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«Punto a Giro e Mondiale» - I progetti di Di Luca per il 2006

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Ha vinto il Pro Tour 2005, il primo della storia del ciclismo, forse anche l'ultimo: in ogni caso, il nome di Danilo Di Luca resterà negli annali di questo sport, con quella maglia bianca conquistata alla Freccia Vallone e tenuta fino al GP di Zurigo, quando ebbe la certezza della matematica al fine della sua vittoria. La Parigi-Tours ed il Giro di Lombardia corse ormai con l'animo in pace con la sua stagione, una stagione forte di tre successi finali (tutti Pro Tour) come il Giro dei Paesi Baschi, l'Amstel Gold Race e la Freccia Vallone, rimpinguati dalle tappe al Giro dei Paesi Baschi stesso ed al Giro d'Italia, con la perla della vittoria a L'Aquila, nel "suo" Abruzzo, che gli ha portato anche in dote la maglia rosa, ed una condizione fenomenale che l'ha condotto al 4° posto finale, ad un passo dal podio.
Nel 2006 una nuova sfida: preparare, per vincerlo, il Giro d'Italia, lui che da qualche anno a questa parte - anche per ovvie ragione di squadra, la ex-Saeco di Simoni e Cunego - aveva sempre puntato forte sulle classiche vallonate. Lo abbiamo incontrato a Terracina, durante la settimana del ritiro Liquigas, e con lui il giovane Capecchi, Stefano Garzelli ed uno dei direttori sportivi del team, Stefano Zanatta.
Abbiamo visto che oltre a pedalare ti diletti anche nel canto. Ci racconti un po' di questa iniziativa?
«La beneficenza la faccio sempre molto volentieri, c'erano anche altri personaggi del mondo dello sport, e poi il canto mi piace e quindi mi sono anche divertito. La causa che ha sposato la Caritas verso i bambini è comunque molto onorevole e sono stato contento di esser stato contattato».
L'anno scorso avevi accettato la nostra sfida a considerare il 2005 come "l'anno della verità". Sei stato bugiardo negli anni passati o troppo sincero durante quello appena trascorso?
«Gli anni passati ho avuto anche parecchio sfortuna, vuoi per appendicite, vuoi per la nazionale, vuoi per la vicenda Tour, non mi sono mai potuto esprimere al meglio delle mie potenzialità. Nel 2005 ci sono riuscito, e sembra io ci sia riuscito anche piuttosto bene».
È stato importante l'avvento di Callari come preparatore per la tua condizione dello scorso anno?
«È stato importante perché per la prima volta l'anno scorso ho iniziato a fare i lavori specifici, soprattutto per quanto riguarda la cronometro, ed anche per la tenuta fisica; sono tornato in Messico dopo tre anni ed anche questo aspetto è stato notevole. Quest'anno, difatti, ricalcherò gli stessi passi della preparazione svolta per il 2005».
Quindi tornerai in Messico a breve?
«Dal 29 gennaio al 23 febbraio, ci sarà qualche compagno nuovo, ma la durata - 25 giorni - ed il tipo di lavoro che faremo sarà senz'altro molto simile a quello del 2005».
È stato bello stingere la mano agli organizzatori dell'ASO dopo la Freccia Vallone, alla consegna della maglia di leader Pro Tour, dopo lo sgarbo del non-invito al Tour de France 2004?
«Leblanc è venuto a premiarmi, ma io non sono uno che si lega molto le cose al dito. Non era ancora passato un anno, è vero, ma comunque sono un tipo che le cose se le lascia anche scivolare un po' addosso».
Danilo Di Luca è stato il primo a scollinare sul Colle delle Finestre, un risultato che avrà sorpreso, prima di tutti, proprio Di Luca.
«Ho fatto veramente una grande cosa, e la sorpresa c'è stata soltanto perché era collocato durante la penultima tappa del Giro d'Italia. Almeno da parte mia è stata solo quella la novità che mi ha sorpreso».
Poi però, verso Séstriere, quei maledetti crampi che hanno compromesso qualcosa di più del 4° posto finale. Hai da recriminare?
«No, non recrimino particolarmente, certo dispiace aver perso per pochi secondi il posto sul podio ed un'eventuale vittoria di tappa, ma lungo la discesa mi sono rilassato troppo, non ho tenuto in sollecitazione i muscoli delle gambe e quando ho ripreso a pedalare i crampi hanno preso il sopravvento».
Al Giro del Lazio sei stato battuto in volata da Pozzato, Fischer e Szczawinski. Non è che determinati carichi di lavoro vadano ad inficiare un pochino quelle caratteristiche d'esplosività, anche in volata, che da sempre possiedi?
«Al Giro del Lazio non stavo bene, venivo da un periodo d'inattività dovuto ai grandi sforzi patiti fino a fine maggio ed iniziati ad inizio aprile e quindi è già stato molto - in quelle condizioni - arrivare al 4° posto. Non ho perso la volata, ve lo garantisco».
Stai lavorando ancora sulle cronometro?
«Sto lavorando, anche se dopo il Giro d'Italia avevo abbandonato un determinato tipo di lavoro specifico in tal senso. Ora però, con l'inizio della nuova stagione, stiamo lavorando soprattutto sui materiali, con una bici tutta nuova in carbonio, mentre la posizione è e sarà più o meno la stessa».
Al GP di Zurigo, a parte lo stratosferico Bettini che ha vinto, abbiamo visto te muoverti un po' in ritardo con Samuel Sánchez, il basco della Euskaltel. Se fossi partito prima credi che avresti potuto guadagnare almeno il podio?
«Bettini è andato via in discesa con Paolini, ed io non sono riuscito a stargli dietro. Peccato perché quel giorno io stavo benissimo, e visto anche che poi Bettini non è riuscito a guadagnare niente sul sottoscritto penso che sarei potuto rimanere tranquillamente con Paolino e poi giocarcela in volata. Un pochino pentito per l'occasione mancata magari sì, ma lui ha fatto la discesa davvero molto forte».
Conosci già il tuo programma per la stagione che verrà?
«Inizierò in marzo con la Milano-Torino, ripercorrendo le stesse tappe d'avvicinamento ai grandi obiettivi dello scorso anno, e proseguirò con il Giro della Provincia di Lucca, Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, Giro dei Paesi Baschi, e poi quest'anno non farò l'Amstel Gold Race, ma forse correrò la Freccia Vallone e sicuramente la Liegi-Bastogne-Liegi. In quest'ultima gara si potrebbe già iniziare a vedere un Di Luca che punta fortemente alla vittoria».
Quindi picco di condizione traslato di un mese in avanti per toglierti il "dente" della Liegi e per essere super-competitivo sulle strade del Giro?
«L'anno scorso non beccai una buona giornata la domenica della Liegi, ma ero comunque tranquillo perché venivo da una bella tripletta. Comunque l'intenzione è quella: invece di essere già in condizione a fine marzo, punterò ad essere in buona forma a fine aprile. Più o meno un mese preciso più in là».
Tornerai al Tour de France?
«Non nel 2006, ma in futuro proverò senz'altro ad essere competitivo anche per la classifica generale del Tour de France. C'è una causa per danni morali e danni d'immagine, anche a fini contrattuali, in corso con l'organizzazione del Tour, ed una volta sistemata la vicenda non avrò problemi nel tornare in Francia».
Capitolo Pro Tour: tutti lo snobbavano, ma alla fine ci hanno provato un bel po' di corridori a vincerlo. Somiglia alla storia della volpe e dell'uva?
«All'inizio non era criticato dai corridori, attenzione, ma dagli organizzatori; come tra l'altro succede tuttora. È vero che ad inizio anno soltanto due o tre corridori avevano detto di puntare alla maglia bianca come un obiettivo stagionale, ma poi alla fine pareva che volessero vincerlo tutti. Si è capito che essere il vincitore del Pro Tour sarebbe stato importante, anche perché è un circuito che racchiude tutti i tipi di gare e che quindi premia il più completo».
Anche la distribuzione dei punteggi ti soddisfa?
«Nel 2005 erano molto bassi i punti per le vittorie di tappa nei Grandi Giri, ma già nel 2006 questo aspetto è stato migliorato, portando da 3 a 10 punti la vittoria di tappa al Tour de France, e da 3 ad 8 punti la vittoria di tappa al Giro d'Italia ed alla Vuelta a España».
Anche l'analogia tra i vincitori di una breve corsa a tappe e una classica "monumento" - 50 punti per entrambi - non ti sembra da rivedere?
«No, direi di no. Vincere una breve corsa a tappe porta 50 punti, una classica minore 40 punti, ed una classica monumento 50 punti come una corsa a tappe. Direi che è soddisfacente, anche perché se si pensa che il Giro d'Italia vale 85 punti direi che i punti per una classica possono andare. Il problema erano solo i punteggi delle tappe, e quello grande che è rimasto è la disparità di punti tra Giro e Tour, 85 punti contro 100. Mah...»
Come andrà a finire la "querelle" tra organizzatori dei Grandi Giri e i dirigenti del Pro Tour secondo Danilo Di Luca?
«Per adesso si sa soltanto che le gare organizzate dalle società di Giro, Tour e Vuelta non faranno parte del Pro Tour. Spero che si possa sistemare tutto, che non si crei un nuovo circuito, perché ci rimetteremmo soltanto noi ciclisti ed i tifosi».
Ti piace il Giro d'Italia 2006?
«È sicuramente durissimo, ma non è che mi dispiaccia. Non sono mai stato contrario ai percorsi duri, anche perché per un corridore con le mie caratteristiche un Grande Giro più è duro e meglio è».
Conosci già la composizione della tua squadra per il Giro d'Italia?
«Siamo stati selezionati in 13, e da questa "rosa" indicativa usciranno i 9 prescelti per il Giro d'Italia. Quest'anno c'è da stare attenti alla cronosquadre, e quindi qualche corridore verrà scelto, o escluso, anche secondo dei parametri pensati per quella prova».
Avete già iniziato a prepararla in allenamento?
«Le dedicheremo due ritiri; uno a metà gennaio ed uno un po' più in là con il tempo proprio per cercare la sintonia e successivamente per oliare gli automatismi. Tra i nuovi acquisti sono curioso di vedere che contributo potranno portare corridori come Quinziato e Zanini, due ottimi passisti».
Piccolo giochino. Noi diciamo un nome e tu ci dai da 1 a 10 la tua valutazione sul grado di competitività al Giro d'Italia dei corridori che elenchiamo:
Basso - «È il favorito numero uno; 10».
Simoni - «Visto questo Giro, è l'altro favorito; 9».
Rujano - «Per me non è un favorito...».
Di Luca - «Spero che Di Luca possa essere competitivo contro Basso e Simoni».
Savoldelli - «Un po' meno dei due favoriti perché è davvero un Giro molto duro e lo vedo un gradino sotto; 8».
Cunego - «Cunego bisognerà vedere se si riprende. Ci ho corso tre anni, con Cunego, e lo conosco bene e credo debba crescere ancora un po' per essere competitivo in un Giro d'Italia del genere. Nel 2004 è andato molto forte ma la concorrenza era meno agguerrita, e non c'era il Simoni che conosciamo; n.g.».
Gli stranieri - «Heras doveva venire, ma credo non potrà: lui poteva essere pericoloso; Ullrich verrà, ma non penso sarà competitivo perché prepara il Tour; Rasmussen, invece, se verrà in forma sarà davvero un osso duro».
Mayo e Landis - «Secondo me non verranno neanche».
Pereiro - «Al Tour dell'anno scorso è andato molto forte, ma lo vedo più adatto a qualche tappa che al podio finale».
Scarponi e Caucchioli - «Caucchioli è uno molto tenace, che starà senz'altro lì, così come Bruseghin, non ancora elencato. Scarponi, se verrà con la condizione che aveva alla Vuelta, sarà l'outsider più accreditato ad intrufolarsi tra i cosiddetti "big"».
L'obiettivo principe di Danilo Di Luca è la maglia rosa da indossare a Milano?
«Senza ombra di dubbio, sì».
E se ti accorgi - facendo tutte gli scongiuri del caso - che non potrai essere competitivo per un Giro del genere, nel 2007 ci riprovi o ci rinunci?
«Io sono convinto, e penso proprio che non tradirò le attese. Quest'anno il Giro d'Italia, in primis, ed il Campionato del Mondo sono i miei obiettivi. Vediamo come andrà il 2006, e tra un annetto ne riparliamo».


Mario Casaldi

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