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Ale si perde nel vento - Petacchi sbaglia, Hushovd lo beffa

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Capita anche ai migliori di non fare bene i conti. E capita anche a Petacchi di sbagliare una volata. Ma sbagliarla proprio in pieno, trascurando di valutare una cosa che invece a Civitanova Marche sarebbe stato basilare considerare: il vento.
Proprio quel vento che ha spazzato il rettilineo d'arrivo, in senso contrario al plotone, e che ha messo il suo marchio sulla quarta tappa della Tirreno-Adriatico, quasi più del pur bravo Thor Hushovd, che (comunque con merito) si è portato a casa il risultato pieno. È successo in pratica che, giunti all'epilogo della frazione, e pronti ad uno sprint di gruppo, si attendeva finalmente la zampata di Petacchi su questa Tirreno.
Frenato nelle prime tre tappe da percorsi con arrivi in leggera salita (Tivoli e Paglieta) o preceduti da una scalata complicata (Frascati), AleJet aspettava proprio Civitanova per lasciare un segno e rispondere a distanza a quel Tom Boonen che alla Parigi-Nizza ha fatto mirabilie e che lo sfiderà nella Milano-Sanremo di sabato prossimo.
Non che un successo dello spezzino fosse in realtà irrinunciabile, in fondo non è una tappa in più o in meno alla Tirreno a cambiargli la carriera; ma certo, come iniezione di fiducia poteva non guastare. Anche se è tutto da dimostrare che l'ipocondriaco Alessandro (uno che vede il bicchiere sempre mezzo vuoto) renda meglio quando viene da un periodo positivo piuttosto che da uno negativo. A Madrid (la lingua batte dove il dente duole) arrivava da strafavorito, e tutto andò in malora; chi può dire che un mancato filotto (c'è ancora la tappa di San Benedetto, martedì, si fa in tempo a mettere un 1 in schedina) non faccia più bene che male al capitano Milram? Più pressione, più concentrazione, più voglia di far bene, e di converso meno rilassatezza, in una corsa che va affrontata con 100 occhi aperti.
Sia come sia, oggi la situazione era ideale, e tutto era pronto per la volata di Petacchi. Zabel, che nelle precedenti tappe aveva beneficiato del gregariato proprio di Alessandro (pur senza cogliere un successo che sta cercando da settimane), si è messo in testa a tirare il gruppo negli ultimi 500 metri, fungendo da ultimo vagone per il treno Milram (erede non ancora all'altezza di quello Fassa Bortolo che ha scarrozzato Ale per decine di vittorie).
Poi, ai 230 metri, lo spezzino è uscito dalla ruota di Erik e, buttandosi verso le transenne, ha dispiegato il suo sprint. Purtroppo per lui, però, il vento era davvero forte, e ne ha frenato l'impeto. Con un AleJet lanciato come se avesse il freno a mano tirato, per gli altri è stato quasi un gioco venire fuori un attimo dopo e avvicinarlo.
Tra tutti quelli che rosicchiavano metri su metri al Petacchi ingolfato, uno è riuscito a mettere a segno lo scherzetto: Hushovd, gigante norvegese che già un anno fa fu terzo a Sanremo, e che si aggiunge alla lista dei pretendenti alla Classicissima 2006. Un avversario in più per AleJet, che comunque lucidamente ha ammesso l'errore: «Dovevo restare un altro po' nella scia di Zabel, mi sono messo al vento troppo presto». Cosa buona e giusta, Petacchi (che comunque ha perso al fotofinish, quindi di poco) dimostra di non volersi arrampicare sugli specchi: spirito sportivo, voto 10.
Alle spalle di Thor e Ale, ecco il capoclassifica Freire, che c'è, è lì, non si nasconde più, cresce nelle quotazioni dei bookmakers, e poi Pozzato (che ha ereditato da Bettini i gradi in Quick Step) e Hincapie, che vedremo meglio domani.
Già, domani: la cronometro di Servigliano darà una mano di vernice su una classifica in cui al momento Freire è ancora primo con 14" su Ballan, Mazzanti, Rebellin e altri, ma che è chiaramente provvisoria, visti i percorsi delle prossime due tappe. La crono, appunto; e poi l'arrivo dei Monti della Laga. Una Tirreno che ha ancora tanto da dire, e non necessariamente in chiave Sanremo: ecco che cosa succede quando si disegna una corsa vera, succede che l'interesse viene mantenuto vivo fino alla fine. Ci voleva tanto?

Marco Grassi



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