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Colpo Horner, Savoldelli c'è - Chris scatta nel finale ed è leader

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I segnali positivi continuano a confluire numerosi dalla Svizzera Romanda all'Italia rosa.
Oggi si correva la prima delle tre tappe che dovrebbero dare un margine agli scalatori prima della crono conclusiva di Losanna. Era probabilmente la più facile delle tre (di sicuro più agevole dell'arrivo in salita di domani a Leysin), e anche se non ha causato chissà quali sfracelli, ha dato un bello storno alla classifica, sospingendo un po' indietro, tra il minuto e mezzo e i 2', uomini attesi a buone prestazioni (corridori da Giro come Van Huffel, Julich, Ardila, Garate, Valjavec, Honchar e Scarponi, che dovranno dimostrare nelle prossime giornate di essere comunque in linea con una condizione che, a una settimana dalla corsa rosa, non può essere troppo in ritardo; e corridori da Tour, come Totschnig, Mazzoleni, Sevilla, Mancebo, Gómez Marchante, Zubeldia, Pereiro, che hanno più tempo davanti e quindi possono stare più sereni), e affondando a 10' di ritardo Ullrich (di cui parliamo più diffusamente dopo) e McGee, che pure fino al mattino era considerato tra i possibili favoriti, tanto che al primo traguardo volante ha sprintato prendendosi 1" di abbuono e dimezzando il margine da Savoldelli (che alla partenza era per l'appunto di 2").
Quelli che restano sono i 14 che, tutti compresi in un arco inferiore al minuto in classifica, presumibilmente si giocheranno il Romandia 2006 (a meno di clamorose imprese con annessi rientri nelle zone alte della graduatoria): il vincitore della corsa svizzera, insomma, dovrebbe uscire da quei 14 nomi che al momento guidano la classifica. Tra di loro, quattro sono italiani: c'è Noè, che ha un'esperienza biblica (ci si perdoni la battutaccia) ma ha alle spalle le stagioni migliori; c'è Ghisalberti, 25 anni, che già nel 2005 aveva lasciato intravedere lampi di classe, con un terzo posto al Trentino e un decimo al Brixia (anche se poi non fu positiva la sua esperienza alla Vuelta); un mese fa ha collezionato un quarto posto nella generale della Coppi e Bartali, pur senza mai entrare nei 10 nelle singole tappe. Se viene al Giro (la Milram non ha ancora ufficializzato la sua formazione) potrebbe essere tra le più piacevoli sorprese, per il momento aspettiamo di seguirlo domani e dopodomani al Romandia.
Per riprendere l'elenco dei nostri, c'è Cioni: dopo un 2004 fenomenale, quinto al Romandia, quarto al Giro, terzo allo Svizzera, ha attraversato un 2005 disastroso, fallendo praticamente tutti gli obiettivi. Si ripropone quest'anno con rinnovate ambizioni: tra lui e Pellizotti verrà fuori la seconda punta di una Liquigas che schiera Di Luca come capitano, ma siccome Danilo sembra in forte ascesa, puntiamo su Cioni, che evidentemente dovrà essere più gregario di un anno fa, e in passato quando è partito da gregario, ha fatto sempre cose egregie.
Infine, c'è Savoldelli, che oggi ci ha messo del suo a dare uno scrollone alla corsa, attaccando in discesa dal Col de la Croix, spezzettando un gruppetto già abbondantemente selezionato e ponendo le basi per la quotidiana sconfitta di Valverde. Savoldelli sta bene, ha voglia di fare e di battagliare; poi magari domani sarà respinto dal traguardo di Leysin, ma non importa, perché anche un anno fa a un certo punto rimbalzò indietro in classifica allo Svizzera, e poi vinse il Giro: le corse propedeutiche sono indicative, certo, ma non sono il Vangelo. Quindi bisogna trarne indicazioni (e di massima), non certezze.
Comunque oggi Savoldelli ci è piaciuto. Prima ha fatto lavorare la squadra per riprendere Beuchat e Loosli in fuga, poi è stato a suo agio, sempre nelle prime posizioni, sulle salite che punteggiavano il finale, quindi ha attaccato lui in prima persona, o forse non era un attacco ma la sua naturale andatura nelle picchiate, fatto sta che a 5 chilometri dal traguardo o poco più s'è ritrovato in testa alla corsa insieme ad altri 6 uomini: Valverde, temutissimo, Cioni, Moos, Kashechkin e i due Davitamon, Horner ed Evans. Proprio questi ultimi hanno attuato l'unica tattica che potesse permettere a qualcuno di battere Alejandro. E ci hanno provato loro proprio perché erano gli unici ad essere in coppia.
E quindi, scatta tu che poi scatto io, è scattato Evans, niente, ripreso; e poi è scattato Horner, e lui la sparata l'ha fatta bella poderosa (ha approfittato anche del fatto che chi doveva inseguire fosse un po' provato dopo l'allungo dell'australiano).
È andato talmente forte, Horner, che nemmeno il ricongiungimento degli inseguitori con quelli che venivano da dietro (Jaksche, Martín Perdiguero, Szmyd, Noè, Contador, Ghisalberti e Rodríguez Oliver - che sulla Croix era stato encomiabile, in testa dall'inizio alla fine a scandire il ritmo per il suo capitano Valverde, gran gregario come già dimostrato alla Liegi) ha invertito la tendenza che lo voleva vincitore (e a nulla è valsa qualche trenata dello stesso Savoldelli). Chris è volato sugli ultimi metri in pavè prima del traguardo, ha strappato a Savoldelli la maglia di leader, ma niente paura, proprio lo statunitense è il primo indiziato a saltare domani, e se ciò avvenisse comunque il suo giorno di gloria è passato in giudicato e non glielo toglie ormai più nessuno.
La corsa è ancora da scrivere, in ogni caso, e vedremo gli sviluppi, in ogni caso divertenti. Chi non vedremo, sicuramente nelle prossime due tappe, è Jan Ullrich. Forse rifarà capolino nella crono di Losanna, chissà; ma al 99% lo potremo ammirare al Giro: ieri Jan ha ufficializzato la sua presenza alla corsa rosa, ma sarà una presenza di retroguardia, e lui stesso mette le mani avanti in questo senso: preparerà il Tour sulle strade italiane.
Lo prendiamo senz'altro in parola, dall'Ullrich che stiamo vedendo in Svizzera non c'è da aspettarsi granché; però già la presenza al Giro è sufficiente. Intendiamoci: non è bello che un campione del suo calibro venga a prendere bastonate da chiunque alla corsa rosa; da puristi, dovremmo anzi rabbrividire di fronte a questa prospettiva. Ma poi viene il momento in cui bisogna essere più realisti del re. E allora diciamo: viene al Giro il più importante corridore tedesco, ovvero il rappresentante (nonché il volano) di un movimento ciclistico che è corteggiatissimo da tutti, al momento, dal Tour che non appena può sconfina in Germania, e dall'Uci, che dà sempre maggior importanza al Deutschland Tour. Se c'è Ullrich, i tedeschi guarderanno il Giro, o comunque se ne interesseranno maggiormente che nel recente passato: per la crescita della corsa rosa, questo passaggio è importante, se non fondamentale. E pazienza se, in nome di ciò, dovremo ingoiare il rospo di vedere un Ullrich staccato su tutti i cavalcavia d'Italia.

Marco Grassi



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