Terremoto Hamilton: positivo - E per Ferrari a Bologna il pm chiede 14 mesi
La notizia che rimbalza in mattinata dalla Spagna è una primizia assoluta: per la prima volta un corridore è risultato non negativo ad un controllo antidoping sul sangue. E il fatto che il corridore in questione sia un vero big fa sì che la news non venga rubricata nelle brevi, ultima di una lunga serie di positività, ma che guadagni titoli importanti. Tyler Hamilton, appena un mese fa campione olimpico a cronometro ad Atene, è incappato in un test alla Vuelta.
Secondo le prime indiscrezioni, l'americano si sarebbe sottoposto ad autoemotrasfusione, e anche questa è una primizia, visto che si tratta di una pratica poco diffusa (o solo poco pubblicizzata): consiste nel farsi prelevare un certo quantitativo di sangue e iniettarselo nuovamente una volta che si è ossigenato. Così si faceva un tempo, prima che l'Epo diventasse la sostanza dopante per eccellenza negli ultimi anni; i risultati sono quelli: sangue con più globuli rossi (che portano l'ossigeno), ma anche più denso (rischio trombosi o embolie), e sulla strada maggior resistenza alla fatica.
L'autoemotrasfusione veniva sperimentata da Moser quando il campione trentino era curato dal professor Conconi, e veniva praticata in massa dagli sciatori di fondo. Tutto questo prima che venisse messa fuorilegge dagli organismi internazionali, naturalmente.
Hamilton, che nel frattempo si era ritirato dalla Vuelta per problemi di stomaco, non senza aver prima vinto la crono di Almusafes, si dichiara innocente, e dice che farà di tutto (a partire dalla richiesta di controanalisi) per dimostrare la sua estraneità alla vicenda: secondo lui i valori del sangue sballati sono dovuti ad un intervento chirurgico subìto prima della corsa spagnola. Chissà; per il momento si tiene questo poco invidiabile record di primo ciclista positivo ai controlli sul sangue: fin qui, in mancanza di certezze sull'uso di Epo, si erano avute soltanto delle sospensioni per ematocrito alto (l'ultimo Casagrande 15 giorni fa).
In attesa di maggiori lumi su questa storia, che inevitabilmente rischia di infangare l'oro olimpico dell'americano, riportiamo una notizia in qualche modo attinente alla materia: il pm Lorenzo Gestri, a conclusione della requisitoria al processo per doping di Bologna, ha chiesto una pena di un anno e due mesi, 900 euro di multa e un anno di interdizione dalla professione medica per il professor Michele Ferrari. Le accuse: frode sportiva, somministrazione di farmaci in modo nocivo alla salute ed esercizio abusivo della professione di farmacista. Un bel malloppo, non c'è che dire: aspettiamo con impazienza la decisione della giuria, ma supponiamo che ci sia qualcuno che è ancora più impaziente di noi (due nomi, li buttiamo là: Filippo Simeoni e Lance Armstrong).
La Vuelta, perché c'è anche la Vuelta ancora in corso, ha vissuto oggi la sua ultima giornata interlocutoria, prima di quattro tappe di montagna e la crono di Madrid che chiuderanno in gloria la corsa spagnola. La fuga a 13 partita nella prima parte della tappa ha evidenziato la poca voglia di pedalare del gruppo (che ha lasciato cordialmente fare), e una certa tendenza allo spreco di Danilo Di Luca: aveva un compagno con sé (Spezialetti), erano due Saeco su 13 attaccanti, una buona percentuale. Eppure la corsa è sfuggita di mano all'abruzzese nel finale. Né il biondo (ex Killer?) ha saputo tentare un assolo quando, negli ultimissimi chilometri, è rimasto con soli 5 avversari (e senza Spezialetti): ha lasciato fare agli altri, e sono scappati Julia e poi pure Valjavec. Di Luca si è accontentato del terzo posto, battendo nella volatina Cruz e Lastras, ma non potendo mettere la sordina ad un - giustificato proprio da questo sprint - rimpianto gigante.