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Van Heeswijk trova spazio - Petacchi fora e non può sprintare

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Inutile negare che oggi eravamo tutti, tramezzino poltrona e birrozza, in attesa del tris volante di Petacchi alla Vuelta 2005.
Tappa a bassa richiesta di concentrazione, come tutte le frazioni transitorie, in particolare quelle che vengono poco prima dei momenti decisivi (da sabato in Spagna si balla sul serio), e quindi massimo relax davanti a un gruppo che, senza affannarsi, teneva a vista sei fuggitivi in attesa del più classico degli epiloghi allo sprint.
Sui sei va spesa almeno una parolina: uno di loro, Eladio Jiménez, si è divertito a sprintare sui quattro facili Gpm di giornata, e questo lavorìo gli ha regalato la maglia rossa a pois neri di miglior scalatore; per quanto, il miglior scalatore di questa Vuelta, conteggi burocratici a parte, l'abbiamo visto all'opera ieri ad Aramón Valdelinares (e ora veste la maglia oro).
Insieme a Jiménez c'erano l'ottimo Verbrugghe che un mese fa battagliava al Giro del Benelux, il bravo Egoi Martínez, un uomo d'esperienza come Iñigo Cuesta, il francese Poilvet e l'altro spagnolo Ignacio Gutiérrez Cataluna (fratello del più forte "Quique", ritiratosi l'altro giorno per i postumi di una caduta). Il gruppetto era insomma ben messo, ma il plotone non ha lasciato mai spazio, né l'impressione che gli attaccanti potessero conquistarselo da sé, quello spazio.
La cronaca di un ricongiungimento annunciato è andata avanti per chilometri e chilometri, in un tira e molla che vedeva quelli dietro (evidentemente privi del pallottoliere) sbagliare un po' i conti e avvicinarsi troppo e troppo presto, e allora rallentamento e via un altro minutino di spago ai fuggitivi, per poi rifarsi sotto 20 chilometri più avanti.
Il finale, una volta annullato (finalmente, verrebbe da dire) l'attacco dei sei, si sarebbe consegnato agli almanacchi come ricco di sorprese. Intanto, un protagonista del ciclismo italiano e mondiale ha battuto un colpo: Paolo Bettini si è rifatto vivo, dopo troppo tempo in cui ha balbettato per una serie interminabile di problemi fisici (che gli hanno lasciato tregua solo durante il Giro). Ai 9 chilometri il Grillo è tutto ad un tratto balzato fuori dal gruppo, su una salita talmente insignificante da non essere nemmeno segnata sull'altimetria.
Errore dei grafici, si direbbe, visto che lo strappetto, per quanto breve, c'era tutto, e ha permesso a Bettini di prendere subito 15" (o giù di lì) sul gruppo, sparigliando decisamente le carte. Infatti il plotone si è dovuto allungare, e addirittura quasi frazionare poi in discesa, per andar dietro al livornese. Questa mossa ha sicuramente impedito a qualche squadra di velocisti di attuare le tattiche studiate a tavolino.
Tra queste, pensavamo, anche la Fassa Bortolo. Errore: i biancoblù di Ferretti hanno infatti dovuto fare i conti con un altro tipo di imprevisto: Petacchi, proprio lui e proprio in un simile finale di tappa, è andato a incappare in una foratura. Rimasto attardato ai 6 chilometri, con il ritmo forsennato che in quel momento si stava tenendo (Bettini è stato poi ripreso ai 4 chilometri), lo spezzino non ha più saputo rientrare sui primi, perdendo un'occasione succulenta di dispiegare la sua progressione irresistibile.
Mastica amaro, AleJet, ma già domani potrà rifarsi su un arrivo simile a quello odierno. Per il momento, bisogna dire che è anche giusto che alzi le braccia qualcun altro. Nella fattispecie, Max Van Heeswijk, che con Petacchi in circolazione se la sognerebbe una vittoria alla Vuelta. E invece, uscito di scena il principe dei velocisti, e rimasto inattivo il suo treno, la volata ha preso una forma tutta particolare. Non il gruppo in fila indiana, non le posizioni ben chiare lì davanti, ma ognuno per sé, a sgomitare e a cercare un ruolo da interpretare.
Van Heeswijk, in questo, è stato il più bravo. Si è trovato addirittura a partire un tantino in anticipo, ai 250 metri e forse prima. Ma la sua capacità di tenere duro fino alla fine è stata premiata: ci volevamo belle gambe per respingere la rimonta di Zabel e soprattutto di Ongarato. Quest'ultimo ha giocato proprio da vice-Petacchi, ma ai 200 metri Zanotti gli ha fatto praticamente il buco; bravissimo il corridore di Ferretti a ripartire di slancio andando a recuperare con un'azione potentissima: se il rettilineo fosse stato 50 metri più lungo, Ongarato avrebbe anche potuto vincere.
Domani, dicevamo, aspetteremo ancora Petacchi; ma a questo punto siamo anche curiosi di capire Boonen. Perché se Zabel sta ottenendo dei normalissimi secondi posti, se Hushovd c'è sempre e ha anche vinto una frazione, il belga è invece apparso più evanescente dei colleghi. Oggi ha chiuso nella pancia del gruppo, al 48esimo posto. Difficile che sia rimasto chiuso di tanto; più facile che il ragazzo non sia effettivamente al meglio: non sarebbe una notizia tanto irrilevante, in chiave Mondiale.

Marco Grassi



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