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Armstrong, allarme Vino - Weening vince, Klöden in recupero

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Che questo Tour 2005 non ce la contasse giusta, l'avevamo intuito da diversi giorni. Armstrong in giallo sin da subito, un'ennesimo assaggio di dominio, le mani già sulla settima Boucle... No, troppo scontato.
Poi, quando c'è di mezzo Vinokourov, ogni copione rischia di trasformarsi in un canovaccio pronto a essere stravolto dalle gambe dell'artista kazako, quest'Eduardo del pedale, sempre capace di sorprendere con le sue offensive. Lance lo teme, e non lo nasconde. Ma il problema per il texano è che Vino corre in una squadra già di suo fortissima, con Ullrich nel ruolo di capitano e Klöden in quello di guastatore. E oggi la T-Mobile ha dato un saggio di quello che può fare, se i suoi primattori sono in giornata, se recitano al meglio la loro parte, se si convincono che, perdere per perdere, tanto vale attaccare e giocarsela fino in fondo.
All'inizio della giornata, a dire il vero, la squadra tedesca si è presa tutta una serie di strali, a causa dell'ennesimo errore di valutazione di chi la guida. Sulle prime salitelle di giornata era certo, sicuro, inevitabile che partisse una fuga di personaggi validi, e non semplici comprimari. Era dovere di tutti i team dei favoriti tenersi davanti e mandare qualcuno in avanscoperta. Se anche non si trovava il coraggio di attaccare per primi, bisognava comunque tenere qualche uomo pronto a inserirsi nelle eventuali azioni che sarebbero nate.
La Discovery di Armstrong l'ha fatto; la Csc di Basso l'ha fatto; la T-Mobile di Ullrich, Klöden, Vinokourov, no. Lance ha mandato all'attacco George Hincapie, secondo in classifica; Bjarne Riis si è giocato la carta Voigt, quarto in graduatoria. Ora, non è che i tedeschi dovessero rischiare a inizio tappa Vinokourov, terzo; né era necessario che bruciassero Klöden, se la sua condizione era quella vista alla fine (di Ullrich, ovviamente, non se ne parlava); ma diamine, un Guerini, un Sevilla, perché non sono stati lanciati?
L'insipienza dell'ammiraglia dei telefoni ha provocato un'ora di fatiche bibliche nei ranghi bianco-fucsia: perché con quei tipi là davanti, era necessario tirare, e gli unici deputati a farlo erano i ragazzi del T-Mobile Team. Comunque alla fine la fuga è stata annullata, ma crediamo che Guerini si sarebbe stancato meno ad andare all'attacco che non a inseguire come un forsennato per 30 chilometri.
Dopo le schermaglie iniziali, e nell'attesa che un paio di tentativi (prima Sorensen-Cancellara-Hushovd-Casar, poi lo stesso Sorensen con Weening, Commesso, Vasseur, Jalabert, Flecha e Ronny Scholz) conoscessero il loro esito, accendevamo idealmente dei ceri a San Vinokourov, perché solo lui, con la sua dirompente forza d'urto, avrebbe potuto far passare in secondo piano gli errori del suo team, su quella salita finale che dura non lo era per niente, ma che chiamava all'azione proprio uno come l'Eduardo kazako, nella convinzione che lui non si sarebbe lasciato ripetere l'invito.
Quanto alle nostre speranze riposte su Basso, ci accontentavamo di vedere Ivan tranquillo coi migliori, in attesa di un suo assalto nei prossimi, e più decisivi, giorni.
Quello che avevamo un po' trascurato era il pensare che dal gruppo dei fuggitivi potesse venir fuori qualche giovane in vena di magie, e quando ciò si è materializzato nella figura magra e lunga di Pieter Weening, abbiamo tardivamente riconosciuto un possibile protagonista di giornata, e, perché no, capace magari di riproporsi.
Ma era più importante quel che succedeva in gruppo. La Illes Balears tirava, nella speranza che quello sconclusionato di Valverde vincesse una corsa seria fuori dalla Spagna. Il margine dai fuggitivi, in effetti, si assottigliava. Ma non era un iberico a partire; era invece lui, quello che attendevamo tutti all'opera, Vinokourov in persona. Armstrong lo dice da un mese che il kazako è il suo avversario più temibile. E il kazako gli scatta in faccia, dopo averlo già punzecchiato a Nancy l'altro giorno.
Lance immola Savoldelli per chiudere quel primo buco. Ma Paolo il Falco non ne ha molto di più, e infatti al secondo scatto di Eduardo, si fa rispettosamente da parte e va a far gruppetto con le seconde schiere. Armstrong si guarda intorno, ma come, e Azevedo, e Beltrán, e Rubiera, e Hincapie, dove sono tutti quanti? Spariti, risucchiati indietro dai grandi sforzi fatti in questi giorni per gestire una maglia gialla che avranno vissuto come una iattura.
"È inutile bussare qui, non ti aprirà nessuno", avrà parafrasato perfidamente Vino, canticchiando fra sé e sé quella canzone di Cutugno-Celentano ("Soli") che, da buon ex sovietico, sicuramente conosce. Le pendenze, però, non erano dalla parte di Alex: bastavano sì a far fuori torme di gregari, ma non erano sufficientemente ardite da mettere veramente in crisi Armstrong, che resta pur sempre quello che sei Tour se li è portati a casa.
Però quel che è bello è che si è visto, in germe, quel che potrà fare la T-Mobile. Infatti quando Vinokourov ha deciso che bastava, si è messo Ullrich a saggiare le forze del restante gruppetto dei migliori, e poi è stato Klöden ad andarsene alla chetichella a recuperare 39" sulla maglia gialla. Va bene che ha avuto più libertà dei suoi colleghi, ma un anno fa abbiamo il sospetto che il marziano non se lo sarebbe lasciato sfuggire così.
Da Basso, sensazioni contrastanti. C'è stato un momento in cui Lance ha avuto un certo appannamento, e ha perso terreno dal gruppetto di Vinokourov. Col kazako, Ullrich e Valverde, in quel momento c'era anche Ivan. Benissimo! Però poco prima, sul secondo allungo di Alexandre, l'italiano non aveva avuto gambe tanto fresche da rispondere immediatamente. Lance sì, Basso no. O è stato sorpreso, oppure la rasoiata eduardiana gli ha procurato qualche grattacapo. Voglia il cielo che l'ipotesi giusta sia la prima.
Con Klöden su Weening proprio in vetta al Col de la Schlucht, e con la sorprendente capacità dei due di respingere il ritorno dei Baleari che brigavano per portare Valverde allo sprintino, la tappa andava verso l'epilogo, col meglio già alle spalle. Un meglio foriero di cose buone e giuste, se solo gli uomini deputati a realizzare l'impresa dell'anno avranno gambe e testa per non sbagliare.
C'è da dire che Armstrong, che per giorni non si era sforzato nemmeno per nascondere il suo nervosismo, oggi è apparso addirittura più sereno. Concordiamo con chi dice che martedì, a Courchevel, il primo dei misteri del Tour 2005 sarà dipanato: e cioè se il texano può effettivamente rivincere il Tour. Certo non domani, con le montagne troppo lontane dal traguardo e molto spazio per recuperare eventuali defaillance.
Bisogna anche considerare che per la prima volta nella storia la squadra del marziano si è mostrata vulnerabile ("Era ora!", urlano da in fondo alla platea). Quindi figuriamoci che stimolo all'azione sarà questo, nei prossimi giorni, per chi in questi anni ha sempre esitato troppo ad attaccare (i topolini punzecchiano sempre il leone ferito, dopo averne avuto paura per anni quando era in salute). Vinokourov, lui no, lui non si è mai fatto scrupolo di andare all'assalto, quando ne è stato in grado. Aspettiamo per vedere quel che succederà. Ma questo Tour sembra avere proprio i connotati dell'edizione memorabile.

Marco Grassi



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