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Niente Giro per Rujano! - Il manager: «Mai più con Savio» | Cicloweb

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Niente Giro per Rujano! - Il manager: «Mai più con Savio»

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In questi primi mesi del 2006 il team Selle Italia-Serramenti Diquigiovanni è salito alla ribalta non solo per la prima vittoria italiana della stagione ottenuta da Alberto Loddo durante la Vuelta al Táchira, né per le belle prestazioni offerte da Pedraza, Missaglia ed il neoacquisto Serpa nel Tour de Langkawi in Malesia; bensì il team Professional di Gianni Savio è stato al centro di una querelle contrattuale con il suo ciclista più rappresentativo, nonché capitano designato per il Giro d'Italia: lo scalatore venezuelano José Rujano Guillén.
Il sito internet Cyclingnews.com ha riportato le dichiarazioni del team manager della squadra italocolombiana, e tali dichiarazioni risuonavano più o meno così: «Noi (Rujano e la Selle Italia) abbiamo un nuovo contratto di cinque mesi. Nuovo, fino al 31 maggio. Poi Rujano ci ha chiesto di non partecipare al Giro di Malesia perché lui voleva incentrare la stagione sul Tour de France, che correrà con la Quick Step, ed usare il Giro d'Italia come preparazione alla Grande Boucle. Noi rispondemmo che andava bene.
Quando poi ci incontrammo in Venezuela, durante la Vuelta al Táchira in gennaio, le relazioni erano molto buone. Poi però lui volò verso l'Italia ed il suo manager mi chiamò, chiedendo più soldi. Io dissi a questa persona (Giuseppe Acquadro) che una quantità era una quantità; ma ora non ho intenzione di parlare mai più con questa persona [...]. Se le cose stanno così - continua Savio - io non so se Rujano parteciperà con la Selle Italia-Serramenti Diquigiovanni alle gare di quest'anno, anche se lui è iscritto al GP di Chiasso ed al GP di Lugano che si corrono alla fine di febbraio».

Ebbene, Giuseppe Acquadro, manager di José Rujano, ha scelto Cicloweb.it per replicare alle parole di Gianni Savio, e noi non possiamo che ospitare il suo intervento, per poi provare ad approfondire con lui questa vicenda.

«Gianni Savio - così parla Acquadro - ha cercato di far sembrare che il suo rapporto con Rujano fosse rimasto buono sino al periodo della Vuelta al Táchira, in gennaio, ma la prova del contrario è che Rujano non parlava con il suo team manager, prima di quell'occasione, da più di tre mesi; difatti i dirigenti del Team Selle Italia-Serramenti Diquigiovanni non riuscivano a mettersi in contatto con il corridore proprio per volere di Rujano. Sin da marzo 2005, quando è iniziato il mio rapporto manageriale con José Rujano, il venezuelano già manifestava la volontà di andare via dal team di Savio, anche se il contratto era firmato. Già allora José lamentava alcune crepe insanabili nel rapporto con Savio che sono poi emerse durante l'arco dei mesi successivi.
Durante il Giro d'Italia 2005 la situazione era di "guerra totale", e nella riunione svolta prima della tappa di Milano, quella conclusiva del Giro, Savio, Rujano ed il sottoscritto abbiamo tenuto una riunione per cercare di farci firmare da Savio una liberatoria che permettesse al ragazzi di andare a correre in una squadra Pro Tour, ma il team manager non ne voleva sapere, addirittura neanche "per tutti i soldi del mondo".
Savio si era impuntato decisamente, ma nel frattempo lo stipendio di José non aumentava: anzi, aumentava, ma sempre con parametri molto bassi, e mantenendo sempre il contratto fino a tutto il 2007. Più che un aumento era un adeguamento, insomma, e per noi neanche tanto fruttuoso.
Un'altra questione che mi preme sottolineare è quella riguardante i premi, che la Selle Italia non ha elargito a Rujano dopo il Giro d'Italia: non era stato sottoscritto niente di cartaceo, ma di solito ogni squadra che si rispetti fornisce al corridore che gli ha fatto vincere tappe, gli ha portato una maglia verde ed ha ottenuto il podio in una corsa così importante qual è il Giro d'Italia, un premio che varia, ovviamente, a seconda delle disponibilità e delle possibilità economiche della squadra in questione.
Anche la liberatoria che poi si decise a firmarci, Savio la ottenne comunque con il coltello dalla parte del manico: a differenza di quanto dice, la liberatoria non ci fu affatto accordata gratuitamente, ma siamo dovuti scendere a dei compromessi perché Savio ha usufruito dell'immagine di José Rujano per alcune pubblicità senza averne alcun diritto.
Abbiamo avuto dei problemi, difatti, di "diritti d'immagine" che ancora non sono risolti, ma diciamo che con la liberatoria poi ottenuta questo discorso è stato preso sotto esame e, proprio per quei compromessi di cui parlavo prima, tali problemi sono stati sepolti. Ovviamente Savio aveva il suo tornaconto nel far apparire che la liberatoria ci fosse stata concessa gratuitamente.
Tengo a ribadire, visto che è di fondamentale importanza, che dopo il Giro d'Italia 2005 i rapporti tra la Selle Italia e José Rujano sono definitivamente tramontati. Lui non voleva parlare né con Savio, né con Bellini, e questi erano dei chiari segnali che loro non hanno mai voluto capire.
L'ultimo contatto c'è stato alla Vuelta al Táchira di questo gennaio, occasione in cui José si incontrò con Savio, ed in cui gli disse che avrebbe corso il Giro; ma Rujano è un ragazzo di 23 anni, e per una "vecchia volpe" come Savio non sarà stato difficile strappargli una promessa.
Proprio José, poi, al ritorno da questo incontro mi chiamò e mi chiese di mettermi in contatto con il suo team manager per dirgli che non avrebbe mai corso il Giro d'Italia, e non che avrebbe preparato il Tour de France con la corsa rosa. José non ha mai chiesto a Savio una cosa simile, e se Rujano avesse preso il via al Giro l'avrebbe corso per vincerlo, non per preparare un'altra corsa. Se Savio, come sembra, non vorrà aver più contatti con me sarà solo un piacere; io lavoro anche con molti team Pro Tour e in squadre come la T-Mobile i dirigenti si comportano come dei signori, mentre lui... meglio non continuare, ché rischio di esagerare.
José Rujano non correrà fino a tutto il Giro d'Italia compreso, e confermo quello che in pratica già si sa. Non è ancora "ufficiale", ma Rujano inizierà a correre nel giugno 2006 soltanto con la casacca della Quick Step-Innergetic».

***

Dopo avervi dato la possibilità di leggere le parole di Acquadro, proviamo a chiedere qualche particolare in più sulla vicenda, e sul suo contorno, al manager di José Rujano, tracciando un quadro più preciso e delineato dei protagonisti in questione.
Signor Acquadro, la Quick Step-Innergetic è al corrente della vicenda?
«Sì, assolutamente, la Quick Step è al corrente della questione».
Com'è iniziato il suo rapporto con Rujano?
«José Rujano mi è stato presentato da Leonardo Scarselli, un altro dei miei assistiti, ad inizio 2005: tra la fine di gennaio ed inizio febbraio. A marzo, poi, c'è stata la firma del contratto che mi ha assicurato la sua procura».
Crede che i rapporti tesi che ci ha descritto abbiano in qualche modo interferito sul risultato finale di José Rujano nell'ultima edizione del Giro d'Italia?
«Nel Giro José poteva essere gestito meglio, quello è sicuro, e forse avrebbe anche potuto vincerla, quella corsa. Come ha detto Scarselli in un'intervista rilasciata a Bicisport, è sintomatico il fatto che un uomo di classifica, nelle ultime tappe di montagna, sia stato lasciato in avanscoperta senza ammiraglia. Però quello è soltanto un ammontare di fattori che hanno determinato tali conseguenze».
Dopo il Giro non abbiamo più visto correre, a parte Banfoandes, José Rujano. È una situazione correlata ai problemi con Savio?
«Proprio allora ci fu la più grossa conflittualità riscontrata tra le due parti, visto che José aveva già accumulato 80/90 giorni di corsa dato che era da gennaio in competizione. Già a fine Giro si sapeva che non avrebbe corso il Giro di Colombia e di Venezuela; ma da parte della società si provò a montare "il caso Rujano", quando invece non c'era nessun caso, visto che la dirigenza della Selle Italia già conosceva le nostre intenzioni; però loro iscrissero ugualmente Rujano alle competizioni e poi si lamentarono del fatto che lui non fosse partito. Un'altra questione simile si è presentata poi in novembre, quando Rujano ed il sottoscritto continuavano a ripetere a Gianni Savio che José non sarebbe venuto alla presentazione del Giro d'Italia dato che era stato in Italia qualche giorno prima alle premiazioni dello sponsor Selle Italia che si tennero a Mestre. Loro insistevano, ma francamente la cosa mi parve, e mi pare tuttora, assurda».
Rujano non poteva tornare in Italia per problemi personali?
«In primis per il viaggio, perché sostenere due viaggi intercontinentali così ravvicinati nell'arco di 15 giorni non è proprio il massimo per un atleta. O si andava alla festa dello sponsor o si andava alla presentazione del Giro; invece loro volevano entrambe le cose...».
Non crede che sarebbe stato utile anche per José presenziare ad entrambe le manifestazioni, visto che erano comunque due appuntamenti importanti?
«Sì, ma Rujano aveva anche molti appuntamenti in Venezuela. Si deve capire che quest'annata è stata molto particolare per lui, ed aveva anche degli impegni con la sua gente e con il suo Paese. Quando si è in un altro Continente, diventa un po' più difficile fondere entrambe le cose».
Quali sono i corridori che assiste, oltre al venezuelano Rujano?
«Sotto la mia procura c'è il tedesco Jörg Ludewig della T-Mobile, poi ho Leonardo Scarselli alla Quick Step-Innergetic, Carlos Ochoa e Samuele Marzoli al Team L.P.R., mentre alla Lampre ho Matteo Carrara e Marco Marzano, e al Team Milram ho Alessandro Cortinovis; e poi ancora Paolo Bailetti all'Androni Giocattoli-3C Casalinghi, Krzysztof Szczawinski e Stefano Boggia alla Ceramica Flaminia, Giampaolo Cheula alla Barloworld, alla Universal Caffè-CB Immobiliare ho Daniele Di Nucci, Simone Bruson e Alberto Milani, poi alla Tenax-Salmilano ho Marlon Pérez Arango, Rigoberto Uran e Alessandro Bertuola, alla stessa Selle Italia-Diquigiovanni ho Edgardo Simón e Nilton Ortiz, e poi lavoro con Paolo Bettini e Paolo Savoldelli per quanto riguarda i Criterium».
Da quando svolge la professione di procuratore di ciclismo?
«Un anno e mezzo, ma da giovane correvo e "dietro le quinte" sono stato sempre presente: forse è per quello che i corridori mi hanno dato subito fiducia».
Cosa fa Giuseppe Acquadro nella vita, oltre al procuratore di ciclismo?
«Ho lavorato nel campo del commercio gestendo una pasticceria all'ingrosso fino allo scorso anno, mentre adesso il mio lavoro è il procuratore di ciclismo a tempo pieno».
Come si diventa procuratore di ciclismo?
«Basta avere una Partita Iva, ci si iscrive come agente intermediario e si può iniziare a lavorare. Non c'è un "Albo dei Procuratori", perciò la procedura è molto semplice. Alla fine del 2005 si è parlato anche di questo, in una riunione federale, e probabilmente verrà istituito e creato un tesserino che abiliterà il procuratore alla professione. Il passo più importante, però, è accaparrarsi la fiducia del corridore, perché adesso ci sono procuratori che esercitano pur gestendo gli interessi di due corridori soltanto».
È la prima volta che si trova invischiato in un caso così articolato come quello tra Rujano e Savio?
«Sì, di queste caratteristiche sì, ma io avevo la procura anche di Dario Frigo l'anno scorso, ed anche lì qualche gatta da pelare l'ho avuta. Poi quando si è nuovi nell'ambiente le squadre cercano un po' di scavalcarti, soprattutto quelle medio-piccole, che per qualche accordo personale preso con altre squadre rischiano di non fare gli interessi dei corridori, ma soltanto i propri».
Ci ha descritto un quadro preoccupante in cui ogni persona con una Partita Iva può fare il procuratore nel ciclismo. La Federazione si sta muovendo in tal senso? E lei, come bagaglio personale, ha partecipato a qualche corso di formazione alla professione?
«La Federazione non fa niente in questo senso, e ci si affida soltanto sulla fiducia che si riesce a suscitare nei corridori. Da una parte, può essere il miglior metodo di "selezione naturale", mentre dall'altra ci si può imbattere in poca professionalità. Per quanto mi riguarda, grazie alla mia esperienza nel commercio e nelle vendite, mi sono sempre adoperato nello studiare i contratti, ma per quanto riguarda l'assistenza che fornisco ai ciclisti mi avvalgo anche della consulenza legale di un avvocato professionista».
Quanto pensa che questa vicenda potrà influire sulla carriera di José Rujano? Sappiamo che tornerà a correre, ma non sappiamo come: soprattutto sotto il profilo psicologico.
«José l'ha presa nella maniera migliore: ci passerà sopra come fosse niente. Non ha paura di niente ed ha molta determinazione. È davvero un portento. Anche la scelta della Quick Step è avvenuta considerando il doppio aspetto sportivo-psicologico. Andrà in una squadra di campioni, correrà il Tour de France e la Vuelta a España con ambizioni di classifica, soprattutto nella corsa spagnola. Spiace per il Giro d'Italia, ma dalla Selle Italia non c'è stato davvero nessun passo per venirsi incontro e cercare di mediare».
Quanto percepisce José Rujano, attualmente, alla Selle Italia-Serramenti Diquigiovanni?
«Rujano prende 30.000 euro a stagione. Di soldi non ne abbiamo mai chiesti troppi, avendo chiesto soltanto un ritocco dopo le prestazioni del Giro d'Italia; è stata una mossa di lavoro, la nostra, come lo fu quella di Savio di scritturare Rujano al minimo sindacale nel 2004, facendogli firmare un contratto di tre anni. Le nostre richieste partivano anche dalla convinzione che, grazie alle prestazioni del venezuelano, il team di Savio avesse incrementato i suoi introiti da parte degli sponsor, e ritenevamo giusto che una parte di questi emolumenti spettassero alla persona che aveva favorito questo picco d'entrate. A quel punto, Rujano ed io abbiamo guardato agli interessi di José, atto che mi sembra anche legittimo. In fondo Savio non ha avuto problemi a rimangiarsi le promesse fatte sui premi e che non erano state accordate in maniera scritta, ma soltanto "a voce"; quindi non vedo perché debba essere lui a parlare di etica in questa querelle».
Pensa che il team di Gianni Savio sarà invitato ugualmente al Giro d'Italia ora che si verrà a conoscenza della mancata partecipazione di José Rujano?
«Non lo so, di sicuro questi sono e saranno problemi loro. Probabilmente se Savio considerava Rujano un corridore da 30.000 euro a stagione non lo considerava affatto come la punta di diamante del suo team, a prescindere dalla partecipazione o meno di José al Giro d'Italia. La Selle Italia ha detto anche di aver rinforzato la squadra per aiutare Rujano a conquistare il Giro, ma anche se il budget del team è quello che è, non mi sembra che si siano svenati per costruire attorno al proprio capitano un roster alla sua altezza. Inoltre, nella liberatoria firmataci, la Selle Italia si dichiara tutto fuorché sicura di partecipare alla corsa rosa, quindi sarà tutto da vedere, anche se la cosa, ormai, ci tange davvero poco».

È difficile tracciare le conclusioni di una vicenda che pare tutto fuorché conclusa: un po' ci dispiace per la serenità del corridore Rujano, che è sicuramente un talento da proteggere, un po' ci dispiace per i "cavilli" che si tireranno fuori per far valere le ragioni dell'uno e dell'altro. Di certo sarà interessante scoprire il bandolo della matassa e venire a conoscenza di quelle che sono le reali responsabilità, sia dell'una che dell'altra parte, e cercare almeno di arginare le "furberie", i "preziosismi" ed i "virtuosismi", sia di dirigenti - semmai - poco inclini al dialogo che di procuratori che qualcuno può vedere come più interessati al proprio tornaconto che non a quello dei loro assistiti.
Senza voler affibbiare colpe a priori, sappiamo senza dubbio che qualcosa tra Rujano e la Selle Italia di Savio non è andato per il verso giusto. Ci rimettiamo alle eventuali repliche, non necessariamente su questi lidi, perché non sono i contatti di visitatori che ci interessano, o almeno non in primis: riuscire a contribuire alla fuoriuscita della verità sarebbe la miglior vittoria per tutti coloro che fanno informazione, e che la fanno seguendo uno scopo che volge a migliorare - o quantomeno a provarci - le cose del ciclismo.

Mario Casaldi    

 

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