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Wevelgem, scia di veleno - Mattan, vittoria falsata dalle auto | Cicloweb

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Wevelgem, scia di veleno - Mattan, vittoria falsata dalle auto

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Non ce n'era bisogno. Va bene il nazionalismo, va bene che Nico Mattan è da una vita un protagonista del Nord e prima o poi una vittoria importante la meritava, ma così proprio no: aiutato platealmente da due auto e due moto, che nell'ultimo chilometro gli hanno fatto una scia irresistibile, il belga ha bruciato in un colpo solo Juan Antonio Flecha e il ricordo, in tutti noi, di una Gand-Wevelgem bellissima, piena di cose memorabili.
Due squadre titaniche, la Quick Step e la Fassa Bortolo, si sono alternate nel ruolo di stella polare della corsa. I belgi di Lefevere per gran parte della giornata, portando via dei ventagli sin dall'inizio, e creando una guardia d'onore intorno all'attesissimo Tom Boonen nel corso dell'azione che ha lungamente caratterizzato la Gand; e i biancoblù di Ferretti, nel finale, esibendo una tattica perfetta, bellissima, e come tutte le cose troppo belle destinata a un crollo spettacolare, inatteso, scottante.
Paradossalmente, alla Quick Step è venuto a mancare sul più bello proprio il giovane reuccio fiammingo, che sul secondo passaggio sul Kemmel si è trovato a corto di idee, nel momento in cui Flecha era già davanti a tutti, e il suo compagno Cancellara lo stava per raggiungere insieme a qualche altro volenteroso; tra questi, un Pozzato scintillante, che, rimasto dietro quando ha preso forma la fuga di 30, per due volte sul Kemmel ha staccato il gruppo provando a portarsi davanti. La prima volta il tentativo è abortito, la seconda è andato a segno.
Sempre questione di pochi secondi, che però su queste strade e sotto questo vento sembrano minuti, difficili da guadagnare e da recuperare: perciò l'azione del vicentino è degna di nota. Soprattutto se si considera che, una volta rientrato sugli attaccanti, è stato proprio Pozzato a promuovere il nuovo allungo, che ha portato 7 uomini su Flecha.
C'era Bennati, piacevole rinascita, c'era Hushovd, un cuneo di tenacia, forza e abnegazione, c'era Cooke, reduce da oltre un anno di misteriosa eclisse, c'era Backstedt, mai stanco di andare in fuga in questa settimana, c'era Mattan, all'inseguimento di un trofeo che nobilitasse la sua bacheca; e c'erano Pozzato e Cancellara. In 8 sono riusciti a tenere in scacco il gruppo, che via via andava infoltendosi negli ultimi 30 chilometri. 30", poi 50", poi 25", poi 40", un margine ballerino ma mai sotto il livello di guardia, alla faccia degli affanni della Rabobank che tirava il plotone.
Perché Boonen si sia sciolto all'improvviso, lo si può immaginare: galvanizzato dalla recente vittoria al Fiandre, ha forse preteso troppo da se stesso, andando a tirare anche quando avrebbe potuto risparmiarsi. Altri favoriti erano già saltati. Hincapie per un guaio meccanico, a 60 e passa chilometri dalla fine: ma era proprio impossibile porvi rimedio, o cambiare bici? Klier, dopo aver urtato una moto ed essere caduto, era uscito di scena ancora prima.
Ma gli uomini che erano davanti non facevano rimpiangere gli assenti: un gruppetto assortito benissimo, che garantiva una conclusione degna e spettacolare ad una corsa che di spettacolo ne aveva già offerto parecchio.
Purtroppo le cose hanno preso una piega sbagliata, da un certo punto in poi. Agli 8 chilometri Pozzato è caduto all'uscita da una curva, trascinando sull'asfalto Backstedt. Un favorito in meno, buon per Mattan che in quel momento era all'attacco, essendo uscito un paio di chilometri prima per anticipare un eventuale ritorno del gruppo (che poi non c'è stato, malgrado il margine fosse di soli 12-13": è stato come se la Rabobank, una volta visto che non avrebbe vinto un Quick Step, si fosse tranquillizzata). Senza Pozzato a fare da spauracchio, i Fassa Bortolo non hanno più avuto remore, e hanno raccolto il testimone fin lì tenuto dai Quick Step.
Cancellara è stato l'uomo del sacrificio, e con le sue trenate ha riportato Flecha e gli altri a un passo da Mattan. Ai 5 km l'iberico è balzato sul belga, imitato poco dopo da Cooke; ai 3 km sempre Flecha è partito per andare a vincere, primo spagnolo della storia, la Gand-Wevelgem. Cooke evidentemente era al gancio, e infatti si è afflosciato subito (ma almeno l'abbiamo rivisto a discreti livelli); Mattan, mai arrivato così vicino ad una vittoria di tale livello, non ha voluto mollare del tutto. E qui sta il suo merito.
Vedeva Flecha andare verso quello che forse sentiva un po' suo per diritto di nascita, e non voleva arrendersi a quest'idea. Nonostante ciò, il ragazzo di Ferretti stava per prendere ciò che si era conquistato. E Mattan sempre lì, qualche decina di metri indietro; più il belga, in una sorta di rappresentazione moderna del supplizio di Tantalo, si avvicinava con lo spirito a quel fuggiasco, più quello si allontanava con il fisico. Finché...
Finché il disperato non ha visto la luce. La luce degli stop di due ammiraglie, due auto dell'organizzazione, piazzate chissà perché tra i due nell'ultimo chilometro. Tentazione? Ineluttabilità del caso? Precipitare degli eventi? Fatto sta che Mattan ai 700 metri ha preso la scia delle macchine. Risucchiato in avanti da un vortice profumato di vittoria, ha superato di slancio le due auto, trovando di fronte a sé anche due moto. Scia dietro scia, Mattan si è tuffato su Flecha, talmente forte da frastornarlo, lasciandolo di sasso e andando a vincere.
Juan Antonio, vero signore, ha reso l'onore delle armi subito dopo il traguardo, in un abbraccio di complimenti al collega; non è dato sapere quali siano state le sue reazioni dopo aver visto il replay dell'ultimo chilometro: il travaso di bile era in agguato.

Marco Grassi

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