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Anche Bettini può sorridere - Paolino vince in volata. Ora si sale

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Quanto l'ha sospirata questa vittoria Paolo Bettini? È dal secondo giorno del Giro d'Italia che il livornese si sbatte in tutti i modi per centrare un'affermazione di peso e dare così un sapore dolce alla sua primavera, visto che prima della corsa rosa il Grillo non ha avuto troppo di che gioire: fortissimo alla Tirreno-Adriatico, poi caduto e da lì in poi incapace di ritrovare la condizione di inizio marzo. Una situazione che lo ha portato a non rendere al massimo nelle classiche del nord, e che ha causato anche qualche attrito in squadra (i vertici Quick Step gli preferiscono Boonen).
Ora finalmente tutto pare dimenticato. Dopo due secondi, un terzo, un quarto e un settimo posto, Bettini ha centrato il risultato pieno. Ha ottenuto il successo che voleva e che lo rilancia, dandogli anche un maggiore potere contrattuale nel momento in cui dovrà trovarsi un'altra squadra (o rinnovare con la Quick Step).
Per riuscire nell'impresa, Paolino, uomo da fughe, da attacchi apparentemente insensati, da scatti da finisseur sugli strappetti vicini agli arrivi, per riuscirci il Grillo ha dovuto reinventarsi sprinter. A dire il vero ci ha provato sin dai primi giorni, a buttarsi in volata. Ma finora la sua non completa appartenenza alla categoria (e conseguentemente il timore che ti spinge a tirare i freni sul più bello, quando la battaglia infuria nel rettilineo finale e si rischia di cadere), e la contestuale presenza di un McEwen in grande spolvero, gli avevano sempre negato la gioia di alzare le braccia. A Termoli, forse anche un po' bluffando, aveva esultato, ma poi il fotofinish aveva assegnato la vittoria al lituano Vaitkus.
La tappa, la quindicesima, dall'incantevole lago di Mergozzo a Brescia, era piatta piatta, l'ideale per ricaricare un po' le batterie in vista dell'allucinante finale di Giro. Se qualcuno sperava che le squadre dei rivali della maglia rosa inscenassero qualcosa di sorprendente, evidentemente non considerava una cosa: e cioè che certe tattiche fantasiose (ventagli, attacchi di squadra in pianura et similia) appartengono al repertorio di Bjarne Riis. E si dà il caso che Riis sia proprio il diesse di Basso.
Iniziata con controlli sanguigni su 5 squadre (tutto ok), la frazione si è svolta nel più classico dei modi, vivendo sulla lunga fuga di Missaglia, Edaleine, Mayoz e Larsson: all'attacco dal km 23 al 181 (su 189), ai quattro non è bastato un vantaggio massimo di 5'15".
Ripresi i fuggitivi grazie al lavoro di Quick Step (per Bettini), T-Mobile (per Pollack) e Milram (per Ongarato), le squadre dei velocisti (o pseudotali, visto che dei pochi che ce n'erano, mezzi hanno abbandonato la corsa) hanno impostato lo sprint. Il treno Milram, orfano di Petacchi, ha tenuto alta l'andatura sul rettilineo finale. Ma quando è arrivato il momento di partire, Ongarato si è trovato chiuso, e ha chiuso a sua volta (involontariamente) alle transenne Loddo, che per miracolo non è caduto.
Ai 300 metri è partito Förster, e Bettini è stato eccezionale nel cogliere l'attimo e nell'accodarsi al tedesco. Pollack non è stato altrettanto lesto, e la sua rimonta è stata tardiva, visto che il Grillo ha vinto per 10 centimetri: un'affermazione, in ogni caso, più che meritata.
Ora che l'Italia intera sospira di sollievo con il successo di Bettini, ci possiamo buttare anima e corpo sulla lotta di classifica, che da domani a sabato coinvolgerà (sconvolgerà?) l'alta classifica. Il Giro sta entrando nel suo momento topico, decisivo: niente più tappe di trasferimento, per cinque giorni si sale in maniera feroce, e alla fine di questo percorso di guerra uscirà vincitore un grandissimo campione. Il maggiore indiziato, ovviamente, è Ivan Basso. Troppo più forte in queste prime due settimane, sereno, tranquillo, convinto.
Ma di assodato, al momento, c'è solo che Basso il Giro non l'ha ancora vinto. Talmente tanti sono i momenti a rischio, in queste ultime tappe, che non è fantascienza pensare che anche lo stellare Ivan di questi tempi possa saltare; come detto nei giorni scorsi, ci vuole una sua pesante debacle: Basso può perdere il Giro, ma perché ciò succeda dev'essere lui in persona a perderlo.
Domani, per iniziare, dovrà respingere l'assalto di Simoni (uomo di casa) sul Monte Bondone, salita d'arrivo della Rovato-Trento. Si sale, si balla: allacciate le cinture?


Marco Grassi

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