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Ci siamo, ora si balla - Tutti pronti per la Milano-Sanremo

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E rieccoci qui, come ogni anno, a un passo dalla primavera e a parlare della Milano-Sanremo, gara di apertura della stagione ciclistica. Un titolo che la Classicissima conserva anche se in realtà si corre già da gennaio: ma lo conserva non per tradizione (non solo, perlomeno), ma perché rappresenta il primo traguardo fondamentale dell'anno, in cui si incroceranno le ruote di decine di protagonisti, e che regalerà le prime emozioni forti del 2006.
Lo spartito è sempre quello: quasi 300 chilometri di gara (294, per la precisione: si parte alle 9.30, si arriva intorno alle 16.30, ma dipenderà anche dalle condizioni climatiche), le salite sono quelle che tutti conosciamo, il Turchino a metà percorso, poi dal km 240 in poi i tre Capi (Mele, Cervo e Berta), che ormai vengono saltati in scioltezza dal gruppo compatto, quindi al km 272 la Cipressa, e al 288 il Poggio, con conseguente picchiata su Sanremo e arrivo su Via Roma.
Il percorso, su cui un tempo i Coppi e i Merckx potevano permettersi mirabilie, non fa più quella selezione che renderebbe la Milano-Sanremo una corsa tecnicamente eccelsa: resta un appuntamento irrinunciabile, ma troppe delle ultime edizioni si sono concluse in volata, e fatalmente questo fatto alla lunga toglierebbe appeal alla gara.
Proprio per questo motivo vennero inseriti sul percorso dapprima il Poggio (nel 1960) e poi, nel 1982, la Cipressa. Ora è tempo di aggiungere almeno un dentello all'altimetria dei chilometri finali (o almeno sostituire la Cipressa con una salita più dura - o più vicina al Poggio: da un paio d'anni si fa il nome della Pompeiana, che garantirebbe maggior selezione).
Per ora, però, visto che comunque questo discorso lo potremmo prendere pari pari dal 2005 e riproporlo (qualora non cambiasse niente) nel 2007, e lo facciamo quasi solo per dovere morale, ci rassegniamo ai fatti: bisogna mangiare la minestra che c'è, e al limite condirla di qualche considerazione; per esempio, analizzando i favoriti.
C'è Petacchi, che l'ha vinta l'anno scorso e che non si vede perché non debba bissarla. Eppure qualche dubbio intorno ad AleJet resiste: riguarda la squadra (non c'è più il treno Fassa Bortolo) e la concorrenza, cresciuta nel frattempo. Relativamente al team, in realtà anche nel 2005 furono solo un paio di uomini a scortare lo spezzino nel finale; e quest'anno la nuova Milram non avrà qualche tutti i gregari all'altezza di quelli della Fassa, ma ha Zabel come seconda punta, uno che ha vinto 4 Sanremo, che lancerà Petacchi in caso di sprint, ma che potrebbe inventarsi qualche prezioso diversivo strada facendo.
Poi starà comunque a Petacchi, che ha perso qualche estimatore strada facendo (al Mondiale di Madrid, per la precisione), ma che in compenso in questo scorcio di stagione - segnatamente alla Tirreno - ha evidenziato buoni progressi in salita.
Relativamente alla concorrenza, più di Hushovd, McEwen, Freire, Astarloa, Bertagnolli, Davis, Valverde, Cunego (che pure è molto sponsorizzato da Saronni) fa paura Tom Boonen. Poco da dire, il belga è un fenomeno; in volata se la giocherebbe con Petacchi, ma potrebbe anche partire prima, sul Poggio, o architettare qualcosa con Bettini, suo compagno di squadra. Quel Bettini che senz'altro attaccherà (sulla Cipressa?), malgrado la caduta patita alla Tirreno, che gli ha procurato contusioni e dolori diffusi.
La misura di tutto, naturalmente, è nei tempi: quando ci saranno gli attacchi annunciati? E soprattutto, quanto dureranno? È vero che quest'anno tira aria di epilogo diverso dalla volata, ma è una corrente che forse ha perso vigore in seguito all'intoppo subìto da Bettini. Il Grillo, fino alla seconda tappa della Tirreno, garantiva non solo l'assalto all'arma bianca (quello ci sarà comunque, è addirittura scontato), ma anche buone possibilità di condurlo in porto. Così, tutto è più nebuloso. Forse, anche più affascinante; ne sapremo di più stasera.

Marco Grassi

 

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