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Il dominio di Oscarito - Freire incontenibile a Servigliano | Cicloweb

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Il dominio di Oscarito - Freire incontenibile a Servigliano

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C'è il rischio di ripetersi, quando un corridore infila tre tappe consecutive in una corsa importante. Ma Oscar Freire non ce ne dà l'occasione, visto che a Servigliano si è imposto in una maniera diversa rispetto alle due precedenti impressionanti affermazioni. Non rimontando su leggere salite, ma dettando una chiara legge in uno sprint più classico.
Ma la volata finale, oggi, quasi è il meno nella prestazione dell'iridato. Il quale la sua capacità di piegare il gruppo sul rettilineo finale l'aveva già esperita; e allora stavolta ha voluto provare qualche altro numero. Non diciamo delle volatine ai traguardi intermedi, fatte per dare una mezza mandata in più alla cassaforte del suo primato in classifica; ma dell'attacco che Oscarito ha provato a pochi chilometri dal traguardo, su uno dei tanti strappetti che caratterizzavano la tappa odierna.
È abbastanza presumibile che lo scatto di Freire sulla salitella di Montappone sia stato effettuato in chiave Milano-Sanremo. Il cantabro si sente talmente bene che vuole provare ogni possibile soluzione per la Classicissima. Allo sprint in via Roma ha vinto nel 2004. Stavolta, in più rispetto a 12 mesi fa, c'è un Petacchi che resiste molto meglio in salita. E se già l'anno scorso lo spezzino partiva da favorito (ma poi si afflosciò nella volata), quest'anno, con dalla sua una maggiore reattività potenziale su Cipressa e Poggio, potrà sperare con cognizione di causa di arrivare meglio alla resa dei conti.
Quindi, avrà pensato Freire, bisogna anche pensare a delle alternative per Sanremo. Ecco perciò lo scatto di Montappone. "C'è stata corsa dura, oggi, per questo sono stato favorito". Già, perché Oscar lo va dicendo da qualche giorno: preferirebbe un ritmo elevato nella Classicissima, tanto elevato da mettere in croce gli altri velocisti; e se poi quelli si azzardassero a resistere, non è da escludere un tentativo sul Poggio. Montappone era a poco meno di 15 km dall'arrivo, e l'attacco dello spagnolo ha avuto una decorrenza di un paio di chilometri. Poco meno dello spazio che c'è tra la cima del Poggio e il traguardo di via Roma. Insomma, il campione del mondo sta prendendo le misure.
Questo ragionamento porterebbe all'inconfutabile conclusione che Freire vincerà la sua seconda Milano-Sanremo. Ma c'è un però: manca una settimana all'appuntamento più atteso di inizio stagione. E l'iridato pare già oggi al top della forma. Non è detto che non riesca a mantenersi a tali livelli per altri sette giorni, ovviamente. Ma non è detto neanche il contrario. Sarà ozioso ricordarlo, ma nel ciclismo contemporaneo, in cui ci sono corridori che programmano al minuto secondo le loro stagioni, sbagliare anche di pochi giorni il calcolo del picco di condizione significa mettere a rischio percentuali anche significative di brillantezza.
Riassumendo il discorso: teniamo pure Freire sul gradino più alto del podio dei favoriti. Ma non trascuriamo il particolare appena sottolineato. Abbiamo visto finalmente Bettini provare uno scatto; Petacchi, come già detto, è temibilissimo. Boonen non ha ancora incrociato gli avversari diretti, ma anche lui va tenuto in gran conto. Il quadro della situazione, che in questo momento sarebbe più che esplicito, tra sette giorni potrebbe incorrere in qualche variazione sostanziale.
Poi c'è l'incognita Cipollini. Ad Altopascio SuperMario aveva illuso tutti i suoi tifosi; alla Tirreno ha invece visto parecchio ridimensionate le sue ambizioni. Ma anche nel caso del toscano qualche dubbio resta: si sta nascondendo? Il suo valore è effettivamente questo e l'unica sua speranza è quella di trovare una giornata perfetta, il 19 marzo? Re Leone non è facilmente intellegibile, ora come ora. Ma non è l'ipotesi più peregrina del mondo pensare che per sabato prossimo abbia in serbo una grande sorpresa.

Nizza, il giorno dei fuggitivi
Il Team Csc si ritrova in maglia gialla alla Parigi-Nizza un po' per caso, un po' per fortuna. L'uomo forte della squadra, Jens Voigt, non è efficace come al Giro del Mediterraneo di un mese fa; ma al suo posto Bobby Julich è stato capace di mettersi in testa alla classifica, avendo sfruttato la fuga-Fassa Bortolo dell'altro giorno.
In attesa di riordinare le idee per affrontare al meglio la decisiva tappa di domani, gli uomini di Riis hanno deciso di prendersi oggi un giorno di semipausa. Partita dal mattino una fuga che non dava fastidio a nessuno, la squadra danese ha trovato utile lasciar fare, permettendo così agli 8 coraggiosi di andare a giocarsi il successo di tappa. L'unico momento in cui le prime linee del gruppo si sono date un po' da fare è stato sul Col de Tanneron, a 20 km dal traguardo: giusto lì Voigt ha azzardato un forcing per vedere di scompaginare qualcosa. Gli ha risposto Kirchen in bello stile, ma nessuno dei big si è fatto impressionare più di tanto.
Salvare la gamba finché è possibile, visto che domani ci sono il Col de la Porte, La Turbie e il Col d'Eze prima dell'arrivo di Nizza: questo il comandamento a cui più o meno tutti si sono attenuti. In ogni caso, gli spagnoli che seguono Julich da vicino in graduatoria non hanno fatto brillare gli occhi. La sensazione è che lo stesso Voigt ne abbia di più, e che proprio lui potrebbe essere il più lesto a raccogliere l'eventuale eredità dell'americano suo compagno di squadra (a patto che si guardi da Jaksche). Tantopiù che in questo senso sarebbe anche facile ipotizzare qualche tattica fantasiosa di Riis.
Per il momento, comunque, bisogna dare il giusto spazio alla gioia di Joost Posthuma, giovane olandese in gamba, passistone a cui il futuro dovrebbe abbastanza sorridere. A Cannes ha centrato la sua prima affermazione importante, dopo averla inseguita con una caparbietà ammirevole. Ha tampinato Ludewig in salita, l'ha ripreso e poi in discesa l'ha attaccato a più riprese, per poi staccarlo alla fine sul piano. Una serie infinita di colpi al corpo, con l'obiettivo, poi centrato, di sfiancare l'avversario. È ancora presto per sapere se Posthuma sarà un fuoriclasse, e per capire quali sono i terreni su cui costruirà la sua carriera. Ma quello che abbiamo visto alla Parigi-Nizza è già abbastanza per sapere con certezza che non sarà uno dei tanti.

Marco Grassi

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