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«Il Pro Tour la nostra rovina» - Intervista a Masciarelli, ds Acqua&Sapone

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Palmiro Masciarelli, team manager dell'Acqua&Sapone, ci racconta il 2005 della propria squadra e ci proietta verso il 2006: scopriamo quali sono le aspettative, le speranze, le delusioni e i propositi che muovono Masciarelli attraverso il Pro Tour, e una squadra che può e vuole puntare in alto, e lotta per averne diritto.
Signor Masciarelli, partiamo dalle considerazioni sull'anno passato. Cosa pensa del 2005 dell'Acqua&Sapone?
«Un anno disastroso, e tutto a causa del Pro Tour, che ha fatto molti danni. Avevo fatto la domanda per farne parte, e infatti a fine 2004 mi ero dato da fare per formare una squadra che potesse entrare nel nuovo circuito, con 22 corridori, ed ero in contatto con alcuni uomini che avrebbero potuto fungere da capitani nelle corse importanti, come Frigo, Bartoli e Figueras. Però è saltato tutto perchè non siamo stati ammessi, e in questo modo, tra l'altro, uno sponsor che fa parte del mondo del ciclismo da tanti anni si è trovato tagliato fuori dal Giro, e non è affatto una cosa positiva. Inoltre fino all'ultimo abbiamo impostato la stagione in prospettiva Giro d'Italia nella speranza di essere invitati, e dal momento che alla fine non vi abbiamo partecipato, è successo che nel periodo in cui tutti i nostri corridori erano in condizione non abbiamo corso».
Ma la stagione non può dirsi del tutto negativa.
«Per fortuna ci siamo rifatti con corridori come Nocentini e Sosenka, anche se in totale nel corso dell'anno abbiamo vinto molte meno corse rispetto al 2004. Di certo la tensione che ci ha accompagnato per la questione Giro non è stata buona. Poi è arrivato il record dell'ora, e dopo la mazzata del Giro ci siamo ripresi e verso fine anno abbiamo raddrizzato le sorti della stagione, pur riducendo le attività. Abbiamo vinto tre crono con Sosenka, e sia Nocentini che Marzoli hanno portato a casa ottimi risultati; inoltre abbiamo avuto dei corridori come Andrea Masciarelli, che sono stati sempre davanti, e che nel complesso hanno salvato il nostro bilancio».
Quindi, Giro a parte, qualche soddisfazione ve la siete tolta.
«Certo, abbiamo corso oltre 140 gare, però ammetto che se una squadra come noi non riesce a prendere parte al Giro d'Italia, è un po' un buco nell'acqua».
Quindi, qual è in definitiva il suo giudizio sul Pro Tour?
«Il Pro Tour non è una cattiva idea, però dovrebbe essere gestito diversamente. Il fatto è che le squadre che vi fanno parte fanno molta fatica a presentarsi competitive a tutti gli appuntamenti: per fare un esempio, alla Milano-Sanremo il nostro Marzoli è arrivato settimo davanti a molti uomini appartenenti a squadre Pro Tour, e lo stesso discorso vale per il Giro di Lombardia con Nocentini e ancora Marzoli. E questo capita soprattutto perché per le squadre Pro Tour diventa pesante correre ogni corsa ad alti livelli. Secondo me sarebbe sufficiente che ne facessero parte 16 formazioni e non 20, anche perché in Italia ci sono delle Professional di livello nettamente superiore ad alcuni team di prima fascia. Ad esempio al Giro d'Italia di quest'anno ci sono state 6-8 squadre Pro Tour che hanno fatto ridere... e per loro ciò non è positivo esattamente come non lo è per noi. Si dovrebbe dare più libertà a queste squadre Professional (a parte forse nel Tour de France, che è un discorso un po' a sé), almeno nelle gare della propria nazione di appartenenza. Si potrebbe stilare una classifica almeno per la partecipazione a queste gare nazionali. Diciamo che in molte di queste formazioni ci sono degli investitori forti, che meriterebbero più visibilità e che invece non vedono soddisfatte le proprie aspettative, a fronte di altre squadre che invece hanno diritto ad accedere a tutte le corse, e nelle quali invece si investe molto meno. Penso che questo discorso valga anche per gli organizzatori di molte corse, che in tal modo perdono di importanza».
Per quanto riguarda Figueras, cos'è successo a proposito del suo presunto passaggio alla vostra squadra, poi rivelatosi una notizia sbagliata?
«Si è trattato solo di un qui pro quo: il suo procuratore aveva intrapreso dei contatti con noi, ma si trattava solo di semplici trattative. Nel periodo del GP di Prato mi avevano assicurato che l'accordo sarebbe andato in porto, ma subito dopo lessi sui giornali che Giuliano era stato confermato alla Lampre. La questione finì qui, anche se circa un mese e mezzo dopo la Gazzetta scrisse che Figueras aveva firmato con noi: si trattava però di un semplice errore che ho presto provveduto a chiarire».
Parliamo invece delle prospettive per il 2006. Quali sono le novità nella squadra?
«Qualcuno è andato via, ma l'organico è stato rinforzato. Per le volate abbiamo Crescenzo D'Amore, che è stato bloccato da un virus a fine stagione, e che ora sta bene ed è pronto a tornare a buoni livelli, anche se il suo picco di forma sarà in estate. Sempre per gli sprint puntiamo su Denis Bertolini e soprattutto su Andrus Aug, che in carriera ha corso (e vinto) anche contro Cipollini e Petacchi. Inoltre contiamo molto su Andrea Tonti, acquistato quest'anno, e su Alexandr Arekeev, che nella scorsa stagione ha fatto vedere buone cose, specialmente con il quinto posto in una corsa impegnativa come il Giro dell'Emilia. C'è poi da vedere come crescerà Leonardo Moser, che deve affrontare il secondo anno tra i pro' dopo una positiva stagione d'esordio. Abbiamo poi acquisito il colombiano Mauricio Soler, uno scalatore forte sebbene atipico, essendo alto 1.88. C'è poi il bielorusso Kanstantsin Siutsou, un giovane su cui facciamo molto affidamento. Infine, Sosenka: punta a migliorare il suo record dell'ora, ma in modo diverso. L'anno scorso infatti abbiamo stilato un programma in poco tempo, e si è dovuto allenare per lo più da solo, specialmente gli ultimi 20 giorni prima della prova; con un mezzo migliore e una preparazione più accurata può migliorare senz'altro. L'unica cosa è che è un tipo che si lascia parecchio andare, infatti ora è in montagna anziché allenarsi per partire forte: ma se riesco a inquadrarlo può ottenere davvero dei bei risultati».
Gli obbiettivi quali saranno?
«La situazione resta la stessa del 2005. Purtroppo infatti c'è sempre l'inconveniente di essere una Professional, e quindi il fatto di non poter contare su una presenza certa al Giro d'Italia non è cosa positiva per gli sponsor. Però siamo una buona squadra, con investimenti importanti e tante attività, con un livello molto alto sia tra gli atleti che tra il personale, e non abbiamo nulla da invidiare a una formazione Pro Tour. Io sto lavorando bene, e spero di riuscire a ottenere i diritti. Per questo inizierò la stagione con almeno dieci corridori che partano forte, in modo da poterci mettere in mostra. Ora c'è stato quel problema che ha riguardato i Grandi Giri e il Pro Tour, e se la questione si risolvesse a favore di una presenza a queste corse di solo 14 squadre Pro Tour al posto di venti, con quindi otto inviti, sarebbe un bel passo avanti per noi. Però purtroppo ho notato che già alla Tirreno-Adriatico sono state invitate tutte e 20 le squadre Pro Tour, insieme a una sola Professional. Quindi, sarà tutto da vedere...».
Per concludere, una domanda su internet: come vede questo nuovo media? E che uso ne fa?
«Per motivi logistici attualmente non dispongo più del sito della squadra, ma di recente ho incaricato una persona esperta di rivederlo e aggiornarlo, in modo da tornare in rete, e poter rafforzare i collegamenti con gli altri siti, nonché la visibilità della squadra stessa. La superiorità della carta stampata? Se è vero che la Gazzetta, che è il giornale che più di tutti si occupa di ciclismo in Italia, è molto seguita, c'è da dire che anche internet può contare su numerosissimi utenti».


Elisa Marchesan

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