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Un sabato italiano - Pozzato, bella conferma al Lazio | Cicloweb

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Un sabato italiano - Pozzato, bella conferma al Lazio

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Fa un po' malinconia vedere il Giro del Lazio ridotto, fuori dal Pro Tour, a una così scarsa partecipazione internazionale e, tutto sommato, a una lista di partenti con qualche vuoto anche per quel che riguarda gli italiani. L'evoluzione del ciclismo è questa dicono, ma il saperlo non ci mette al riparo dalla malinconia, appunto.
Di certo Filippo Pozzato sarà invece molto contento per questa giornata laziale. Il vicentino ha completato nel giro di una settimana quel che mai gli era riuscito finora, e cioé vincere due corse importanti (più Amburgo che Nettuno, ora come ora) e prestigiose (su questo non c'è dubbio, Lazio tutta la vita). Non diremo che il biondo della Quick Step abbia finalmente trovato la continuità fin qui assente, perché per misurare quella caratteristica c'è bisogno di tempi più lunghi.
Però Pippo lancia un segnale importante: è capace, e l'ha dimostrato, di lasciare il segno quando conta, e di non spaventarsi se parte nel ruolo di favorito. Oggi bisognava solo vedere se avrebbe superato indenne le salitelle poste a tre quarti del percorso, dopodiché sarebbe stato il primo dei pretendenti al successo finale, visto che è veloce e che è in un momento di grande forma.
Dell'armata Quick Step Bettini ha confermato di non essere ancora al meglio, ma avrà tempo per raggiungere una condizione ottimale; e Paolini si è dovuto ritirare, alle prese con un raffreddore. Fronte al team belga, una temibile Liquigas ha lanciato Garzelli all'attacco sulla salita di Rocca Priora (con Figueras, e con Agnoli, bimbo di casa, con Valoti, Gustov, Pidgornyy e Laverde.
Di Luca è rimasto tranquillo in gruppo, convinto di potersi mettere in luce qualora i vari attacchi fossero stati annullati (oltre ai 7 di Garzelli c'erano anche Varini e Massimo Mazzanti in avanscoperta dal mattino). Cunego è stato coperto anche lui, pur lasciando intuire possibili iniziative quando ha messo in testa al gruppo la sua squadra. Va bene lo stesso, Damiano ha bisogno di accumulare chilometri di gara per ritrovare il colpo di pedale fiaccato dalla mononucleosi, ed è quindi normale un po' di altalenanza.
A Pozzato è riuscito tutto benissimo: le fughe sono state riprese in fretta, dopo l'ultima rampa (Palazzolo, a meno 45), e Filippo si è potuto limitare ad aspettare lo sprint conclusivo, giustamente convinto che il facile circuito finale avrebbe favorito il gruppo più di eventuali attaccanti dell'ultima ora.
La volata ha premiato il vicentino, e va benissimo così, visto che sarebbe stato il massimo se una corsa in cui la presenza extraitaliana era minima avesse visto vincere il brasiliano Fischer davanti al polacco Szczawinski. Per i due bravi corridori arriva comunque un ottimo podio, mentre l'albo d'oro del Giro del Lazio si allunga con un altro nome di prestigio tra i suoi vincitori.

Grillo e Basso, la festa continua
Tradimento di Ivan Basso. Il varesino ha vinto una sola delle due semitappe odierne al Giro di Danimarca, ed ora, spiace dirlo, la sua prova scandinava può con buona ragione essere considerata un fallimento.
È ovvio che si scherza, perché quattro successi in cinque frazioni sono un'impresa ai limiti dell'incredibile per un corridore poco avvezzo ad alzare le braccia su un podio com'è Ivan. Di fatto, a Basso è mancata solo un'affermazione in una volata di gruppo, e il quadro sarebbe stato completo. Ma il successo di Ivan non si autoconclude in quel che sta facendo sul campo: dalla Danimarca giungono echi di entusiasmo, si parla di centinaia e migliaia di persone incantate dal dominatore gentile.
Certo per il Post Danmark Rund è un gran colpo essere tanto nobilitato da un fuoriclasse come Basso, due podi agli ultimi due Tour e un futuro ancor più abbagliante davanti a sé. Ovvio perciò che i tifosi di casa siano diventati tout court tifosi di Ivan, non estranea a tutto ciò la mediazione di Riis, che divenne eroe nazionale quando vinse il Tour del '96.
Il tabellino di Ivan, quattro vittorie e cinque maglie di leader in cinque frazioni, è sporcato solo dal suo "passaggio a vuoto" mattutino. E meno male, visto che nella tappa di Odense ha trovato il successo Paride Grillo, pronosticatissimo velocista del futuro, e sin da ora personaggio indubbiamente interessante. Al Giro il comasco si era messo in luce (secondo a Rovereto, sesto in altre tre occasioni), dopo aver fatto altrettanto alla Tirreno-Adriatico e prima ancora al Tour Down Under in Australia.
Al Brixia Tour, due settimane fa, Grillo ha dimostrato di aver ritrovato condizione e colpo di pedale, ed ora conquista la seconda (e ben più importante della prima, che giunse al Circuit de Lorraine in Francia) affermazione da professionista. Lo scenario non è ancora quello di un grande Giro, ma certo a Paride resterà un bel ricordo di quella volta che riuscì a frenare per un attimo la bulimia di risultati di un Basso incontenibile.

Marco Grassi



 

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