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Aitor ribalta la Svizzera - González vince il Tour de Suisse | Cicloweb

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Aitor ribalta la Svizzera - González vince il Tour de Suisse

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Certo che un Aitor così non lo vedevamo da talmente tanto tempo che ci eravamo completamente dimenticati che fosse in effetti in grado di compiere simili numeri. Per tre anni abbiamo pensato di essere stati tutti vittime di un'allucinazione collettiva, in quella Vuelta 2002.
Quel corridore così forte, che dava lezioni a cronometro e volava pure in salita, era finito nel dimenticatoio. Passato in Italia, alla Fassa Bortolo, aveva fatto venire i santissimi a Giancarlo Ferretti (va bene, non è una grande impresa), che lo ha rimandato in Spagna appena possibile. Ora, tra i suoi baschi della Euskaltel, ha ritrovato stimoli e capacità di graffiare. Certo, lui dice che di mezzo c'è anche la soluzione di un problema fisico, dovuto al fatto che ha una gamba più corta dell'altra.
Di fatto, González Jiménez si ripropone con forza nel mondo del ciclismo dei protagonisti, ed è una novità per niente scontata, sulla quale non avremmo scommesso anche solo pochi giorni fa. Buona tenuta nella crono di Weinfelden, nel gruppo dei migliori sulla salita di Arlbergpass, idem ad Arosa, dove si è segnalato per un buon attacco nel finale.
Attacco che ha poi bissato nella due giorni conclusiva: rosicchiando a Rogers 1'02" a Verbier, e 48" più l'abbuono a Ulrichen, nella tappa decisiva, con un'azione bellissima ed efficace, che gli ha permesso di fare il vuoto sul Furka e di tenere bene in discesa e sul piano finale. Aitor non farà il Tour, lo ritroveremo in azione alla Vuelta, dopo che al Giro non ha fatto niente di memorabile. Di certo la rinnovata fiducia che gli viene da quest'ottimo Svizzera, unita al fatto di correre in casa, potrebbe riproporlo tra i massimi favoriti per la corsa iberica.
Chi fa invece i conti sul breve periodo è Michael Rogers, che si sentiva tra le mani un successo prestigioso, e invece ha dovuto declinare proprio sul più bello. Considerando che McGee non era propriamente uno spauracchio sulle difficili salite dell'ultima tappa (meravigliosa, dal punto di vista paesaggistico, quella del Gottardo), l'occhio di Rogers era tutto per Ullrich. E deve aver pensato positivo, l'australiano, quando ha visto Jan parecchio in affanno in avvio di Furkapass.
Proprio per questo, Rogers ha perso un po' la cognizione di sé, e ha attaccato in prima persona per mettere in difficoltà quello che considerava come il suo avversario principale. Grave errore di valutazione, perché poi il corridore della Quick Step è andato in riserva: non è uno scalatore, ha voluto derogare alla consegna di difendersi, e si è ritrovato a non saper fronteggiare per bene l'attacco del terzo uomo, Aitor González.
Malgrado ciò, Rogers esce rinfrancato dal Giro di Svizzera: per una decade, ha dimostrato di poter reggere con avversari di rango. Saprà ripetersi sulla lunghezza doppia di un Tour de France? Tra un mese sapremo.
Bene escono dallo Svizzera anche Frank Schleck e Koldo Gil (già protagonista in Italia, sul Sammommè), capaci di stare in classifica fino alla fine, benissimo Horner che assomma anche una vittoria di tappa. Male Ullrich, ma badate che stiamo parlando solo di cose relative alla corsa elvetica, perché il Tour potrà proporre tutto il contrario di quel che vediamo in questi giorni.
Il tedesco era favorito, specie dopo la cronometro, ma in salita ha sofferto troppo nell'ultima frazione. E sì che San Guerini (missione compiuta: posto in squadra per il Tour conquistato) l'ha pilotato alla grande sul Furka; ma Jan non ha saputo ripetere il ribaltone dell'anno scorso (consumato ai danni di Jeker, e per un solo misero secondo). A naso, non pare che la sua tanto pubblicizzata grande forma fisica sia così trascendentale. Deve crescere parecchio per impensierire Armstrong in Francia, questo ci pare proprio di poterlo sottoscrivere; e chissà che non sia proprio una scelta quella di ritardare il picco di condizione.
Italia, poca. C'è Piepoli decimo in classifica, ma lontano e mai visto nel vivo della corsa a parte l'ultima tappa; poi Nibali, protagonista in una frazione, ma vittima in quell'occasione della troppa foga del ventenne, che gli ha impedito di contendere a Horner il successo di tappa (ha attaccato quando non ce n'era bisogno, sulla strada verso Arosa, e poi è stato staccato in contropiede dall'americano: un po' un anticipo di quanto successo oggi a Rogers). Il siciliano è comunque una bella realtà, va coltivato, è giovanissimo, ha la faccia tosta giusta e il coraggio non gli manca. Bisogna capire se il talento è superiore all'incoscienza: se è così, Nibalino diventerà un campione.

Marco Grassi

 

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