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Gárate vive il suo sogno - E festa per Basso: è nato Santiago

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Poi dicono che il ciclismo non è lo sport dei buoni sentimenti. Ivan Basso dà un'altra mandata alla cassaforte in cui ha rinchiuso da giorni e giorni il Giro d'Italia 2006, e lo fa nel giorno in cui sua moglie Micaela ha messo al mondo il piccolo Santiago, secondogenito che viene a far compagnia alla piccola Domitilla; alla partenza Ivan era letteralmente al settimo cielo, agitava un fiocco azzurro e poi per tutta la tappa si è portato appresso un cuoricino dello stesso colore. Per lui altre due giornate di passione, poi potrà correre ad abbracciare la famiglia. Prima il dovere, anche se lo stesso Basso ammette che «oggi la tappa era una cosa secondaria, vista questa bellissima notizia che ho avuto stamattina».
Ma non solo la maglia rosa ha gioito in questo tappone dolomitico: per la prima volta nella sua onesta e ammirevole carriera, Juan Manuel Gárate ha ottenuto un successo al Giro. E (ci risiamo col sentimentalismo) ringrazia Jens Voigt, compagno di avventura lungo una fuga di 150 km il quale, siccome non ha collaborato mai all'azione (è in squadra con Basso, non poteva tirare), a 500 metri dal traguardo si fa da parte, dà una pacca sulla schiena allo spagnolo, e gli dice col solo gesto: «Non ho lavorato quanto te, non merito di vincere, non faccio nemmeno la volata». E dire che anche per Voigt sarebbe il primo successo al Giro, ma su tutto vince la lealtà insita in questo grande sportivo tedesco: quello sportivo che, lo ricordiamo, non risparmiò un grammo di energia per portare al traguardo della Liegi 2005 un Vinokourov che poi, 99 su 100, lo batteva in volata (e così fu). In ogni caso (do ut des), se proprio domani la Csc di Basso dovesse aver bisogno di una mano, senz'altro i Quick Step di Gárate non si tireranno indietro.
La fuga non comprendeva, però, solo i due uomini che sono arrivati all'arrivo. Al km 70 si sono mossi in 22, e tra gli altri c'erano alcuni uomini delusi dalla loro classifica: tra tutti, Di Luca, ma anche Sella e lo stesso Gárate, aiutato da Bettini che ha dato tutto per il suo compagno sulla durissima Marmolada. Le salite da affrontare erano 4: Forcella Staulanza, Marmolada, Pordoi e San Pellegrino all'arrivo. Tra gli attaccanti, anche Baliani, che è passato per primo ai primi tre Gpm e ha strappato la maglia verde di miglior scalatore a Basso; e poi Vila, Valjavec e Petrov, compagni di squadra di Cunego (e tutti lì in attesa di una mossa del Piccolo Principe); mentre Simoni non aveva rappresentanti nel primo gruppo (a parte Gómez, che però si è staccato subito).
Con il susseguirsi delle salite, ai piedi del San Pellegrino davanti erano rimasti in 12. E sono stati proprio i Lampre, con Valjavec, a dare il via agli attacchi. Sullo sloveno si è portato dapprima Voigt, poi anche Vila e Gárate. E quest'ultimo, a 7 km dalla vetta, è scattato deciso. Il solo Voigt (che aveva corso al risparmio tutto il giorno) è riuscito a riportarsi sullo spagnolo, ma alla fine gli ha lasciato strada.
E il gruppo dei migliori? Nessun attacco per tutta la tappa, malgrado qualcosa ci si aspettasse. La Csc si è ovviamente limitata a controllare a distanza i fuggitivi (che avevano guadagnato fino a 6'50"), e poi ha lasciato spazio alla Saunier che ha organizzato un forcing finale, prima inseguendo con convinzione i fuggitivi nel tratto di strada dal Pordoi ai piedi del San Pellegrino, poi con il solito impagabile Piepoli, che si è messo davanti sulla salita finale e ha tirato il collo al gruppo. L'unico a non scomporsi è stato Basso, chi l'avrebbe mai detto; gli altri, da Savoldelli in giù, tutti a boccheggiare. Anche Belli (che ha un problema muscolare), anche Pellizotti (fin qui bravissimo).
Ai 6 km Simoni ha dato la sua stoccata, ma la maglia rosa non si è persa d'animo: Ivan si è messo a ruota del trentino, e ha continuato a controllare, mentre alle loro spalle un Cunego quasi ritrovato (risalito in classifica fino al quinto posto) era lì a 10 metri senza riuscire a rientrare. Solo nel finale Damiano ha ceduto qualcosa, subendo il ritorno di un incredibile Gutiérrez Cataluña: il 31enne spagnolo è sempre secondo in classifica, contro ogni pronostico. Salterà domani, tra Gavia e Mortirolo?
Una riflessione s'impone. La media di tappa è stata di poco superiore ai 30 km/h. Vero che c'era da scalare questo mondo e quell'altro, ma si segnala anche un diverso approccio alle salita da parte delle squadre degli sfidanti: hanno finalmente capito (al terz'ultimo giorno: ce n'è voluto!) che non aveva senso tirare alla morte, perché in quel modo si faceva il gioco di Basso e si friggevano le gambe degli scalatori. È proprio un caso che Cunego abbia offerto una prestazione discreta, e che Simoni stavolta non abbia sofferto con Basso? Ovvio che le pendenze di Fedaia e San Pellegrino fossero più favorevoli a Damiano e a Gibo, ma anche sul San Carlo, sabato scorso, c'erano pendenze simili: di diverso c'era stata una condotta di gara che una settimana fa era stata suicida, e che oggi è stata molto più sensata.


Marco Grassi

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