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Alla fine c'è Valverde - Squillo di Alejandro, Nizza a Julich

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La vittoria di Simoni in salita al Mont-Faron, e il finale dell'ultima tappa, oggi: questi i due momenti più alti che una Parigi-Nizza vissuta in un'edizione abbastanza sotto tono ha regalato al pubblico degli appassionati. Sotto tono per colpa del maltempo, che ha provocato il taglio di parecchi chilometri interessanti nei percorsi delle prime tappe; e un po' anche per un vincitore, Bobby Julich, degno certo, ma capitato un po' per caso (per sua stessa ammissione) in testa alla classifica, grazie alla sua presenza nella bella fuga dei Fassa Bortolo di Cancellara, giovedì scorso.
Bravo, comunque, a controllare gli avversari sulle salite degli ultimi tre giorni. Ma va sottolineato un fatto importante: negli ultimi due giorni nessuno ha veramente attaccato sulle salite, nessuno ha realmente provato a togliere a Julich la maglia gialla. Si pensava, ieri, che tutto fosse stato rinviato a oggi. Ma anche sul Col d'Eze non sono giunti assalti alla diligenza. Forse era troppo forte il timore di stancarsi per niente, di andare a sbattere sulla reazione dei Csc: in effetti la squadra ha avuto un ruolo fondamentale nella vittoria dell'americano: il team danese conferma la sua egemonia in avvio di stagione. Nel 2004 vinse qui con Jaksche (già primo al Mediterraneo), quest'anno Voigt si è preso il Mediterraneo, e Julich è stato capace di tornare questa settimana ad un successo di rilievo.
In prospettiva Sanremo, i Csc di Riis non hanno un uomo talmente veloce da poter ambire al successo (onestamente Lombardi, se ci sarà, non è al livello di altri velocisti del gruppo). Ma visto che non verranno alla Classicissima per fare un semplice atto di presenza, è facile pensare che qualche segno lo vogliano lasciare. Provare uno dei loro ventagli, piazzare un attacco organico di qualche uomo importante sul Turchino (gli stessi Voigt, Arvesen, Julich: perché no?), insomma fare qualcosa per rimescolare un po' le carte.
Sempre in prospettiva Sanremo, considerato che Boonen è un pezzo davvero grosso, come ha confermato con le sue due vittorie a inizio Parigi-Nizza, si ripropone in maniera netta Alejandro Valverde. Il giovane murciano ha vinto oggi la sua prima corsa importante da professionista fuori dai confini spagnoli. Nel 2003 conquistò due frazioni al Trofeu Joaquim Agostinho, in Portogallo, ma si capisce che non c'è paragone con la sua odierna affermazione a Nizza. Gli è senz'altro giovato passare da una Kelme di seconda fascia ad una squadra importante come la Illes Balears, che gli garantisce la presenza nelle gare maggiori e lo supporta con un sostegno importante da parte dei compagni.
Alejandro aveva vinto a febbraio due corse nella challenge maiorchina, ma poi, qui alla Parigi-Nizza, non aveva ancora lasciato segni importanti. Si era limitato a stare nel gruppo dei migliori, senza conoscere affanni (a parte qualche metro sul Mont-Faron), provando qualche breve scatto, ma senza essere troppo efficace nei finali. Si nascondeva? Difficile pensarlo.
Comunque è importante che Valverde abbia dimostrato la caparbietà di voler vincere almeno una tappa; e di esserci riuscito all'ultima occasione buona. Ringrazierà Contador, protagonista bravo e poi scellerato della frazione. Lo spagnolo è scattato a inizio tappa con altri 6 uomini, è sopravvissuto da solo dopo i tre colli di giornata, si è visto piombare alle spalle Vinokourov sull'ultima discesa. Forse c'è stato un contraccolpo psicologico, forse non ha voluto aiutare l'uomo che gli stava rovinando il progetto di vittoria, fatto sta che non ha dato più un cambio, nel finale, al kazako.
Il quale ha tirato fin quasi alla fine, ma poi ha pensato che non dev'essere sempre lui a ricoprire il ruolo dell'agnello sacrificale, e ha invitato il collega a fare la sua parte. Niente. Era l'ultimo chilometro. Vino insisteva con Contador, ma lo spagnolo da quell'orecchio non ci sentiva proprio. E così, tra le imprecazioni del kazako, il gruppetto degli uomini di classifica agguantava sul traguardo la coppia scoppiata.
Che cosa Contador abbia guadagnato da quest'atteggiamento ostracistico, non è dato sapere. Mal che gli andasse, era secondo; così invece si deve accontentare di un settimo posto. È giovane, magari saprà essere più realista in futuro.


Il colpo di Knaven a Saltara
Anche la Tirreno dimostra di saper esprimere una fuga vincente. È giusto così, è bello che di tanto in tanto chi parte da lontano riesca ad arrivare. C'è da dire che la situazione era estremamente favorevole a un attacco: Freire, imbattibile negli ultimi giorni, 9 su 10 avrebbe conquistato anche il traguardo di Saltara, se ci fosse stato un arrivo a ranghi compatti. Perciò, chi gliela faceva fare alla Fassa Bortolo di tirare, come spesso fa, per ricucire la corsa?
Da parte sua, alla Rabobank bastava oggi controllare per mantenere il primato in classifica; né il Bettini di questi tempi poteva lasciar presagire attacchi fantascientifici nel finale, e quindi la Quick Step anziché agire di rimessa, ha mandato in avanscoperta uno dei suoi. Via libera, insomma.
Poi Bettini il suo scatto prima del traguardo l'ha fatto, dimostrando che sarebbe effettivamente potuto riuscire ad anticipare il gruppo, se si fosse arrivati all'ultimo giro tutti insieme. Confortante, non c'è che dire, a 6 giorni dalla Milano-Sanremo. Del resto la Quick Step ha talmente tanti uomini eccellenti nelle corse di un giorno che potrà, se vorrà, optare per le più varie tattiche di gara. Lanciare un uomo forte su ogni strappo, e poi, se ciò risulterà vano, giocarsi Boonen in volata: potrebbe essere un interessante ed efficace programma. Knaven, tanto per dire, è proprio un esponente della Quick Step. I più raffinati commentatori potrebbero in effetti leggere nella tappa di Saltara proprio una prova generale per la Sanremo.
In attesa degli eventi, Knaven (che ha in carriera l'irripetibile perla di una Roubaix) si gusta il successo di giornata, e già questa vittoria gli potrà garantire, a fine anno, il rinnovo dell'ingaggio. Insieme a lui, nella fuga, c'erano fior di passistoni, da Padrnos a Peron. Bravo Pinotti a tentare l'allungo prima dell'ultimo passaggio a Saltara, ma la benzina gli è finita troppo presto, e non è riuscito a prendere la ruota dell'olandese quando è stato da questi raggiunto e mollato sul posto. Peron, invece, forse non ha creduto nella sortita di Knaven, e si è fatto sfuggire per troppa prudenza un'occasione notevole di mettere il segno + al libro contabile del suo inizio di stagione.


Marco Grassi

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