Tour de France 2004 - Liegi: Fabian Cancellara
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Non sarebbe prova di enorme saggezza cercare risposte sin dalla prima giornata del Tour de France. Troppo poco si è già visto, e troppo ancora resta da vivere, per potersi sbilanciare in un senso o nell'altro.
Per esempio non si può dire se l'eccellente prova fornita da Lance Armstrong sia premessa di un Tour altrettanto grande (e per lui sarebbe il sesto), oppure se il texano è già troppo avanti con la condizione, e quindi presterà il fianco ad eventuali ritorni dei suoi mille rivali.
Ma che Lance abbia dimostrato di esserci, e di non voler arrendersi, è un fatto: a Liegi il vincitore degli ultimi cinque Tour ha chiuso al secondo posto, ma naturalmente non gli interessava vestire subito la maglia gialla, quanto piuttosto scavare dei discreti margini tra sé e il resto del mondo. Missione compiuta, se i numeri hanno ancora qualche valore: (limitandoci agli uomini di classifica - o presunti tali) Moreau e Julich sono i più vicini, a 10", e Leipheimer è a 13"; ma si capisce che non saranno certo loro a togliere il sonno all'amico di G.W. Bush.
E allora dove sono gli avversari più insidiosi? Eccoli: Ullrich paga 15" (mica un'enormità, ma in soli 6,1 km, e per di più il tedesco sarebbe più specialista dell'americano), Hamilton 16", Mayo 19". Insomma, il leitmotiv è sempre quello, confermatissimo: Armstrong a correre, gli altri a inseguire, sperando in qualche passo falso del capobranco.
Più di una simile speranza servirà invece agli italiani da classifica per restare a galla: Michele Scarponi, per essere uno scalatore, non è andato neanche male (22" da Armstrong, meglio - per restare agli specialisti delle salite - di un Sevilla, che ha perso 24", o di un Mancebo, che ha lasciato a Liegi 31" a Lance); Gilberto Simoni invece sì, è andato maluccio (soltanto 143esimo, a 40" da Armstrong). Ma lo scorso anno il trentino fece un prologo strepitoso, e poi si afflosciò miseramente sulla prima salita; se quest'anno soffrirà un po' nelle crono, ma sarà il Simoni che conosciamo sulle montagne, ne saremo contentissimi. Principalmente per lui, che ha bisogno urgente di affermazioni per ritrovare l'autostima afflosciatasi sotto i colpi di Cunego al Giro.
A ben vedere, l'unico dei nostri al quale i conti proprio non tornano è Ivan Basso: solo 70esimo, con un gap di 27" da Armstrong, sebbene si dicesse che aveva tutto un altro colpo di pedale nelle prove contro il tempo, rispetto al passato. Invece sin dalla tappa zero pare di vedere un film già visto, con il lombardo che arranca troppo nelle crono. E questo in barba alle grandi attese che lo stesso Bjarne Riis (il diesse del Team Csc) aveva riposto (e tuttora ripone) nell'italiano, eletto capitano unico della squadra danese.
Tutto questo, lo ribadiamo, prendiamolo con le pinze, perché fra qualche giorno potremmo stare a raccontare tutto un altro romanzo. Ma ci serviva archiviare prima i discorsi relativi alla classifica per passare poi a parlare dell'immediato presente.
Fabian Cancellara è la prima maglia gialla del Tour, è uno svizzero figlio di un italiano, è fortissimo a cronometro (ma anche in volata dice la sua), ha vinto il prologo di Liegi con 2" di vantaggio su Armstrong, e lui stesso si rende conto di aver compiuto un'impresa notevole, essendosi lasciato alle spalle il meglio dello sprint mondiale. Tutto questo alla fresca età di 23 anni, con grandi margini di miglioramento e con un potenziale ancora da comprendere appieno.
E' stato anche un po' fortunato, Cancellara (il che certo non guasta), perché McGee, altro candidato alla vittoria nel prologo, ha corso in un momento in cui pioveva sul percorso, venendo chiaramente svantaggiato.
Ora entrano prepotentemente in scena i velocisti: forse qualcuno di loro, tra un abbuono e l'altro, riuscirà ad agganciare la maglia gialla prima della cronosquadre di mercoledì. Petacchi è il più atteso, ma noi abbiamo anche Cipollini: si scontreranno sin dalla Liegi-Charleroi, 202 km in territorio belga.