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«Protagonisti in ogni gara» - Intervista a Amadio, tm Liquigas

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Un anno fa la Liquigas rientrava nel ciclismo che conta, a braccetto con la Bianchi, e non certo per recitare il ruolo di comprimaria. Anzi, nel primo anno dopo la riforma voluta dall'Uci, il gruppo di Amadio conquista subito grandi successi e la classifica individuale del neonato Pro Tour, la cui maglia bianca, all'inizio snobbata, finisce sulle spalle del Killer di Spoltore, quel Danilo Di Luca che dopo aver fatto intravedere lampi di classe nelle passate stagioni, si scopre finalmente campione, maturo e sicuro dei suoi mezzi, tanto da riuscire ad essere competitivo per quasi tre mesi in tutti i tipi di corsa: classiche, brevi e grandi giri. All'età di 29 anni è arrivata la sua consacrazione.
E se da un lato c'è questa consacrazione, dall'altro c'è la vera e propria scoperta di due sicuri futuri talenti del ciclismo di casa nostra. Due giovani di soli 23 anni, alla prima stagione tra i grandi, che hanno saputo mettersi in mostra contro avversari ben più quotati, Colli, e ottenere successi insperati come la maglia tricolore di campione nazionale su strada, Gasparotto.
Proprio da questo riparte la nuova stagione della squadra del patron Dal Lago, ancora più temibile grazie agli inserimenti di corridori affermati come Paolini e di giovani ancora una volta pronti ad emergere alla grande, come l'esordiente Capecchi e il bravo Nibali.
Diamo la parola al Team Manager Roberto Amadio, per farci raccontare la stagione appena trascorsa e per scoprire insieme a lui quale sarà il cammino della Liquigas quest'anno.
Iniziamo dal Pro Tour: come lo ha visto ad inizio 2005 e come lo vede ora, esattamente un anno dopo, anche alla luce del successo di Di Luca?
«È un progetto nel quale abbiamo creduto da subito sia io che lo sponsor. Proprio per questo Liquigas ha deciso di tornare con un impegno così oneroso nel grande ciclismo. Il Pro Tour ha dimostrato di poter dare continuità alle 20 squadre d'elite che vi partecipano. Il Giro 2005, così bello e combattuto, ne è stata una prova lampante: molti più protagonisti, molte più squadre con corridori importanti che hanno fatto bene. Ovviamente la corsa rosa è quella che più ci tocca da vicino, però non dobbiamo dimenticare tutte le altre corse alle quali il Pro Tour ha dato lustro. Ed infine, come ogni cosa nuova che nasce, anche il nuovo circuito dell'Uci ha bisogno di qualche ritocco, ma il progetto di base è buono».
Non solo luci però nella scorsa stagione per voi. Qualche ombra c'è stata e arriva dalla non entusiasmante annata di Cioni, Garzelli e Pellizotti.
«Pellizotti non è andato poi male secondo me, ha fatto una prima parte di stagione molto buona ottenendo anche due vittorie e numerosi piazzamenti. Dopo il Tour ha certamente avuto un calo, ma è inevitabile, perché la Boucle è una corsa che ti spreme davvero molto. Per Garzelli il discorso è ancora diverso. Stefano aveva puntato sul Giro d'Italia, poi la caduta ha rovinato mesi e mesi di preparazione. Abbiamo provato a rimediare con il Tour de France, però era prevedibile che la condizione non fosse ottimale, ma solo buona viste le poche settimane di tempo a disposizione. Cioni invece non ha reso come gli anni precedenti, come ci si poteva aspettare da un corridore come lui. Forse ha subìto troppe pressioni che a causa del carattere non è riuscito a gestire al meglio. Sono convinto che il suo problema non sia stato fisico, perché si è allenato bene e andava forte, ma proprio mentale e psicologico. Sicuramente in questa nuova stagione Dario potrà lavorare più tranquillo visto che abbiamo ampliato la rosa con altri corridori importanti. Lui ora deve solo pensare a fare il corridore, senza avere l'affanno del risultato, della vittoria. Dovrà lavorare serenamente. Se farà il ciclista i risultati sicuramente arriveranno».
Due esordi sicuramente luminosi sono stati quelli di Daniele Colli ed Enrico Gasparotto.
«Gasparotto e Colli sono stati due giovani certamente sorprendenti. Il friulano ha vinto subito una tappa al Giro di Catalogna e poi ha impressionato tutti al campionato nazionale, dove, con una grande volata, ha conquistato la maglia tricolore, mentre il lombardo ha fatto due grandi secondi posti al Giro di Romandia e al Giro di Svizzera, dietro a due mostri sacri dello sprint come Petacchi e McEwen. Purtroppo Colli ha avuto a metà stagione un problema al ginocchio che, sebbene sembrava potersi risolvere in poco tempo, si è rivelato più serio del previsto e ha tenuto il giovane Daniele lontano dalle corse per tutto il resto del 2005, mentre Gasparotto ha dovuto lottare con una perfida mononucleosi che gli ha impedito di esprimersi al meglio nell'ultima parte dell'anno e che ne ha rallentato la preparazione per il 2006. Questi problemi potrebbero farci rivedere un attimo i programmi che erano stati pensati alla fine dello scorso anno, cioè far esordire i due ragazzi nei grandi giri e più precisamente il campione italiano al Giro e Colli al Tour. Forse punteremo su Gasparotto alla Boucle, ma è tutto da vedere».
Come è nato il tentativo di battere il record dell'ora da parte di Backstedt?
«La scelta di cimentarsi nella difficile prova è stata unicamente del corridore, che ha creduto fermamente di poter stabilire un nuovo primato e la squadra gli ha dato fiducia. Purtroppo non è arrivato il risultato che Magnus si attendeva, ma possiamo tranquillamente ammettere che il "flop" ci può stare. Quel giorno al velodromo c'erano più di 2000 persone ad assistere alla prova, è comprensibile l'emozione del corridore e anche una certa inesperienza nella disciplina».
Possiamo quindi dire che si è attuata una politica di "rischio calcolato"? Se Backstedt avesse centrato il suo obbiettivo avrebbe dato lustro allo sponsor e al suo palmares, mentre il fallimento è passato quasi sotto silenzio a causa dello scarso interesse verso la pista?
«Sicuramente è vero, infatti questo tentativo non riuscito non è stato per noi una tragedia».
Archiviato il 2005, quali sono gli obbiettivi che vi siete posti per il 2006?
«Innanzitutto cercare di essere protagonisti in tutte le corse, abbiamo una rosa ampia e valida che ce lo permette. Poi sarebbe ovviamente bello vincere una classica e un grande giro, e ovviamente mi riferisco al Giro d'Italia, che per Danilo sarà il fulcro dell'intera stagione».
E proprio per le classiche che avete puntato su un uomo come Luca Paolini?
«Sì, Paolini è stato cercato proprio perché essendo cambiato il programma di Di Luca, non volevamo lasciare scoperte le classiche del Belgio, dove comunque potremo contare anche su Garzelli. Luca sarà il nostro uomo per le classiche e... chissà che non possa lottare per la maglia bianca a fine anno».
Il vostro mercato ha puntato anche sui giovani, e tra questi, in particolare sul promettente Capecchi.
«Capecchi è uno dei migliori giovani italiani già da quando correva da allievo, è stata tra virgolette una scelta facile, che si è anche dimostrata giusta viste le sue ottime prestazioni al Tour Down Under a inizio stagione. È importante per un giovane come lui, che non ha ancora 20 anni, cominciare ad inserirsi in un gruppo importante. È stato ad allenarsi per qualche settimana in Spagna insieme ad altri corridori della squadra e si è subito ambientato nel mondo dei professionisti. Sono sicuro che tra qualche anno potrà essere uno dei migliori».
Intanto quest'anno la stagione è iniziata bene nell'altro continente. Che augurarsi se non che possa continuare così?
«Già, in Australia al Tour Down Under i nostri ragazzi si sono comportati molto bene. Colli ha fatto secondo nella giornata di apertura, dietro ad un imprendibile McEwen e Capecchi si è messo subito bene in mostra, ottenendo nella stessa tappa l'ottavo posto e a fine giro il terzo gradino del podio nella classifica generale dei giovani, dietro a due australiani sicuramente molto più avanti nella preparazione».
Prima di concludere, ci dice cosa pensa di Internet?
«Oramai Internet è indispensabile. Stavo navigando proprio prima di questa intervista. È pratico e veloce, è raggiungibile in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo. Per esempio, se uno ha 5 minuti liberi, può facilmente reperire le notizie che più gli interessano e consultarle in brevissimo tempo. È un gran bel sistema e man mano che andremo avanti, avrà sviluppi sempre più vasti».

Eugenio Vittone



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