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La chiave tattica - Bettini lasciato solo a se stesso

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Il punto focale di questo Campionato del Mondo è nel momento del primo attacco di Bettini: neanche un compagno al suo fianco, il campione olimpico lasciato a se stesso. A tre giri dalla conclusione, con tutti gli azzurri nel primo gruppo, è possibile che fosse necessario tenere accanto a Petacchi sette uomini? Non si è trattato di scarsa forza delle mezzepunte, visto che poco dopo Pozzato si è visto in avanscoperta, in marcatura su Mancebo; no, è stata una scelta precisa dell'ammiraglia.
Bettini ha poi attaccato ancora, all'ultimo giro. Poco prima, Petacchi aveva confessato di non avere più gambe. Ecco allora il solito vizio del ct: non è la prima volta che a Ballerini manca la lucidità di cambiare i piani in corsa (vedi Verona 2004).
Infatti, a dispetto di quanto asserisce il ct, non ci pare un'ipotesi peregrina pensare che un Paolini o un Pozzato potessero portarsi, a quel punto, al fianco di Bettini. A meno che i due fossero al lumicino, e in tal caso Ballerini sta coprendo questa defaillance dei suoi uomini, per coprire l'errore più grosso che riguarderebbe tout court le convocazioni.
E comunque, se anche fosse vero che sia stato impossibile cambiare tattica in corsa, si conferma una carenza già riscontrata in passato: quella del piano di riserva. È assurdo avere due capitani in squadra e mettere tutti gli altri corridori a disposizione di uno soltanto di codesti capitani, lasciando l'altro solo nel momento topico. Se Paolini aveva il compito di stare accanto a Bettini, come è parso di capire sin dai primi giri, quel compito doveva essere assolto fino in fondo, e il corridore non doveva invece essere dirottato ad altre mansioni in appoggio a Petacchi.
Aspettiamo repliche argomentate, e magari un pizzico di autocritica, da Ballerini.
Quanto alle altre squadre, la Spagna ha corso in maniera coerente, mettendo a segno un attacco organico al terz'ultimo giro, e dandone seguito all'ultimo, con Serrano in avanscoperta con Bettini, Vinokourov e gli altri, e con Valverde che, dopo aver recuperato un minimo di gambe (era stato in fuga in precedenza), ha disputato una grande volata, pur dovendosi accontentare del secondo posto. Probabilmente Antequera sconta una giornata di scarsa vena di alcuni dei suoi (Astarloa e Flecha, tanto per non fare nomi), ma ugualmente sarebbe stato forse il caso di attaccare con maggior decisione al decimo giro, giocando magari la carta Mancebo insieme a Zaballa. In quel modo, Boonen sarebbe stato meno tranquillo, e chissà che anche i nostri non ci avrebbero capito qualcosa in più.
L'Australia ha fatto il suo dovere, stando tranquilla finché ha potuto giovarsi della copertura di Davis in fuga, e poi attivandosi per inseguire al penultimo giro. Le è mancato un uomo che potesse ovviare alla debacle di McEwen; la Germania ha lanciato prima Wegmann, poi ha corso di rimessa fino alla fine, ma onestamente non aveva una squadra con troppe grandi firme per poter ambire ad essere protagonista. 


Marco Grassi



Le dichiarazioni degli azzurri


Franco Ballerini

«Si è sempre parlato della pericolosità dell'ultima curva, delle eventuali modalità di affrontarla. Da commissario tecnico ho, però, sempre sostenuto che uno dei maggiori problemi erano i 280 chilometri di circuito da percorrere. E come previsto il percorso si è dimostrato sì veloce ma molto faticoso. Paolo Bettini ha infatti fatto una corsa superlativa. Purtroppo ci è mancato qualcosa nel finale di gara perché quando ho saputo che Alessandro Petacchi non era in condizione era troppo tardi per cambiare strategia».


Paolo Bettini

«Nonostante la grande fatica la squadra non ha saputo sfruttare il suo potenziale. Quando i tre spagnoli sono andati in fuga ed io con loro, sono rimasto solo senza un compagno di squadra in quel momento essenziale. Stavo bene, mi conosco, e le mie sensazioni erano buone. Infatti, in quella fuga non ho speso perché non ho collaborato. Il circuito si è rivelato difficile. Forse, qualche strappo in più mi avrebbe aiutato. Del resto si è sempre detto che il percorso era adatto ai velocisti, ma chi ha vinto è un velocista anomalo, un velocista passista. Alessandro a dieci chilometri dall'arrivo ha detto che non era in condizione. Quando mancavano così pochi chilometri è difficile riorganizzare tutta la squadra. Infatti, Paolini stava ancora lavorando in funzione di Petacchi. Ed, ancora una volta mi sono trovato solo. Credo che la sincerità e l'onestà in questi momenti delicati siano importanti. Bastava anche solo un dubbio da parte di Alessandro, magari al nono o decimo giro, che forse qualcosa sarebbe potuto andare diversamente».


Alessandro Petacchi

«Sapevamo che il percorso non era facile e che avrei dovuto soffrire più del dovuto. Per dodici giri ho resistito, facendo una corsa passiva come era stato stabilito in precedenza. Solo all'ultimo giro, all'altezza del parco, mi sono accorto che mi mancavano le forze. Boonen è stato bravo, un vero campione. I veri velocisti, comunque, erano tutti vicino a me».

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