Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Meraviglia Rasmussen - Impresa del danese, Voigt in giallo

Versione stampabile

Ci penserà Courchevel a storicizzare quel che ha fatto oggi l'ex biker Michael Rasmussen. Ovvero, se quest'impresa è destinata a restare un gioiello isolato, o se è la pietra su cui il corridore della Rabobank potrà costruire futuri fin qui impensati di successi e gloria.
A Courchevel il danese dimostrerà se ha recuperato lo sforzo odierno, e se avrà voglia di continuare a soffrire per restare nell'Olimpo; o se non ne potrà più, e si accontenterà di una pur dignitosissima difesa della maglia a pois (traguardo peraltro per anni centrale di un movimento che da una vita è alla frutta come quello francese).
Ma a questo Rasmussen potrà pensare domani, nel primo giorno di riposo del Tour. Per il momento, si gode il risultato di oggi, che non è importante (non solo, almeno) per quel che vale in termini strettamente pratici e materiali (un successo di tappa al Tour e la scalata fino al quarto posto della classifica, a un passo da Armstrong), ma soprattutto per come è stato ottenuto.
Michael Rasmussen è andato in fuga al km 4. Si pensava: ora scatterà su queste prime tre salitelle per consolidare la maglia a pois, poi tornerà tranquillo in attesa degli eventi. Forse lo pensava anche lui, stando a quanto ha dichiarato dopo il traguardo (ma non era lui che sul suo sito lanciava proclami di battaglia? "Ormai mi sono scoperto, vuol dire che non mi nasconderò più e continuerò ad attaccare"). Ma il Caso è sempre in agguato a indirizzare se non le vite, quantomeno le giornate.
E oggi si è materializzato con una caduta di Jan Ullrich. Il gruppo, gentilmente, ha rallentato per aspettare il rientro del tedesco (niente di grave, pare). Ma in quel frangente Rasmussen, ripreso nel frattempo da Cioni, si è trovato a mettere da parte in breve oltre 2' di vantaggio. Normale che gli piangesse il cuore all'idea di buttar via un simile margine, e allora ecco la decisione di andare avanti, coast to coast, "costi quel che costi", o, meglio, da un estremo all'altro della cartina altimetrica di giornata.
Cioni, volente o nolente, ha condiviso tale progetto. Ovvio che se era lì, era volente; ma forse sperava di essere raggiunto strada facendo da qualche altro attaccante, in modo da andare più numerosi e tranquilli verso la meta. Invece Rasmussen aveva maturato col passare dei chilometri un'altra idea: forzare senza se e senza ma. E così sul Ballon d'Alsace, montagna difficile la cui collocazione a metà tappa grida vendetta (ma pagherà prima o dopo, Jean-Marie Leblanc, tutte le offese che ha recato al ciclismo?), il danese era già solo, avendo staccato Cioni sullo strappo non troppo arduo del Col de Bussang, pochi chilometri prima.
A quel punto, chissà in quanti avrebbero scommesso che Rasmussen sarebbe riuscito a completare il folle progetto. Mancavano 65 chilometri al traguardo, in gran parte di pianura. E alle spalle dell'uomo a pallini, oltre a Cioni, c'era un sopraggiungente gruppetto di 6 uomini molto pericolosi. Erano partiti anche loro al mattino, sulla seconda salita di giornata (il Col des Feignes), e c'erano Voigt e Moreau, uno vicinissimo ad Armstrong in classifica, l'altro che ambiva a rientrare nelle zone prestigiose della graduatoria. Con loro, Landaluze (cui una fuga bidone ha portato in dote il Critérium del Delfinato, non più tardi di un mese fa), poi Vicioso, Moos e Zandio. Fior di passisti a inseguire l'evasore solitario.
In tutto ciò, la Discovery Channel controllava senza forzare in testa al gruppo. Preso atto del fatto che gli uomini di Lance non fanno scintille, meglio andar via conservativi piuttosto che dannarsi per riprendere tutti. Intendiamoci: quelli in avanscoperta a quel punto, Rasmussen, Moreau, lo stesso Cioni, al limite Voigt, erano tutti uomini insidiosi in chiave di classifica generale. Ma Bruyneel sull'ammiraglia e Armstrong in gruppo sono chiamati a scelte obbligate. Meglio lasciar andar via questi qui, rischiando un 5%, oppure fiaccarsi ulteriormente esponendosi poi a ben più pericolosi attacchi? In fondo nessuno poteva dire, stamattina, che Vinokourov non si sarebbe inventato qualcosa sul Ballon d'Alsace.
Da parte sua, la T-Mobile ha fatto bene a non forzare. Se domani non ci fosse stato in programma il giorno di riposo, siamo convinti che i tedeschi qualcosa l'avrebbero architettata: attaccare da lontano, inserire un uomo buono nel gruppo di Voigt, costringendo la Discovery a spendere tantissimo anche oggi, significava contare, domani, su una squadra avversaria allo stremo delle forze. Ma siccome domani ci si riposa, non si può sperare che le fatiche odierne pesino in maniera determinante sulle gambe degli esploratori martedì a Courchevel.
Torniamo alla corsa. Sul Ballon d'Alsace Voigt e Moreau avevano chiaramente una marcia in più, non solo rispetto ai loro svogliati compagni di fuga (alcuni non tiravano per niente), ma anche in confronto a Cioni, ripreso e passato in un fiat dal biturbo franco-tedesco. Ma quel pazzo davanti non dava cenno di cedimento. I minuti fra Rasmussen e il gruppo della maglia gialla erano otto, poi nove, poi dieci. Voigt e Moreau galleggiavano a 4'.
"Ma due passistoni del genere recupereranno negli ultimi 40 chilometri", facile pensarlo, molto meno vederlo attuato. Il fuggitivo, a guardare l'altimetria, sarà stato senz'altro favorito dal falsopiano leggermente digradante che dal Ballon portava a Mulhouse. Eppure ci vogliono lo stesso gambe, e che gambe!, per tenere a bada quelli dietro, allungando addirittura a tratti, e comunque non perdendo mai troppo nemmeno nei momenti di contrazione.
Tra l'altro, se un successo di tappa al Tour è pur sempre da incorniciare, gli inseguitori non dovevano perdere di vista gli altri obiettivi: nessuno dei due poteva dirsi talmente veloce da avere la vittoria in pugno, in caso di ricongiungimento; il gruppo era comunque lontano, e ciò permetteva a Voigt di veder reificarsi il sogno della maglia gialla, e a Moreau di installarsi in una privilegiata seconda piazza nella graduatoria generale. A quel punto, perché svenarsi per riprendere Rasmussen, quando in un grande giro ogni goccia di energia può tornare utile nei giorni successivi?
Così si è compiuta la giornata indimenticabile di Michael Rasmussen da Copenaghen. La maglia a pois, il traguardo minimo, è ben guarnita, con tutti i rivali parecchio distanziati; c'è la vittoria di tappa, che fa il paio con quella ottenuta alla Vuelta due anni fa; c'è il quarto posto in classifica, che lo rende di fatto uno dei personaggi centrali della prossima, importantissima frazione alpina. E poi ci sono quei 167 chilometri di fuga, di cui 77 (se abbiamo fatto bene i conti) in solitaria, e non in una tappa accessoria di fine Tour, ma in una di quelle importanti, con fior di salite sul tracciato e un gruppo che, pur senza tirarsi il collo, non ha certo lasciato fare.
Come da previsioni, i grossi nomi della classifica non hanno comunque messo il naso fuori dal plotone. Ora in maglia gialla c'è Voigt, compagno di squadra di Basso. Ma questo fatto non indica troppo, perché comunque quella di martedì sarà una tappa decisiva, e quindi la squadra non sarà chiamata a sprecare energie per difese della maglia fini a se stesse: tutte le forze impiegate dalla Csc saranno indirizzate al fine ultimo di promuovere eventuali azioni di Basso.
Certo, se prima di Courchevel, anziché un Gpm (nemmeno dei più duri, per essere un prima categoria) e poi 30 chilometri di pianura, ci fossero state due belle salite vicine, il piatto sarebbe stato più invitante per Ivan, ma anche per Vinokourov o per chi avesse voglia di attaccare. Così, invece, c'è sempre il rischio di arrivare in 60 ai piedi dell'ascesa finale, con quelli della Discovery a dettare il ritmo fino a 3 chilometri dalla vetta, quando poi Lance, se ne avesse voglia, potrebbe andarsene. Una scena che abbiamo visto 20 volte, negli ultimi 6 anni (Leblanc, Leblanc...), e di cui ci piacerebbe assistere a qualche variabile, stavolta. Coraggio, riposiamoci su; in fondo il futuro è bello perché non è ancora scritto.

Marco Grassi



RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano