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Tom, buona la prima - Boonen sprinta su tutti i più forti | Cicloweb

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Tom, buona la prima - Boonen sprinta su tutti i più forti

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Tanto per chiarire che il proscenio è passato da oggi e per tutta la settimana (con l'eccezione della cronosquadre di martedì) ai velocisti, il Tour, che notoriamente sa vendersi bene, ha messo in vetrina sull'ordine d'arrivo (ai primi quattro posti, diciamo) della seconda tappa il meglio del meglio che può offrire relativamente alle volate.
A vincere è stato Tom Boonen, davanti a McEwen, Hushovd e O'Grady. Naturalmente tutti sappiamo che, come sprinter puro, è il secondo il più forte del quartetto; ma sappiamo anche che, in assoluto, il vincitore dà diverse piste a tutti gli altri. Ad aprile Boonen è stato capace di compiere un'impresa troppo importante per la sua giovane età (25 anni, lo sbarbatello), e cioé ha conquistato, nel giro di una settimana, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix: roba che i colleghi si sognano. Al Tour punta alla maglia verde della classifica a punti, e ovviamente per centrare l'obiettivo deve passare attraverso qualche successo di tappa. Tutto si può dire, meno che abbia cominciato male la rincorsa.
Non si può prescindere, nella descrizione della volata, dal ricordare la caduta che a 300 metri dal traguardo ha tagliato in due il gruppo. Protagonista sfortunato, Claudio Corioni, 22enne bresciano (di Chiari) che se decide di trasferirsi a Barcellona diventa il numero uno al mondo: infatti proprio da quelle parti ha vinto la sua prima corsa da professionista, a marzo, alla Settimana Catalana, gara in cui ha conquistato anche due secondi posti; e poi si è riconfermato ad alti livelli a maggio, con un nuovo secondo posto di tappa al Giro di Catalogna. Dev'essere che l'ambiente gli giova.
Corioni corre per la Fassa Bortolo, e mancando Petacchi (proiettato su Vuelta+Mondiale), può giostrare da sprinter della squadra. Alla prima tappa in linea è caduto due volte (oltre che ai 300 metri, anche a 50 km dal traguardo). Se aveva un malus di ruzzoloni da esaurire, speriamo abbia saldato il conto, perché tra i nostri pare l'unico, a naso, che possa inserirsi nei volatoni e dire qualcosa di sensato (oggi piazziamo Quinziato - che è un cronoman - all'undicesimo posto e quel monumento all'incompiutezza che è Furlan al quindicesimo).
Quando il gruppo si è spezzato nel finale, davanti sono rimasti in 25, e di classifica solo McGee (che però è veloce, e quindi è normale che fosse nelle prime posizioni) e Ullrich. Proprio Jan, reduce dalla scoppola nella crono d'apertura: positivo il fatto che fosse lì, forse significa che vuol essere attento e non sprecare altre occasioni (ambito, quest'ultimo, in cui è un fuoriclasse).
La volata ha visto il buon lavoro dei Quick Step, che con Zanini e Trenti hanno ben lanciato Boonen. Poco prima che il belga partisse, però, c'era stato lo scarto di McEwen, sul lato destro della strada (passando per un pertugio che poteva vedere - e centrare - solo il funambolo australiano). Boonen non si è scomposto e in progressione si è bevuto il folletto Robbie, respingendo anche la velata rimonta di Hushovd. Al colpo di reni O'Grady ha battuto Pagliarini per il quarto posto, ma il brasiliano può rammaricarsi per due cose: il trenino Liquigas si è un po' sfaldato ai 200 metri; ma comunque la sua posizione restava ottima, e Pagliarini non è riuscito a fare la voce grossa. Difficile, comunque, di fronte a quei bolidi che gli sfrecciavano ai lati.
Andando a cercare col lanternino qualche tema d'interesse, non può mancare il riferimento alla prima fuga del Tour. Attivissimo Calzati, tra i promotori (è un giovane di qualche ambizione, vincitore dell'ultimo Tour de l'Avenir), furbo Bodrogi a inserirsi per prendersi qualche abbuono per strada (missione compiuta: l'ungherese è risalito dalla quinta alla terza posizione in classifica, oltre ad essere stato a lungo maglia gialla virtuale); svelto a infilarsi nel trenino anche Cañada, ma non c'è dubbio che la star della fuga fosse Thomas Voeckler.
Ad essere cinici, si potrebbe dire: c'era bisogno di affannarsi tanto e stare all'attacco per una giornata, se lo scopo era solo quello di prendere la maglia a pois della classifica Gpm (messa in palio in cima all'unica salitella della tappa). Sì, perché altri motivi per questa fuga non c'erano, per lui: se Voeckler sperava che gli lasciassero prendere un quarto d'ora di vantaggio come un anno fa, è un bello sprovveduto. Ma non è così. Diciamo che, per non vivere esclusivamente di rendita sui dieci giorni in giallo del 2004, Tommasino qualcosa doveva fare: e allora si è autoinvestito dell'eredità di Virenque. 10 centesimi per i suoi pensieri: "Mi conquisto questa maglia a pois, tanto apprezzata da queste parti, e la difendo finché posso". Aspettiamoci di vederlo attaccare su tutti i cavalcavia e sulle salite poste all'inizio dei tapponi di montagna. Per la Francia dal glorioso passato, continuano ad esserci le briciole; comunque Voeckler ci sta simpatico, quindi se oltralpe vogliono deificarlo per così poco, bene così.

Marco Grassi



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