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Danilo Duca degli Abruzzi - L'Aquila, a Di Luca tappa e maglia | Cicloweb

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Danilo Duca degli Abruzzi - L'Aquila, a Di Luca tappa e maglia

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Il capolavoro di una carriera. Ma sì, più di un Lombardia ormai lontano nei ricordi, più della doppietta Freccia-Amstel, più di un qualsiasi Giro dei Paesi Baschi. Vincere una tappa del Giro nella propria terra, e conquistare per di più la prima maglia rosa è un'impresa che fa molta ombra a tutte le precedenti.
Bettini, che pure può vantare un palmares enormemente più ricco di quello del biondo pescarese, si è reso conto in questi giorni di quanto più potente e vasta sia la popolarità che proviene da qualsiasi risultato venga conseguito al Giro, rispetto a quelli delle classiche. Anche se magari quelli sono più belli, hanno più blasone, più prestigio, più fascino, non c'è niente da fare: oggi tutti, anche lo zio svanito che chiunque ha, parlavano dell'episodio di Frosinone, se Bettini avesse ragione o torto, se l'avesse fatto apposta o meno.
È quindi facilmente intuibile quale ritorno d'immagine verrà a Di Luca dopo questa vittoria aquilana: un campione da poco rinato, che riesce a imporsi nella sua regione, tenendo fede ad un impegno preso con se stesso e con tutti: "Vincerò a L'Aquila". Non è per niente semplice dire una cosa e poi farla, promettere e poi mantenere.
Se Di Luca avesse avuto un pennello e la possibilità di dipingere il suo avvio di Giro d'Italia, difficilmente se lo sarebbe raffigurato così bello. Non che non lo avrebbe pensato, magari, ma non avrebbe avuto il coraggio di tramutarlo in immagini. Vincere la tappa di oggi gli bastava, a parole. Nei sogni, anche la maglia rosa c'era di certo. A tutto ciò, poi, non bisogna dimenticare di affiancare la tappa già vinta due giorni fa a Giffoni.
Sta andando talmente bene, Di Luca, ha preso talmente tanto coraggio e talmente tanta fiducia nei propri mezzi, che ormai non fa neanche più mistero del suo obiettivo finale: vincere il Giro. Ci proverà l'anno prossimo, verrà per fare classifica, perché per il momento, stando a quanto lui stesso dichiara, la corsa rosa 2005 per lui di fatto finisce qui. Ha ottenuto quello che doveva e voleva, ora può stare tranquillo. Fossimo in lui, uno sforzino per restare in gara fino alla vigilia di Zoldo Alto noi lo faremmo. Non per niente: ma testarsi sui dieci giorni è meglio che farlo sui cinque, se è proprio vero che il ragazzo il Giro vuole vincerlo, prima o poi: avrebbe una crono importante e un'altra tappa impegnativa, nel fine settimana, per valutare ancora meglio dove lavorare per smussare i suoi limiti, e dove accelerare invece per aumentare i suoi margini.
Danilo ha vinto con merito superando all'ultimo sospiro un Bruseghin mai visto così determinato a conquistarsi un titolo di giornale. Di Luca, con un semplicissimo anagramma, diventa "Il Duca", e nei suoi Abruzzi regala qualche ora di felicità alla tanta gente accorsa proprio per lui, per vederlo, per applaudirlo, per gustarselo. Come spot per il ciclismo, non c'è male.
Ma dev'essere che oggi era proprio giornata di spot. Un altro, entusiasmante, l'ha girato Paolo Bettini. Incavolato nero, con l'aria di chi "ve la faccio vedere io di cosa sono capace!" il Grillo è scattato sulla prima salita di giornata, a 180 chilometri dal traguardo, e ha unito il suo odierno destino a quello di 20 colleghi tutti meno blasonati di lui. La presenza di Bettini ha dato indubbio lustro alla fuga fin qui più corposa del Giro 2005, ma al contempo ne ha pesantemente minato le fondamenta, limitando di molto le possibilità che l'attacco andasse in porto.
Per un paio di motivi: dal gruppo non potevano lasciare troppo spazio a uno come Bettini; e all'interno della stessa fuga, a un certo punto i compagni di avventura del livornese si sono guardati negli occhi e si sono detti: "Ma davvero questo qui vogliamo portarlo in carrozza fino a L'Aquila e poi vederlo volare da solo sul traguardo?". A niente sono servite le promesse della Quick Step agli altri attaccanti ("Rinunciamo alla vittoria di giornata, ci basta guadagnare qualche minuto in classifica"), quando la fuga ha iniziato a scemare non c'è stato più verso.
Anche perché dietro c'erano un paio di squadre niente male a tirare. La Lampre e soprattutto la Liquigas: il team di Di Luca sta facendo veramente faville, è pieno di uomini importanti che fanno i capitani, e di bravi corridori che agiscono da supporto. Al contrario di quanto dà a vedere la squadra di Martinelli, nella Liquigas sembra davvero esserci unità di intenti. Anche se va detto che fin qui è stato facile: tutti per Di Luca, e poi si vedrà; ma già a Sammommè bisognerà vedere chi, tra Garzelli e Cioni, godrà del maggiore appoggio. A naso, diremmo che meriterebbe di più Cioni, ma che almeno all'inizio gli sarà anteposto Garzelli. Speriamo per loro che non debbano perdere occasioni preziose.
Quanto a Cunego, si avverte in giro un certo clima di scetticismo intorno al veronese. Si intuisce un po' di nervosismo nelle sue parole, ma vorremmo vedere chi non sarebbe inquieto, con un Simoni in squadra. È vero che i suoi stessi datori di lavoro non gli stanno facilitando il compito della conferma in rosa, ma è anche vero che la tensione può essere incanalata in senso positivo, e se così sarà lo sapremo solo tra qualche giorno, e non ora. Per il momento, il campioncino di Cerro Veronese è al quinto posto in classifica, con pochi secondi da recuperare su un trio di corridori che lasceranno presto le zone alte, e con il solo Cioni a sopravanzarlo (di appena 2") tra i pretendenti al Giro. In questi primi giorni Damiano doveva solo conquistare qualche abbuono, guadagnando qualcosa sui più pericolosi rivali, e per ora ha 16" su Simoni e 19" su Basso; non è che abbia trovato terreni a lui favorevoli, a meno che non gli si chiedesse di fare il vuoto a Tropea o a L'Aquila; quindi, se l'obiettivo non era vincere il Giro nei primi 6 giorni, Cunego è pienamente in linea con le attese. Non è che in genere si è diventati un po' troppo esigenti col ragazzo?

Marco Grassi    

 

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