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Bertagnolli, questa è bella - Tappa al trentino, maglia a McGee | Cicloweb

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Bertagnolli, questa è bella - Tappa al trentino, maglia a McGee

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Beh beh beh, questa è proprio una bella gioia per tutti noi. Bella non solo perché ce la regala un italiano, ma anche perché ci ha fatto proprio divertire.
La vittoria di Leonardo Bertagnolli a Córdoba è un momento che ricorderemo senz'altro. La salitella di San Jerónimo chiamava senz'altro all'azione qualche specialista di finali da classiche, rampa ideale per chi volesse lanciarsi sul traguardo poco distante. Ma tra i tanti a cui potevamo pensare, Bertagnolli ci era onestamente sfuggito. Colpevole una stagione un po' così, senza squilli ma con diversi problemini. Di salute, ma ci sia concesso di azzardare che ha contato, nella debacle primaverile di Leonardo, anche una mancanza d'abitudine a lottare non tanto a certi livelli, quanto partendo da un certo ruolo.
Bertagnolli nasceva gregario, e Gilberto Simoni se lo ricorda di certo, visto che gli deve una discreta fetta dei suoi successi; poi l'anno scorso ha fatto un ottimo Giro, ha vinto un paio di corse importanti (Agostoni e Placci), e ha mostrato di poter ambire a qualcosa di più. In fondo ha ancora 27 anni, e allora la Cofidis ha deciso di dargli una chance: "il Pro Tour ci obbliga a fare il Giro, Bertagnolli ha rivelato una certa attitudine, può essere l'uomo giusto per fare bene alla corsa rosa e poi magari dare una mano nel resto della stagione".
Quindi, ecco il trasferimento in Francia, ma poi al Giro i risultati sono mancati. Ogni ambizione rinviata alla Vuelta? Chi può dirlo. In fondo il ragazzo di Fondo ha fondo (pessimo gioco di parole), e non possiamo escludere una sua buona tenuta sulle tre settimane iberiche. Di sicuro, ha iniziato molto bene. Ha dimostrato di stare bene e di essere sveglio, ha capito che se stava davanti oggi sul San Jerónimo, poteva venirne qualcosa di positivo; e quando la corsa si è movimentata, lui era lì in prima fila.
Forse l'intento originario era aiutare Luis Pérez Rodríguez, fatto sta che Leonardo è partito deciso a metà salita, e ha guadagnato in un breve frangente oltre 20". Non è che dietro andassero piano: tra Bertagnolli e il gruppo c'erano altri uomini, anche di un certo livello (García Quesada, Flecha, Lastras, Botero, Danielson, González Capilla), eppure il trentino dava l'impressione di poterli tenere tutti a bada.
Poi l'imponderabilità delle cose della vita ha fatto rinvenire su Leonardo Bradley McGee, al termine di una picchiata da brividi, nella quale l'australiano è uscito dal gruppo, ha ripreso il drappello di Lastras (caduto nel frattempo), e se n'è poi andato, per riportarsi sul battistrada. E lì è cambiata la giornata di Bertagnolli: se da solo avrebbe potuto rischiare di essere raggiunto da troppi avversari, con quel gran passista accanto sarebbe stato un delitto non arrivare al traguardo. Perciò ottimamente l'italiano si è messo buono buono a collaborare, pur sapendo che nove su dieci in volata partiva battuto.
Il capolavoro tattico di Bertagnolli si è visto nell'ultimo chilometro: il corridore della Cofidis si è praticamente fermato, lasciando sulle spalle di McGee (che ci teneva quasi più di lui ad arrivare, visto che il suo premio era la maglia oro) tutto il lavoro. E mentre l'australiano dava tutto per tenere dietro gli altri, l'italiano si riorganizzava e raccoglieva le forze per esplodere la sua volata. A poco più di 100 metri dall'arrivo, Bertagnolli è uscito potentissimo dalla ruota di McGee, e quasi inesorabilmente è andato a prendersi un successo che gli dà una giusta dimensione internazionale. Se si tratti di un fiore tra le rocce, o di un seme che germoglierà nel corso di queste tre settimane, lo scopriremo presto. Ma per ora va già bene così.
Tantopiù che già al secondo giorno ci sono uomini importanti che potrebbero fare le valigie, visto l'abisso tra attese e risultati. Se qualcuno pensava che Nozal potesse confermare le sue due ultime Vuelte (eccellente quella del 2003, buona quella del 2004), troverà una risposta eloquente nel ritardo di 8'50" che ha accumulato oggi. Iban Mayo, che ancora tanti attendono ad una rinascita, ha chiuso la tappa a 7'27" da Bertagnolli: ancora una volta, dovrà reinventarsi un ruolo, ma con questi chiari di luna ci viene difficile capire quale; José Azevedo paga 3'41" a causa di una caduta, e sancisce la negatività della sua stagione, lui che fu quinto al Tour 2004; Oscar Pereiro, che almeno quest'anno ha fatto un bel Tour, ha perso 7'56". Magari entrerà in qualche fuga, ma esce dal novero degli uomini di classifica.

Marco Grassi



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