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Freccia Valverde - Alejandro, primo grande successo

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La straordinaria stagione 2006, che fin qui ha visto primeggiare praticamente solo i fuoriclasse, si arricchisce di un nuovo importante capitolo. La firma è stavolta di Alejandro Valverde, uno dei più forti - sulla carta - corridori della generazione attuale, quella che ha attuato un vero e proprio golpe ai danni dei colleghi più anziani.
Lo spagnolo è l'ennesimo esponente del biennio 1980-'81 ad aver portato a casa un successo fondamentale quest'anno: dopo i suoi coetanei Boonen (che in realtà sarebbe hors catégorie, visto quanto è forte) al Fiandre e Schleck all'Amstel, e dopo gli ancor più giovani Pozzato alla Sanremo e Cancellara alla Roubaix, Valverde completa alla Freccia Vallone un quintetto da sogno. Se il giorno di Pasqua Schleck in Olanda aveva festeggiato i suoi freschissimi 26 anni, oggi Alejandro si è portato avanti col lavoro, visto che lui i 26 li compirà martedì prossimo, e avrà quindi idealmente la possibilità di bissare alla Liegi di domenica (ma quella sarà un'altra storia).
Un successo, questo di Valverde, che era molto atteso nell'ambiente. Annunciato ormai da diversi anni come un giovane messia, capace di dettar legge sia a tappe che in linea, Alejandro (forse anche per le eccessive pressioni, chi può dirlo) si era come ingolfato. Incapace di vincere alcunché di rilevante fuori dai patrii confini, e pure lì dentro grande nelle piccole corse e piccolo nelle grandi (la Clasica di San Sebastian l'ha più volte bocciato).
Eppure Valverde sarebbe potenzialmente un gigante delle Ardenne; fino a ieri questo assunto era valido in linea teorica, e a dire il vero, dopo la sua scialba Amstel non credevamo che oggi il murciano sarebbe stato in grado di ribaltare tutti i giudizi, stavolta in senso a lui favorevole. Ma è successo, e va benissimo così, perché un Valverde in più gettato nella mischia del grande ciclismo è una variabile solo positiva: avevamo lasciato per strada, e solo in germe, una eventuale rivalità tra Alejandro e Cunego: il nostro, l'unico corridore in attività ad aver vinto almeno un grande giro e una classica monumento. L'iberico, dal canto suo, sicuramente in grado di avvicinare simili risultati. Per ora, dopo questa Freccia, Valverde è quello che più è andato vicino all'impresa del 2004 di Cunego: per lo spagnolo abbiamo un podio in un grande giro e la vittoria in una classica semimonumento. E quindi guardando le cose in prospettiva, le sfide nelle sfide aumentano, il che fa solo bene al ciclismo.
La Freccia di oggi, dopo le consuete schermaglie dei comprimari nella prima fase, è entrata nel vivo a poco meno di 65 km dalla conclusione, quando Freire ha rotto gli indugi attaccando insieme allo svizzero Moos. Sorprendente, l'iniziativa di Oscarito, che ha provato a sparigliare invece di attendere il Muro di Huy, ed è stato molto efficace sulle côtes che ha incontrato strada facendo (molto più efficace di Moos, perlomeno). Ma alle spalle dei due attaccanti la corsa era effervescente: troppi i protagonisti desiderosi di prevalere.
Gran lavoro della Liquigas (per Di Luca) e della Csc (con Basso in prima linea a fare un po' il gregario per Schleck, proprio mentre in Trentino Cunego vinceva un'altra corsa, davanti all'altro rivale Simoni); ma sulle salitelle, l'uomo in più era Bettini, che sulla Côte de Bohissau ha forzato, provando a portar via un gruppetto, ma senza fortuna; ovviamente un Bettini che si rispetti ci ritenta, e infatti riecco Paolino sugli scudi, sulla Côte de Ahin, a 12 chilometri dalla fine, nel momento in cui finiva l'azione coraggiosa di Freire.
Lì ad Ahin, Bettini era andato dietro a Kessler e Astarloa, sbandando per giunta e uscendo fuori strada, ma sapendo poi riprendere la ruota del tedesco e dello spagnolo, e portandosi appresso anche un altro spagnolo, Valverde: Astarloa-Valverde-Bettini, a Paolino sarà tornato alla mente Hamilton 2003, allorquando la morsa iberica lo schiacciò nel Mondiale canadese relegandolo sul gradino più basso del podio; e tal funesto ricordo gli avrà fuso le bronzine, se è vero che da lì in poi il suo motore gli ha garantito la sopravvivenza fino ai piedi di Huy, condannandolo poi alla sparizione.
Un batti e ribatti rutilante ha caratterizzato i chilometri successivi: tutti volevano provare a portar via il gruppetto, nessuno ci è riuscito. Basso si è definitivamente immolato alla causa Csc, e infatti a Huy è scoppiato; ma c'è anche una seconda chiave di lettura: Ivan ci ha un po' ricordato il Boonen dell'Attraverso il Fiandre, quello che scattava a fondo lontano dal traguardo, testandosi e mettendosi a punto in chiave Ronde van Vlaanderen. Ecco: e se Basso avesse in mente un qualche scherzetto nella Liegi di domenica? Volesse il cielo.
Tra i vari allunghi e controallunghi, la presenza di Valverde era comunque ingombrante, e dopo poco non si poteva non capire che non fosse neanche casuale. Tra falsopiano, discesa, pianura, tra Ahin e Huy il gruppo dei migliori si è rinfoltito abbastanza. E ai piedi del Mur de Huy, il chilometro da free-climber che porta all'arrivo, il plotone era formato da oltre 30 unità.
Ma si sa che nemmeno una falange romana resisterebbe alla disgregazione che viene provocata da quella tremenda salita; e allora, aperte le danze (dopo un attacco senza futuro di Leukemans), via agli scatti in successione (e tutti vani) di Koldo Gil, di Samuel Sánchez e di Igor Astarloa. Lui, Igor, la Freccia l'ha già vinta, tre anni fa, unico spagnolo ad affermarsi nelle Ardenne fino a oggi; ma stavolta gli manca qualcosa, ed è il connazionale Etxebarria a farglielo capire quando gli riporta alle calcagna Valverde, Kroon, Sánchez González, Schleck, Sinkewitz e Di Luca.
Danilo, dopo un Paesi Baschi poco brillante e dopo aver saltato la Amstel, si è mostrato in crescendo di condizione: molto confortante, come cosa, in chiave Giro d'Italia: l'abruzzese ha dichiaratamente incentrato la sua stagione sulla corsa rosa, in cui l'anno scorso fece benissimo pur arrivando con una condizione troppo avanzata. Stavolta, se ha fatto bene i conti, dovrebbe essere al top tra una ventina di giorni, e potrà perseguire con legittimità il suo grande sogno.
La volatina a 6, visto il Valverde di giornata e tenendo conto delle sue ben note caratteristiche, non si prestava a grosse sorprese. E infatti lo spunto irresistibile di Alejandro gli ha fruttato la sua prima grande classica e una nuova dimensione con cui d'ora in poi dovrà fare i conti.

Marco Grassi




Le pagelle della Freccia


Valverde - 9
Non pensavamo, lo ammettiamo candidamente, e il buon murciano ci aveva aiutato e spinto nel non credere nelle sue intenzioni. L'anno scorso mancò amaramente queste classiche, l'Amstel Gold Race aveva ricalcato grosso modo le prestazioni del 2005 e non c'erano grossi spiragli. Nelle analisi il suo nome si fa sempre perché è veloce, forte in salita ed è in grado di piazzarsi ottimamente sia in volata (ha vinto anche contro Freire) che in salita (ha vinto anche contro Armstrong). Oggi ha corso benissimo, seguendo Kessler ed Astarloa con Bettini sulla Côte d'Ahin e seguendo lo stesso Astarloa nell'azione sul Muro di Huy. Vittoria netta e pulita. È entrato nel club dei "classe '80".

Kroon - 8,5
Poco, oltre il Gp di Francoforte nel 2004 e una tappa al Tour, in tanti anni in maglia Rabobank, mentre quest'anno ha inanellato una serie di piazzamenti veramente da applausi. Il 3° posto di oggi, dopo il 4° dell'Amstel, l'8° del Fiandre ed il 2° della Freccia del Brabante, è un'ulteriore dimostrazione dell'oculatezza dell'acquisto da parte di Riis. Non è giovanissimo (classe '76), ma può crescere ancora.

Astarloa - 8
Già molto pimpante all'Amstel, già attivissimo alla Milano-Sanremo (quando forse fummo troppo duri nel gettargli la croce addosso) e reattivo alla Tirreno-Adriatico. Bravissimo Igor, che ha provato in tutti i modi ad anticipare il gruppo compatto prima di Huy. Seguendo Kessler prima e partendo poi in anticipo rispetto alla bagarre vera e propria. Valverde, oggi, è stato più furbo.

Sánchez González - 8
Al País Vasco, in un arrivo simile (ma certamente meno duro), si tolse tutti di ruota con apparente facilità: finora non aveva mai brillato alla Freccia, preferendo la "Doyenne" come palcoscenico su cui esibire il proprio meglio. Oggi invece ha trovato un ottimo 2° posto che gli varrà un particolare occhio di riguardo anche tra quattro giorni.

Schleck F. - 8
Rieccolo, questo lussemburghese, ancora nei piani alti di un ordine d'arrivo. Pedala con irrisoria facilità, ha uno smalto invidiabile che gli permette di produrre scatti e - anche - di lavorare per Kroon. Si infila nella fuga di Bettini e Valverde, poi è 4° all'arrivo. Da leccarsi i baffi.

Di Luca - 7,5
"Et voilà", direbbero i francesi. Noi gli diciamo "bentornato", e glielo diciamo a gran voce. Ha pedalato bene, ha fatto lavorare la squadra (e Garzelli) per tanti chilometri, e poi si è mosso in prima persona quando Kessler ed Astarloa hanno acceso la luce, infine ha chiuso al 6° posto. Bravo Danilo, non solo Giro.

Gil Pérez - 7,5
Un'altra forza della natura che abbiamo avuto la fortuna di ammirare nello scorso Giro, a Pistoia, dove riuscì a terminare una lunga azione da lontano nonostante il Sammommè. Fortissimo ad Ahin, prova addirittura l'anticipo secco a Huy andando a riprendere Leukemans e costringendo Astarloa ad un forcing non indifferente per riacciuffarlo. Riesce anche a salvaguardare la gamba per l'8° posto finale.

Basso - 7
Ivan pedala forte, e non inganni il distacco patito all'arrivo. È insieme ai migliori fino ai piedi del Muro, ricuce il gruppo in favore di Kroon, prova addirittura a seguire Kessler ed Astarloa ad Ahin. Smette di pedalare quando parte Schleck, inizia quando il proprio compagno è seguito da Valverde e Sinkewitz, poi controlla e infine si stacca. La sensazione è che domenica correrà da capitano.

T-Mobile - 6,5
Un accenno di tattica anche da parte della T-Mobile, anche se non porta alla vittoria. Ivanov ci prova a Bohissau, poi è bravo Kessler a tentare sulla Cote d'Ahin, Sinkewitz si infila nel drappello di Valverde, e alla fine i fucsia colgono tre piazzamenti nei primi 10; come all'Amstel. Ma questi - francamente - erano difficilmente migliorabili.

Freire e Moos - 6
La Rabobank non era evidentemente in grado di tenere cucita la gara, e se - come poi è accaduto - si fosse fatta corsa dura il tre volte iridato avrebbe ottenuto più o meno lo stesso piazzamento. Bravo ad aver provato l'anticipo, non è andato lontano dall'obbiettivo (arrivare con 1' a Huy; si è fermato alla côte precedente, sotto i colpi di Koldo Gil) anche grazie all'aiuto dell'elvetico della Phonak. Menzione anche per Arrieta e Finot, in fuga per molti chilometri ad inizio gara.

Bettini - 5,5
È arrivato 12°, non è cascato il suo mondo; ha provato la fuga inseguendo Kessler ed Astarloa sulla Côte d'Ahin e rispondendo presente al drappello che si era avvantaggiato sul resto del plotone tra la penultima e l'ultima ascesa. È poi mancato sul Muro finale, e l'insufficienza gli arriva soltanto perché - all'anagrafe - si chiama Paolo Bettini.

Kirchen - 5
L'anno scorso finì 2° dietro Di Luca e davanti a Rebellin. Poi la Fassa si sciolse, lui passò alla T-Mobile, ed è francamente inspiegabile la sua involuzione. Finora si è davvero visto 0 volte, a parte quando capita di leggere la casella degli attardati o dei ritirati. Non è il distacco che preoccupa, ma è l'impalpabilità delle sue prestazioni. Che il Lussemburgo sia destinato ad avere un solo corridore tra i big?

Evans - 4,5
Ha cambiato i programmi in questa stagione, saltando la Parigi-Nizza e traslando di qualche periodo i picchi di forma. L'anno scorso fu molto bravo sia alla Freccia che alla Liegi, per poi finire in ottava posizione il Tour de France, l'obiettivo di sempre. Il conto gli verrà presentato a luglio, ok, ma finora ha fatto davvero poco e il trend non sembra in crescita.

Schumacher - 4
Ci perdonerà Rebellin se abbiamo ipotizzato il tedesco in grado di impensierire i favoriti e prendere i gradi che spettano al vicentino in casa Gerolsteiner. Molto meglio Wegmann, lo abbiamo capito. Però è davvero strano questo velocista atipico, molto bravo sul Cauberg e che già alla Parigi-Nizza aveva dimostrato di sbagliare completamente le tappe (o le gare) successive ad una buona prestazione. Probabilmente dovrà crescere nella gestione delle energie in corsa.


Mario Casaldi




La chiave tattica


In una corsa come la Freccia la tattica è portare il capitano ai piedi del Muro di Huy, possibilmente nelle prime dieci posizioni. Altre "ipotesi" possono lasciare il tempo che trovano a patto che non riescano a portare via un drappello in anticipo al plotone. Ci ha provato Freire (con Moos), anche Bettini da lontano, ci ha provato Gil Pérez, ci ha provato Kessler (con Astarloa e poi altri), poi è stata la volta di Leukemans proprio prima del Muro finale. La Caisse d'Epargne di Valverde è stata molto brava ad abbinare Arroyo e Rodríguez Oliver al proprio capitano fino alle battute conclusive, poi Alejandro ha fatto la scelta giusta puntando la ruota di Astarloa (e dire che avrebbe potuto errare preferendo Bettini), saltandolo negli ultimi 250 metri.
L'errore
Forse il 6° posto non sarà valso tutto quel lavoro da parte della Liquigas per riprendere Freire e Moos, ma Di Luca ha corso al meglio delle sue possibilità, vista anche l'apatia di Garzelli (a cui diamo un simbolico "s.v.") causata da problemi fisici. Anche la Csc, a dispetto degli uomini che aveva davanti, non ha fatto risultato pieno, ma come abbiamo già visto, Kroon e Schleck erano davanti e se la sono giocata fino alla fine. Ripetiamo: in questo 2006, quando spesso a vincere è il più forte (del giorno, o del periodo), trovare errori è veramente voler cercare il pelo nell'uovo, mai come ora letteralmente "d'oro".


M.C.



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