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Che rivincita, McEwen! - Robbie stavolta batte Boonen

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Robbie McEwen due volte lo fai fesso, ma alla terza ti castiga. Se facessero una classifica del più furbo del gruppo, il primo posto sarebbe senza dubbio assegnato all'australiano (Ullrich invece sarebbe in zona retrocessione). Ma non di solo astuzia, campa il bulletto di Brisbane: è anche umile, sa imparare dai propri errori, e trovare le contromisure. Oggi ha vinto in maniera entusiasmante, spinto senz'altro dalla rabbia accumulata due giorni fa, quando è stato declassato a Tours per essersi comportato male con O'Grady (cercava di spostare il connazionale con la testa); ma anche e soprattutto dall'aver fatto tesoro delle due sconfitte in cui è incorso fin qui.
Nella seconda tappa, forse memore di quanto doveva fare al Giro (quando la carta da giocare era l'anticipo per sorprendere il treno di Petacchi), è partito troppo presto, e Boonen ha avuto buon gioco a superarlo (anche nettamente) negli ultimi metri. Nella terza ha fatto bene ad aspettare, ma probabilmente ha atteso troppo, e si è ritrovato invischiato in una lotta di retroguardia in cui ha finito col perdere la calma, venendo declassato mentre Boonen festeggiava la seconda vittoria in due giorni.
Oggi, infine, è riuscito a dosare tutto al meglio, come se avesse un bilancino. La sua Davitamon ha lavorato molto nel corso della tappa, quando bisognava recuperare su un gruppo di quattro fuggitivi (Flecha, il primo a partire al km 25, e poi Carlström, Bodrogi e il nostro Commesso); e con il concorso di Quick Step (per Boonen) e AG2R (per Nazon), l'azione degli attaccanti è stata contenuta e poi annullata a 10 km dal traguardo. Ma a quel punto McEwen si ritrovava, come spesso gli accade, a dover fare da solo, visto che i suoi compagni si erano fatti da parte dopo il lavoro di inseguimento fin lì svolto.
Figurarsi se Robbie si perde d'animo. Mentre gli altri velocisti di punta erano scarrozzati comodamente dai rispettivi treni e trenini, l'australiano da solo risaliva il gruppo fino alle prime posizioni. E, sempre in maniera autarchica, prendeva la ruota di Boonen e rimaneva lì ben coperto. Da parte sua, il giovane belga un piccolo errore l'ha poi fatto: non tenendo in considerazione il fatto che l'arrivo di Montargis fosse in leggera, leggerissima salita, è partito ai 200 metri, quando avrebbe potuto attendere almeno una ventina di metri per lanciarsi.
Alla lunga, si è un po' imbastito, favorendo la rimonta di McEwen che, comunque, era venuto fuori fortissimo ai 100 metri. Al terzo posto il solito piazzato, Hushovd, davanti all'altro solito piazzato, O'Grady, mentre è interessante la crescita che sta evidenziando Angelo Furlan, oggi quinto. Non l'avevamo accreditato di grandi possibilità, facciamo il mea culpa e diciamo che ci piace quando i corridori ci smentiscono in questo modo, sul campo: quindicesimo a Les Essarts, decimo a Tours, quinto a Montargis. Il trend lascia intendere cose molte buone.
Riflessione tra parentesi. Visto il livello delle volate fin qui disputate, vista l'incapacità di emergere da parte di altri protagonisti all'infuori di quelli che sistematicamente si piazzano ai primi quattro posti (per dire: oggi di due Française des Jeux, Cooke ed Eisel, tutti presi a lanciarsi a vicenda lo sprint, non è venuto fuori un piazzamento decente), viene spontaneo pensare che se ci fosse stato Petacchi, poche di queste tappe gli sarebbero sfuggite. Al Giro il campo dei contendenti per le volate era molto più nutrito di quello che possiamo vedere in questi giorni, e Ale Jet le sue brave soddisfazioni se le è prese. Certo, dire che lo spezzino sarebbe stato uno dei più forti sprinter anche al Tour può sembrare piuttosto ovvio: non lo è se si pensa che alla corsa rosa è mancato il duello con Boonen. Ma a naso, in attesa che i due si scontrino direttamente (magari alla Vuelta), l'italiano sembra superiore.
Tornando al Tour, da segnalare il persistere della nuvola di Fantozzi sul Team Csc. Oggi è caduto Ivan Basso, a metà tappa. Per fortuna lui stesso tranquillizza tutti: "Niente di grave, niente che possa pregiudicare il prosieguo del mio Tour", e tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Armstrong invece si segnala sulla lavagna dei buoni: visto che il suo connazionale ed ex compagno di squadra Zabriskie gli aveva ceduto la maglia gialla a causa di una caduta, ieri, Lance aveva deciso di partire senza indossare il simbolo del primato.
Peccato che l'organizzatore Jean-Marie Leblanc, più ligio al cerimoniale di un ciambellano secentesco, lo abbia raggiunto con l'ammiraglia e, di fatto, obbligato a vestire di giallo, pena la squalifica dal Tour (addirittura). Armstrong si è infilato in corsa la maglia del capoclassifica sopra alla casacca della Discovery Channel, che già indossava. Zabriskie avrà apprezzato comunque il gesto, mamma Armstrong sarà contenta perché almeno il suo Lanciotto di certo non ha preso freddo, con la doppia maglia. Ad essere sconfitta, ancora una volta, è l'elasticità mentale e regolamentare. Ma tanto invocarla quando si ha a che fare con Leblanc è più frustrante che aspettare una giornata afosa in Siberia.

Marco Grassi



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