reso la corsa simile ad una frazione del Tour de France: salita affrontata ad alta velocità, ritmo perpetuo e costante, anche perché le pendenze lo permettevano.
Per come si è messa la corsa, mi stupisce soprattutto il distacco di Savoldelli. Ha perso tanto, troppo, e per uno che avrebbe dovuto mettere fieno in cascina in queste tappe, fino a Pontedera, non è affatto un bel segnale. Così come non è stata un bel segnale la condizione palesata da Di Luca, abruzzese che ci teneva tantissimo a vincere sulla salita che conosce meglio di ogni altra e che proprio oggi ha capito - secondo me - di non poter vincere questo Giro d'Italia.
Benissimo Cunego, promosso a pieni voti. E brava anche la Lampre, che ha cercato di piazzare dapprima Bruseghin nella fuga di giornata, poi - una volta che la Saunier Duval di Simoni e la Liquigas di Di Luca hanno accelerato - ha provato ad avvantaggiarsi il più possibile sull'ultima asperità per fungere da importante punto d'appoggio.
Sicuramente lo stesso Martinelli - come il sottoscritto - sarà rimasto sorpreso dalla grossa selezione avvenuta sotto il ritmo infernale imposto da Sastre, e così Bruseghin non ha potuto aiutare Cunego né al momento dello scatto del veronese (che, ovviamente, con un ritmo meno alto avrebbe fatto più male) né nel momento in cui Basso l'ha lasciato sul posto e se ne è andato. L'azione del forte gregario veneto è stata comunque una chiave tattica ben congegnata, così come è stata ben congegnata la presenza di Sorensen, gregario di Basso, nello stesso gruppo dei fuggitivi della prima ora.
Segnali un po' preoccupanti anche da Simoni, che ha messo la squadra a lavorare per recuperare il distacco dai battistrada e poi si è sciolto sotto l'azione della Csc: ma di lui continuo a fidarmi, soprattutto perché conosco le salite dell'ultima settimana, conosco Gibo, e so quel che potrà fare tra una decina di giorni.
Mi ha un po' deluso anche Scarponi, ormai sostituito nei galloni di capitano in casa Liberty dal siciliano Caruso: proprio lo scalatore meridionale, con Gutiérrez Cataluña e Mazzanti, è stata la sorpresa più grande di giornata. Ma i primi arrivi in salita regalano sempre dei nomi nuovi, e non è detto che poi debbano per forza mantenere le promesse: non mi pronuncio, ma auguro loro tanta fortuna.
E, infine, Ivan Basso. Semplicemente il più forte, oggi. Ed è giusto abbia vinto lui: ha preso in mano la corsa all'imbocco della salita, evidentemente era consapevole del grosso lavoro che avrebbe potuto fare Sastre ed ha demolito tutto il gruppo. Non mi sorprende Basso, quanto invece mi ha sorpreso la poca resistenza di qualcuno. Il varesino cercherà di accumulare più vantaggio possibile fino al Plan de Corones, e da lì cercherà di correre in difesa. Scelta tattica giustissima, visto che pendenze - sterrate - come quelle favoriscono senz'altro corridori molto più leggeri, in primis Simoni e Rujano.
Per domani vedo ancora probabile una volata, anche se probabilmente la Davitamon-Lotto non avrà l'aiuto della Csc (ma forse la T-Mobile collaborerà). E domani si potrebbe cambiare anche un po' registro, non con una fuga di lunga gittata, ma con un'azione d'anticipo su uno degli strappetti posti prima dell'arrivo. Insomma, la tappa per uno tra Bettini e Rebellin... 


Sabato 13 maggio - 7a tappa: I big si controlleranno

Che bellissima tappa!!!
Non me l'aspettavo che sarebbe andata così. Sapevo sarebbe stata dura, ma è stata veramente una bellissima tappa, ed il merito principale va a Gárate, un regolarista veramente eccelso che riesce sempre o quasi ad inventarsi belle azioni e a battezzare la fuga buona per guadagnare minuti sul gruppo. Oggi è stato ripreso per l'ottima azione di Bruseghin, ma ci riproverà il campione spagnolo: non saprà starsene con le mani in mano.
A parte la vittoria di Verbrugghe, tornato ad un grande successo dopo qualche anno di anonimato speso magari in corse minori, oggi abbiamo avuto ottime indicazioni non solo per quanto riguarda la condizione, e i distacchi, ma anche su quelle che saranno le ripercussioni psicologiche dopo una tappa lunga, dura e di difficile interpretazione tattica come questa di Saltara.
Innanzitutto: Cunego. Ha fatto lavorare molto la squadra, aveva un Vila davanti da spendere meglio, ma probabilmente questo è un discorso che faccio col senno di poi. Bruseghin e Tiralongo hanno fatto un ottimo lavoro, ed è proprio il giovane veronese ad essere mancato nel finale.
Lo stesso Di Luca ha patito una giornata di grossa sofferenza, anche perché la Liquigas non si è stretta come doveva intorno al proprio capitano: Andriotto ed un altro si sono adoperati per recuperare lo svantaggio tra il Monte Catria ed il Monte delle Cesane, e poi a fine tappa Di Luca ha dichiarato a Fabretti che sentiva la gamba vuota sin dalla metà della prima - dura - asperità di giornata. Allora, ok farsi vedere come squadra che lavora, va bene anche un Di Luca che si autoconvince spesso di poter recuperare in fretta mentre poi non ce la fa, ma anche dopo le parole di Zanatta al Processo credo che ci siano dei dubbi in seno alla squadra sulle possibilità di Danilo, ed allora si cerchi di salvare la baracca con Pellizotti. Se questa fosse la scelta della Liquigas, la considero molto avventata, perché il friulano non mi sembra assolutamente in grado di poter puntare al podio di Milano.
In entrambi i casi, visto che lo stesso Martinelli ha lasciato trasparire un po' di delusione su Cunego, si è notato un pochino come l'ambiente del ciclismo reagisce alle difficoltà: non ci si stringe, spesso, intorno alla figura del capitano - campione o buon corridore che sia - ma lo si lascia spalle al muro nei momenti difficili e lo si esalta nelle vittorie.
Soprattutto psicologicamente, Di Luca e Cunego potrebbero pagare molto questo clima in squadra.
Abbiamo visto un altro numero di Savoldelli, un grosso corridore che sta facendo di tutto per incamerare secondi (o minuti) di vantaggio prima dell'ultima - durissima - settimana: lo sta facendo alla grande, con la solita intelligenza e con una forza straripante. Una sparata ai 400 metri che fa il vuoto, seppur di poco, su uno strappo non durissimo è sintomatico di quanto stia bene.
Ottimo Simoni che è sempre lì, benissimo Basso e la sua Csc, e grossi applausi anche ad Honchar e Scarponi. Su Rujano e Sella non mi pronuncio, perché la loro costituzione li avrà indotti a pensare, ed a prepararsi, ad Alpi e Dolomiti.
Domani sarà una tappa importante, non tanto per gli uomini davanti quanto per gli uomini dietro: Di Luca e Cunego sapranno reagire o hanno poca birra? Se hanno una condizione non eccelsa, domani rimbalzeranno. Lasceranno spazio a qualche attaccante? Può darsi, anche se un Savoldelli simile proverà a tirare il collo ai capitani di Liquigas e Lampre. La salita non è durissima, l'ho percorsa spesso in allenamento con Di Luca, e soprattutto è regolare: prevedo un arrivo di un gruppetto di una decina di corridori, con quasi tutti i big davanti.
Perché "quasi"? Beh, oggi insegna... 


Venerdì 12 maggio - 6a tappa: I big si controlleranno

Per commentare le tappe con un arrivo in volata ci vuole sempre un po' di fantasia, lo so.
Classica tappa di trasferimento, lunga, piattissima, con i soliti tre coraggiosi in fuga per più di 200 km, la squadra della maglia rosa che controlla la corsa, la squadra del velocista principe che prende in mano la situazione a tre quarti di gara, McEwen che battezza una ruota, e vince.
Certo, detto così sembra scontato e facile, ma non lo è mai. Anche perché la volata di oggi è stata atipica: Rigotto ha perso la ruota di Ongarato a favore di Loddo, e allora l'ultimo uomo Milram s'è spostato lasciando il sardo al vento troppo presto. È sembrata un po' la volata della Sanremo 2005, tutti da fermo. A quel punto è stato molto bravo Vaitkus ad accelerare all'improvviso, ma il furetto australiano non s'è fatto ingannare e gli ha preso dapprima la ruota, e poi l'ha passato con irriverente facilità. Bella anche la rimonta di Pollack, nuova maglia rosa, ma il tedesco ha il problema maggiore nello sbagliare i tempi: o parte troppo presto, o troppo tardi.
Un tipo di volata così avrebbe dato fastidio anche a Cipollini, mio ex compagno di squadra che oggi si è rivisto al Processo di Tappa: chi ha necessità di alte velocità e di una lunga fila indiana davanti a sé (come Mario e come Petacchi, appunto) soffre quando ci sono degli sprint atipici dove l'esplosività e gli attimi hanno più vantaggi della progressione e della velocità di punta.
Ho notato anche un pizzico di polemica nelle parole di Sacchi a fine tappa: è vero, sono commenti a caldo e vanno presi col beneficio d'inventario, ma la "sponsorizzazione" di Ongarato a velocista del team, ai danni di Lorenzetto e Rigotto, non mi trova d'accordo. Alberto è un buon velocista, ma sarebbe un piazzato come lo sono stati i due giovani del team di Stanga. E io credo che, a parità di probabilità di successo finale, meglio rischiare un giovane che un uomo esperto. Ongarato e lo stesso Sacchi saranno importanti uomini per le fughe, senz'altro, ma gli sprint li lascerei ai giovani: ne hanno più bisogno.
Per domani rimango della stessa idea di ieri: i big si controlleranno, arriverà un gruppo di 40 corridori a Saltara, e i corridori esplosivi come Cunego, Rebellin e Bettini potrebbero aggiudicarsi la tappa. Più probabile la fuga di qualche corridore di media classifica, ribadisco il nome di Sella, ma non so quanto i corridori avranno voglia di rischiare in vista della tappa di domenica. Certo, se domani ci fosse stata la Maielletta e domenica la tappa di Saltara, beh, allora sì che il giorno marchigiano avrebbe smosso la classifica generale.
Tra l'arrivo di oggi a Forlì e la partenza domani a Cesena, il Giro ricorda giustamente due grandi sportivi venuti a mancare più o meno recentemente: ho conosciuto Fabio Casartelli quando entrambi eravamo dilettanti, e mi ricordo che m'impressionò in un circuito serale a Porto Sant'Elpidio, organizzato proprio da Vincenzo Santoni, mio attuale team manager, quando vinse con un'azione di una forza disarmante, e lo fece in maglia iridata. Un bravissimo ragazzo che ci ha lasciati davvero troppo presto.
Conoscevo meglio Marco, invece, e mi è sempre rimasta impressa una delle prime scene che ci videro assieme: io passai professionista nel 1994, ma già nell'inverno del 1993 effettuavo dei ritiri con la Carrera Jeans di Boifava, squadra con cui feci il mio esordio tra i pro'. C'era da andare ad un ritiro, a Brescia; io a quel tempo correvo tra i dilettanti nelle Marche, ad Ancona, e visto che ero di strada mi sentii con Marco e lo passai a prendere in macchina al casello di Rimini sud.
Lui aveva già vinto un Giro d'Italia dilettanti ed era già professionista, ed io già lo vedevo come un modello da seguire visto il modo in cui correva. Marco veniva da qualche periodo no per via di qualche infortunio di troppo, e in macchina mi colpì molto la sua caparbietà: "Pippo - mi disse - l'anno prossimo o vinco qualcosa o smetto di andare in bicicletta". Era un ragazzo, e per un ragazzo è già tanto passare professionista, o anche solo vincere un Giro d'Italia dilettanti. Ma lui no, non poteva accontentarsi, perché sapeva che era forte ed aveva piena coscienza dei propri mezzi: "Vedrai - gli risposi - che il 1994 sarà il tuo anno".
Quello che successe mi pare superfluo ricordarlo... 


Giovedì 11 maggio - 5a tappa: Una Liquigas maiuscola

Suscita sempre qualche critica, la cronosquadre, ma alla fine resta sempre una prova altamente spettacolare.
Ottima la scelta dell'organizzazione del Giro di far disputare la prova lungo una distanza relativamente breve per una cronometro: 38 km, un chilometraggio che non ha permesso distacchi abissali e che, sicuramente, lascia aperte ancora tutte le porte possibili per i maggiori favoriti. E poi, secondo me, è anche giusto dare il giusto spazio (importante, quindi, ma non determinante) a squadre che fanno dell'organizzazione e della fluidità in questo esercizio un proprio punto di forza. Riis ci tiene molto, e si è potuto vedere oggi.
Analizzando la corsa, direi che la Csc di Basso ha fatto una prova secondo le proprie qualità: nessuna sorpresa. Così come non ci sono state sorprese dalla Saunier Duval di Simoni (che si può ritenere soddisfatto) e dalla Selle Italia di Rujano.
Male la Discovery di Savoldelli, e questa sì che è una sorpresa. Sono partiti pianissimo, evidentemente avevano nelle gambe e nella testa una cronosquadre da Tour de France, e quindi decisamente più lunga, quasi il doppio. Anche l'età un po' avanzata di taluni corridori ha fatto sì che il ritmo non sia stato subito ottimale, mentre mi riesce più difficile pensare - anche se potrebbe essere proprio così - che abbiano sottovalutato il riscaldamento pre-gara. Anche la Liberty di Saiz e Scarponi mi ha un po' deluso, ma non c'erano molti specialisti per le gare contro il tempo ed hanno fatto di necessità virtù.
Pollice decisamente all'insù per la maiuscola prova della Liquigas di Danilo Di Luca; decisamente in palla, coesione perfetta. Di Luca si sta dimostrando un ottimo leader ed un grande motivatore, e per lui l'appuntamento di domenica sulle salite abruzzesi sarà - ancor più marcatamente da stasera - segnato con un paio di cerchi rossi sul calendario. Bravissime anche la Lampre di Cunego, che ha contenuto parecchio il distacco dal team di Basso, e la Quick Step di Paolo Bettini.
Adesso sarà molto divertente vedere come si comporteranno le seconde linee e gli eventuali outsider nelle tappe di sabato e domenica. Sabato potrebbe andar via una fuga, al cui interno vedo un folletto come Sella (che deve recuperare molto), mentre domenica - quando i big battaglieranno davvero - chi resisterà al loro passo farà già un grosso passo avanti. Per questo vedo Scarponi e Rujano, soprattutto quest'ultimo, ancora sulla difensiva.
Domani ancora una tappa per velocisti. La cronosquadre non è stata lunga e distacchi da far dormire sonni tranquilli non ce ne sono; e poi c'è McEwen bramoso di successi, e una nuova squadra rosa - la T-Mobile, cresciuta molto rispetto al Giro 2005, con Honchar in testa alla classifica - che ha la possibilità di tenere il primato e di vincere la tappa con Pollack (che sfilerebbe la maglia rosa al proprio compagno).
Volata anche domani, e chissà se Bettini ci riproverà... 


Mercoledì 10 maggio - Riposo: Verso il primo banco di prova

Giorno di riposo atipico, che arriva dopo quattro giorni di corsa.
È sicuramente un riposo strano, un giorno di riposo che i corridori non aspettano né desiderano, perché i chilometri sotto le ruote sono ancora pochi e di fatica non se ne è fatta tanta. È anche vero che, scendendo dal Belgio, questo stop era pressocché fisiologico.
I miei giorni di riposo durante i grandi giri li ho sempre vissuti con grande relax, prendendo la parola "riposo" veramente alla lettera.
C'è chi percorre 3-4 ore in bicicletta e chi, come me, si concede il lusso di un riposino in più, anche se quasi sicuramente quest'anno, per via delle poche tappe finora percorse, avrei fatto un po' di chilometri e qualche oretta in bici anch'io.
Ricordo che al Tour del 2004, dopo una giornata di riposo di totale relax, inscenai la fuga con lo spagnolo Landaluze, quella che svanì a 70 metri dall'arrivo. È la testimonianza, quindi, che un giorno di rilassamento non imballa le gambe ed, anzi, possa renderle più toniche.
Credo che i big, anche durante i primi riposi canonici (e cioè dopo 8-9 tappe), prendano comunque la bici soprattutto per questioni psicologiche. Hanno così l'impressione di fare tutto per il meglio, non hanno rimorsi di coscienza e soprattutto non hanno, in caso di debacle successiva, fatti su cui mugugnare. Ma siccome io, nei grandi giri, non ho mai tenuto le classifiche in considerazione, potevo anche permettermi di poltrire un po'.
Domani c'è la cronosquadre, un esercizio in cui l'abitudine e la mentalità del team contano più della reale forza dei singoli: Savoldelli e Basso scaveranno bei distacchi da tutti gli altri pretendenti; Di Luca si salverà un po', mentre per Cunego e Simoni finire la prova con meno di 1'30" di distacco sarà un grandissimo successo. Perché la crono non è lunga, ma è piatta, e farà lo stesso la differenza.
A fine cronometro, poi, avremo le reali dimensioni di ciò che potranno essere le tappe di sabato e domenica prossimi: per la tappa di Saltara vedo di nuovo bene corridori come Rebellin e Bettini (anche se il mio amico Scarponi è andato a studiarla e mi ha riferito di un percorso molto duro), o comunque una frazione con i big tutti in attesa, mentre già a Passo Lanciano gli scalatori potranno provare a recuperare un po' di gap patito a Piacenza. Iniziano i fuochi d'artificio... 


Martedì 9 maggio - 4a tappa: L'alternativa è Loddo

McEwen. E non poteva essere altrimenti.
Con il ritiro di Petacchi, è indubbiamente lui il faro del Giro d'Italia nelle tappe di pianura; l'australiano non si è scomposto, ha fatto lavorare due suoi uomini insieme alla Gerolsteiner prima (per la maglia rosa Schumacher) e alla T-Mobile poi (per il velocista Pollack) e poi si è fatto aiutare da Vogels, suo uomo di fiducia, negli ultimi metri, fino alla ruota di Lorenzetto.
Il solito McEwen, insomma, anche se probabilmente oggi Bettini avrebbe potuto avvicinarlo ancora di più se non si fosse stoppato un attimo quando si è sentito troppo a contatto con Loddo: d'altronde il toscano non è un velocista puro, soffre le volate troppo confusionarie, ma ha fatto lo stesso un'ottima progressione ed ha anche rimontato qualche metro, nel finale, alla nuova maglia ciclamino, strappata (per via delle vittorie) proprio al campione olimpico nostrano. Son convinto che, prima della fine del Giro, e prima del ritiro preventivato di McEwen, Paolo possa riuscire a battere Robbie in volata. Così, una sensazione estemporanea.
Ovviamente il vincitore di oggi, e in parte quello di ieri, vengono e verranno posti leggermente in secondo piano rispetto all'impresa portata a termine ieri da Alessandro Petacchi; siamo abituati a vederlo sempre un po' sofferente, portato a trasformare un raffreddore in una tragedia, rilasciare dichiarazioni dopo le volate vinte che sembrano provenire da uno che è arrivato dodicesimo, invece che primo. E invece, ironia della sorte, ieri sembrava molto rilassato già all'arrivo, per lasciare totalmente il posto al sorriso nell'intervista della De Stefano di oggi: una reazione psicologica, per carità, e comunque per lui non sarà facile neanche tornare competitivo per la fine della stagione, visto che è un muscolare e pagherà l'inattività forzata. Chissà, forse utilizzando la Vuelta come allenamento, potrà fare della Parigi-Tours il suo vero obiettivo stagionale.
La Milram ha corso bene, ha reagito con forza e grinta alla sfortuna, e si è messa in testa - negli ultimi km - a lavorare per Lorenzetto: un gesto dovuto, visto che la squadra è stata costruita su un velocista e che presenta, oltre Petacchi, altre ruote veloci. Non avrebbe avuto senso non lavorare oggi, anche perché giovani come Lorenzetto e Rigotto vanno spronati, senza assilli, a lanciarsi nella mischia per vedere cosa possono, e potranno, fare. Eventualmente, una volta delineata la classifica, Stanga potrà apportare dei cambiamenti alla tattica inserendo qualche uomo nelle fughe per lavorare meno, ma per ora va bene così.
Un corridore che mi ha stupito è invece il sardo Loddo, e vorrei complimentarmi anche con Savio e Bellini per il loro lavoro di motivatori all'interno del team Selle Italia: lanciare ogni giorno un corridore in fuga, ed ogni volta un corridore diverso, dà una grande impronta al loro lavoro tecnico, ma soprattutto psicologico. Proprio in Loddo vedo il maggior contendente alla coppia McEwen-Bettini in futuro, visto che Pollack parte sempre troppo presto e arriva troppo scarico sotto l'arrivo.
La giornata si è poi conclusa con l'assegnazione di una nuova maglia rosa. Sì, lo so che quella "reale" è ancora del tedesco Schumacher, ma la premiazione di Zomegnan ad Armstrong non è passata inosservata. Vabbè, una comparsata per un po' di audience si può anche sopportare... 


Lunedì 8 maggio - 3a tappa: Schumacher non terrà

"Che tempo infame": è la prima cosa che ho pensato oggi, guardando la tappa.
Non solo il Giro più duro degli ultimi anni, ma anche una partenza piena d'acqua che scroscia sulle teste e sulle schiene dei corridori. Veramente un inizio inclemente, per quanto riguarda il tempo.
Oggi, per i big di classifica, sarà stata una giornata veramente durissima sotto il profilo psicologico. Contava restare davanti fino allo strappo di Namur, contava rischiare il meno possibile di cadere, e devo dire che tutti i team si sono comportati egregiamente, con una menzione speciale per la Csc.
La tappa si è chiusa con il numero di Schumacher, un corridore che conosco sin dallo scorso Giro della Bassa Sassonia che vinse aggiudicandosi anche tre tappe, di cui una a cronometro: non sono andato lontano neanche dal mio pronostico su Rebellin, ma la Gerolsteiner ha corso davvero bene ed un primo e un terzo posto di tappa, al Giro, è un risultato che lo conferma. Sono in disaccordo invece su quanto dichiarato al Processo alla Tappa, visto che Schumacher è sì un corridore che tiene gli strappi e le salite non impegnative, ma fisicamente è un passista, è uno pesante, e non lo vedo affatto come possibile sorpresa per la vittoria finale; con la forma che ha, probabilmente, potrebbe limitare i danni sulla Maielletta, ma già questo sarebbe per lui un risultato eccezionale.
La tappa di oggi ha anche regalato due argomenti interessantissimi: uno è Savoldelli, che si è presentato al Giro con una forma eccelsa e lo sta grandemente dimostrando. Sta correndo da padrone, ma l'ultima settimana lo sfavorisce molto, secondo il mio parere. Lì usciranno i corridori "leggeri", e per questo Simoni rimane comunque il mio favorito nonostante il distacco di oggi: distacco che ha patito anche il mio amico Scarponi, incappato in uno scivolone ai piedi dello strappo conclusivo. Sono rimasto sorpreso anche dal distacco di Danilo Di Luca, e dico che quel Cioni messo così bene all'arrivo non è stata una coincidenza.
L'altro punto focale di oggi è ovviamente la caduta di Petacchi. Una cosa mi aveva sorpreso: non tanto il dolore che pativa, né poi il distacco all'arrivo, ma mi era sembrato davvero strano il fatto che si fosse rifermato. Provo a spiegarmi: quando si cade, abitualmente il dolore della botta è subito molto forte e magari si aspetta un po' prima di risalire in bici e pedalare; una volta che la parte colpita si scalda col movimento della pedalata, poi, tutto diventa più facile (per quanto possibile, ovviamente). E invece Petacchi aveva fatto l'opposto: dopo la caduta, aveva aspettato un attimo per riordinare le idee e somatizzare lo shock, e si era rimesso a pedalare, portandosi con calma sul plotone principale. In seguito, invece di migliorare, era peggiorato, e si era portato alla macchina del dottor Tredici, fermandosi. Ecco, questo mi aveva indotto a pensare che il dolore di Petacchi non dipendesse dalla botta, o comunque non solo. Avevo pensato che nella caduta qualche tendine o qualche muscolo avesse risentito dell'impatto. Poi il risultato delle radiografie ha confermato, purtroppo in peggio, i miei timori: peccato per la frattura, spero che Alessandro si possa rimettere in fretta.
Domani la Gerolsteiner avrà in mano la gara fino a 30-40 km dall'arrivo, e poi toccherà alla squadra di McEwen: la Milram, senza AleJet, potrebbe decidere di far disputare lo sprint a uno tra Ongarato e Rigotto. Per la fuga, se ne riparlerà dopo la cronosquadre... 


Domenica 7 maggio - 2a tappa: Bettini impressionante

Mi spiace per Ongarato, ma in qualità di ultimo uomo è andato veramente troppo piano. Ha permesso a Pollack di rimontarlo, seppur il tedesco partiva dalla quinta o sesta posizione.
Va anche detto che Petacchi, se sorpreso in anticipo, rimane molto, forse troppo, disorientato, e questo ormai i suoi avversari, e i loro direttori sportivi, lo sanno bene.
L'arrivo lo penalizzava anche un pochino dato che era in leggerissima pendenza, ed anche l'assenza di Velo (infortunato) e Tosatto (passato alla Quick Step ed è assente al Giro) si fanno sentire. Non voglio dire che sia finito, per carità, vincerà sicuramente delle tappe durante questa corsa, ma farà molta fatica perché McEwen è una faina, una velocissima faina, e ci proverà sempre.
È stato per me impressionante Paolo Bettini, invece, al di là del terzo posto finale: negli ultimi 4-5 km ha preso molto vento in faccia, ciononostante è riuscito a rosicchiare dei secondi di abbuono che però non gli permetteranno, anche se vincerà la tappa di Namur domani, di vestire la maglia rosa.
Le tappe per velocisti sono un po' noiose, lo so, e a parte gli ultimi km non c'è molto da raccontare o segnalare: anche nelle mie esperienze all'interno del treno di Cipollini, la tappa scorreva via così com'è andata oggi. Si dà il via libera ad una fuga, si controlla, si mandano un paio di uomini a lavorare da lontano insieme alle altre squadre degli sprinter, e poi all'atto del ricongiungimento si inizia a menare sul serio.
Domani sarà più divertente, l'arrivo sembra molto bello ed è adatto ai corridori italiani da classiche: tra tutti, vedo Bettini in formissima, ma attenzione a Davide Rebellin. Lui è uno che parla poco, ma è un grosso corridore e può addirittura prendere - in caso di successo - la maglia rosa: dettaglio da non trascurare. E poi penso proprio che Danilo Di Luca si getterà nella mischia della lotta per la vittoria; lui è un vincente, e quando sta bene e si scatena la bagarre non ce la fa a tirare i freni. Anche ieri ha fatto una prestazione favolosa, e lui è uno che ha una grande autostima: quando le cose vanno bene, non si tiene, e domani lo vedremo lottare per la vittoria.
Gli altri, anche Cunego, penso che staranno coperti. Per loro i test veri inizieranno tra un po'... 


Sabato 6 maggio - 1a tappa: Una bella partenza

E dire che non serviva un inizio così bello per un Giro che si prospetta come il più bello degli ultimi anni. Però aiuta, soprattutto a pensare, a ragionarci su, a considerare le qualità di uno rispetto ai difetti dell'altro.
Savoldelli ha fatto una grossissima prestazione, non tanto per la vittoria che è assolutamente nelle sue corde, ma quanto per il distacco. 11" in poco più di 6 km ad un pistard come McGee è un risultato straordinario, per non parlare poi dei 25" (o giù di lì) dati a tutti i pretendenti al rosa finale di Milano.
Sicuramente il bergamasco è aiutato da una gestione della bicicletta in discesa e nelle curve fuori dal normale che gli permette di elevare molto il limite di rischio rispetto a tutti i propri avversari. Il Giro non è finito, e le tante montagne faranno quasi perdere traccia dei secondi guadagnati o persi oggi. Ma finora Savoldelli partiva da un gradino minore di considerazione rispetto agli altri, ed oggi ha messo le cose in chiaro, e in parità.
Ho visto bene un paio di corridori da cui mi aspetto molto: uno è Rujano, lo scalatore tascabile di Savio, che è arrivato al Giro freschissimo e potrà crescere in questi giorni prima delle grandi montagne e poi tentare di anticipare - perché "sorprendere" proprio non si potrà dire - tutti gli avversari sulle pendenze più ripide; e l'altro è Scarponi, che conosco molto bene visto che ci ho corso in squadra insieme: so quanto tiene al Giro, come si è preparato per la corsa rosa e quanto Manolo Saiz lo tenga in grande considerazione, anche per il futuro.
Due corridori che invece hanno un po' deluso sono Bertagnolli, anche se sembra sia stato poco bene alla vigilia, ed Ullrich, non tanto per il risultato finale, quanto perché la scelta dei rapporti (ha montato il 55 davanti) fa trasparire la volontà, quasi totale, di allenarsi e basta sulle strade del Giro. Speriamo cresca per poter far bene in qualche tappa, anche se dubito un pochino soprattutto sulla voglia.
Purtroppo c'è da registrare anche il brutto incidente occorso ai tifosi presenti a bordo strada poco prima dell'ultima curva, all'altezza di un dosso che ha fatto sfilare la bici d'assistenza destinata a Gilbert della Française des Jeux e che ha colpito in pieno varie persone. Una situazione che farà stressare e preoccupare un pochino l'organizzazione, più che i tifosi, soprattutto perché si è all'inizio, si è in terra straniera, e l'immagine che si dà non è delle più belle.
È comunque partito il Giro, e mediaticamente avere in rosa sin dal primo giorno un italiano, e per di più l'ultimo vincitore della corsa italiana, è un gran bell'inizio...


Venerdì 5 maggio - La vigilia e la tensione

Eh, le emozioni della vigilia del Giro!
Un misto di tensione, adrenalina, paura, voglia, sensazioni incontrollabili e miste.
Sicuramente i big, quelli che proveranno a vincere il Giro, ma anche coloro che hanno incentrato la stagione sui successi parziali in questa corsa, sia in pianura che in montagna, saranno tesissimi.
Nelle mie vigilie pre-Giro accumulavo sempre molta tensione, tensione che riuscivo a tramutare in energia positiva ripercorrendo passo a passo le sensazioni che le corse e gli allenamenti in avvicinamento al Giro mi avevano lasciato nelle gambe e nella testa.
Se ti rendi conto di aver fatto tutto per il verso giusto, allora ti tranquillizzi un po', se invece durante i primi mesi dell'anno non sei riuscito a cavare buone sensazioni da test e corse, allora sì che la tensione può diventare anche timore e giocare brutti scherzi a livello psicologico.
La vigilia poi è sempre una festa tra tifosi, giornalisti, autografi e fotografie: lo è un po' meno per chi non vede l'ora di tramutare l'adrenalina sin lì caricata nella spinta da dare ai pedali; ed anche le interviste da rilasciare sono sempre viste come tempo rubato al riposo, al sistemare la bici, a qualche piccola accortezza che quasi tutti, in vista del Giro, attuano in maniera quasi maniacale.
Domani, su quella pedana, non si celebrerà solo l'inizio del Giro, ma anche la fine di un'attesa che fa soffrire...



Filippo Simeoni (Professionista della Naturino-Sapore di Mare)
a cura di Mario Casaldi

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23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano