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Giro d'Aragona, il diario di Daniele Colli | Cicloweb

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Giro d'Aragona, il diario di Daniele Colli

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La quinta tappa
Mi ha letteralmente sverniciato: mi ha tolto il numero di gara, i colori della maglia, la scocca della bici. La progressione di Allan Davis oggi è stata disarmante.
Stamattina mi sono svegliato con un po' di mal di gambe, credo il giusto "premio" per il sottoscritto dopo una settimana di tentativi di fuga e di trenate pazzesche. Ma appena partiti, lì in mezzo al gruppo, dopo una decina di chilometri pedalando, le sensazioni sono tornate buone. Oggi avevo il rapporto più duro addirittura di un certo Ullrich, il mio punto di riferimento nel gruppo, che qui in Spagna avrà perso almeno 2 kg a forza di spingere sui pedali.
La Comunitat Valenciana oggi ha tenuto abbastanza cucita la corsa, dando la possibilità soltanto ad un gruppetto di pochi coraggiosi (tra cui il mio compagno brasiliano Pagliarini) di avvantaggiarsi di ben sei minuti quando di chilometri al traguardo ne mancavano troppi anche per pensare di poter arrivare in fuga. E la Illes Balears che aiutava i propri connazionali, per garantirsi la volata di Gálvez, di certo non fomentava tali pensieri.
Fatto sta che oggi ho incrociato anche lo sguardo di Igor González de Galdeano, un idolo da queste parti, a sentire il tributo che la folla sulle strade gli riservava: a me non sembrava neanche un corridore, a dir la verità, ma sicuramente saranno i miei occhi ancora poco smaliziati a sbagliare. Un altro spagnolo, un altro estemporaneo, si è accorto dopo 6 km (!) di aver bucato, ed in effetti mi sembrava strano che nessuno si sfilasse dietro le ammiraglie dopo lo scoppio che si era avvertito nel plotone. Chissà, magari pensava ad altro...
Petacchi invece in salita pedala bene, sicuramente molto meglio di tre giorni fa, quando complice la totale fiducia che avevo in lui e nella sua Fassa Bortolo, mi aveva fatto scollinare con un distacco dai primi che non ho più recuperato. Lo vedo sereno e concentrato, ed in gruppo ci ho scambiato anche qualche battuta. Belle sensazioni. Plaza Molina e Pérez Rodríguez, i primi due della generale, vanno su negli strappetti con moltipliche da capogiro, mulinano rapportoni da pianura, e Plaza mi impressiona anche per la stazza che ha: molto alto e massiccio, atipico vederlo davanti in salita, ma già al Critérium International pedalava piuttosto bene.
Fatto sta che, testardo come sono, anche oggi non mi sono rassegnato di arrivare al traguardo, ma ci ho provato: a far cosa? Ma a vincere, no!? Per tutta la tappa abbiamo tenuto coperto Wegelius, che è riuscito a portare a casa la terza piazza del podio dopo il 2° posto nella cronoscalata di ieri, dopodiché, nei chilometri conclusivi, un Euskaltel mi ha portato involontariamente nelle prime posizioni del gruppo: alla mia ruota Gasparotto, mio compagno di squadra. Sono praticamente dietro Marco Velo, ma inspiegabilmente ai 700 metri il "pesce pilota" di Petacchi si ferma, anche perché AleJet non dà l'impressione di voler sprintare. Praticamente mi trovo piantato a 600 metri dall'arrivo, senza punti di riferimento, e a quel punto decido di partire, visto anche che l'arrivo era in salita, somigliava molto all'arrivo della Liegi-Bastogne-Liegi; parto molto forte ai 550 metri e faccio subito un buco di 30 metri. Mille emozioni.
«Dai Daniele, che ce la fai», penso mentre scorgo il traguardo: mancano 250 metri e da dietro non si vede qualcuno che possa rompere gli indugi. Parlo forse troppo presto, un po' la gamba mi cede, e Davis ai 150 metri mi passa come una scheggia impazzita. Una progressione fulminante!
Ai 100 metri, visto che mi avevano passato anche gli altri, quasi mi fermo, un po' deluso, ma conseguentemente felice di esserci. Magari avessi aspettato la volata vera e propria sarei arrivato nei primi 10, è vero: ma io sono fatto così. Finché non muoio, provo a correre per vincere.
Appuntamento al Giro del Trentino, sperando che la condizione continui ad assistermi!!

Daniele Colli (Professionista della Liquigas-Bianchi)
(a cura di Mario Casaldi    )

La quarta tappa
Oggi sembrava più una prova per una gara di sci di fondo piuttosto che una cronoscalata in bicicletta; un freddo bestiale, è nevicato per tutto il tragitto!!! Io sono andato su abbastanza regolare, ed in cima sembravo un orso polare per quanto ero ricoperto di neve.
Noi della Liquigas-Bianchi abbiamo ottenuto un buon piazzamento col britannico Wegelius, ora anche terzo nella classifica generale, quindi teoricamente domani noi compagni cercheremo di scortarlo verso il podio finale.
La salita era piuttosto regolare, 11,2 km al 6%, non molto, ma abbastanza se si hanno nelle gambe 150 km di fuga nella giornata precedente: mi sono svegliato questa mattina con delle gambe davvero buone... buone però per accendere il fuoco, visto che la fatica di ieri l'ho sentita eccome. Nonostante questo oggi sono riuscito a fare un buon ritmo, e porto a casa la soddisfazione di non essermi fatto riprendere da nessuno dei corridori che mi seguivano, anzi: ad un certo punto avevo quasi preso il ciclista che mi precedeva, che a sua volta aveva quasi agganciato quello partito prima di lui. Insomma la gamba ha girato anche senza il mio volere...
Difatti nella giornata di giovedì ho speso veramente tanto, peccato anche non aver finalizzato questi esborsi energetici con un buon piazzamento, anche perché domani è l'ultima tappa, e con Wegelius piazzato lì in terza posizione domani mi toccherà lavorare per lui e non potrò tentare di infilarmi in qualche fuga. Almeno questo sembra essere l'andamento, ma se cambia si vedrà.
Domani è una tappa relativamente corta, ma piena di saliscendi , e visto che tutti gli spagnoli qui sono agguerritissimi sicuramente ci sarà battaglia sin dai primi chilometri.
Staremo a vedere, anzi, staremo a faticare. Come sempre!!!

Daniele Colli (Professionista della Liquigas-Bianchi)
(a cura di Mario Casaldi    )

La terza tappa
Non so se essere più soddisfatto o più dispiaciuto: di certo mi posso lamentare poco, almeno con la mia coscienza. Di certo non posso dire lo stesso dei miei compagni di fuga, un T-Mobile, un Cofidis, un Comunitat Valenciana, un Euskaltel ed un Kaiku. Non tutti hanno collaborato nelle fasi finali, tanti erano lì soltanto per far vedere lo sponsor alla tv. Ma tant'è, e lo devo accettare. Sulla prima montagnola di giornata se ne vanno in 4 (manchiamo io e il Comunitat Valenciana), e decido di provare ad agganciarmi a loro sulla prima vera asperità, un colle di seconda categoria che il gruppo affronta ad andatura troppo blanda. È il km 25, ed alla fine ne mancano ancora tanti. In gruppo continuo a veder pedalare bene Jan Ullrich, oggi con rapporti agili al contrario di ieri; anche il volto appare rilassato e disteso, e domani nella cronoscalata ho l'impressione che proverà a vincere il Giro d'Aragona. Lo spagnolo mi grida di andar piano in discesa, ma se non spingiamo adesso i quattro davanti non li riprendiamo più. Invece ci riusciamo e ci mettiamo d'accordo per collaborare, tutti. Il nostro vantaggio è nell'ordine dei quattro minuti, ma dietro la Barloworld non ci lascia andare perché abbiamo tutti più o meno due minuti di distacco nella Generale e il team anglo-sudafricano vuol tenere la maglia sulle spalle di Efimkin.
Ci manteniamo sempre sui due minuti di vantaggio, ma alla Barloworld subentra la Fassa Bortolo, e noi dobbiamo assistere al tentativo del corridore della Kaiku che prova a staccarci su di un cavalcavia. Mah... L'Euskaltel non tira più, e nessuno di noi capisce il perché, mentre quello della Kaiku, forse stanco per il tentativo, si mette in coda al gruppo. Siamo in quattro contro la Fassa, impresa mica da ridere. Ci riprendono a pochi chilometri dall'arrivo, dopo poco dal ricongiungimento io provo un'altra trenata davanti a Bruseghin per favorire Zanotti, ma le forze mi abbandonano ed i compagni non mi seguono. Nella preparazione della volata mi stupiscono le qualità di Gálvez, che affronta le curve neanche fosse Valentino Rossi; non sfiora neanche il freno, non gli passa proprio per la testa. Zanotti finisce ottavo, un po' pochino per le nostre aspettative e Mugerli, mio compagno di stanza, continua ad essere decimo nella Generale.
Per la cronoscalata di domani vedo bene il già citato Ullrich, che sicuramente spingerà a tutta per gli 11 km regolari al 6% della scalata, con bici da crono e ruote lenticolari. Per quanto mi riguarda, punto a riposarmi ed a non farmi sorpassare da troppi corridori. Perdere un po' di minuti domani potrebbe essere vantaggioso per provare la fuga domenica, io mica mi arrendo...
Concludo augurando pronta guarigione ad Efrain Gutiérrez, il ciclista che ieri è andato ad urtare contro una macchina parcheggiata: ho visto la sua maglia e mi ha fatto impressione. Deve essersi fatto proprio male, ma qui i corridori tendono ad evitare gli ostacoli all'ultimo, e stavolta ci ha rimesso lui. Non dico tirare i freni, ma un po' di prudenza a volte non guasta.

Daniele Colli (Professionista della Liquigas-Bianchi)
(a cura di Mario Casaldi    )

La seconda tappa
Sono le 19 ed ancora sono ai massaggi, la tappa di oggi sembrava per velocisti, come vi ho detto ieri, ed invece è venuta fuori una frazione veramente impegnativa, e purtroppo ci ho rimesso anche sotto il punto di vista della classifica generale. All'inizio della tappa provo l'allungo con un certo Jan Ullrich, ma poi siamo costretti a fermarci perché ci arriva la segnalazione che un corridore, uno spagnolo, è finito contro un auto ferma. Anche dopo il ricongiungimento col plotone si va veramente ad un'andatura elevata. Per un centinaio di chilometri si susseguono mille scatti, tra cui si rivede anche il "Kaiser" Jan che, anche se sicuramente in preparazione sulle strade di Aragona, sembra già abbastanza magro.
Sull'ultima asperità di giornata, a 20 km dall'arrivo, Petacchi trova qualche difficoltà nella cadenza di pedalata e si stacca; siccome il gruppo davanti non è lontano e mancano ancora parecchi chilometri all'arrivo, decido di risparmiarmi un po' e di stare con loro, convinto che una volta scollinati avremmo potuto riacciuffare il resto del plotone che ci precedeva. Ma non c'è verso: ci avviciniamo molto, ma non si rientra. Peccato perché stavo bene ed ero anche vicino a scollinare davanti, ma ho sbagliato valutazione, sicuramente peccando di inesperienza.
La tappa di oggi è comunque stata impressionante, soprattutto per gli scenari, tutti lunghi rettilinei a sfondo desertico. In alcuni tratti soffiava anche un forte vento, e i chilometri non passavano mai. L'altro aspetto che mi ha sconcertato è vedere il leader della T-Mobile Jan Ullrich con rapporti disumani: in salita spingeva un 53x14... anch'io dietro montavo il 14, ma con il 39 davanti però... che potenza ragazzi!!! Ha più watt lui che lo stereo che monto nella mia automobile!!! Per domani, coi ds Scirea e Damiani, dovremmo valutare le condizioni, perché oggi ho speso tanto tra tentativi di scatti e nel tenere in salita. Vedremo, magari lasceranno andare via la fuga...

Daniele Colli (Professionista della Liquigas-Bianchi)
(a cura di Mario Casaldi    )

La prima tappa
Ore 7: bussano alla porta e ci svegliano. Ci sottoponiamo ai consueti controlli ematici, dopodiché tutti nel salone a fare colazione. Riunione con i tecnici, classico rituale pre-gara, e via: verso la partenza della tappa. Dopo pochi km dalla partenza e dal foglio firma, c'è il km 0: parte la Vuelta di Aragona, e si parte subito a tutta. Per quindici chilometri incontriamo saliscendi continui, i cosiddetti "mangia & bevi", che favoriscono i tentativi di scatti e di fuga. Si sganciano due corridori, ed ora il lavoro, il peso e la responsabilità della corsa è tutto sulle spalle della Fassa Bortolo che, presentando Petacchi al via, ha il compito di portare il plotone in volata. I due fuggitivi riescono ad avere oltre sette minuti di vantaggio, ma nel finale la Fassa Bortolo riesce a chiudere il buco e li riprende. Il lavoro e l'affiatamento del team di Ferretti è perfetto.
Noi della Liquigas-Bianchi siamo subito dietro, cercando di tenere coperti i nostri due velocisti, Marco Zanotti e il brasiliano Luciano Pagliarini. Ai 500 metri provo ad anticipare la Fassa, sperando di essere seguito nel mio tentativo da qualche mio compagno, ma non c'è nulla da fare. Ai 350 metri dalla linea d'arrivo parte la volata e Petacchi si conferma il velocista più forte del mondo, battendo Davis e Gálvez. Per noi la consolazione del sesto posto dello sloveno Mugerli, mentre Zanotti e Pagliarini (13° e 29° all'arrivo con lo stesso mio tempo) sono un po' saltati negli attimi decisivi, visto anche che l'arrivo era in leggerissima salita.
Per domani è previsto di nuovo un arrivo compatto, e staremo a vedere se la Fassa Bortolo lascerà qualcosa agli altri.

Daniele Colli (Professionista della Liquigas-Bianchi)
(a cura di Mario Casaldi    )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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