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Zabel e l'incubo Freire - Oscar beffa Erik: come a Sanremo

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E dire che quando sulla salita del Deserto delle Palme Oscar Freire si è staccato, esattamente come Zabel e Petacchi, tutti avevano pensato al grande lavoro che la Rabobank si era accollata per annullare la fuga di Quinziato e Hulsmans. Ne avevano pensato in termini di compatimento, naturalmente: tanta fatica per nulla. E invece il furetto spagnolo è riuscito a piazzare l'ennesimo colpo da carognetta (sia detto in senso affettuoso, ovviamente): prima si è giovato del lavoro dello stesso Zabel, che spingeva per riportarsi sul gruppo dei migliori. E poi, come già aveva fatto alla Milano-Sanremo, ha fulminato negli ultimi metri il povero tedesco, che forse sentiva già la vittoria in tasca, anche se, memore della beffa di Via Roma a marzo, non aveva ancora alzato le braccia per esultare.
Il momento negativo della T-Mobile continua in maniera inesorabile: dopo i tre ritiri di ieri e il tracollo di Vinokourov (staccato anche oggi, per quanto conti ancora), nella sesta tappa bisogna contabilizzare il quarto ritiro (Klier) a causa di quel maledetto pesce avariato, l'uscita dalla classifica di Konecny, che in teoria poteva dare una bella mano a Evans (dal punto di vista tattico) e questa sconfitta di Zabel. Il quale ormai è abituato più a perdere che a vincere (salvo poi mettere a segno qualche colpaccio di tanto in tanto - vedi Parigi-Tours 2003), ma non per questo significa che si sia rassegnato a piazzarsi sempre e che gli faccia meno male essere battuto.
I giochi di classifica - è questa una delle cose belle di questa Vuelta - hanno subito anche oggi qualche assestamento. La Liberty Seguros si conferma come la squadra più irrequieta: se Heras va a cercare (e a prendersi!) 6" di abbuono al primo traguardo volante di giornata, in un momento della tappa in cui in teoria dovrebbero essere i corridori di secondo piano a fare la corsa, non potendo immaginare che il vincitore dello scorso anno fosse lì per caso, bisogna concludere che o lui sta così bene da sentire il bisogno di stare in prima linea sin dall'inizio; oppure cerca di mettere in cascina quanto più fieno possibile, forse perché non si sente al massimo per la crono di sabato, o peggio per le successive tappe di montagna.
Del resto non sarebbe scandaloso preoccuparsi, vista la presenza di diversi spauracchi in gruppo: di Cunego, o Hamilton sappiamo tutto, ma chi si aspettava un ritorno in auge di Aitor Gonzalez? E chi pensava che Mancebo, in dubbio sino all'ultimo se correre o meno, avrebbe mostrato una tale brillantezza (per la cronaca, è scattato anche oggi)? Tra le varie ipotesi, insomma, scegliamo quella che vede una Liberty Seguros che teme molto alcuni rivali, ed è quindi impegnata per provare a farne saltare qualcuno in momenti non sospetti: in quest'ottica trova anche spiegazione il modo arrembante in cui sta correndo Nozal, in fuga a inizio tappa (subito bloccato), e poi ancora in prima linea sull'ultima salita, a dettare un ritmo sostenuto, nella speranza che si verificasse qualche defezione importante.
I big invece (non volendo più considerare tali Zubeldia e Vinokourov - ci riferiamo naturalmente ai giochi per la classifica) hanno risposto tutti bene, e quindi ci si può disporre sin da ora per la crono di sabato, visto che domani il percorso non dovrebbe riservare spazi per colpi di mano: passato il tempo delle imboscate, la palla passa ai cronomen, e gli esponenti della categoria dovranno giocare molto bene il punto, visto che poi avranno due settimane in cui difendersi e inseguire. Ma di questo avremo tempo per parlare.

Marco Grassi    



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