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Come marcia Marchante! - Bella crono, Paesi Baschi a Gómez

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Ammettiamolo: questo colpo di scena proprio non ce l'aspettavamo. Il che non vuol dire che non l'abbiamo apprezzato. José Angel Gómez Marchante invece sì, lo attendevamo. Prima o poi sapevamo che avrebbe centrato un risultato di prestigio, il primo di una - gli auguriamo e ci crediamo - lunga serie di affermazioni importanti. Semplicemente, non ci aspettavamo che Gómez iniziasse oggi la collezione.
Infatti a Zalla, nei Paesi Baschi, c'erano già due bei galletti pronti a beccarsi per la supremazia nel pollaio, e in più ce n'erano un altro paio pronti - eventualmente - a infiltrarsi nella lotta. Samuel Sánchez, brillante vincitore di due tappe e ottimo leader della classifica, era appaiato in graduatoria ad Alberto Contador, più portato del collega all'esercizio contro il tempo: avrebbe avuto la meglio la forma-show di Samuel, o la semispecializzazione di Alberto?
E da dietro, Cadel Evans (in altri tempi autore di buone cronometro) avrebbe potuto risalire? E Valverde, come si sarebbe regolato? In fondo erano tutti lì, Alejandro nono in classifica ma ad appena 10", un distacco colmabilissimo a patto di disputare una buona crono (sperando di incrociare il mezzo passo falso di chi lo precedeva).
In effetti il murciano la sua parte l'ha anche fatta, chiudendo la prova in 32'50", a 43,8 di media. Al suo arrivo, il tempo segnato era il migliore, 10" meno di Petrov che in quel momento era in testa. Contemporaneamente, Samuel Sánchez, impegnato nella prima parte del tracciato, stava letteralmente volando, tenendo Contador a distanza di sicurezza, a 15". Al km 8, il Giro dei Paesi Baschi era saldamente in mano all'asturiano. Poi, sulla salita posta a metà percorso, il sistema-Samuel ha crackato (terminologia informatica, è il must della primavera-estate 2006), e, perdendo 10" al km, Sánchez si è ritrovato all'intertempo ad avere 30" di ritardo da Contador.
Situazione nuovamente in bilico: perché se il giovane portacolori della Liberty si era ormai involato nei confronti del capitano della Euskaltel, era entrato pesantemente nella contesa proprio lui, José Angel Gómez. Che al traguardo aveva fatto segnare 6" in meno rispetto a Valverde, buttato così clamorosamente fuori dalla pugna (in classifica era dietro a Gómez e ci restava). Samuel Sánchez era molto difficile che rientrasse in gioco (anche se nella seconda parte del percorso qualcosa avrebbe recuperato); restava Contador: all'intertempo Alberto perdeva 6" da Gómez, quindi se si fosse mantenuto su quella lunghezza d'onda, avrebbe portato a casa il Giro.
E invece, a fronte di una seconda parte corsa molto bene da Gómez, Contador si è disunito, ha perso il ritmo, ed è scivolato indietro, chiudendo all'ottavo posto la tappa e cadendo pure giù dal podio. 23 anni, Alberto ha il futuro dalla sua, nessuno ne dubita; ma resta il fatto che oggi si è fatto sfuggire un successo che poteva tranquillamente conquistare, e forse ha patito troppo le tante attese che si erano addensate intorno al suo nome.
Però Gómez, ugualmente, che bel vincitore: lui di anni ne ha quasi 26, e da tempo sta evidenziando una crescita costante e promettente. Va bene, molto bene in salita; oggi lo scopriamo anche ottimo cronoman, certo non da percorsi piattissimi, ma in ogni caso competitivo: finora non aveva mai lasciato segni profondi contro il tempo, questa novità lo proietta in una dimensione nuova e più importante.
Infatti lo si è sempre considerato potenzialmente un uomo da Tour de France: ora, visti i progressi nelle cronometro, ne abbiamo la conferma; e fossimo in Ivan Basso e in quelli che sperano di vincere la Grande Boucle quest'anno, daremmo più di un'occhiata a José Angel, che l'anno scorso cadde e si fratturò in Francia, e sarà perciò animato anche da un legittimo desiderio di riscatto, e dal pensiero di essere in credito con la sorte al Tour.
Nel Paesi Baschi che si è chiuso oggi, mancano un po' gli italiani: non un successo di tappa, non un uomo piazzato nei primi dieci (Rebellin è undicesimo). Magro risultato sia se confrontato con l'edizione scorsa, vinta da Di Luca, sia se si considerano le premesse che avevano accompagnato - per fare un nome - Garzelli, che invece è rotolato molto lontano in classifica e non è mai stato seriamente in ballo per ottenere un successo parziale.
Molto meglio Rebellin e Bertagnolli, che aspettiamo sulle Ardenne e che fino a ieri erano ben messi in classifica; poi sono rimbalzati contro le lancette, ma a questo punto è d'obbligo anche una riflessione sul tipo di corsa che abbiamo visto in questi giorni: va bene che i percorsi, sempre mossi e nervosi, hanno garantito un certo spettacolo e una discreta incertezza fino all'ultima tappa. Ma quando poi il podio finale ricalca esattamente la classifica della cronometro, c'è qualcosa che non va, c'è troppo sbilanciamento in favore dell'esercizio contro il tempo. Speriamo che in futuro gli organizzatori ne tengano conto, e ci offrano percorsi più equilibrati e - per ciò stesso - risultati più veritieri.

Marco Grassi



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