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Applausi per Basso - Simoni e Rujano, attacco alla rosa

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Che colpo d'autore, Ivan Basso! Lo avevamo lasciato affranto nel fisico e nel morale in cima allo Stelvio, domenica, alle prese con un sogno che definitivamente sfuggiva via dopo essere stato lungamente (e con ragione) accarezzato, quello di vincere il Giro d'Italia. Invece un'intossicazione alimentare gli ha tagliato le gambe e lo ha svuotato di energie, lasciandogli solo un carico di rimpianti.
Sulle prime, in pochi avrebbero scommesso che Basso non si sarebbe ritirato: fuori classifica, in precarie condizioni di salute, solo un elefante avrebbe trovato la forza di andare avanti. Facilitato dal calendario, che gli ha messo a disposizione due tappe facili più un giorno di riposo, Ivan ha invece deciso di stringere i denti, perché non riusciva proprio ad abituarsi all'idea di abbandonare la corsa rosa. Strada facendo ha ritrovato prima un minimo di prestanza fisica, quindi anche la convinzione di poter dire ancora qualcosa.
E così oggi, dopo aver messo la sua squadra a tirare a lungo (per inseguire una fuga a 12 partita al mattino), e dopo aver valutato sulle salite della Madonna del Colletto e del Colletto del Moro che la gamba c'era, Basso è scattato a 20 chilometri dal traguardo, sulla strada che portava a Limone Piemonte (da cui poi ci si sarebbe inerpicati fino al Colle di Tenda, sede dell'arrivo). Con lui 5 uomini: un suo gregario, Schleck, che ha tenuto una bella andatura grazie alla quale i 6 hanno guadagnato in fretta oltre un minuto e mezzo sul gruppo, un uomo di classifica (seppur un po' troppo indietro) come Cioni, due siciliani come Tiralongo e Caruso, e lo spagnolo Lobato.
Basso è rimasto a ruota fino a 6 km dalla vetta: poi, non appena le pendenze si sono fatte più dure, è partito deciso e non l'hanno più visto. Per lui una vittoria bella come il sole che l'ha baciata, e che serve a ridargli morale: la stagione non è ancora finita, c'è da fare il Tour, è bene essere ottimisti.
Oltre alla bella giornata di Basso, c'è da dire del tanto che continua a succedere in classifica: giunti tutti insieme a Limone Piemonte (il Colletto del Moro non ha fatto troppa selezione, malgrado la durezza: perché nessuno ha attaccato? Paura o stanchezza?), i contendenti per il successo finale si sono scornati da lì alla vetta del Tenda. O meglio, è stato Simoni a caricare pancia a terra la maglia rosa Savoldelli e il secondo in classifica, Di Luca. Né l'uno né l'altro sono riusciti a reagire in maniera positiva, ma se Savoldelli si è in qualche modo difeso (e domani avrà dalla sua la cronometro Chieri-Torino, 34 km con percorso simile alla crono di Firenze), Di Luca ha mostrato un certo appannamento, che fa dubitare della sua tenuta sabato, sul Colle delle Finestre.
Nulla che Danilo non si aspettasse, anche se, arrivati a questo punto, doveva averci fatto la bocca ad un posto sul podio, e sarà difficile per lui rassegnarsi a perderlo.
Su quell'ambìto podio, al posto suo, si è messo per ora Rujano, venezuelano sempre più sorprendente, che è salito insieme a Simoni e poi l'ha battuto (facendolo arrabbiare) allo sprint per il secondo posto. Altro che scalatore tascabile, questo qui è proprio un corridore completo. Andando a spulciare i suoi risultati, si scopre che nelle corse che ha disputato ha fatto delle ottime cronometro, vincendone, addirittura. Non ci stupiremmo, a questo punto, se domani Rujano guadagnasse su Simoni (su Savoldelli sarà più difficile).
Gibo si consolerà comunque con due certezze: da oggi sa che la maglia rosa è attaccabile, e lo spauracchio Finestre, così a naso, pare molto più adatto al trentino; il quale, e siamo alla seconda certezza, potrà contare sull'apporto enorme di Cunego, che oggi si è totalmente sacrificato per la sua causa. Una situazione tattica che sottolinea l'onestà di Damiano e la sua volontà di mettere al di sopra delle sue attuali ambizioni il bene della squadra.
Tutto ciò anche se il team ha dimostrato di non tenere affatto in conto che il veronese è pur sempre il vincitore del 2004, e che avrebbe potuto giocarsi le sue carte per puntare anche lui al podio, risultato che avrebbe avuto un suo indubbio prestigio. Il problema naturalmente non riguarda le tre settimane del Giro, ma ha radici lontane: Cunego e Simoni non avrebbero dovuto coesistere in Lampre, tantopiù a queste condizioni, che per il veneto si stanno dimostrando un vero capestro; era ovvio che, in un senso o nell'altro, si sarebbe arrivati a questa situazione. Non sappiamo quanti, al posto di Cunego, avrebbero barattato la ricerca di un buon risultato possibile con questo status di gregario di lusso.
Certo, il ragazzo è giovane e ha davanti una vita per vincere. Ma almeno una chiosa sia permessa: altro che "bastardo e ignorante", Cunego sta dimostrando una serietà più grande della sua età. Speriamo che Simoni, ripensando a quell'infelice epiteto, assuma un po' di rossore in volto.

Marco Grassi    

 

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