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Ale, conferma spettacolare - Petacchi, seconda vittoria in serie

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Siccome il campionario esibito non può essere sempre lo stesso, ci sta che Petacchi vinca un giorno in un modo, un giorno nell'altro.
Tanto ieri aveva dato un vero smacco a Zabel e Boonen, viste le distanze che ha scavato tra sé e loro, quanto oggi il successo se l'è dovuto sudare fino all'ultimo metro. Cosa è cambiato tra le due volate, a parte la considerazione dell'impossibilità che due eventi si ripetano uguali nel tempo?
Semplice. Ieri la Fassa Bortolo ha potuto dispiegare praticamente indisturbata le sue staffette, operando come se non ci fossero, di fatto, avversari. La vittoria di Puertollano è stata la naturale soluzione a cui non si poteva non giungere, dati i presupposti. Quella di Argamasilla de Alba ha dovuto essere costruita invece metro per metro, perché è intervenuto un imprevisto.
La Quick Step ha infilato un suo uomo nel meccanismo Fassa, e ha davvero rischiato di mandare in tilt il treno di Petacchi a poco meno di 2 km dal traguardo. Il cambio tra Tosatto, Ongarato e Velo è stato troppo rapido, così l'ultimo uomo di AleJet si è trovato a dover tirare più del previsto. Operazione condotta brillantemente, ma è stato fatale che il ritmo, alla lunga, ne abbia risentito, e così la volata non è stata lanciata a gruppo allungato.
Quando Petacchi è partito, gli altri erano tutti lì, sulla stessa linea. Addirittura Cadamuro ha avuto la simpatica impudenza di provare ad anticipare, ma gli è mancato qualcosa (oppure la Vuelta non è il Benelux), ed è stato così risucchiato nelle posizioni di rincalzo mentre Alessandro Dinamite lanciava la volata, quella vera.
Zabel e soprattutto Hushovd, anche rinfrancati dalla vicinanza, ci hanno creduto fino alla fine, stavolta, e Petacchi si è dovuto spendere tutto per tenerli a bada. E se qualcuno, dalle tribune, da bordo strada o da casa, avesse avuto qualche dubbio, ci ha pensato lui stesso a spiegare che non occorreva aspettare il fotofinish: "Sono io, sono io" ha fatto indicandosi con ampi gesti delle braccia, prima di fare il 2 con le dita, 2 come le sue vittorie consecutive alla Vuelta, una corsa che lui sente particolarmente vicina, e che lo ricambia premiandolo puntualmente con tante belle affermazioni.
Quelle di quest'anno, poi, come abbiamo già spiegato ieri, hanno il sapore particolare della rivalsa, del riscatto dopo un periodo non bellissimo, e quindi valgono doppio: intrinsecamente, per le vittorie in sé; in senso generale, perché tornano a riempire di fiducia il velocista spezzino in vista del Mondiale. E, se anche non sarà un'equazione a somma zero, non possiamo negare che più cresce la fiducia di Petacchi, più cala quella dei suoi avversari.
Uno dei più temuti, Tom Boonen, oggi ha mollato visibilmente negli ultimi metri. Partito già non benissimo, il belga non è riuscito a venir fuori come si aspettava, e si è letteralmente afflosciato negli ultimi 50 metri, smettendo addirittura di pedalare. Non un bel modo per onorare uno sprint del genere, ma il segnale che, anche con un Fiandre e una Roubaix nel palmares, la giovane età continua ad avere un suo peso: sembrava di rivedere il Boonen di Sanremo, travolto dagli eventi sul rettilineo di via Roma. Tom deve ancora conoscere a fondo i propri limiti, ed è un percorso che passa anche da sconfitte (senza l'onore delle armi) come quella di oggi.
Ora, e per un paio di giorni, i velocisti si faranno da parte, per tornare protagonisti venerdì e sabato. Domani avremo una tappa simile alla seconda (quella vinta da Bertagnolli), con una salitella insidiosa vicina all'arrivo, da cui qualche coraggioso potrà lanciarsi senza timori (Bettini, se se la sente); giovedì invece ci sarà il primo arrivo in salita della Vuelta, una sorta di resa dei conti preliminare tra gli uomini di classifica.
Forse, con l'inasprirsi dei percorsi, torneranno in prima linea i favoritissimi corridori di casa. Fin qui non li abbiamo praticamente visti: in quattro giorni abbiamo tre vittorie italiane e una russa, e tre maglie oro australiane (oltre a quella russa di Menchov). Gli spagnoli, a parte gli sprint di Joaquín Rodríguez sui Gpm, e la fuga di Pascual Rodríguez di ieri, latitano. Per dire, oggi nell'attacco più importante di giornata c'erano un olandese e ben tre francesi; poi Pasamontes, nel finale, ha riportato un po' in alto le quotazioni nazionali, con quell'azione insieme a Schmidt (l'iniziatore) e Joachim.
Può essere che gli spagnoli stiano un po' evitando di spremersi in queste prime giornate? Oppure, più presumibilmente, il Pro Tour ha in parte sprovincializzato la Vuelta?

Marco Grassi

 

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