Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Un Bettini stratosferico - Paolo, grande Lombardia su Simoni

Versione stampabile


Ci sono tanti modi di vincere. Ma quello scelto oggi da Paolo Bettini per far suo il Giro di Lombardia, ci lascia senza fiato, senza parole, senza aggettivi.
Si può dire, con un concetto breve breve, che se ha vinto in quel modo una corsa che in teoria dovrebbe risultargli indigesta, allora questo ragazzo qui può fare davvero qualsiasi cosa. E non saremmo lontani dalla realtà: perché il Giro di Lombardia, con quel Ghisallo lungo e duro piazzato su un punto strategico, avrebbe tutte le carte in regola per respingere uno scattista (non uno scalatore) come Bettini. A meno che.
A meno che il Paolino non sia in uno dei suoi ormai celebri momenti di forma. Quei momenti in cui la superiorità che il cecinese esibisce è talmente palese, plateale, evidente, da risultare imbarazzante, quasi. Negli anni scorsi ne avevamo degli ampi saggi nel mese di agosto, quando, uscito come una scheggia dal Tour, Bettini faceva incetta di risultati buoni per la Coppa del Mondo. Quest'anno l'obiettivo si è spostato in avanti, ed è stata la Vuelta a fungere da propulsore per Paolino.
La condizione guadagnata sulle strade della corsa spagnola (abbandonata - colpevolmente - senza troppe remore a quattro giorni dalla fine) gli ha regalato una gamba scintillante. Ce ne siamo accorti, eccome!, al Mondiale di Madrid. Quel giorno Bettini non pedalava, ma si mangiava l'asfalto, la sua bici ruggiva, e le sue ficcanti iniziative avevano fiaccato più d'un rivale. Peccato, per tutti noi, che il resto della nazionale fosse in tutt'altre faccende affaccendato, mentre Paolo poneva le basi per una vittoria memorabile, che poi per la latitanza dei compagni di squadra venne clamorosamente a mancare.
Poi ci siamo goduti il toscano al Campionato di Zurigo, quando una fuga solitaria, nel freddo e nella pioggia, gli ha consentito di centrare uno dei successi più suggestivi della sua carriera. Saltata la Parigi-Tours (in suo luogo Bettini ha giocato nel week-end emiliano, ritirato all'Emilia, secondo e battuto solo da Fischer al Beghelli), ecco l'olimpionico pronto per il suo ultimo obiettivo, il Giro di Lombardia.
Non era una corsa che Paolino sognava, in passato. Le sue mire erano tutte per altre classiche, per esempio in cima ai suoi pensieri c'è stata per lungo tempo la Milano-Sanremo. Il problema di chi è molto forte, però, è che via via gli obiettivi di una carriera si diradano: man mano che vinci le corse che sognavi, devi fatalmente trovarti nuovi stimoli. E così Bettini s'è inventato questa voglia di Lombardia. Si è detto: "È vero o no che questa corsa mi è estranea? È vero o no che il Ghisallo mi è nemico? È vero o no che questa data è troppo in là nella stagione?". Una serie di domande a cui dare un'unica risposta, sul campo.
In partenza, Bettini sapeva di essere esplosivo. Ma aveva ancora talmente tanto pudore nei confronti del moloch Lombardia, che giocava al ribasso, a minimizzare. "Correrò in difesa, di rimessa, starò a ruota, vedrò come si mettono le cose...". Sì, e uno che parte con questi presupposti dà fuoco alla corsa dopo un metro e mezzo di Ghisallo? No, certo che no. Semplicemente, la prudenza data dal trovarsi su terreno avverso ha spinto il corridore a dire qualche bugiola. Bettini, in realtà, non è che non sapesse che avrebbe fatto la corsa che ha fatto. Ma ha preferito non esporsi, tante volte dovesse succedere qualche inconveniente.
Tanto, poi, al momento giusto lo spartito da suonare lo conosceva a memoria, per averlo provato altre mille volte, solo su percorsi più amichevoli per le sue caratteristiche. E allora, finita la corsa dei comprimari, proprio lì sui contrafforti del Ghisallo, è partita la musica.
Bettini ha messo subito in chiaro che non c'era spazio per mezze misure: il suo affondo è stato immediatamente feroce, e la selezione, sotto i colpi di maglio del livornese, è stata netta. Lo stesso Simoni, dopo la fine, dirà: "Non mi aspettavo una simile selezione sul Ghisallo". Ma non avrà fatto male i conti, Bettini, non avrà dato troppo quando mancano ancora 50 chilometri al traguardo? Ma quando mai. Se Paolino sente di avere il motorino a disposizione, lui dà gas, e quasi mai si sbaglia. In quei giorni è chiaro anche agli avversari che si va incontro a sconfitta sicura. Resta solo da scoprire di che morte si morirà.
Simoni ha deciso allora di immolarsi nel più onorevole dei modi. Si è messo la fatica in spalla, ed è tornato su Bettini lì sul Ghisallo. C'era anche Sella, all'inizio, ma non ha retto a lungo; invece sono stati bravi a rifarsi sotto Caruso, Frank Schleck e, da ultimo, Sastre. Due Csc nel gruppetto di cinque, ma non c'era da inventarsi troppi giochi di squadra. La rapida sequenza di discese e salite rendeva più che altro urgente freschezza di gambe, molto più che di testa.
E allora lì, nel campo delle gambe, non c'era partita. Sulla salita di Civiglio, nuovo assalto di Bettini. Parte, guadagna qualche metro, poi rientrano da dietro, e allora se ne va anche Simoni. Signori, che coppia si è formata in quel frangente! Gibo e Paolo (che è stato lesto a prendere la ruota del trentino), gli altri, almeno apparentemente, alla deriva: più di tutti Sastre, che infatti non riemerge più. Ma anche Caruso, parecchio in panne, e Schleck, che però dà l'impressione di star controllando il momento difficile. Infatti, non appena la strada spiana un po', e quei due fenomeni calano il ritmo, il giovane lussemburghese si rifà sotto. Poi, in discesa, torna sui primi anche il bravo Caruso.
Dietro (è vero, c'era anche un "dietro"), interessanti i movimenti di un Cunego non certo al meglio, ma nemmeno al peggio, a quanto ci è stato dato di vedere: già dopo il Ghisallo, Damiano era insieme a Rebellin, Gutiérrez Palacios, Sella, Mazzanti e Bertagnolli, alle spalle dei primi e davanti al gruppo che comprendeva Celestino, Nocentini, Valverde. Poi, dopo Civiglio, riecco il Piccolo Principe (primo a Como l'anno scorso) insieme a Rebellin, Mancebo, Gutiérrez Palacios, Marzoli, Nocentini, Lastras. Se Simoni (parole sue) non aveva bisogno di un gregario come Cunego, c'è da dire che il veronese è stato comunque esemplare e lucido nel ruolo di stopper.
Ma queste vicende si svolgevano tutte a notevole distanza dai primi, che erano quelli che si sarebbero giocati la vittoria. Quelli, i quattro di testa, erano già sul San Fermo. Pendenze dure, ancorché spalmate su distanze minime. Minime, ma sufficienti a Bettini a insistere ancora e ancora sul suo progetto. Uno scattino di assaggio, e poi quello vero, tosto, tremendo. Bettini se ne va, Caruso si arrende, Simoni e Schleck non reggono nemmeno loro. O no, aspetta un attimo, Paolino va forte ma lo tengono a vista, aspetta, forse lo riprendono, no, lo riprendono di certo in discesa, aspetta, aspetta ancora un attimo, Simoni stacca Schleck e va da solo su Paolino...
Niente, tutto da rifare: Simoni rientra, poi anche il lussemburghese rientra. Oddio, non è che il ragazzino ci fa lo scherzetto e beffa i nostri? Discesa, non durissima, Bettini controlla. Ormai sono in porto, non occorre rischiare. Il cagnaccio alle loro spalle, invece, non si accontenta del ruolo di comparsa, e si danna l'anima per riavvicinare il terzetto. Gibo e Frank non ci provano nemmeno, ad anticipare lo sprint. Controllano la testa di serie, che a sua volta li scruta con attenzione. In tutto questo guardarsi, Caruso è davvero bravo a crederci fino in fondo e a rientrare. Rientra e scatta, è un tutt'uno, ma al siciliano non sono concesse licenze: Bettini lo addenta, "dove vai tu?", lo neutralizza, ne sterilizza gli slanci, riporta sotto gli altri due. Sarà volata, a quattro.
Ci ha provato in tutti i modi, l'olimpionico dal casco d'oro, per scrollarseli di dosso, per conquistarsi un'altra foto con tutta la scena per sé. Non ce l'ha fatta, pazienza: il bello di quelli veloci è che hanno sempre e comunque una prova d'appello, alla fine.
L'appello, proprio: Bettini ha tanta, troppa voglia di prendersi questo Lombardia, e quasi fa una sciocchezza. Vede lo striscione davanti a sé e non capisce più niente, sente l'impulso di partire e parte, sia quel che sia. Lancia la volata, l'improvvido, a 300 metri dalla linea d'arrivo! Sta a vedere che butta via tutto per troppa precipitazione. Anche Simoni (sempre parole sue) ci crede: rapporto massimo, coraggio Gibo che lo riprendi e gli servi la beffa dell'anno. Ma no, niente, Bettini non lo riprende nessuno!
Quella volata lunghissima lo porta dritto dritto alla vittoria. Simoni? Dietro. Schleck? Dietro. Caruso? Non più pervenuto, non ne aveva davvero più. "Sono io, sono io", Bettini si compiace con se stesso, è davvero uno con una marcia in più; Simoni se ne fa una ragione, in fondo lo sapeva sin dall'inizio che si stava per consacrare a quest'epilogo. Schleck raccoglie l'ennesimo piazzamento prestigioso di un'ottima stagione, a Caruso toccano tutti i complimenti del caso per la sua tenacia, Rebellin deve accontentarsi di regolare il gruppo, diverse decine di secondi dopo.
E così, con questa magnifica e bistrattata gara (Rai, Rai...), si chiude l'anno di grazia del ciclismo 2005. Un anno pieno di cose, belle, meno belle, a cui però non vogliamo pensare in questa serata di sabato: avremo tempo, col freddo dell'inverno, per i bilanci.

Marco Grassi



Le pagelle del Giro di Lombardia 2005


Bettini - 9,5

Se avesse vinto in solitaria, il 10 non glielo avrebbe tolto nessuno. Così, deve "accontentarsi" di mezzo voto in meno, fatto che potrà essergli da sprone per migliorarsi... A parte gli scherzi, ha condotto una gara piena di grandi spunti, di attacchi a perdifiato e di trovate fantasiose, demolendo piano piano quelli che gli stavano intorno. Tanta la sicurezza di sé, che ha pure lanciato la volata con un pizzico d'anticipo.


Simoni - 8

Con Bettini, il più brillante della giornata. Non fa la differenza in salita, ma arriva lì a giocarsi la vittoria, e per un attimo ci crede pure: il Grillo parte troppo presto, Gibo in rimonta rischia di beffarlo alla fine di quel lunghissimo sprint. È secondo, un risultato comunque rilevante per un corridore da grandi giri che di rado è stato protagonista nelle classiche.


F. Schleck - 7,5

Corre in maniera molto intelligente, tende a risparmiarsi quando sa che gli conviene, perché ci sono da parare i colpi di Bettini e Simoni; e però poi, quando intravede il risultato buono, si mette in testa sul San Fermo e fa un forcing interessante. Tenace, resta attaccato coi denti a quelli davanti, e prova anche a insidiare i due favoriti nella volata. Il terzo posto in una corsa tanto importante è comunque un premio per la sua notevolissima annata.


Caruso - 7,5

La sua rincorsa dopo il San Fermo meriterebbe da sola un 9 pieno, però non si può trascurare il fatto che sulle salite finali sia andato puntualmente in difficoltà, non dando in realtà mai l'impressione di poter vincere il Lombardia. Però è memorabile la sua abnegazione, che lo porta a riprendere il terzetto di testa all'ultimo chilometro e a provare pure (addirittura) a tirare dritto verso il traguardo.


Rebellin - 6,5

Tra i più attivi nell'inseguire i fuggitivi, va poi alla ricerca di un piazzamento degno e lo centra.


Sastre - 6,5

Per un tratto di strada condivide il destino dei più forti di giornata. Poi è il primo a mollare, sul Civiglio, e non si ritrova più.


Cunego - 6,5

Che non fosse il Damiano di 12 mesi fa è un dato ormai assodato. Ma il suo Lombardia è la risposta a quanti sottovalutano la capacità di soffrire e la disponibilità del veronese. Non era scritto sul contratto che dovesse fare il gregario a Simoni in quest'ultima gara insieme, e invece si mette d'impegno ed entra nelle due azioni volte a inseguire gli attaccanti, dopo il Ghisallo e dopo il Civiglio: e la sua presenza indubbiamente disturba le operazioni dei cacciatori.


Valverde - 5,5

Tra i più attesi. Chiude nel secondo gruppo, ma non desta nessuna impressione.


Celestino - 5

Alla vigilia avanzava qualche pretesa di essere inserito nel lotto dei favoriti. Ma davanti non lo si vede proprio mai, e quando tenta il tutto per tutto sulla discesa di Civiglio gli va male e cade.


Sella - 5,5

Una corrente di pensiero dirà che si è spremuto per Mazzanti; un'altra, che in parte sposiamo, dice che una volta di più (cfr. Giro d'Italia, tappa di Livigno) non ha saputo gestire al meglio le sue risorse. In ciò, deve crescere.


Agnoli - 7

Va in fuga dopo 40 chilometri con altri 11 uomini, resta all'attacco fino ai piedi del Ghisallo, poi fatalmente la sua corsa di vertice finisce. Ma il ragazzino ha carattere, e vuole portare a tutti i costi a termine la gara. Ci riesce, ma andatelo a cercare sull'ordine d'arrivo: è ultimo, davvero non ha gettato la spugna quando sarebbe stato facile farlo. Complimenti.


Di Luca - s.v.

Senza i problemi al ginocchio che cosa avrebbe fatto? Ci terremo il dubbio fino all'anno prossimo.

Ma.G.


La chiave tattica

Quando un corridore dimostra una tale freschezza e superiorità, si può con buone ragioni sostenere che abbia vinto la corsa da solo. Tantopiù che in effetti la Quick Step, a parte Bettini, non ha dimostrato grossa presenza. La giornata di grazia del Grillo riduce così ad esercizio di stile il voler analizzare la chiave tattica: all'attacco molto presto, già sul Ghisallo, Bettini ha indirizzato la corsa secondo il suo gusto. In pochi hanno retto il gran ritmo del livornese, e tra questi pochi Simoni, altro favorito della vigilia. Gibo aveva fatto il sostenuto relativamente all'impiego di Cunego, ma bisogna rilevare che il veronese ha fatto la sua parte nel ruolo di gregario, fungendo da stopper per il capitano di giornata.

L'errore
Se in questo clima da ultimo giorno di scuola dobbiamo per forza andare a cercare un errore, possiamo segnalare il fatto che, dopo il Ghisallo, i due Csc potevano giocarsi meglio il fatto di essere in superiorità numerica nel primo gruppo: Sastre, il meno in palla dei due, avrebbe forse dovuto provare ad attaccare prima dell'ascesa verso Civiglio, tra la discesa e il falsopiano ascendente. Avrebbe così messo Bettini e Simoni nella condizione di dover tirare per recuperare, lasciando Schleck tranquillo a ruota. Ma, come detto, si tratta di quisquilie in questa giornata eccezionale di Bettini.


Ma.G.

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano