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Basso show, crollo Cunego - Tappa a Savoldelli, Ivan in rosa | Cicloweb

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Basso show, crollo Cunego - Tappa a Savoldelli, Ivan in rosa

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Fuochi d'artificio e prime sentenze, spettacolari attacchi e tremende crisi. Tutto questo sono le Dolomiti, tutto questo emerge dalla prima tappa di montagna del Giro. Ivan Basso la fa da padrone e veste la maglia rosa, Damiano Cunego ci lascia le penne ed esce subito di classifica.
E accanto a questo precocissimo esito della sfida che tutti attendevano, altre notizie importanti: il ritorno in grande stile di Paolo Savoldelli, capace di restare attaccato a Basso e di batterlo nello sprint a due che vale il successo di tappa; la tenuta, non scintillante ma comunque discreta, di Gilberto Simoni, che - ora sì, ora è ufficiale - è lui il capitano della Lampre; l'onorevole resa di un tenace Danilo di Luca, che tiene in piedi la baracca Liquigas, pur perdendo la maglia rosa, nel giorno in cui Cioni va maluccio e Garzelli malissimo.
Lo show di Basso sul Passo Duran e sulla salita che porta a Zoldo Alto sfata in poche ore un mito che si era ormai radicato nell'immaginario popolare: e cioè che il varesino fosse un corridore bravo, forte, caparbio, ma incapace di concedere troppo allo spettacolo. Noi che lo avevamo visto fare il ragioniere all'ultimo Tour (quando non solo non attaccava Armstrong, ma andava a riprendere con la sua squadra quelli che scattavano contro l'americano), avevamo intuito al Giro di Lombardia che il vero Basso non era quello della Grande Boucle: avevamo sperato che la sua voglia di attaccare non si fosse esaurita in quella classica autunnale, ma che fosse pronta a dispiegarsi in questo Giro; siamo stati accontentati: abbiamo visto un Basso eccellente, che dopo la mazzata data nella crono di Firenze, ha dato tutto in questa prima tappa alpina, scavando distacchi che per molti sarà difficile colmare.
Ha attaccato, e come: a più riprese, dando le prime stoccate all'inizio del Duran, e poi completando l'opera lungo tutta quella salita e anche sulla successiva. La benzina migliore: vedere che il rivale Cunego andava in difficoltà sin da subito. "Qui c'è modo di mettere già una pietra miliare sul Giro", avrà pensato Ivan, partendo a ripetizione con rasoiate che, se da una parte scremavano il gruppetto dei migliori, dall'altra allontanavano sempre più Damiano, alle prese - confesserà poi - con problemi più psicologici che fisici: "Sono stato schiacciato dalle troppe pressioni intorno a me".
Basso ha dimostrato invece di saper reggere meglio le attese: varranno pur a qualcosa 4 anni in più d'età, così come vale senz'altro la presenza al suo fianco di Bjarne Riis, che, con tutto quel che si può dire sul suo passato di Monsieur 65%, da ds è un ottimo motivatore e sa incarnare bene un ruolo protettivo, quasi paterno nei confronti di Ivan.
Cunego rotola in giù e dovrà reinventarsi il Giro, da domani in poi. Due consolazioni: intanto, uscire dalla classifica non vuol dire non poterci, eventualmente, rientrare, e Damiano non deve pensare che la sua corsa rosa abbia perso senso: il distacco che ha ora da Basso, se anche venisse mantenuto tale fino alla fine e il veronese non riuscisse a recuperare niente, potrebbe pur sempre valere un podio, che non è mai da buttare. Se quella di oggi è stata la classica cotta improvvisa, c'è da pensare che non dovrebbero essercene altre, e quindi, se si gestisce bene, Cunego può ancora dire qualcosa di importante.
Il secondo motivo di consolazione di Damiano è che, lontano com'è in classifica, può giocare con maggior disimpegno, approfittare di un minimo di smarcamento in più, e tutt'al più aiutare Simoni nel tendere qualche agguato a Basso. Non dimentichiamo che le cose migliori Cunego le ha fatte quando era più o meno deresponsabilizzato: e anche a Falzes 2004 il suo attacco (che fu alla base del suo successo finale) nasceva come specchietto per le allodole, non certo come affondo decisivo.
Ma il vero protagonista di giornata, insieme a Basso, è Savoldelli. Sin dall'inizio della tappa, quando ha mandato in avanscoperta il suo compagno Joachim, il Falco ha dato l'impressione di voler fare qualcosa di interessante. "Attaccherà nella discesa del Cereda, o della Forcella Aurine, sfruttando Joachim per farsi tirare fino al Duran", abbiamo pensato, invece niente di tutto questo è avvenuto. Contemporaneamente, anche la presenza in testa al gruppo dell'intera Lampre ci aveva fatto presupporre movimenti potenziali di Cunego-Simoni. Ripreso Joachim e sfumata l'ipotesi dell'attacco prematuro di Savoldelli, abbiamo avuto il tempo di gustarci un paio di scatti del giovane e sfacciato Rujano prima dell'attacco al Passo Duran, con tutti gli uomini di classifica ben raggruppati in un plotone già scremato dalla presenza di velocisti e seconde linee.
Sulla salita più difficile della giornata, ecco l'atteso assalto Lampre: portato da Simoni per primo. Ma lì, al quarto chilometro del Duran, l'inattesa crisi di Cunego. Tra i primi affanni del campione uscente e il rendersi conto, da parte di Basso, della situazione, è passato un attimo troppo breve perché Damiano potesse anche solo pensare di poter riordinare le idee. Ivan è partito a tutta, rilanciando l'azione di un Simoni correttamente fermatosi in attesa di capire dove portasse la defaillance del suo giovane compagno.
Le ripetute di Basso hanno ricacciato indietro, oltre a Cunego e a Garzelli pure in visibile crisi, tutti gli altri potenziali rivali, ad eccezione di Savoldelli, sempre pimpante, di Simoni, fin lì impeccabile, di Di Luca, pronto all'occorrenza addirittura a dare una mano a tirare, di Rujano, sorprendente e leggerissimo. Caucchioli, che aveva anche lui tentato uno scatto, rimbalzava dietro; così come Cioni, e Sella (frenato da una caduta in salita!), Scarponi, e Honchar, Bruseghin, e Karpets e tutti gli altri stranieri da classifica.
Sul Duran i fendenti di Basso non davano tregua. Solo Simoni, sul tratto più duro, è riuscito a tenere le ruote dello scatenato Csc. In cima, placatesi le pendenze, si sono rifatti sotto Di Luca, ammirevole, Rujano, attratto dai punti Gpm, e Savoldelli, pronto a scattare in discesa. Allo scollinamento Cunego aveva qualcosa come 4' di ritardo dai primi.
Iniziata la picchiata, il Falco, fedele ai suoi propositi della vigilia (attaccare lì per avvantaggiarsi sulle prime dure rampe della salita di Zoldo Alto), partiva deciso. Rujano, tanto bravo nelle scalate quanto scarso nelle discese, perdeva contatto, Basso, Simoni e Di Luca proseguivano insieme. 20" il guadagno di Savoldelli nella discesa.
Non appena è iniziata la scalata finale, Basso si è rimesso in cattedra. Per Di Luca è stato troppo: l'abruzzese si è staccato definitivamente nel momento in cui Ivan, con Simoni sempre più affaticato alla sua ruota, si riportava sul battistrada. La preoccupazione principale di Savoldelli, a quel punto, era di disfarsi della compagnia di Gibo, che nell'eventuale sprint ristretto l'avrebbe impensierito. Quindi, finché Simoni era lì, Paolo ha collaborato con Basso, dando qualche cambio in testa. Una volta che il trentino ha mollato anche lui, ai 3 km dal traguardo, Savoldelli ha sposato la causa della passività, mettendosi a ruota di Basso e risparmiandosi per la volatina.
Ivan, bravissimo anche in questo, ha dimostrato di non essere appagato dalla maglia rosa ormai sua, e non ha regalato niente al compagno di fuga, ma ha sprintato con convinzione facendo sudare il capitano della Discovery Channel fino all'ultimo metro. Per Savoldelli una vittoria che significa chiudere un periodo nerissimo, tra infortuni e incidenti (due anni di fatto buttati); per Basso una leadership in classifica che è invece un nuovo inizio, un ciclo che si apre, una storia tutta da scrivere.
Il Giro, comunque, non è certo finito. Lo dicono tutti, non eravamo che alla prima tappa di montagna. Ne verranno delle altre, e anche molto più dure. Certo, ora come ora Basso è decisamente favorito. Ma se si distraesse anche solo un attimo, tanto potrebbe bastare perché venissero ribaltati pronostici che a questo punto sembrano quasi sicuri.

Marco Grassi    

 

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